Ci sono mostre d’arte che hanno la capacità di emozionare soltanto per delle semplici intuizioni, nel senso basta un’intelligenza artistica capace di superare quella visione da copertina molto sfruttata in questi ultimi anni. Infatti, il percorso intrapreso l’anno scorso dall’assessore alla cultura Luigi Cavadini, ha cercato e voluto confezionare un’idea basata sulla realtà della città, percorso che idealmente si concluderà con l’inaugurazione dell’EXPO di Milano l’anno prossimo.
La location di Villa Olmo a Como si presta molto per delle esposizioni e non è casuale che in questi ultimi anni si sono avvicendati tutta una serie di eventi molto interessanti. La giunta precedente aveva cavalcato le cosiddette “grandi mostre”, puntando molto sull’effetto altisonante e ritrovandosi alla fine con dei risultati altalenanti: molto belle per esempio quelle su Magritte e le Avanguardie russe, buone quelle su Rubens e Boldini, sufficiente quella che spaziava dall’Impressionismo ai Simbolisti e scarse quelle su Mirò, Picasso, Brueghel, Klimt e Schiele e la Secessione viennese, dove, al cospetto di pochi quadri famosi, si riempivano le sale con tutta una serie di lavori minori. La nuova giunta invece, ritrovandosi anche con le casse in rosso, ha puntato molto sulla qualità, variegando la proposta escludendo l’effetto eclatante, ricercando un compromesso che a mio avviso, nonostante il calo dell’affluenza, è stato incentrato sull’intelligenza della proposta per un pubblico competente. “RITRATTI DI CITTA’ – Urban Sceneries – da Boccioni a De Chirico, da Sironi a Merz a oggi” (preceduta l’anno scorso da “LA CITTA’ NUOVA – Oltre Sant’Elia – Cento anni di visioni urbane”), si insinua nella dimensione di questo ultimo secolo, con la prospettiva di aprire un porta verso il nuovo millennio, cercando di capire le visioni dei nuovi artisti attraverso lo scenario attuale che circonda le nostre vite: le città, appunto. Dove per città s’intende il luogo ideale in cui ricercare il connubio fra dimensione abitativa e la creatività dell’ispirazione, e dove, finalmente, si cerca di superare l’impasse relegato ai soliti nomi famosi, o se vogliamo, a quel gusto chiamato “retromania” in cui per non sbagliare il colpo si propongono le solite sigle sicure. Per esempio, mi scappa da ridere perché sapendo che gli impressionisti fanno sempre successo, si ripropongono ogni volta rigirando la frittata in maniera quasi comica: gli impressionisti e il fiume; gli impressionisti e le nuvole; gli impressionisti e la neve; gli impressionisti e i fiori; ci manca solamente che faranno gli impressionisti e il cesso pubblico e avremmo completato l’opera. D’accordo sono belli, ma basta! Bisogna avere il coraggio di proporre nuovi artisti e di far capire che l’arte è anche qualcosa che va al di là del gusto estetico, ma è tutte le cose messe insieme: dalla poesia alla rabbia, fino alla figurazione estrema.
Depliant della mostra del 2013
Ritratti di città infatti, nonostante la semplicità dell’insieme e un percorso lineare: dagli inizi del novecento fino ai giorni nostri. Apre un obbiettivo e mette a fuoco tutta una serie di istantanee sempre vissute accanto a noi, delineando un teatro quotidiano a noi familiare, con le rispettive devianze portate alle estreme conseguenze dall’asfittica realtà della sovrappopolazione, o dell’alienazione clautrofobica di un luogo, tanto aperto quanto irrimediabilmente chiuso. Una realtà che ci circonda da cui vorremmo fuggire e che invece conserviamo come l’ultima salvezza, schiavi ormai di un consumismo portato alle estreme conseguenze, e in cui, anche la realtà abitativa, è stata trascinata in una dimensione utopica e apocalittica al tempo stesso.
Giacomo Costa – Atto 9 – 2007 – stampa lambda su forex
L’anno scorso, probabilmente, si era esagerato, proponendo un percorso troppo tecnico, quest’anno, a mio avviso, si gustano tutte le sale risalendo l’evoluzione dell’abitazione con quella dell’arte in maniera convincente. Se però devo trovare un difetto all’esposizione di questo 2014, è il non aver avuto più coraggio nel proporre altri nuovi artisti, sfruttando anche le sale al primo piano della bella struttura ricettiva di Villa Olmo e integrando il tutto con delle attività collaterali: performance, film, teatro, illustrazione e fumetto, videomaker e web-series, quasi a ribadire che la multimedialità oggi è l’ultima frontiera tridimensionale dell’espressività, prima di arrivare alla quinta dimensione. Però il difetto più grave è stato l’assenza del marketing, l’assoluta mancanza di una promozione convincente che al giorno d’oggi, è alla base di un successo in tutti i campi e dove, oltre alla risposta qualitativa, è anche la carta vincente se si vuole ottimizzare il business dell’evento in questione, perché parliamoci chiaro, senza le entrate si rischia il fallimento. Speriamo che la lezione serva a far capire gli addetti ai lavori che bisogna fidarsi anche di quei professionisti capaci di valorizzare un prodotto e di vestirlo con i dovuti abiti, i quali non devono essere per forza sgargianti, ma azzeccati per attirare l’attenzione.
Andrea Chiesi – Perpetuum – 2011 – olio su lino
In fondo, quello che rimane è la bellezza dell’Arte con la “A” maiuscola, l’aver capito che la cultura è fondamentalmente uno dei requisiti importanti della nostra società, la quale si integra con le risposte di un pubblico sempre più variegato, ma sempre alla ricerca di risposte ed esigenze diversificate: dal classico al moderno più estremo, dal bianco e nero al colore, dall’informale all’iperrealismo; senza distinzione alcuna, ma con la voglia di essere presente e partecipe a un coinvolgimento collettivo, in cui, attori e spettatori sono una cosa sola, un’entità che si ammira a vicenda, si applaude e si fischia senza distinzione.
Le sale espositive di Villa Olmo – Como
credo molto nella” comunicazione delle Arti”, e spero davvero che in futuro si possano creare sempre più eventi che coinvolgano lo spettatore a più livelli…
è un mio impegno quotidiano
grazie del post, molto interessante
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…e spero che il tuo impegno riesca sempre ad essere funzionale, perché, specialmente nella proposta teatrale, è molto importante la dimensione del coinvolgimento. Guarda per esempio le performance della Fura dels Baus, e di come attori e spettatori si completano a vicenda. D’accordo sono spettacoli complessi, ma sono sempre affascinanti.
Ciao e grazie dell’intervento…
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grazie per questo tuffo nell’arte e per aver presentato Villa Olmo che non conoscevo…
Ah..la potenza dei blog!!
grazie Antonio
buona giornata
.marta
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ti ho anche postato una foto all’aperto, così la conosci completamente…
Grazie come sempre della tua presenza !
Buona giornata anche a te
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Ma che meraviglia. Questi luoghi sono il fiore all occhiello di un Paese ormai …scamiciato purtroppo.
shera bientot
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tutti a petto nudo… che meraviglia!
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