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Essendo impegnato in questi giorni ad aiutare mia nipote  (purtroppo è orfana di padre e in questo momento sua madre è gravemente ammalata), per la scelta della scuola dopo la terza media; questo libro curioso sembra capitato fra le mie mani in maniera per niente casuale, e uso le parole “per niente” perché, avendo avuto una segnalazione via mail per una recensione che poi ho parzialmente dimenticato, me lo sono ritrovato davanti in libreria che mi guardava. Evidentemente era destino. Chiaramente il futuro di mia nipote, nonostante la sua sfortuna, è molto importante per avere quel risarcimento dalla vita che merita, anche se scegliere  il proprio futuro, a 13 anni o 14 che siano, è sempre qualcosa di complicato. Però le voglio troppo bene, ed è giusto capire in maniera anticipata le possibilità o se vogliamo, le potenzialità che una ragazzina, e come lei le moltitudini di adolescenti di questo confuso presente, possa, o possano esprimere per poi realizzarsi una volta raggiunta la maturità. In poche parole, il titolo del libro in questione: COSA VUOI FARE DA GRANDE scritto a quattro mani da Ivan Baio e Angelo Meloni, rappresenta quella classica domanda (anzi, il punto di domanda non c’è) in cui tutti i genitori di questo mondo si troveranno di fronte prima o poi, per decidere le scelte dei loro figli.  Ma a questo punto ve la pongo io una domanda: se esistesse una macchina che predicesse il futuro dei vostri figli, appunto, voi cosa fareste? la consultereste? E se l’esito della risposta non fosse quello che avevate in mente, come vi comportereste? E se invece l’esito era quello che avevate pensato? Attenzione… questa macchina vi dirà senz’altro qual’è l’attitudine migliore in cui il ragazzo è portato, ma andrà oltre, perché vi dirà vita, morte e miracoli di quello che succederà intraprendendo lo specificato mestiere: successi e insuccessi, senza speranza di capire il perché; dovrà capitare così e basta. Allora, ripeto la domanda: digitereste quel famoso tasto o preferireste scegliere istintivamente come si è sempre fatto? Attenzione… riformuliamo meglio il quesito: vorreste conoscere l’avvenire della cosa che amate di più al mondo, vostro figlio appunto, nonostante la possibilità di conoscere un eventuale futuro impossibile da cambiare?
Cosa vuoi fare da grande (Del Vecchio Editore – 172 pag. a 12 euro) s’inoltra all’interno di questi dubbi che alterano il sonno di molti genitori, in maniera molto originale e divertente,  utilizzando l’ironia e la classica commedia all’italiana come una trama azzeccata per far emergere tutte le nostre conflittualità: degli studenti, forse ingenue e forse menefreghiste, ma molto più sincere del bosco e sottobosco degli adulti; e delle autorità, sempre troppo contaminate da ipocrisie di ogni genere. Tra l’altro il sottotitolo del romanzo, anzi il “sovratitolo”: “un romanzo tragicomico sul futuro dell’istruzione italiana”  apre simultaneamente su due importanti scenari: uno, sul futuro dell’istruzione nostrana, il quale meriterebbe un enorme post a parte su cui discorrere; l’altro invece, è la chiave di lettura utilizzata per allietare e far riflettere sulla quotidianità della nostra scuola, e in senso più ampio sulla nostra quotidianità, troppo ricolma di sotterfugi e ripicche reciproche, utilizzando una ricetta “fantozziana” mai banale, dove appunto, tragedia e comicità si alternano senza respiro, pagina dopo pagina.

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Ma se a qualcuno venissero in mente quei filmetti tipo “La liceale nella classe dei ripetenti”, si sbaglia di grosso. La storia si svolge in un ipotetico presente dove è stata inventata una macchina particolare chiamata FUTUROMETRO, la quale, come ho già anticipato, predice meccanicamente il futuro degli scolari senza sbagliare un colpo, anzi, arriva addirittura a sottolineare tutto quello che succederà a un essere umano una volta cresciuto. Per il suo lancio internazionale, in Italia viene estratta a sorte una scuola primaria dove inaugurare l’evento, con una cerimonia in pompa magna. Ma il suo inventore non ha calcolato quello che potrebbe succedere conoscendo il proprio futuro, perché spesso è proprio il presente ha giocare le sue carte in maniera imprevedibile. Chiaramente si capisce subito come andrà a finire: e non importa se, la superbia delle autorità competenti o incompetenti che siano, le invidie delle mamme sedute nelle prime o nelle ultime file, l’improvvisazione con cui gli addetti ai lavori avevano preparato l’organizzazione, o la ghiotta occasione dei monelli di turno per incasinare la scena con uno scherzo irresistibile; dicevo, si intuisce come andrà a finire e che accadrà un casino bestiale con l’istituto dato addirittura alle fiamme. Ma ripeto, tutto questo non importa, quello che emerge è racchiuso intelligentemente nei retroscena della vicenda, nelle personalità caricaturali che in fondo non sono troppo lontane dall’attualità, nei grandi e piccoli dispetti racchiusi nel rancoroso ambiente di lavoro, nel modo sbagliato in cui troppi genitori guardano i propri figli, senza capirli affatto.

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Ivan Baio, che oggi inventa macchine fantastiche su “Doppiozero” e Angelo Meloni, il quale passa il resto del tempo a creare personaggi fittizi, che prendono poi vita sulla carta o in rete senza che li si possa più distinguere da quelli veri. O viceversa (almeno così leggiamo sulle loro simpatiche biografie). Riescono a sottolineare la solita “italietta” con la sagacia dei buontemponi e nello stesso tempo con l’accortezza degli osservatori, riuscendo a cogliere tutti i retroscena agrodolci che circondano l’accaduto. Manca forse, nonostante il “futurometro”, quella modernità necessaria per raccontare la quotidianità degli adolescenti di oggi, attratti in maniera irreversibile dall’universo dei social network, che in questo romanzo non esiste affatto, se non in maniera marginale. Esiste invece l’universo imploso degli adulti, troppo occupati a guardare se stessi e il proprio collega di lavoro, mentre i politici inventano dei nomi da “bestiario comico” per confondere chi vuole cambiare le cose, mentre invece non cambia assolutamente nulla

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Probabilmente l’intento degli autori era proprio questo: delineare tutta una serie di figure che ci vivono intorno, soprattutto nell’ambiente scolastico e governativo, apparentemente reali, ma irrimediabilmente distanti dal creativo e complesso mondo studentesco. Probabilmente (lo ripetiamo ancora), la metafora vera è tutta racchiusa nelle pagine finali del libro, dove, una coppia di bidelli (uomo e donna), trovando il sopracitato marchingegno nella spazzatura (e non vi spiego il perché), invece che consultarlo per conoscere il loro futuro, decidono di lasciarlo lì, perché innamorati preferiscono affrontare la loro esistenza con le incognite, le bellezze e le scoperte racchiuse in quello che ci troveremo davanti, giorno dopo giorno. In fondo, se anche l’amore non ha età, anche il quesito iniziale è adatto a tutte le stagioni.
Cosa vuoi fare da grande? E il punto di domanda ce l’ho metto io.

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19 Comments on “COSA VUOI FARE DA GRANDE – di Ivan Baio e Angelo Meloni

  1. Premesso che l’idea d’imbattermi in atmosfere da film comico italiano (per me Il Male) non dà a questo libro molte possibilità di cascarmi in mano, rispondo alla domanda. Che cosa voglio fare da grande?… … … … Già, è proprio una bella domanda. … … … … … Aspetta un attimo e te lo dico. … … … … … … .. Ok, ci riproverò dopo.

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    • oooooh!!! il Male (addirittura!!!), non esageriamo. Tu non devi pensare ai filmetti delle foto postate, ma a quelli più intelligenti, degli anni ’60, per esempio, interpretati dai grandi attori di allora e non dalle ciofeghe venute dopo. Comunque “commedia all’italiana” a parte… hai pensato alla domanda? perché vedi, i figli, hanno sempre (qualcuno lo chiama difetto) l’inevitabile trasformazione di crescere, e prima o poi, al quesito in questione dovrai partecipare anche te.

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  2. Aspetterò che decida mio figlio cosa farà da grande poi, forse, sarò riuscito a scoprire cosa vorrò fare io. Attualmente sono indeciso fra l’Uomo Ragno e Leonard Cohen.
    Riguardo alle “commedie all’italiana” diciamo che quelle dei ’60 sono il male relativo e quelle venute dopo il male assoluto (ma non pretendo di essere oggettivo, è solo il parere del mio fegato).
    Beviamoci sopra.

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    • Va bene… allora dopo la bevuta ci ascoltiamo Cohen, almeno lui “il futuro” lo ha già visto (!)

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    • Bellissima affermazione, veramente matura. Però alla domanda che ho posto io, e non quella del titolo, bisogna rispondere…

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  3. Hai ragione ho glissato.
    NON interpellerei la macchina. Per una serie di motivi.
    La prima, banale, é che se mi facessi predire il futuro da una macchina io imposterei il presente per raggiungere o evitare quel risultato. Dando così il potere di SCELTA a una macchina, privandomi di una delle prerogative fondamentali dell’essere umano.
    La seconda, più intima e meno logica, é che il mistero di quello che verrà é rimasta una delle rarissime e inalterabili verità sulle quali fare affidamento ma, soprattutto, é una SPERANZA.
    Da mantenere o disattendere, non importa , ma il mistero E’ speranza.
    Buona serata!!

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    • bellissima risposta, penso che hai sintetizzato nel migliore dei modi una delle cose più importanti che ci appartengono da sempre…

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  4. Ho seguito di rimbalzo e con curiosità la mia nipotina – figlia di mio fratello – nella ricerca del suo futuro. Ha una sorellina più piccola e dunque per un po’ ha pensato che le sarebbe piaciuto fare la maestra ‘perchè io ho esperienza e ci so fare’; ma poi suo papà e musicista ed allora ‘sentivo la musica da quando era nella pancia di mamma e quindi…’ ma alla fine anche le lingue ‘sai papà e mezzo americano e gli Stai uniti…’ insomma il cosa farai da grande non è più solo il sogno di essere pompiere o dottoressa ma qualcosa di più articolato e se vogliamo veicolato dalle esperienze famigliari.

    Io avrei voluto essere bella come mia madre, dolce e armoniosa come lei, ‘volage’ – come la definiva mio nonno – ma presente nelle cose importanti. Ho vissuto questo rapporto in modo molto proficuo e senza traumi sono rimasta un’altra cosa.

    E’ così corposo quello che hai scritto che meriterebbe una risposta ‘post’ ma chiudo con la tua domanda finale.

    ‘Cosa vuoi fare da grande?’
    Finalmente quello che fanno i ‘grandi’ senza che nessuno ti battibecchi: prendermi il mio tempo, continuare con alcuni impegni interessanti del mio lavoro, collaborare con Telefono rosa, andare al parco quale che sia il tempo, la palestra fermandomi a fare la doccia e mangiare una pizza tutti insieme, avere finalmente quel tempo che prima neppure mi accorgevo quanto velocemente passasse, anzi sì era sempre avere l’acqua alla gola.

    sheranoncambiereiunavirgoladelmioggideldoma…

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    • grazie Shera del tuo interessante commento. Si lo so, a volte i miei post sono molto articolati, ma d’altronde quando ci si inoltra nei territori della nostra quotidianità si tende a modulare le ramificazioni dentro a tutti i suoi risvolti, anche creativi, come spesso creativi sono i desideri di un adolescente che vede il suo futuro davanti con l’innocenza e la bellissima speranza racchiusa nel suo animo (così come ha anche evidenziato Mr. Incredibile).

      Tra l’altro i pensieri che hanno girato nella testa di tua nipote sono, anche se con i vari distinguo, simili a quelli relativi alla figlia di mia cognata (la nipote del post, a cui per tutta una serie di ragioni sono molto legato), anche se poi la scelta è avvenuta nel migliore dei modi, perché alla fine non ci sono i “futurometri” di turno, ma le capacità e le bellezze di chi vuole qualcosa con tutte le sue forze e ci riesce con l’entusiasmo della giovinezza.

      Noi non siamo più giovani come loro, ma la tua risposta è l’evidente conferma che ognuno di noi cerca sempre la cosa più interessante che ha in mente, e fino a quando ci sono tutti questi desideri e passioni, il futuro è sempre molto lontano, perché il presente vive e si realizza in mezzo a noi in maniera eccezionale!

      Un salutone !!!!!!! (senza acqua alla gola)

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  5. non so cosa dire
    ho troppi pensieri
    uno su tutti mio figlio
    e non so davvero da dove comniciare
    perchè per trovare un lavoro forse dovrà lasciare l’italia
    ma ci vorrebbero dei soldi per farli andare all’estero
    e qui è davvero tutto e solo fatica
    rattristamento del territorio e della situazione economica in cui versono anche i genitori…
    tutto qua
    ciao antonio e grazie dei tuoi commenti da me
    io ogni tanto passo a volte ho parole a volte poche o quasi niente…un abbraccio

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    • risentirti mi fa sempre piacere…
      Spero che la mostra sia andata bene perché lo meriti.
      Inoltre speriamo di uscire da queste acqua stagnanti e di ricominciare a correre come il fiume che ami e che scorre nella tua anima e nella tua realtà.
      Tanti auguri a te e tuo figlio!

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