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La vita (o la morte) offre ogni tanto delle coincidenze curiose, quasi a voler accomunare coloro che, nelle dinamiche di questo presente sconclusionato, hanno fatto di queste stesse giornate la loro valenza interpretativa. Ed è appunto il caso di Roberto “Freak” Antoni, leader degli Skiantos, scomparso ieri insieme all’alone mitico che si era guadagnato con la sua visione grottesca del mondo. E’ chiaro che dentro a queste dinamiche rimane il dubbio nel chiederci se era più famoso come fenomeno artistico o come fenomeno di costume, ma tant’è, alla fine è sempre quello che rimane a sciogliere i dubbi intorno a una risata diventata un marchio di fabbrica, intorno a un ensemble che ha caratterizzato un’epoca con i suoi testi demenziali e le sue scorribande sonore intrise di poesia.

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Ma come dicevo nell’incipit le coincidenze sono sempre dietro l’angolo, non è casuale infatti, o perlomeno lo è a tutti gli effetti, che proprio ieri è deceduto un poeta bohémien della città di Como: Sandro Capelletti, anche lui improvvisatore e soprattutto, ironico denigratore della nostra società attraverso i suoi versi, dall’irruenza immediata e il retrogusto beat. Di lui avevo già parlato in alcuni post precedenti:
http://www.intonazioniconseguenti.wordpress.com/2009/06/08/un-antologia-illegale/  e
http://www.intonazioniconseguenti.wordpress.com/2009/03/09/112007-fino-alla-fine/   ma la curiosità, al di là della bellezza e della forza delle parole, è appunto la somiglianza tra un personaggio famoso e uno sconosciuto scomparsi lo stesso giorno e che ora, faranno scappare con le loro performance angeli e diavoli senza distinzione, perché il fine dei loro epiteti lirici è la scia rimasta nell’aria: un’odore di alcol e di sbronze colossali, una vita dissoluta cavalcata fregandosene altamente di tutti, tanto, alla fine, come per Roberto anche per Sandro rimarranno le parole a decidere il gusto del frutto di tanto divertimento o di tanta sofferenza, perché dietro una manciata d’ironia c’è sempre un’esistenza vissuta ai margini di essa.

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Alla fine però  dopo tante poesie declamate a platee di ascoltatori divertiti, o dentro a locali fumosi intrisi di passione sincera; dopo una carriera sempre in bilico con il mondo dello spettacolo, o nel buio di un bar chiusi nella propria solitudine; dopo aver divagato davanti a palcoscenici importanti, o in semplici bettole di periferia solo per il gusto di farlo; dopo aver seminato una miscela di risate e lacrime o cercato con le proprie liriche una risposta alle domande di ogni giorno; dopo tutto questo e altro ancora, cosa ci rimane se non un titolo azzeccato di fronte allo scempio di questi ultimi anni. Forse è proprio vero: non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti… anzi, non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti ?

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19 Comments on “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti

  1. Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti, spettacolo del 1992 integrale

    Io non so se ci sia o meno gusto ad essere intelligenti in questo paese a forma di scarpa, per fortuna sono stupido.
    Ciao Freak

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  2. Ma sai che comincio ad averne pieni i coglioni? E Lou Reed e J.J. Cale e Freak, mi sento come se stessero smantellandomi la scena. Per non dire delle persone che conoscevo “realmente”. Death Have No Mercy, sì ma cambia sezione basta artisti. Pensa che gli Skiantos mi hanno tenuto insieme il cervello quando ero a naja, “quel tanto per campare contento” almeno.

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  3. Un brutto colpo questo. Mi ricordo la prima volta che li ho visti dal vivo era ad un concerto di Vasco negli anni ’80. Io ero un bocia all’epoca e ricordo benissimo la soddisfazione del pubblico quando sono andati via…”era ora”, “ma come si fa a far venire gente così” etc.etc.
    Io invece il giorno dopo ero nel mio fidato negozio a cercare il disco!

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    • Allora fai parte del Club: tessera ad onorem, consegnata ai migliori con tanto di bevute gratis ogni volta che lo vorrai, perché l’amore per la musica di qualità (o se vogliamo, come in questo caso, per l’ironia di qualità), è quello che di meglio possa offrire la comunione delle passioni.
      Tu parlavi del concerto a cui hai assistito, ma pensa a quello dove gli Skiantos appunto, invece di suonare, hanno fatto sullo stesso palco una tavolata dove si sono serviti una bella “spaghettata”, e davanti alla costernazione degli astanti Freak Antoni gridò: “non capite un cazzo pubblico di merda, questa è avanguardia”…

      Troppo forte !!!!!

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  4. Troppo ‘elevata’ la loro musica fuori dalle mie corde. A dirla tutta li trovavo demenziali.
    troppo. Mi spiace nn poter godere di un buon bicchiere. ..
    Sheravropiufortunainfuturo

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    • …ma il punto è proprio questo, la loro era una provocazione a tutte le varie stramberia dell’arte: una vera e autentica presa per il culo: come la stessa “merda d’artista” del Manzoni, infatti l’ha anche venduta. Non si può far passare per avanguardia tutto ciò che è strano, e allora una sana e bella presa in giro è sempre la soluzione migliore.

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      • si ma non per questo deve passare alla Storia basterebbe l’espace d’un matin (salvo eccezioni Andy Warhol) o Iannacci o Gaber, altra scuola.

        sheramisiconsentalaprego 😉

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  5. a proposito, mi ricordo uno scherzo che una volta facemmo a un nostro amico il quale se la tirava perché diceva di ascoltare musica d’avanguardia appunto (così almeno diceva lui) decisamente inascoltabile. E’ il solito scherzo, ma funzione sempre: registrammo della musica mondando al contrario il nastro di una musicassetta, mentre noi urlavamo epiteti in una lingua inventata con tutta una serie di rumori di sottofondo e l’inserimento di strumenti inusitati e anche inventati al momento. Poi lo passammo al comune amico facendola passare per l’ultimo album di un nuovo gruppo di Los Angeles in collaborazione con un noto musicista sperimentale; ebbene, la reazione fu: CAZZO… CHE FIGATA!!!!! Una volta però svelato l’arcano capì l’antifona e propabilemte la differenza e il confine dove a volte ci si può spingere e ascoltare le cose in maniera intelligente…
    Che ci vuoi fare. Allora ha ragione Freak Antoni… pigliamoci per il culo, almeno ci si ride sopra!

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    • Fermo restando che “tirarsela” vuol dire andare a cercarsela bisogna ammettere che a molti suoni (ma anche immagini, ma anche parole) diamo un credito, in tempo e attenzione, solo perché sappiamo essere il prodotto di chi ci ha dimostrato di “saper fare” e di avere qualcosa da dire. Fare uno scarabocchio e spacciarlo per avanguardia per sfottere il parvenue dell’avanguardia è un’arma a doppio taglio perché porta acqua al mulino di chi ritiene l’avanguardia uno scarabocchio. Come cavarsela allora? Con l’ironia di Warhol.

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