INSONNIA
Il libro più letto è il soffitto,
di crepe sottili
e piccole ragnatele,
studio le pareti colorate
da fiori giganti,
mobili rivisti, riletti,
vivi da lumi mistici.
Il filtro delle persiane
mi porta il giorno,
la natura vive le prime ore,
ritorna al campo.
Sbadatamente
schiaccio un fiore bello,
è già morto,
anche le formiche
fanno la stessa fine
e aspetto un piede gigante
che mi finisca.
Lavoro duro,
sono stanco, mi spremo,
questa notte voglio dormire.
“Insonnia” di Matteo Baldrighi – olio su tela – 215 x 130
LABIRINTO
Si comincia sempre
con un filo d’erba
(la vittima è una lucertola):
il cappio rimane per tutta la vita.
Allo sguardo di un sole di primavera
una coda ferita da un sasso
parlava ancora.
Essere in una cassa con scritto “fragile”,
poter togliere gli arti indolenziti
– non ho nient’altro addosso –
E’ il tacco che ti schiaccia.
Nascere invertebrato
(testa e coda dal sangue freddo)
Riposare su una lastra di sasso
(pelle colorata)
Il piede ti aspetta.
L’incubo rimane.
Mi picchiano, mi difendo,
picchiano ancora
(la coda è l’ultima a morire)
Siamo sempre rettili.
Giuliano Beretta
da: “Le mosche del mio tempo non avevano fantasia”
Quaderno dell’Acàrya n° 23
per un approfondimento su Giuliano Beretta
http://www.intonazioniconseguenti.wordpress.com/2012/09/02/1273/
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prego!
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…è il tacco che ti schiaccia…
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già…
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