TERMINAL
…e invece devi partire
anche se nei posti vuoti
qualcuno è stato dimenticato
o si è nascosto dietro ai confini
che separano mondo e latrine
nonostante le attese
…e invece devi iniziare
come se il giorno avesse
un’infinita serie di biglietti
da mostrare al tempo
e ai responsi di condanne
solamente obliterate
…e invece devi carpire
la smorfia l’espressione
gli occhi truccati
dalle torture
che mummificano il vento
tra cobalto e screen-saver
e non guardare dove le parole
hanno significati vicini al mutamento
se ascoltate
nell’orgia di un megafono
o sull’orlo di un respiro recitato
prima dell’arrivo
Terminal…
e invece devi partire
Antonio Bì
(dal libro “Asheton Road / una radio-suite”)
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…sembra a volte sia giunti a destinazione ed invece è solo l’inizio di un (altro) viaggio…
buon domani Antonio
.marta
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certe parole come “Terminale”, si confondono nei suoi vari significati: un luogo di arrivi e partenze, un malato grave, uno schermo del PC; e dentro a questi significati diametralmente opposti subentrano delle strane coincidenze che li accomunino, come metafore della vita…
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