blues pills liveUn’altra ventata d’aria fresca per quest’estate torrida è la pubblicazione del Live degli esordienti Blues Pills, e uso la parola “esordienti” perché è soltanto dell’anno scorso il loro primo album, quasi a ribadire che la prorompente vitalità di un gruppo appena ventenni ha colto subito nel segno.
bluespillsSbaragliamo subito il campo, chi ama il veemente approccio delle canzoni di Janis Joplin e di Aretha Franklin, o il sulfureo incedere dei Blue Cheer e dei Creem, o la chitarra lacinante di Jeff Beck, o meglio ancora le cavalcate lisergiche dei Free mischiate ai primi Led Zeppelin, ha trovato pane per i suoi denti. Però attenzione, non pensiate a una macchia del tempo proiettata verso questa seconda decade degli anni duemila come un qualcosa di vintage; la freschezza di questo ensemble particolare: Elin Larsson alla voce e André Kvarnström alla batteria (svedesi), Dorian Sorriaux alla chitarra (francese) e Zack Anderson al basso (americano), è qualcosa di sorprendente.

Blues PillsElin Larsson

Tutti i brani sono di una bellezza particolare ed entrano nella pelle facendola rabbrividire, fino al punto di farti appassionare, coinvolgere, travolgere ed estasiarti come un ragazzino di allora. Tutto è assimilato alla perfezione riuscendo a rielaborare un sound tipico degli anni ’70 e proiettato poi, dentro questo periodo confuso senza la minima indecisione, anzi, mi ripeto, la freschezza delle esecuzioni fa veramente venire la voglia di applaudire per esaltarsi e iniziare a delirare, anche se qualcuno dirà: “colpa del caldo…” Colpa del caldo un cazzo! Questi ragazzi ci sanno fare e lo dimostrano a pieno titolo e a piene mani, senza chiedere niente a nessuno… Fantastici !!!

La performance qui incisa è stata registrata al “Freak Valley Festival” di Netphen-Deuz in Germania nel maggio dell’anno scorso, proprio in occasione della tournée del loro primo disco e testimonia pienamente la voglia che hanno dentro di proporre la loro musica. Sostanzialmente tutti i brani non si discostano di molto da quelli della loro incisione, sono solamente più dilatati e più spontanei, anche se ci sono delle aggiunte dai primi EP pubblicati, giusto per arrivare almeno all’ora di esecuzione, anche se spicca l’assenza di una cover, e questo la dice lunga sulla voglia di proporre la loro musica senza intromissioni di sorta, quasi ad affermare che il futuro può essere riscritto, reinventandolo di nuovo.

Non c’è un pezzo di punta, ma un’omogeneità dell’insieme piacevolissima, anche se canzoni come Dig In, Black Smoke, Devil Man o No Hope Leit For Me, rappresentano veramente l’ideale passaggio, o il ponte se vogliamo, sulla realizzazione di un sound che può riportare in alto la vera essenza del rock. Non è casuale che a detta degli stessi protagonisti, le loro risposte alle domande se la loro musica si poteva classificare come retro-rock, erano molti occhi stupiti, affermando che questo è il rock, solamente rock: ne retro e ne avant; rock puro… punto. Ed io penso che sia la risposta giusta: è inutile che giriamo intorno ai vari generi appiccicando a questa parola ogni possibile dicitura. Il rock è solo questo, e il fatto che dei giovanissimi ne siano coinvolti fino a farlo diventare pane per i loro denti è proprio il sinonimo della voglia di provare la sua vera vitalità, magari trasformandola, o vivendola con il loro entusiasmo, ma è proprio questo il bello: una generazione nuova che nell’epoca di internet si butta a capofitto in questo mondo affollato, e dal vivo, ha già stregato un sacco di appassionati. Inoltre, se aggiungiamo la forza dei loro testi, sempre impegnati e sempre attenti alle problematiche dei giorni nostri, soprattutto riguardo alla difficoltà dei giovani d’oggi e alla loro difficoltà di poter entrare nel mondo del lavoro, si capisce che l’impatto che provocano non è casuale ma legittimo, tenendo presente che non sono banali o demagogici e nemmeno sprovveduti, ma calati pienamente nella realtà senza voler essere enfatici. Se a questo aggiungiamo il senso cosmopolita che li riunisce: Svezia, Francia, Stati Uniti, si ha proprio un senso globale per sentirsi parte di una struttura che si può criticare, affrontare, provocare, svegliare con la forza della musica.

Sono bravi d’accordo, soprattutto lei, la vocalist: bella e capace quanto basta per potersi accostare ai mostri sacri senza spaventarsi di eventuali paragoni, anche lei stupita di sentirsi vicina a quelli che probabilmente sono stati i suoi idoli da sempre, innamorata nell’ascoltare i dischi dei suoi genitori e fatti propri, come se il tempo fosse solamente una porta da attraversare nella casa dell’immaginazione. Inoltre, se consideriamo il recente successo di band come i Rival Sons, i Kavadar,  i Slow Seasongli Orchid, gli Alabama Shakes e i recenti Sacri Monti, e se a questi aggiungiamo tutta la nuova scena californiana, si capisce immediatamente che quello successo in passato è di una bellezza tale che vuole essere ripreso, riproposto, rivissuto, rivitalizzato, rigenerato per una nuova stagione o in senso alto, per una nuova rivoluzione positiva che soltanto una voce, una chitarra, un basso e una batteria, possono trasmettere insieme a tanta vitalità, a tanto cuore e tanta anima… il resto lo faranno le emozioni, la loro e la nostra partecipazione.

Salute ragazzi… il barman del Club

Blues-Pills-Rock Hard 2014

 Elin Larsson dei Blues Pills – foto presa dal web

24 Comments on “BLUES PILLS – Live Freak Valley Festival

  1. OK, non è colpa del caldo? Guardando Elin non lo escluderei, eh eh, non lo escluderei (parlo per me, intendiamoci).

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  2. Un bar senza “spirito” sarebbe una rivendita di acqua colorata. Bella anche la tua battuta sulla chitarra di Jeff Beck (voglio dire… questi sono gradevoli ma Beck è stato uno dei massimi innovatori dello strumento). I testi però (qua parlo seriamente, dai) non mi sono sembrati gran cosa, funzionali alla musica, in tutti i sensi. Alla salute e buoni ascolti.

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    • ti ho toccato Jeff (?) scusami… ma se ascolto il primo disco che ha fatto: intendo quello con gli Yardbirds (non il Jeff Beck Group), non siamo tanto lontani da questo primo album dei Blues Pills, anche se nel suono sono più americani. E poi sono solo paragoni. E’ anche vero che allora c’era un terreno vergine da seminare, ed ora invece sono cresciute intere foreste dove adagiarsi a prendere il fresco… e allora serviti da bere che qua lo “spirito” non manca di certo !
      A già, i testi…. bisognerebbe fare un discorso a parte…

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  3. C’era qualcosa che non riuscivo a mettere fuoco, ma non capivo cosa, al risveglio me ne sono reso conto: il formato, che magnifico formato ha questo disco.

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  4. Il rock nn morirà mai, finirà questa torrida estate e il tuo bisogno di brividi..
    Un suono e un progetto ‘pulito ‘ ma nn mi emozionano particolarmente!
    Sherasennsaraoggiforsesicuramentedomani

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  5. Coldplay… maddai ! Dopo un primo disco accettabile e qualche singolo tirato per i capelli, vanno bene soltanto le le adolescenti innamorate e per le vecchiette nostalgiche…
    Delusione…

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  6. Nei tardi ’60 sarebbero stati al passo dei tempi, anche se non troppo distinguibili dai molti che facevano queste cose (ricordo gruppi ormai scomparsi nell’oblio, come The Venus Flytrap -la risposta di San Jose ai Jefferson A.). A metà dei ’70 sarebbero andati bene solo nei circuiti hard che stavano diventando reazionari. Alla fine dei ’70 e primi ’80 avrebbero rimediato sberleffi da ogni dove (persino i buscaderiani gli avrebbero evitati-non filologi, non virtuosi, non innovatori, come collocarli?). Ottimi per una festa della birra, per raduni di bikers o in qualche “comune” fuori dalle mappe -e magari dalle asce. Oggi? “se il tempo fosse solamente una porta da attraversare nella casa dell’immaginazione” (come dire: se il tempo non contasse un cazzo) potrebbero andare benissimo. Anzi vanno benissimo, sono lo specchio di quest’epoca che non ha un linguaggio proprio per raccontarsi. E prima che mi tiri una bottiglia in testa scappo e vado in vacanza (con i Blues Pills nell’autoradio naturalmente, ah ah). Adieu.

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    • Ah! Vai in vacanza… Bene… Così, tanto per gradire e per bere fatti un giro per i link segnalati: nulla di nuovo charamemte, ma visto il caldo possono a seconda della reazione emotiva affossare o valorizzare “quest’epoca che non ha un linguaggio proprio per raccontarsi”. Ma tant’è, probabilmente il suo senso è questo: ribadire che la vera rivoluzione c’è stata cinquant’anni fa e non si può dimenticare…
      A proposito, un vero barman non tira in testa le bottiglie a nessuno… al limite se le beve lui sorridendo sotto i baffi e ringraziando degnamente questo caldo torrido che gli fa riempire il locale.
      Ti mancherà la mia birra eh ?!!!

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  7. Era un po’ che non entravo in questo bar… Devo dire che il barman è sempre molto ben predisposto a mettere a proprio agio chi si siede … Da questa parte ascolta e con piacere osserva i suoi elaborati invitanti intrugli😀.

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