Domitilla Colombo nel monologo “Pater Incertus”
Lo so… lo so… in un periodo come questo non ci si può assentare e tenere il Bar incustodito, o perlomeno, lasciato libero per gli avventori che hanno sempre sete e sono esigenti e vogliono essere serviti. Ma la vita è così, si è presi sempre da tanti impegni e bisogna scegliere, sapersi dividere, sapersi motivare, sapersi costruire.
Anche per quest’anno Il Gruppo Letterario Acàrya partecipa alla stagione di ComoLive, con una serie spettacoli divisi fra presentazioni di libri con una valenza doppia e le performance degli attori che proporranno i successivi monologhi. Tra l’altro non è casuale la scelta della location di Piazza Martinelli, perché come si è evidenziato nell’appena concluso ciclo sul tema della “città”, le metropoli moderne non hanno più una “piazza” come luogo centrale d’incontro, di scambio culturale, sociale, dinamico, di ritrovo collettivo per esaltare le sinergie di partecipazione fra più persone. Ed è proprio la piazza ad esaltarsi quando la si fa vivere nella sua essenza di spazio-simbolo, come se la cosiddetta “agorà” sia una parte insita in ognuno di noi. Ormai, nella progettazione urbanistica delle metropoli moderne la piazza non è più contemplata, come se le infrastrutture dell’abitare fossero solo luoghi chiusi dove sfruttare il maggior spazio possibile utile al profitto globalizzato, emarginando l’individuo nei territori “altri” e utili per scopi apparentemente alternativi, ma che sostanzialmente ghettizzano e dividono e allontanano ognuno di noi da un sano socialismo di partecipazione, in cui anche il gioco ha la sua funzione, e la cultura, si ritrova fra la gente comune magari anche di passaggio, ma che soddisfa la sua funzione d’intrattenimento e di soddisfazione filosofica, con tutti e per tutti.
Domitilla Colombo e Danilo Caravà
Le prime due serate, rispettivamente il 26 giungo e il 3 luglio, hanno avuto come tema due libri incentrati sulla musica, proprio per amplificare l’unione di due arti costruite sulle parole e sulle note, come se insieme potessero amplificare il messaggio che le contiene per raggiungere un pubblico più vasto, coinvolgendolo con la magia scaturita dalle pagine scritte e dalla performance di una melodia, semplice, complessa, dove perdersi e ritrovarsi.
Il primo libro presentato in questa splendida cornice all’aperto è Il segreto di Stravinskij – storie di musica e musicisti di Attilio Piovano, torinese, insegnante al conservatorio di Novara, critico musicale, saggista, compositore, già direttore artistico dell’Orchestra Filarmonica di Torino; ci ha proposto questo bellissimo volumetto di racconti in cui i protagonisti sono appunto i grandi interpreti della musica classica, visti però nella loro normalità, nella loro semplicità domestica, nella loro quotidianità, a volte banale, a volte complessa, a volte poetica e nello stesso tempo uguale alle nostre stesse consuetudini. La differenza esiste quando dalle pieghe di una giornata, da un contrattempo, da un malanno, da un’esaltazione positiva, possa nascere l’ispirazione per la nascita di un capolavoro.
Personaggi come Ravel, Borodin, Franck, Dvorák, Brahms, Purcell, Puccini, Grieg, Schumann, Vivaldi, Fauré, Sinigaglia, Soliva, Chopin, Musorgskij, Gershwin, Poulenc, Haydin, Rachmaninov, Debussy e Stravinskij, vengono qui ritratti con passione e ricerca storica, con fantasia e accuratezza professionale, con garbo e piglio letterario per potersi raccontare raccontandoli, inventato dentro se stessi la propria visione di un’opera appartenente ormai a tutta l’umanità. Idealmente le pagine scritte si alternano alle note musicali e racchiudono il legame assoluto che il protagonista, in questo caso, si libera dei panni del professionista per aprirsi alle aspirazioni di una persona qualunque, una persona che si ritrova proprio per seguire i suoi idoli come un amico di avventura. Scompare in questo caso l’alone mitico che circonda da sempre certi personaggi come se la nostra vita si potesse coinvolgere e confrontare con questi grandi geni della composizione artistica. In fondo, chi vive ogni giorno con la passione nel cuore potrà soddisfare la propria curiosità, incontrando la valenza della creatività vissuta giorno per giorno, dentro a piccoli quanto apparentemente semplici dettagli familiari. Tra l’altro Piovano riesce ad alternare, non tanto nello stile della scrittura, ma nella stesura del racconto stesso diverse intuizioni letterarie alternando la novella all’intervista giornalistica, la cronaca del tempo all’epistola più strettamente personale, la visione del protagonista visto da altre persone alle impressioni segrete del protagonista stesso, insomma, riesce ad incuriosire l’ipotetico lettore, instaurando quella voglia di scoprire come è stato visto il successivo musicista, coinvolgendolo al punto tale da non fermarsi nella lettura.
La musica si sa, è un collante straordinario per le nostre emozioni, e se anche ognuno di noi vede a suo modo tutto il mondo che gli ruota intorno, la risultanza delle aspettative viene sempre esaltato dalla magia dell’esecuzione, proprio per questo motivo leggendo i racconti di questo libro si vive questa ambivalenza straordinaria: da una parte si ha nella mente la melodia che scorre con tutte le sue suggestioni, mentre dall’altra si vive la giornata della persona che ci ha fatto sognare come se fosse una delle nostre giornate, sta noi fare e cercare le dovute differenze, calandosi nell’interiorità di ogni personaggio, che magari abbiamo amato, che magari detestiamo, che è ormai parte di noi e che magari conosciamo appena ma, in fondo è letteratura, quella miscellanea fra realtà e invenzione, desiderio e scoperta, aspettativa e coinvolgimento, poesia. Noi ci possiamo commuovere anche leggendo un libro, magari ascoltando un disco di sottofondo, e proprio per questo saremo grati a ognuno di loro, perché è proprio con loro che la nostra vita ha un altro sapore. Forse, il segreto di Stravinskij è proprio questo, quella voglia di scoprire tutti i lati del nostro esistere, a volte misteriosi e a volte illuminati dalla luce del sole, perché è proprio dentro di loro che troveremo la nostra personalità.
un momento della serata con Attilio Piovano
E’ anche vero che la nostra personalità spesso è eccentrica, spigolosa, volubile, accomodante, seria o gioiosa quanto basta per trovare negli angoli di una giornata qualunque, quell’appagamento necessario per sentirsi a posto con se stessa… e la musica riesce in questa sublimazione ha trasmettere tutte le emozioni necessarie alla nostra vitalità. Fondamentalmente è un’idea che conosciamo tutti e ognuno di noi probabilmente sceglie sempre, scavando nelle proprie passioni, quella parte di bellezza che più gli aggrada, ma la musica ha sempre un coinvolgimento universale, totale, e ci trasporta in maniera fantastica nelle nostre dimensioni dove vogliamo abbandonarci per una tregua necessaria al corpo e all’anima.
Nel venerdì successivo siamo invece entrati nel mondo fascinoso del jazz con il libro di Carola de Scipio dedicato al grande sassofonista romano scomparso ventun’anni fa: Massimo Urbani – l’avanguardia è nei sentimenti (Arcana Editrice), con la partecipazione straordinaria del jazzista Alfredo Ponissi. Un libro necessario aggiungerei io, perché oltre a ridare voce a un personaggio unico, atipico e rivoluzionario nella maniera di intendere questo tipo di musica, è riuscito ha circoscrivere la sua personalità dentro al coro delle voci che l’hanno conosciuto. Probabilmente, se una certa critica non ha mai accettato il suo modo di vivere, i suoi amici al contrario sono l’ideale spartito dove poter leggere la continuazione delle sue evoluzioni sonore. Un talento unico dotato di una tecnica decisamente inimitabile, unita a una creatività sorprendente e a suo modo spiazzante, è riuscito a declinare il jazz in una lingua tutta sua e proprio per questo la cerchia degli appassionati non l’ha mai dimenticato.
Carola de Scipio, romana, da sempre abituata a lavorare nel mondo del cinema, dal montaggio alla direzione artistica (di lei possiamo ricordare Moloch: un film a fumetti incentrato proprio sul mondo del jazz e costruito come una vera e propria jam-session, e la regia del corto “Urban dream” del comasco Massimo Baraldi), coordina in questo caso un coro di voci e di narrazioni che diventano a suo modo una polifonia affascinante. Tutto il libro è concepito proprio dando la parola ai personaggi che sono stati intorno a Massimo Urbani prima e dopo la sua prematura scomparsa, e le voci stesse diventano a suo modo i fraseggi del suo sassofono, i racconti di ognuno si trasformano nelle performance del protagonista in questione, riuscendo a ricostruire la personalità di un personaggio irripetibile. In fondo, cosa c’è di più bello quando si parla di un musicista nell’ascoltare quello che ha fatto attraverso le note del suo strumento e la band che l’ha accompagnato? E’ proprio come ascoltare un concerto dal palco della sua vita: gli assoli, i ritmi e la sua ricerca artistica sono qui descritti entrando nelle pieghe e negli anfratti del suo essere bohémien, con il menefreghismo di chi vuole vivere fino in fondo il suo spirito, libero da tutti i conformismi imposti da una società elitaria, magari bruciandosi in fretta e lasciando dietro di sé il rammarico di quello che ci sarebbe stato, ma la vita e la morte sono sempre la continuazione delle nostre altre esistenze, e ciò che rimane è sempre il ricordo più bello. Mai come in questo caso musica e letteratura si sono compenetrate in una cosa sola, riuscendo nell’intento di parlarci di un musicista come se stessimo ascoltandolo dal vivo, e le storie raccontate sono esse stesse composizioni vibranti, magari vissute con l’improvvisazione jazzistica tipica di questo mondo artistico, ma assolutamente vere da emozionarci dalla prima all’ultima parola, dalla prima all’ultima nota. Proprio come quando chiesero a Massimo che cos’è l’avanguardia… e mai ci fu risposta più bella: “l’avanguardia è nei sentimenti…”
Carola de Scipio e Alfredo Ponissi al sax
Un ringraziamento particolare va al jazzista Alfredo Ponissi (già al fianco di Carola per i molti suoi lavori, compreso il film a fumetti già citato sopra), perché oltre alla sua partecipazione, va annoverata la sua splendida carriera, soprattutto per l’originalità dei suoi progetti che spaziano dalla musica pura alla performance multimediale. Tra l’altro personaggio simpaticissimo, annovera la passione per un certo tipo di poesia beat e per la scrittura in senso lato, perché è anche autore di uno splendido romanzo ambientato nel mondo del jazz: “Il cane di Adolf Sax” (tutt’ora inedito), che si prende la licenza di spaziare nei territori della fantasia proprio per descrivere la comunione fra sogni e realtà, soprattutto quando la sceneggiatura viene contaminata e colorata dalle note pazzesche di un sassofono, utilizzando metafore originalissime dello spazio-tempo e delle molte esistenze che ci ruotano intorno.
Lascio qualche link per i più curiosi…
Alfredo Ponissi&Gaetano Fasano –
Alfredo Ponissi Quartet –
Alfredo Ponissi “Speak Low” –
Alfredo Ponissi con Grimaco
Gli altri incontri invece sono entrati nel territorio del teatro, con l’ormai consolidata rassegna denominata “La poesia ininterrotta – monologhi e performance d’autore” (giunta ormai alla nona edizione), proprio perché è il monologo stesso il ponte ideale fra la poesia pura e la rappresentazione teatrale vera e propria.
Nella prima serata che si è tenuta il 10 luglio l’attrice Domitilla Colombo ha interpretato un testo del regista Danilo Caravà intitolato “Pater incertus”, dove si è ipotizzato che la gravidanza di Maria sia nata da una violenza subita dalla stessa e tenuta nascosta da lei, immaginandola poi come sublimazione di un evento divino, ma che si pone come denuncia più che mai attuale sulla situazione femminile, attraverso crudeltà, dolcezza e poesia. Infatti, la bellezza del teso (che non è certo un tema nuovo), si è articolato attraverso un lirismo veramente emozionante, raggiungendo toni molto alti sia nell’interpretazione della protagonista (Domitilla già ospite di altre edizioni è stata bravissima) e sia nell’evoluzione del racconto basato proprio su una poesia molto intensa, intima, sofferta, pregnante; la quale riusciva nell’intento di mettere sullo stesso piano umanità e ipotesi divina. Il mistero della nascita si rivela in tutta la sua bellezza, cercando di dare un senso al significato stesso della vita, come se tutte le ferite continuamente inferte a questo mondo, fossero cicatrizzate dalla sensibilità femminile e dall’infinito istinto della sua maternità, perché è proprio dalle nostre violenze e dalle nostre dolcezze che si costruisce il nostro futuro Tutto si può ricondurre a un atto d’amore e proprio per questo dovrebbe scaturire altro amore, sia che diventi uomo o angelo, protagonista o perdente; il resto è luce, forza, materia, energia… umanità.
alcuni momenti dello spettacolo
Il secondo spettacolo che si è tenuto il 31 luglio ha avuto come ospiti gli attori Rosanna Pirovano e Vito Trombetta, insieme alla cantante Lella Graco e al maestro Roberto Motta,
impegnati nella realizzazione di un testo intitolato “DIFRONTE” e incentrato sui carteggi dei soldati impegnati nella Prima Guerra Mondiale, rammentando appunto l’entrata in guerra dell’Italia cent’anni fa.
In un periodo come il nostro dove i venti bellici ritornano incessanti – ripensare a un conflitto così devastante definito con troppa enfasi: “Grande”, ricordando che solo sul nostro fronte a fatto 600 mila morti e un milione di invalidi, e che in tutta Europa di morti ce ne sono stati più di venti milioni – ridare voce agli sfortunati protagonisti che l’hanno vissuta veramente, è il degno risarcimento per farli parlare, perché è sempre la povera gente (in questo caso mandata al macello) che ha fatto la Storia servendo i potentati economici, e il loro sacrifico non è mai sottolineato abbastanza.
La performance è stata un bellissimo incontro con il tempo del primo novecento, in cui, le canzoni di allora, le poesie e le lettere dei soldati sono diventate a suo modo spettacolo e tensione emotiva, impegno e serata d’intrattenimento, perché il compito dell’Arte è proprio questo: divertire e far pensare nello stesso tempo.
Alcune immagini della performance di Rosanna Pirovano, Vito Trombetta,
Lella Greco & Roberto Motta, conosciuti anche come
Il Teatrino Di Noi
arrivederci all’anno prossimo !!!
splendide iniziative di cultura , poesia e teatro,
molto belle le foto,ed estremamente poetica la location 🙂
un saluto gentile,
Barbara
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detto da te è un bellissimo complimento…
Grazie, si fa sempre tutto per passione !
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Si vede che c’è tanta passione 😊
Ancora complimenti davvero !
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Bene! Questo esauriente e appassionato reso conto merita un ‘attenzione maggiore di quella c’ho ora è rivolta ad una guduripsa pasta fredda!
Una cosa sola : nn voglio entrare nel quotidiano dei ‘grandi’ perché spesso nel privato sono stati (o sono) piccoli se nn meschini . Voglio continuare a conoscerli per le loro opere.
Barman! Un buon bicchiere di vino bianco e freddo alla salute fi tutti noi
Che guardiamo il cielo di un colore azzurro trasparente ghirigorato da spennellare di nuvole sparse .
Sherahquantapoesiaechedifettaccibruttindicibili
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va bene un “Falanghina” dei Feudi di San Gregorio, servito alla temperatura di 7° in un bel calice ampolloso da gustare su un’amaca sotto l’ombra dei frassini accoglienti?
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Fresche frasche possibilmente marinare (sono monotona ve’ ?) parrebbe brutto ?
Sherahunabellafritturadiparanza
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Ps zizi Falanghina anche se col pesce un Gavi dei Gavi mmmica male!🍴🍴
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Che articolo meraviglioso, appassionato ed appassionante. Quanto a noi, ci coccoli e ci coccolate sempre tanto….. Grazie infinite, ti abbracciamo con affetto! A prestissimo!
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condiviso !
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Mi sembra di riemergere e riscoprirvi in quel l’isola incantata colma di anime chiare e trasparenti ! Un Tempo fuori da ogni Tempo! E senza più parole turi vi abbraccio! Namaste’
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Sono iniziative da lodare e sostenere. Ottimo il tuo contributo testuale e fotografico.
L’augurio per un sereno proseguimento d’estate.
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anche a te…
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Mi piacerebbe conoscere meglio la cantante Lella Greco, sempre che si tratti della stessa che negli anni 60 pubblicò qualche 45 giri per la CGO, perchè di lei, online, non c’è una minima traccia della sua biografia e lancio un appello al “padrone di casa ” o barman se preferisce, se può illuminarmi in merito. In tal caso, ho il desiderio dell’intervento anche degli ospiti di questo bel ritrovo, se tra questi c’è chi sa darmi delle dritte dove poter attingere le informazioni da me richieste.
Qualsiasi risposta è da me gradita e se si preferisce, chiunque me la può inviare privatamente all’indirizzo (ignaziosulis53@gmail.com
Grazie a tutti
Ignazio
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Anima grande sempre più tu Tonino! Sensibilmente attento e generoso e aperto ad ogni slancio! I passi tuoi son tracce di un cammino che si rende sempre più prezioso! E ciò che doni a piene mani e con linearità e poesia, sono la raffinata essenza di stagioni che sempre più si espandono e dilatano portando armonia! Ogni bene a te e quanti son presenti in ogni incontro e vivono nel cuore sempre luminosamente accanto! Abbraccio ! Namaste’ Marisole
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