album-2014-My-Favourite-Faded-Fantasy-Damien-RiceCon l’approssimarsi del Natale andiamo  a cercare un po’ di dolcezza, o qualcosa di più intimo, non tanto perché bisogna calarsi nello stereotipato slogan del “siamo tutti più buoni”, ma perché in fondo quell’idea di isolarsi, di mettersi in disparte, o di cercare la propria filosofia di “solitudine”, è fondamentalmente una forte contrapposizione con l’abbuffata delle feste. Per carità, condividere questi giorni con i patenti più cari è qualcosa di bellissimo, però bisognerebbe calarsi proprio nella vera essenza dello stare insieme: capire quanto vale un legame importante e cosa vuol dire averlo fra le mani. Io però, durante questi periodi di stelline, botti e candele, ho sempre cercato quella calma dove una buona lettura, una musica giusta e un appagamento personale, fossero, chissà perché, una cornice salutare per il fisico e la mente. Poi, come reazione, è sempre arrivato, il punk, l’hard-core e il rock’n’roll, ma prima, quella blandizia trasformata in carezza, diventava una ricerca dove perdersi e ritrovarsi, scoprendo la strada per una giusta continuazione. Di conseguenza, se dovessi scegliere un album appena pubblicato, questo “My Favourite Faded Fantasy” di Damien Rice, potrebbe essere un ponte, o un guado, dipende dai punti di vista, per accoccolarsi nel proprio “esilio” preferito, anche solo per un attimo, prima di ricominciare a lottare.

Chiaramente per parlare di questo cantautore irlandese, bisogna per forza di cose risalire a ben 12 anni fa, quando, all’uscita del suo esordio musicale si gridò al miracolo con “O”, un’opera sublime ricolma di preziose intimità che, pur rimanendo in una sfera di nicchia, fece sperare in un nuovo talento nell’affollato mondo mordi-e-fuggi dell’attuale panorama della canzone d’autore ma, come spesso succede, un’amica fragile viene stritolata da questo ingranaggio perverso. Infatti, non è casuale che il suo secondo lavoro pubblicato ben quattro anni dopo deluse le aspettative, relegandolo in un limbo anonimo senza possibilità di riprendersi, complice anche la rottura con Lisa Hannigam, sua compagna nella vita e nella musica. Isolatosi così in Islanda ha dovuto decantare la sua poesia distillandola per ben altri 8 anni, come se quella terra estrema fosse la nuova genesi, o il nuovo fuoco per emergere dai suoi vulcani, spenti per troppo tempo, come se dalla cenere non emergesse nessun tipo di germoglio. Ma si sa, la natura ha sempre il sopravvento, e piano piano, lentamente, un po’ di lava è uscita dal cratere della sua creatività. Una lava che non ustiona e non lascia segni, ma piccoli fremiti, piccoli solchi dove seguire queste storie popolate da fantasmi e da fantasie sbiadite, tanto per parafrasare il suo titolo. Ma se vogliamo proseguire sulla metafora del guado, allora, come appare nella copertina, c’è sempre un muro che nasconde il segreto dell’altra sponda, come se dopo tanta fatica, bisogna sudare ancora per scoprire un panorama di spazi e di conquiste.

damien-riceDamien Rice

Tutto l’album è un estensione delle sue emozioni e del suo raccontarsi, cercando di capire il perché tante volte nella vita si perde quello che ci è più caro; non è casuale se la versificazione dice: “conosco qualcuno che potrebbe recitare la tua parte / ma non sarebbe lo stesso come te / … / potresti essere il mio posto preferito / quello che non ho mai visto / ma mi sono perso nella tua volontà / nel sogno dentro al sogno”, infatti quello che si è lasciato per strada, non ha mille volti come si crede, ma lo stesso ripetuto mille volte. Iniziano così 8 tracce che variano dai sei ai nove minuti l’una, dove un leggero sussurro diventa via via un crescendo in cui coesistono rabbia e nostalgia, quiete e furore, mentre una cascata di violini impreziosisce la musica riuscendo a mascherare il dramma come se fosse un’elegia da incorniciare: un trionfo d’archi liberati per nascondere la delusione. La voce sommessa poi si riprende tutta la poesia nel buio dei suoi finali e la melodia si riavvolge su stessa, nello stesso fremito con cui era iniziata.  Fondamentalmente, è questo tutto il registro dell’album: un cliché che potrebbe commuovere o stancare, dipende sempre quali sono le vostre percezioni sul concetto di canzone. Se siete degli inguaribili romantici, allora potrete immedesimarvi in questi solchi perduti nelle nebbie del nord, se invece pensate che il romanticismo sia una medicina sbagliata per le vostre ferite, allora cambiate strada e dirigetevi altrove, perché le vie delle sette note sono infinite (o quasi). Rimane comunque una bella prova per questo innamorato partito dalle campagne intorno Dublino, e poi, dopo aver assaporato per un attimo il respiro del mondo, si è rifugiato nelle lande del suo cuore per guardare se l’anima era veramente il suo orizzonte. Poi, lontano,  un’aurore boreale colorava tutta l’oscurità che aveva confuso lo sguardo. Il buio e la luce nel suo imprescindibile dualismo.

damien riceCosa dovrei dirvi ancora… godetevi questi giorni come meglio credete, da soli o con i vostri cari, con l’amore che avete dentro o con la nostalgia di quello che avete perso. Perché il Natale può dare fastidio o può arricchire, o può unire anche solo per un giorno, le vostre famiglie disperse dalle problematiche dei nostri giorni, perché ogni tanto una tregua, è dannatamente necessaria… Auguri a tutti !

6 Comments on “MY FAVOURITE FADED FANTASY – Damien Rice

  1. Io ce l’ “O” !!!

    Non c’è storia e la classe non è acqua(vite) che evapora.
    A
    U
    G
    U
    R
    Issimissimi

    sheraconunsentitissimoinchino-sì

    ps a dirla tutta io penso che anche questa ‘stramaledette’ feste che pare nessuno voglia sono davvero l’unica vera occasione che abbiamo di riscattare, aiutati da un clima propizio, antiche ruggini e magari ricucire qualche rancore. Sì, cerchiamo di crederlo, la musica aiuta, il cibo, un regalo riciclato. SorriDIAMO 🙂

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    • Ok sorridiamo…

      A mori
      U nici
      G irovaghi
      U niversali
      R icamati
      I nsieme

      per sorridere un po’ (c’è ne sempre bisogno)
      per sorridere sempre (c’è ne ancora più bisogno)

      Lo so, poi torna tutto come prima
      e allora godiamoci un momento (almeno un momento)

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  2. Non il titolo ma il nome del gruppo che ho linkato: soUl invictus! Claro? E attento alla dolcezza durante le feste che poi diventi pesante come un basso stoner.

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