In prossimità della finale dei mondiali di calcio e in questo periodo estivo dove al centro dell’attenzione c’era appunto una partita di pallone, è giusto consigliare tutta una serie di libri dove si raccontano le storie di questo sport. Esiste comunque un aneddoto interessante per introdurre questo post: fino agli anni novanta l’intellighenzia nostrana rifiutava di abbinare letteratura e sport, quasi fosse un’eresia mettersi a fare l’intellettuale parlando di football, nonostante la presenza di maestri di questo genere; poi, dopo la vittoria dell’Italia, inaspettata, ai mondiali del 1982 e la susseguente organizzazione del nostro paese di questo evento nel 1990, ci fu uno sdoganamento e un’esplosione di libri, storie, pubblicazioni, eventi teatrali, film, multimedialità, poesia. Evidentemente, se fino a quel punto (ripeto solo in Italia), i nostri editori o produttori, ritenessero non producente la pubblicazione di questi libri (a parte qualche giornalista intelligente), da quella data in poi ci fu un’inversione di rotta. Anzi, come spesso succede, si passò da un’esagerazione all’altra: prima poco e poi troppo. Ma tant’è, la vita è piena di queste situazioni, basta solamente saper scegliere. Mi riservo di conseguenza un altro post dove poter parlare di alcuni libri venalmente interessanti sull’argomento, mente oggi, mi sembra giusto mettere in evidenza due pubblicazioni uscite per l’occasione, ma direi buone anche per una lettura estiva e per chi è appassionato, appunto, di letteratura e sport.
La prima è un’antologia di racconti selezionati da Sellerio, da cui ho preso il titolo per questo scritto: La partita di pallone – Storie di calcio, un’esauriente collage dei migliori scrittori che oltre alla passione sportiva, sono riusciti a cogliere l’essenza più vera e più umana degli atleti protagonisti. Tutta una serie di autori noti e non che vi cito in ordine cronologico: Vladimir Dimitrijevic’, Vasco Pratolini, Eduardo Galeano, Camilo Josè Cela, Manuel Vàzquez Montalbàn, Darwin Pastorius, Joe McGinnis, Ulf Peter Hallberg, Stefano Benni, Nick Hornby, Maurizio de Giovanni, Jean-Philippe Toussaint, Jim Shepard, Vittorio Sermonti, Davide Enia, Mario Soldati, Paolo Di Stefano, Gianfranco Calligarich, Osvaldo Soriano, Gabriele Romagnoli, Marco Weiss, Valerio Magrelli, Massimo Raffaeli, Cesare Fiumi, Gianni Brera, Gianni Mura, Edmondo Berselli. Tutti accomunati dal pathos e dalla fantasia e da quell’epica forse ormai lontana, ma sempre viva, nel cuore del tifoso.
Queste sono storie dove si alternano la cronaca giornalistica e il furore mediatico, l’invenzione visionaria e la comicità dei semplici, l’esaltazione del mito e il racconto degli ultimi visto sempre come metafora della vita. Sono storie raccolte dalle parti più disparate del mondo che si accomunano incredibilmente perché l’attimo fatale, la vittoria e la sconfitta, la semplice cronaca o il romanticismo rappresentano, come leggiamo nella prefazione, che la letteratura sportiva, quando è intensa, non è mai sul calcio, ma quasi sempre letteratura del calcio.
Il secondo libro invece: Cuentos de fùtbol 2 è la seconda parte di un’antologia di scrittori sudamericani edita da Mondadori, e che sostanzialmente rappresenta quell’altra parte con cui vedere il mondo del pallone: i campetti di periferia polverosi, gli adolescenti che sognano un futuro da campioni, la desolazione della Patagonia dove il football è forse l’unica speranza per emergere dalla solitudine, le piccole e grandi speranze dell’America latina dove il calcio è un’opera d’arte e come tale va vissuta, e che a volte viene riscattata sopra un semplice rettangolo verde: campo di sfide e di battaglie indimenticabili, di protagonisti rimasti nella memoria collettiva o dimenticati come gli ultimi dei perdenti, insomma, la vera anima racchiusa in una sfera di cuoio in cui la letteratura diventa lo specchio fedele dove guardarsi. In fondo, correre dietro ad un pallone in un campo sterrato o nell’immensa arena delle grandi città è la stessa cosa: l’epica della sua storia viene riconosciuta e paragonata al sudore dei dilettanti che inseguono la loro vita come una corsa e una lotta infinita. E’ anche vero che il calcio è cambiato, rovinato dagli sponsor, dai milliondollari e dalle televisioni, ma qui ritroviamo la sua vera essenza, quella che hanno sognato i tantissimi appassionati e che, nelle pagine di questo libro troveranno coloro che hanno ancora voglia di incontrare un senso di riscatto.
Gli autori: Antonio Alvarez Gil, Roberto Fontanarrosa, Milton Fornaro, Mempo Giardinelli, Patxi Irurzun, Daniel Lugares, Julio Limazares, Javer Mariars, Juan Sasturain, Ariel Sher, Juan Villoro, vi condurranno fuori dal tempo nei luoghi dove i sogni erano e sono ancora, quella voglia di vivere una sfida con l’avversario per essere i primi a esultare. A volte poteva finire anche con una scazzottata, ma si risolveva poi in una bevuta colossale, una sbornia dove finivano tutte le controversie e le disillusioni di un sogno, o più semplicemente, le idee raccontate con nostalgia e rabbia, perché il nostro presente continuava e continua come se niente fosse: un giorno si vince e un giorno si perde, un giorno si provoca una guerra e il giorno dopo la si ferma, perché in fondo è tutto un gioco, e come in un gioco noi siamo tutti protagonisti divertiti e divertenti. Leggere di noi stessi e come correre insieme ai protagonisti di queste storie: noi che abbiamo corso dietro ad un pallone e che abbiamo gioito quando abbiamo segnato un goal o lo abbiamo evitato per un pelo. Insomma, letteratura dicevamo, e come tale va vissuta, fino in fondo alla rete: mossa dal vento o dalla palla che la scuote insieme alle nostre illusioni o alle nostre speranze. Un pallone che rotea nell’aria, e sotto, intorno, tutti noi che aspettiamo l’attimo giusto per urlare, gioire e spesso, piangere… Noi, che imprechiamo per un goal mancato per un millimetro o che esultiamo per il capolavoro messo in atto dal campione dell’ultimo momento. Tutto in 90 minuti e poi, si ritorna a leggere di nuovo, forse per nostalgia, forse per autentica passione.
I campetti intorno alle case sono scomparsi accerchiati dal cemento selvaggio, sostituiti ormai dalle scuole-calcio intrise di schemi e di regole ferree, ma a noi piace pensare quando, da ragazzi, con due maglioni appoggiati per terra per simulare i pali delle “porte” in un prato di periferia, si faceva la partita di pallone e volavamo con la nostra fantasia, volavamo, come diceva Osvaldo Soriano, prima a “pensare con i piedi” e poi, con la nostra anima. Buona lettura…
il Barman del Club
Grazie dei suggerimenti.
Partirò certamente da Cuentos de fùtbol 2 e la ragione è semplice: ricercare il gioco e certe immagini d’epoca che appartenevano anche all’Italia degli anni cinquanta e, forse, ancora oggi di qualche periferia che ormai produce soltanto l’idea dei soldi e non del sogno.
Mio figlio naturalmente ha avuto il periodo del calcio sui setto anni e poi è passato al basket.
E’ un laziale appassionato unico tra i suoi amici stretti tutti romanisti eppure riescono a conviere così come dovrebbe essere. Sberleffi e cameratismo e non guerra corpo a corpo.
Ma però io ti segnalo il film e nn un libro, per divagare, come mio solito, Il mio amico Eric un film di Ken Loach che fa del calciatore Eric Cantona il rifugio e la forza psicologica di un ignoto e frustrato postino…Cercalo se nn lo conosci e se lo hai visto dimmi.
sheraprontoperlapartitadistasera?maccertolaguardoanch’io
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Visto… Bellissimo !!! L’ironia di Ken Loach è veramente portata ai massimi livelli: Tutto gira intorno alla voglia di sentirsi unici intorno ai propri idoli, che nella propria fantasia si materializzano fino a ritrovare quello spirito di gruppo in cui, anche tuo figlio, si ritrova con i propri amici. E’ molto significativa la scena quando il protagonista chiede a Eric Cantona qual’è nei suoi ricordi preferiti il goal più bello, e invece il campione gli risponde che lui preferisce un bellissimo “passaggio”, quasi a dimostrare che in fondo il football è un gioco di squadra, e non di un singolo, che la bellezza non è solamente nella palla che finisce in fondo alla rete, ma l’ebrezza di tutto l’insieme…
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grazie Antonio
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bellissima canzone… grazie a te !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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andrò sicuramente a cercarmi i libri che consigli,
a cavallo tra gli anni 70/80 mi colpì molto un film: “ragazzi di stadio” di Daniele Segre, un documentario/inchiesta che metteva in evidenza il mondo del pallone visto dai tifosi, altro universo ignorato per decenni ma tirato in ballo solo in circostanze biasimevoli, se riesci a trovarlo guardalo.
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Lo farò, anche perché mi piacciono le storie viste sempre in maniera trasversale in riguardo al tema principale. Spesso se guardi un qualcosa da un altro lato ti accorgi di come sono diverse le interpretazioni di una verità, e in questo caso di un mondo intero, un mondo sportivo s’intende, ma con mille sfaccettature che vanno dal giocatore al tifoso, dall’arbitro all’allenatore, dal guardalinee al massaggiatore, e via di questo passo…
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Ci ho pensato su e ancora non ne sono convinto. Qualunque argomento può ispirare ottima arte ma non la vedo come condizione sufficiente a ritenere l’argomento in sé degno di speciale attenzione al di fuori di chi se ne sente in qualche modo coinvolto. Quindi massimo rispetto per gli intellettuali di una volta che snobbavano il calcio, magari perché “giocare con palline di varie forme e misure è un’attività che si sono lasciati dietro, relegata all’infanzia.” Ah, come amo Ballard. Ciao.
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Complimenti… è uno dei miei scrittori preferiti !!!!!!!!!!!!!!!!!!
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In prossimità della finale dei mondiali di calcio e in questo periodo estivo dove al centro dell’attenzione c’era appunto una partita di pallone, … ccalciopallone.wordpress.com
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