Lou-Reed-and-Laurie-Anderson-Coney-Island-New-York

Tempo non sprecato – qualche considerazione sulla poetica di Lou Reed è il titolo  della serata che Claudio Stanardi ha tenuto venerdì sera 24 ottobre, negli spazi del Gruppo Acàrya di Como, e di cui noi del collettivo abbiamo soltanto dato una mano per la riuscita della rappresentazione. Non voglio perciò rubargli il merito del bellissimo lavoro che ha proposto, inquadrando un personaggio come il rocker newyorchese, da un punto di vista non usuale, o meglio, fuori dagli schemi proposti solitamente al grande pubblico. Di conseguenza chi c’era si è gustato un’interessantissima retrospettiva sotto forma di performance, e di cui pubblico solamente uno stralcio della lettera che la moglie Laurie Anderson ha postato in rete il giorno dopo la morte di Lou:: una lettera molto bella in cui si evidenzia di come l’amore può esistere, solamente, quando due anime s’incontrano nel centro della loro vita,  con il bagaglio delle loro passioni e delle loro esperienze condivisibili. Probabilmente è stata scritta per l’occasione, ma sicuramente è molto sentita e molto interiorizzata, e cosa importante: vera.

laurie anderson & lou reed 2“(…) Lou ed io suonavamo insieme, diventammo migliori amici, e poi compagni, abbiamo viaggiato, ascoltato e criticato il lavoro dell’altro, studiato cose insieme (la caccia alle farfalle, la meditazione, andare in kayak). Facevamo battute ridicole; smesso di fumare venti volte; combattuto; imparato a trattenere il fiato sott’acqua; andati in Africa; abbiamo cantato arie d’opera in ascensore; fatto amicizia con persone improbabili; abbiamo avuto una dolcissima cagnolino che suonava il piano; condiviso una casa che era diversa dai nostri rispettivi appartamenti; abbiamo protetto e amato l’un l’altro. Ansavamo spesso a vedere arte, musica, spettacoli, teatro e ho osservato come amava e apprezzava altri artisti e musicisti. Era sempre così generoso. Sapeva come fosse difficile l’ambiente. Amavamo la nostra vita nel West Village e i nostri amici; e, in tutto ciò, abbiamo sempre fatto tutto nel miglior modo che ci riuscisse…

Come molte coppie, ognuno di noi ha costruito un modo d’essere: strategie, e a volte compromessi, che ci hanno permesso di essere parte di una coppia. A volte abbiamo perso un po’ di più di quello che eravamo capaci di dare, o abbiamo ceduto un po’ troppo, o ci siamo sentiti abbandonati. A volte ci siamo davvero arrabbiati. Ma anche quando ero fuori di me, non mi ero mai annoiata. Abbiamo imparato a perdonarci l’un l’altro. E in qualche modo, per 21 anni, abbiamo intrecciato le nostre menti e i nostri cuori.

Era la primavera del 2008. Stavo camminando per strada, in California, mi sentivo abbattuta a parlavo al cellulare con Lou: “Ci sono tante cose che non ho mai fatto e che volevo fare…” gli ho detto.

“Come cosa, per esempio?”

“Non so, non ho mai imparato il tedesco; non ho mai studiato fisica; non mi sono mai sposata”

“Perché non ci sposiamo?” (mi ha chiesto) “Ci incontriamo a metà strada. Arrivo in Colorado. Che ne dici di domani?”

“Uhm… non pensi che domani sia un po’ troppo presto?”

“No, non lo penso”

E così il giorno dopo ci siamo incontrati a Boulder, in Colorado, e ci siamo sposati nel giardino di un amico, di sabato, indossando i nostri normali vestiti da sabato, e sebbene dovessi fare uno spettacolo subito dopo la cerimonia, per Lou andava bene (…)

Legendary musician Lou Reed (R) and his “Suppongo ci siano molti modi di sposarsi. Alcune persone sposano qualcuno che conoscono a malapena, cosa che può anche funzionare. Quando sposi quello che è anche il tuo migliore amico da diversi anni, dovrebbe esserci un altro nome per chiamare la cosa. Ma la cosa che mi ha sorpreso di più nello sposarmi è come si alteri il tempo. E anche in qualche modo aggiunga una tenerezza che era, in qualche modo, completamente nuova. Per parafrasare il grande Willie Nelson: “Il 90% delle persone in questo mondo finisce con la persona sbagliata, ed è questo che fa andare ancora i juke-box”. Lo Juke-box di Lou era pieno di amore e di molte altre cose: bellezza, dolore, storia, coraggio, mistero”

laurie anderson e lou reed 3 “…Lou era malato da due anni  (…) Ha continuato a fare Tai Chi ogni giorno per due ore, più fotografie, libri, registrazioni, la sua trasmissione radiofonica con Hal Willner e molti altri progetti. Ha amato i suoi amici, e ha chiamato, mandato messaggi, mail, quando non potava essere con loro. Abbiamo cercato di comprendere e applicare gli insegnamenti che il nostro maestro Mingyor Rinpuche impartiva, specialmente quelli più difficili come “devi imparare a padroneggiare l’abilità di sentirti triste senza in realtà essere triste” La scorsa primavera, all’ultimo minuto, ha ricevuto un trapianto di fegato che sembrava aver funzionato completamente e ha riguadagnato istantaneamente la salute e l’energia. Poi anche quello ha cominciato a funzionare male, e non c’era via di scampo. Quando il medico ha detto: “E’ finita. Non ci sono più opzioni”, l’unica parte che Lou ha sentito era “opzioni”. Non si è dato per vinto fino all’ultima mezz’ora della sua vita, quando improvvisamente lo ha accettato: all’improvviso e completamente.

laurie anderson e lou reed 4“Eravamo a casa. Lo avevo portato via dall’ospedale qualche giorno prima. E anche se era molto debole, ha insistito per uscire fuori nella luce accecante del mattino. Come person use alla meditazione, eravamo preparati per questo: come muovere l’energia dalla pancia fino al cuore e poi spingerla fuori dalla testa.  Non ho mai visto un’espressione così piena di meraviglia come quella di Lou quando è morto. Le sue mani stavano facendo la forma 21 del Tai Chi, quella dell’acqua che scorre. I suoi occhi erano spalancati. Stavo tenendo fra le braccia la persona che amavo più di ogni altra cosa al mondo e le parlavo mentre moriva. Il suo cuore ha smesso di battere. Non avevo paura. Ero riuscita a camminare con lui fino alla fine del mondo. La vita – così bella, dolorosa e spettacolare – non può dare qualcosa più di questo. E la morte?  Penso che lo scopo della morte sia la realizzazione dell’amore

Al momento, non posso che essere piena di gioia e sono così orgogliosa del modo in cui ha vissuto e in cui è morto, della sua incredibile potenza e grazia

Sono sicura che verrà a trovarmi in sogno e sembrerà ancora vivo. E all’improvviso sono qui in piedi da sola incantata e piena di gratitudine. Com’è strano, eccitante e miracoloso che possiamo cambiarci l’un l’altro in modo così profondo, amarci l’un l’altro cos’ tanto attraverso le nostre parole e la musica a le nostre vite, reali”

Laurie Anderson

http://www.loureed.it/2013/news/la-lettera-di-laurie-in-ricordo-di-lou

laurie anderson e lou reed 7le foto sono prese dal web

24 Comments on “TEMPO NON SPRECATO

  1. Ho sempre ammirato, non Lou Reed che era un grande maanche questa sua compagna di una vita, silenziosa ombra che camminava in parallelo studiando ed elaborando ogni possibilità nel suono e nella parola.
    Ho invidiato l’armonia che esulava dai loro strumenti e si leggeva nei loro occhi e diventava essenza.
    La fragilità degli anni e la malattia me lo hanno reso ancora più vicino.
    “devi imparare a padroneggiare l’abilità di sentirti triste senza in realtà essere triste” .

    sherazade

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    • quando s’incontrano due persone che vivono le stesse emozioni con questa intensità; che amano le stesse espressività artistiche in maniera così sincera; che intraprendono un cammino insieme con la consapevolezza dei loro limiti e dei loro successi, allora, non può che essere “amore”, e come tale, capire che la sua esistenza travalica gli egoismi personali per essere qualcosa di vero.

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  2. Celebrazioni e ricorrenze, per loro natura direi, spingono in direzione dell’ovvio. Ma questo omaggio di Cale fa l’effetto del finale di un western, quando si vede l’ultimo superstite restare in piedi mentre svanisce l’eco degli ultimi spari. Mi permetto di offrirlo come contributo al tuo post:

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  3. O forse ricorda il protagonista di Berlin che si aggira in una casa vuota, fra astiosi ricordi e fantasmi:

    Ma poi basta tristezze, torniamo a sentire gli ABBA!

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  4. “Un grande pennello” ah ah. Sembra una variante di quel verso in “I Wanna Be Black” dove dice di volere “un cazzo grosso”. Che meraviglioso epitaffio per il vecchio Lou, lo sento ridere nell’aria.(era un commento serio, credimi.) Cosa ci beviamo oggi?

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    • attento con i discorsi tendenzialmente freudiani, qualcuno o qualcuna porrebbe equivocare il tuo doppio senso come una tua nostalgia, anzi, un tuo desiderio perduto.

      Cosa beviamo…. quello che beveva Lou

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      • Doppio senso? A me sembrava a senso unico ( o pensavi che stavo parlando di imbiancare?).
        Quello che beveva Lou? Nooo, ci tengo al fegato, oggi e ieri vino. Non Dubonett ghiacciato ma un bel fiasco da contadini, vuoi? https://www.youtube.com/watch?v=hDJ_EA5Vb8E

        P.S. Indovinello: qual è il tenue link tra Lou Reed e gli Electric Flag? Questa è difficile, non la cita mai nessuno. Ciao.

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  5. risposta all’indovinello del vandalo…

    il tenue link fra gli Electric Flag e Lou Reed è che il tastierista Michel Fonfara ha fatto parte sia con i primi che con le band del secondo…
    Però continuiamo il gioco, anzi, facciamo gli intellettuali: magari hanno visto insieme una trasposizione teatrale del drammaturgo tedesco Frank Wedekind oppure, un film d’essai del regista Georg Wilheim Pabst ( o mi confondo con un altro gruppo? Va bene, questa la giro a te ???).
    Troppo figo… meglio la prima (!) lo so (!!!)

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  6. La morte in diretta! che bel suggerimento! Niente che tanti scrittori del novecento non avessero già previsto. l’ho trovato in rete e me lo guardo ora mangiando una ciabattina col prosiuttino cotto 😉

    sheraventoamilleumorecontropelo

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