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Questo venerdì presso la sede del Gruppo Acàrya di Como alle ore 21, terrò una serata insieme ai miei amici del collettivo “Esilio di sicurezza”, intitolata  L’ULTIMO PASTO DELLO STERMINATORE – Un viaggio visionario dentro a William Burroughs in occasione del centenario della sua nascita. Chiaramente lo scopo della performance vuole andare al di là della figura di questo eccentrico e controverso personaggio, perché attraverso la sua biografia; i suoi scritti; i suoi romanzi spesso illeggibili o perlomeno “particolari” nella loro costruzione o de-costruzione letteraria; le sue interviste; le sue parole, arriveremo all’importante concetto di “parola” e agli attacchi che sta subendo in questo nuovo millennio dall’imperversare di un prodotto chiamato “immagine”, a danno appunto della “parola” scritta.

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La crescente sostituzioni di testi scritti con immagini, la diffusione di ipertesi e l’impressionante dilatazione di internet: sono aspetti diversi di un unico fenomeno: l’aumento esplosivo della quantità di “informazione” potenzialmente a disposizione di ciascuno di noi. Un tempo “guardare le figure” era per lo più considerata un’attività di livello inferiore rispetto alla lettura, oggi l’uso di immagini è ritenuto un progresso essenziale. Le immagini possono essere “veicoli essenziali di conoscenza”, ma non debbono esserlo affatto necessariamente. Tutti possiamo notare che il più delle volta non lo sono. Inoltre anche quando il quadro conoscitivo è elevato (un quadro, una radiografia, il progetto di una macchina…) esse restano prive di significato per chi non possiede elevati strumenti concettuali. E non vi è alcun modo per trasmettere strumenti concettuali (a differenza, ad esempio, delle emozioni) senza usare la comunicazione verbale. Non a caso gli storici affermavano che l’unico possibile oggetto di insegnamento sono i “significati esprimibili” e non gli oggetti.
(Lucio Russo da: “Segmenti e bastoncini” Feltrinelli)

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Un aspetto essenziale della sostituzione di testi scritti con immagini è l’unidirezionalità della comunicazione. Un messaggio verbale, orale o scritto, essendo costituito da simboli linguistici elaborati dall’uomo, può essere analizzato e discusso con lo stesso  strumento linguistico usato dall’autore. Un’immagine viene percepita come un oggetto non modificabile della realtà esterna

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Tenete presente che in Italia i nostri politici hanno pensato che sarebbe opportuno proporre per tutti, fin dai primi anni di scuola, l’apprendimento e l’uso di un inglese essenziale non letterario, da utilizzare anche con i compagni immigrati. Quindi possiamo prevedere che in futuro i vari immigrati potranno parlare tra loro e con i nativi attraverso una lingua basata sull’inglese che nascerà spontaneamente miscelando inglese “essenziale” cioè sgrammaticato, col dialetto del luogo e la lingua di origine. Si tratterà di un linguaggio orale e locale utile per mantenere la gente nella condizione di analfabetismo auspicata da chi deplora  l’uso dei libri.  Non si tratterebbe di una situazione nuova: questa è la situazione attuale di molte etnie africane: Hello, ciao, tu amico! – Un linguaggio ridotto ai minimi termini, implica un’umanità ridotta ai minimi termini.

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Come vedete Burroughs è uno spunto importante dove partire per raggiungere orizzonti più ampi e importanti, utilizzando le sperimentazioni che a suo tempo fecero scalpore e che ora invece hanno preso una direzione completamente diversa, perché la manipolazione della realtà a danno della libertà, è sempre dietro l’angolo e la famosa neo-lingua di orwelliana memoria è già stata concepita da tempo: distruggere la parola, è come distruggere la nostra intelligenza. Non è casuale che le prime parole che leggiamo sulla Bibbia sono: “Dio era il verbo”, e non è una questione di essere credenti o meno; io che per esempio non lo sono traduco la metafora di una frase così importante, nella trasposizione di un concetto e della famosa domanda “chi siamo, da dove veniamo, dove andremo”, nel fatto che tutto il mistero della nostra intelligenza è legato all’uso della parola stessa.

william burroughs
Studiando le scritture non alfabetiche, ho notato che gli antichi Maya condividevano curiosamente con gli antichi Egizi un metodo di produzione schiavista e una casta sacerdotale, in altre parole: differenziazione sociale, repressione, un apparato di controllo. Gli antichi maya possedevano un tipo di controllo quasi moderno, per mezzo del quale il due o tre per cento della popolazione controllava il grosso, senza polizia o armi pesanti. Era un tipo di controllo puramente psicologico.  Le riviste Time, Life, Fortune, esercitano un tipo di controllo più complesso ed efficace del sistema dei Maya. La programmazione precisa del pensiero da parte della tecnologia rende possibile agli stati di polizia mantenere una facciata democratica da dietro la quale denunciano come criminale, chiunque si opponga alla macchina del controllo.
(William Burroughs)

Meditate gente… meditate!

il Barman  del Club

Carl_Solomon,_Patti_Smith,_Allen_Ginsberg_and_William_S._Burroughs

16 Comments on “L’ULTIMO PASTO DELLO STERMINATORE

  1. Il controllo psicologico di massa…già, vero. Si parte sempre dal linguaggio…ecco perchè quando muore una lingua…muore la libertà di un popolo.

    Post interessantissimo.
    buone cose al collettivo…

    ciao
    .marta

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  2. Mi inquieta sopratutto l’ultimo lungimirante pensiero di William Burroughs sui mezzi di controllo psicologico di massa che in fondo erano già molto ben analizzati anche in 1984 di George Orwell,

    sheradirettamentecoinvoltanellameditazione

    MI sono alzata per prendere Il pasto nudo e ti, vi leggo:
    “Come vedete il controllo non può mai essere un mezzo per perseguire un fine pratico… Non può mai essere un mezzo per perseguire qualcosa che non sia un controllo maggiore…”

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    • dalla serata di ieri…

      intervistatore:
      “Quali sono esattamente le conseguenze auspicabili di un processo non verbale?”

      Burroughs:
      “Il processo ci ha portato diritti al punto in cui siamo ora: la guerra è una parola. Questo intero universo in guerra è un universo verbale, il che significa che ci hanno portato allo stallo. E, allo scopo di uscire da questo vicolo cieco, sembrerebbe preferibile esplorare modalità alternative di comunicazione”

      Int :
      “Come concili l’esplorazione di questi percorsi con lo sperimentare nuovi e più accurati metodi di manipolazione delle parole?”

      B:
      “Si tratterebbe certamente di un passo avanti nella stessa direzione. Più la tua manipolazione delle parole o il loro uso sono accurati, più riesci a conoscere quello con cui hai realmente a che fare, cosa sia in effetti la parola. E, grazie alla conoscenza della parola, sei in grado di superarla; o di usarla quando la vuoi usare… e di controllare tutti quelli che la usano…”

      Int:
      “Credi che stiamo vivendo la fine dell’età delle lettere? Sembra che tu stia pensando che i mezzi di comunicazione elettronici e le immagini siano in grado di prendere il posto della stampa.”

      B:
      “Non lo so. sappiamo che i fisici e i matematici si servono di sistemi completi di comunicazione non verbale ma rimane il problema effettivo della prosa. Comunque la funzione del poeta è quella di renderci consapevoli di ciò che sappiamo senza rendercene conto, E’ sostituibile?

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  3. “Un linguaggio ridotto ai minimi termini, implica un’umanità ridotta ai minimi termini.”

    Sottoscrivo. Si dovrebbe inciderla all’entrata di ogni edificio pubblico.

    “Comunque la funzione del poeta è quella di renderci consapevoli di ciò che sappiamo senza rendercene conto; è sostituibile?”

    No.

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