gaetano liguori - noi credevamo

Volevo parlare di questo disco, in realtà uscito nel 2011, perché ho avuto la fortuna di ascoltare dal vivo questo importante musicista, nella splendida cornice del Tremezzo Jazz Festival, che ogni anno si svolge nel mese di agosto sulle sponde del Lago di Como. Un’esibizione straordinaria eseguita per piano solo  che ha coinvolto gli spettatori in un atmosfera partecipativa. Gaetano Liguori è uno dei più importanti jazzisti italiani: militante, atipico, barricadero; il libro intitolato “Un pianoforte contro” (Selene edizioni – 2003) ne testimonia l’attività sempre in prima linea dal ’68 in poi:  da Cuba al Nicaragua, dall’Asia all’America Latina, sempre in giro per il mondo cercando di fissare sopra le note della sua musica, quelle utopie in cui la sua generazione ha sempre creduto. Noi credevamo (e ci crediamo ancora), è infatti un accorato omaggio alle canzoni che notoriamente gravitavano intorno ai movimenti degli anni ’70 e che giocoforza, ne sono diventate  un manifesto, un inno in cui gran parte i giovani di quegli anni si è identificato e che,  volendo o non volendo, ne hanno formato una coscienza. Utopie certo, ma con il potere che evoca la musica, si esaltano e ci coinvolgono soprattutto per l’originalità delle trasposizioni. Si perché, eseguire pezzi come Bella ciao! – El pueblo unico janas serà vencido (di Sergio Ortega) – Hasta sempre comandante (di Carlos Puebla) e El quinto regimiento (famoso canto libertario della guerra civile spagnola), come se fossero degli  standard   legati all’improvvisazione jazzistica, sicuramente non può che far piacere e incuriosire. E’ vero che in questi ultimi anni sono stati molti i jazzisti che si sono cimentati con questa tendenza: dai Doctor 3 Enrico Rava e, per un amante del rock come me che ogni tanto sconfina nel  jazz, tutto questo non può che, sotto certe forme, esaltare…
Ma veniamo a Noi credevamo. L’idea è nata al suo autore perché ha rinvenuto dei nastri registrati del 1972 con il Trio Idea composto da Filippo Monico alla batteria, Roberto Del Piano al basso elettrico e appunto Gaetano Liguori al piano, in quelle jam-sessio legate al free-jazz che in quel periodo erano una forma di avanguardia. E allora, per ricordare la frizzante euforia di una generazione che voleva cambiare il mondo, Liguori ha riformato il Trio Idea e ha registrato insieme alle performance di allora le canzoni sopracitate, per dare un significato e un seguito a quelle idee che tanto li avevano coinvolti e inoltre,  come suggerisce la parentesi, non hanno mai smesso di cercare, come se la rivoluzione si fosse trasferita dalla mente al cuore e come tale, ingigantita dalle forme dell’espressività artistica, sia diventata immortale.
Ne è uscito un CD interessantissimo dove, oltre ai pezzi originali ritroviamo un insieme di contenuti realizzati con una vitale professionalità, in cui si percepiscono l’ebrezza giovanile e l’esuberanza mai finita di una voglia di dire e di gridare al mondo il proprio entusiasmo, indipendentemente dall’età, perché la forza delle proprie idee, a vent’anni o sessanta, fa sempre muovere le dita.
Personalmente credo che nelle esecuzioni quella che risulta più statica sia Bella ciao, le altre  invece sono veramente coinvolgenti soprattutto per la bravura dei musicisti che riescono ha trasmettere poesia e ritmo nello stesso tempo, e lasciano nell’animo dell’ascoltatore un brivido di soddisfazione a cui potrà far seguito la considerazione che, la creatività, la spontaneità, l’originalità artistica degli anni ’60 e ’70 (e non mi riferisco alle canzoni in questione ma al contesto del movimento artistico di quei periodi), non si è più ripetuto, soprattutto nella musica. Musica appunto, e come tale va considerata, indipendentemente da credi o ideologie o da lunghi giri di parole: se ti piace, l’ascolti… e il resto non conta. Poi, se oltre alla bellezza dell’esecuzione ritrovi te stesso e i tuoi entusiasmi, i tuoi ricordi e le vitalità nuove o una memoria che non deve mai morire, allora l’emozione diventa una strada che porta al centro della propria anima, al vero significato della parola che nuove i desideri del mondo: libertà!

cocktail abbinato: “Old Fashioned” – (senza tempo)

2 Comments on “GAETANO LIGUORI – Noi credevamo (e ci crediamo ancora)

  1. E no! Cosa dici “il resto non conta”? Se uno canta canzoni d’amore non sono tenuto a considerare i “credo” dell’artista, ma qui il messaggio c’è. E conta. O proponi di ascoltare certi pezzi come musica da cocktail (senza ironia nei confronti del posto in cui siamo, ci mancherebbe)?

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