“Il cielo di marte” è il titolo di una delle più belle raccolte di poesie apparse in questi ultimi anni in Italia. Pubblicata nel 2005 dalla collana “bianca” di Einaudi e scritta da Andrea Temporelli, alias Marco Merlin, che usa pseudomino e nome legati alla sua vicenda personale (il nome è quello di un suo fratello morto in giovane età e il cognome è quello della madre da nubile, anch’ ella prematuramente scomparsa), per unire in maniera lirica la profondità dei suoi affetti. Tutta la raccolta è infatti legata alla sua ineriorità e a vicende simili di amicizie e amori, a volte non propriamente suoi ma, intrinsecamente appartenenti a se stesso, come un duplice specchio che riflette all’ infinito i suoi pensieri.  Un sosia in cerca di altri sosia, o un suo doppio ripetuto continuamente per rafforzare alla fine la primitiva immagine. Quasi a esorcizzare la brevità della vita e dei sentimenti, e a liberare quella forza vitale troppo spesso nascosta nei lati oscuri dell’ anima.
Queste poesie si lasciano assaporare dentro e fuori il suo bellissimo canto, perchè l’ autore non si lascia intrappolare nella poetica del frammento, nella linea che ha imprigionato tutta la Poesia del ‘900 dentro all’ idea del “m’ illumino d’ immenso”, o di una sintesi che ha ucciso tutto il senso della parola “lirica”.  Lui canta, recuperando il senso originario di questa antichissima forma d’ arte: da Omero a Virgilio, da Petrarca a Dante, fino a alcuni importanti autori anglosassoni e americani come Eliot ed Ezra Poud, o  al Pasolini più intenso de “la ricchezza”.
Leggere tutta la raccolta è come scivolare nella bellezza della sua musicalità, assaporando le storie personali che si avvicendano e che diventano nostre, anche nelle nostre interpretazioni, perchè è bello sentire finalmente un poeta che ha voglia di raccontarsi senza pregiudizi, senza nascondersi dietro a brevità inconsistenti.
E’  un lungo assolo di uno dei più promettenti autori del nostro tempo e che vi lascio gustare con una delle sue composizioni…

DICERIA  DEL  POETA

” Poiché per lungo tempo ti ho aspettata
e vanamente alle solite vie,
ho deviato il percorso
ho visitato luoghi oltre le mura
giurando e spergiurando
di vincerti con le mie fantasie.
Ma ovunque uno diceva: “Qui è già stata
e chiedeva di te”
(Questa letteratura
puzza di pesce marcio.  Se hai già morso
il tuo fiato è segnato).  E’  come quando
l’ amore ti tradisce e sei patetico.
Così non sei tornata e non c’è niente
da aggiungere alla fogna
che il tuo abbandono schiude per la mente
(E già potrei finire, dirti che
disprezzo chi ti sogna)
Ma qui dove ti perdo sempre io
non è l’ autore, martire fra le schiere
di mamertini in  festa
con le baldracche di Baudleaire  (amanti
per cui non c’è mai stato verso
di prenderti).  Le tue pene leggere
in questa dittatura sono il mio
conforto:  nella bara
(gradevole per tanti)
che ci hanno predisposto  la mia testa
manda segnali strani – e tu ne hai perso
il codice per sempre.  Per ciò sparami
(gioia che non sarai se non ne muori):
se tu sei non passata
io qui comincio, presto, fammi fuori.
Finché la carne bianca a fuoco ara
una mano ispirata. “
Andrea Temporelli


Gulio Einaudi Editore  –  euro 9,50

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