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Quando si riesce ad imporsi all’attenzione mondiale con la semplicità del folk e il minimalismo lirico racchiuso in una manciata di canzoni, o se volete, con una serie di lavori davvero sorprendenti, vista la giovane età: 27 anni, 6 album, tutti di pregevole fattura, fra cui gli due ultimi, “Once I Was an Eagle” e “Short Movie”, veramente da incorniciare, allora, vuol dire che siamo di fronte a un personaggio importante, una donna che ha saputo emergere attraverso capacità personali straordinarie dove, testi, rime e una manciata di accordi funzionali alla sua poesia, plasmano l’essenza di un’intelligenza artistica al di fuori della media. “Semper Femina”, prosegue questo percorso musicale fatto di canzoni apparentemente semplici, ma talmente complesse nel suo contenuto metaforico, che la maturità espressa coinvolge un eventuale fruitore ad ascoltare attentamente il messaggio in esse contenuto. I rimandi alle songwriter diventate famose con la controcultura degli anni ’60, diventa in realtà un termine di paragone che evapora appena prosegue la melodia, perché lo spessore qualitativo induce a seguire un’estetica nuova, densa di pathos emotivo e sublime accettazione di quella che sostanzialmente è una lettura di storie accompagnate da una chitarra. Ursula Le Guin diceva che sono esiste culture che non hanno inventato la ruota, ma non sono esistite culture che non narrassero storie, e come tali continueremo ad ascoltarle, così come Laura Marling ci propone le sue.

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La lezione narrativa, questa volta, è un viaggio nell’universo femminile riconducibile alla poesia con cui viene narrata: “…varium et mutabile semper femina…”, non tanto perché la citazione di Virgilio ci riporta alle mille sfaccettature che circondano la figura della donna, ma perché a detta dell’autrice, in questo disco, ha voluto descrivere questo mondo come se fosse interpretato da un uomo, quasi a collimare i due punti di vista e le due esperienze di vita, non tanto per condurre l’equazione a una soluzione comune, o per giustificare due modi di essere, ma per far vivere ancor di più le preziose intimità del suo essere. In fondo, i difetti possono diventare pregi se analizzati con la lente giusta, e gli stereotipi della donna mobile qual piuma al vento, vengono rivoltati per diventare esperienze ineludibili, punti di forza per reagire alla misoginia facile dove nascondere le debolezze di chiunque. Se “guardate” il video ufficiale di “Soothing”, il pezzo d’apertura, s’intuisce la delicatezza con cui due corpi femminili rubano la scena alla società che assiste impotente alla performance, quasi a ribadire non tanto la profusione saffica intrisa di sensualità erotica, ma l’essenza stessa della poesia da parte della massa, dove invece esiste tutto un mondo interiore dove far vivere le propria voglia d’amare.

Le donne protagoniste di queste storie sono esse stesse le narratrici delle loro vicende personali, non tanto a imporre un loro pensiero, ma al contrario, lo cercano come desiderio personale inteso a giustificare la loro stessa essenza di genere. Gli uomini le guardano, le criticano, le omaggiano, le umiliano e le cercano, le trasformano in muse ispiratrici e al tempo stesso le usano come oggetti di lavoro, ma loro non vogliono essere sempre giudicate da chi non conosce la profondità interiore, soprattutto se spogliata dalla grezza sintesi maschilista. Loro vogliono essere “per sempre donne”, dotate di quelle intuizioni  personali che soltanto le donne possono capire. Ecco che lo sguardo dell’uomo, in questo caso si perde come consuetudine comune, non riesce ad estrarre quella convinzione di arrivare a circoscrivere un universo così “dolcemente complicato” (come cantava un’interprete di casa nostra), perché è lui stesso che travisa  il tutto per imporre il suo modo di vedere e di vederle. E’ proprio a questo punto che la cantautrice britannica prende il sopravvento sulle trame, il suo sguardo ritorna femminile e la sua reazione moltiplica gli schermi dove la visione può diventare un prisma dai mille colori: colori che vibrano nel cuore di chi ha sentimenti autentici e vuole rivelare come un quadro espressionista.

Costruito sopra accordi semplici dove fa capolino il jazz e intuizioni di produzione, la voce della protagonista viene mese in evidenza proprio per far emergere quello che vuole dire, rimanendo fedele alla costruzione melodica delle folk ballad, anche se  tutte le tracce si mantengono in equilibrio fra modernità e tradizione, lasciando che sia la chitarra a condurre il passo. Niente è fuori posto, perché gli strumenti seguono la cantautrice quasi rispettosi della sua figura, adattandosi dolcemente come contorno sonoro della stessa, rimanendo astratti quando basta a delineare il giusto equilibrio fra le parti.

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Intorno alla poesia si reagisce sempre con delicata circospezione, per riuscire ogni volta ad entrare nel suo mondo denso di significati, fino ad aprirsi completamente dopo aver decodificato la sua chiave di lettura, come se la soglia da attraversare fosse un’abitazione estranea, dove però ci viviamo ogni giorno: “…Non posso più chiudere gli occhi / mentre il mondo che mi circonda muore / nelle mani di persone come me…” “E’ troppo presto per dire / ero sempre così…”  Perché “…l’amore non aspetta nessuno…”  e nessuno di noi può lasciare o perdere l’autenticità di un pensiero così vero. “…amiamo la bellezza perché lei ha bisogno di noi / ha bisogno della nostra fragranza / della nostra innocenza / coperta dal nostra sguardo sbavante…”  In fondo la riflessione che si riporta alla domanda se possiamo vivere senza il sesso, o perlomeno, se potremmo  un attimo staccarci da esso per capirci veramente, rimane inespressa per essere interpretata “…volere e non desiderare / comprendere e non comprendere / credere e non credere / … / è qualcosa che si fa d’abitudine? / non è quello che mi serve dall’amore…”  Ma la reazione si moltiplica storia dopo storia, canzone dopo canzone, entrando in tutte le protagoniste descritte, facendo della mutevolezza della donna un mazzo di carte pieno di sorprese e di risorse inaspettate. Nessuna debolezza, solo forza e tenacia accompagnate dalla melodia…

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…E se questa sua convinzione l’ha talmente colpita da farsi tatuare la frase in latino persino sulla gamba, evidentemente tutti i testi diventano una dichiarazione d’intenti per reagire alle manipolazioni esistenti e all’infinita serie di luoghi comuni che circondano il suo universo.
” Mutabile e mutevole che pesa su di me / parla una parola / e si trasforma dolcemente in metafora perfetta / ama / per dire “Gioco  / solo quando so  / cosa sto giocando”.
Sempre lei, sempre Laura, semper femina !

Arrivati a questo punto posso offrirvi da bere un Mojito, denso di aromi e freschezza semplicemente perfetti, perché nella semplicità si nasconde il segreto della nostra vita.

Alla prossima ragazzi !

il Barman del Club

28 Comments on “LAURA MARLING – Semper Femina

  1. Pingback: LAURA MARLING – Semper Femina — Sourtoe Cocktail Club | Giai01's Blog

  2. In tutta la mia ignoranza e lo dico senza piaggeria ho sempre sottovalutato questa Laura diafana e ti ringrazio perché mi offri l’occasione di ascoltarla magari non subitissimo con Maggiore attenzione ai dettagli.

    Sherabbraccicari

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  3. Ho un solo album il precedente a questo mi piacque molto, prendo nota mi sa che entro fine anno lo prenderò. Sono molto brave queste cantautrici, a proposito di donne musicanti, ti suggerisco Recidiva di Mara Redeghieri.

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  4. Grandissima artista ! Anche se non capisco una parola d’inglese, devo dire che mi ha emozionato ! Col Barman si va sempre sul sicuro !
    Un Grappa, Grazie !

    Ciao.
    Stefano.

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    • Nessuno scherzo… È sempre la classe che rimane in alto. Le foglie che ingialliscono con le stagioni e che cadono inesorabilmente, sono proprio quelle che si perdono dell’anonimato. Solo le migliori le ritroviamo ancora più verdi di prima…

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  5. Buonasera !! non la conosco, ma dato che la recensisci tu, non posso non dedicarle un ascolto. un ape grazie 🙂 🙂 🙂 farei un pirlo aperol con pochissimo ghiaccio 🙂

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    • Grazie del complimento, ma io penso che reciprocamente ci capiamo, non tanto perché le passioni comuni ci conducono nei territori che frequentiamo di solito, ma tutto si vive in relazione alla bellezza artistica che nasce dai nostri animi. Si scrive, si ascolta musica, e s’interpreta ciò che a noi è più vicino, anche semplicemente, ma senza filtri di sorta o maschere comuni. Si percepisce la verità, e questo basta…
      Va bene non dirmelo più 😊😀☺

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