splendori-e-miserie del gioco del calcio

Quando nel 1997 lessi questo libro di Galeano, fondamentalmente ebbi la conferma di ciò che si sapeva  da tempo, eppure, attraverso queste pagine si ritrova a pieno titolo lo specchio della nostra società, soprattutto quella italiana, qui descritta impietosamente attraverso la passione del football, ma nello stesso tempo, corrotta fino allo spasimo, nonostante, dopo lo scandalo scommesse datato ormai 1980 (o giù di lì), qualcuno pensava (o lo pensa ancora) ad una redenzione degli immacolati della purezza. Tra l’altro, l’avvento di Berlusconi, che dopo il calcio aveva ormai invaso anche la politica, è qui descritta in maniera reale quanto profetica, tanto per citare il marciume che di lì a poco sarebbe venuto a galla senza nessuna remissione.
Leggere e addentrarsi in queste pagine appassionate si avverte la nostalgia di un passato eroico quanto fintamente colluso con la retorica del patriottismo, dove, anche per un gioco qualsiasi, anche se coinvolgente come quello del calcio, non ci si ferma a niente pur di vincere a qualsiasi costo, giustificando una vittoria del proprio Stato (sul campo di gioco ovviamente), come una trionfale cavalcata per inneggiare alla supremazia, anche se sportiva, della propria nazione. Tutta la filosofia della dignità della sconfitta, qui si perde nelle “miserie” della realtà umana dove, se l’importante è partecipare, e non vincere, questo motto è radicalmente appiattito come il sogno degli idioti vissuti sempre sopra le nuvole. Eppure – al di là di ogni mistificazione, di ogni frode perpetrata ogni volta ai più deboli, di ogni ribaltamento della verità in onore del Dio denaro – rimane lo “splendore” di uno sport bellissimo quanto avvincente, in cui, ventidue protagonisti, ogni volta, ripropongono la versione di tutte le sfide della vita in 90 minuti, come se quello spazio di tempo fosse davvero la vita intera: la ferocia e la poesia condensata nello spazio ristretto di un rettangolo di gioco. Una semplice partita: si vince o si perde, poi tutto riprende come prima, consumati dalla quotidianità… non importa, la prossima volta, siamo tutti convinti che un’eventuale vittoria ci ridonerà il sorriso. Si è vero, si potrà ancora perdere… ma in fondo, è solo un gioco !

11 Comments on “TANTO PER AVERE LA TESTA NEL PALLONE

  1. mio figlio è un amante del calcio. Non dico tifoso perchè mi richiama orrori di violenze.
    La sua squadra è la Lazio a dispetto di tutti i suoi più cari amici romanisti.
    Ma segue attentamente tutti gli sport ed ha giocato (e bene) a pallacanestro.
    Molti libri sono i miei regali per qualche festa o tanto per.
    Ecco perchè questo libro è nella sua libreria.
    Confesso di nn averlo letto se non sommariamente al mom dell’acquisto tanti anni fa.

    sherarecuperareilmiomotto

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  2. E’ un sottinteso costante nello sport agonistico, specie quando interessa grandi moltitudini.
    Ma se tu di moschetto sei sprovvisto rimediami almeno un buon moscato.

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