Immagine dal film “Inferno bianco” di Stefano Jacurti
TI MANDERO’ ALL’INFERNO
Ti manderò all’inferno
posso farlo e lo farò
Perché tu sei maledetto
Per il cibo che mangi
Per la tivù che guardi
Per tutti i veleni che spargi
e di cui ti nutri
Per la malattie
di cui sei portatore
e delle quali ti compiaci
E allora ti manderò all’inferno
Vedrai come sarà bello
Ti servirà molto laggiù
essere così stronzo ed elegante
All’inferno
dove ballano e bruciano
Si, dove ti stanno aspettando
per ringraziarti
di avere eretto muri
perché nessuno potesse disturbarti
mentre ti masturbavi
guardando foto di cadaveri
E ti proteggevi dal vento freddo
mettendoti sulle labbra
sperma di maiale
E ti spalmavi il viso di embrioni
per essere giovane
E invece stavi marcendo
allevando nel tuo sangue
virus sempre più nuovi
e inarrestabili
e dicevi “che peccato”
quando per mantenerti
nella tua condizione di bestia di allevamento
intere popolazioni venivano
trasformate in mangime
e anche ti ti trasformavi
Nozionismo per conoscenza
Informazioni per esperienza
Questa è l’era del sentito dire
e nessuno ti dice chi sei
ma un’identità
non è l’unica cosa che non hai
e allora ti trasformi
in tutti i paesi che vedi
in tutte le figure che sogni
in ogni cavia morente
in ogni ghiandola gocciolante
e tu sei l’inferno.
Claudio Stanardi
Foto di Sebastiao Salgado – miniera di Serra Pelada
poesia ed immagini mi ricordano moltissimo il film Stargate….
e comunque si, c’è un elenchino di persone che vi manderei, tutte molto “dannattamente” brave 😦
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🙂
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oh un pugno allo stomaco. Le ragioni ci sono tutte e forse anche l’inferno è troppo poco.
sherabientot
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l’inferno è qui mischiato al paradiso, siamo sempre noi che ne varchiamo i confini, o li creiamo per i nostri tornaconti…
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