I MIGLIORI ALBUM DEL 2017
GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR – Luciferian Towers
THE DREAM SYNDICATE – How Did I Find Myself Here?
ALGIERS – The Underside of Power
ROBERT PLANT – Carry Fire
CHUCK PROPHET – Bobby Fuller Died For Your Sins Out Now
NADINE SHAH – Holiday Destination
LORDE – Melodrama
MELANIE DE BIASIO – Lilies
EMIDIO CLEMENTI / CORRADO NUCCINI – Quattro Quartetti
DA CAPTAIN TRIPS – Adventures in the Upside Down
FLAT WORMS – Flat Worms
LCD SOUNDSYSTEM – American Dream
GROUP DOUEH & CHEVEU – Dakhla Sahara Session
TAMIKREST – Kidal
SAMSARA BLUES EXPERIMENT – One With the Universe
MYTHIC SUNSHIP – Land Between Rivers
ROGER WATERS – Is This the Life We Really Want?
DUKE GARWOOD – Garden of Ashes
LAURA MARLING – Semper Femina
ZIMPEL / ZIOLEK – Zimpel Ziolek
MIGLIORI DISCHI LIVE
GIOBIA – Live Freak Valley
KING CRIMSON – Live in Chicago
MIGLIOR RISTAMPA
GERMAN OAK – Down In The Bunker
MIGLIOR RISTAMPA INEDITA LIVE
JACO PASTORIUS – Truth, Liberty & Soul… Live in NYC
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Anche per il 2017 ho redatto una classifica dei migliori album pubblicati, cercando di raffigurare stili e correnti diversi, nonostante siano sempre i miei gusti personali e i miei ascolti a prendere il sopravvento, ampliando per quest’anno la proposta inserendo i migliori live e la miglior ristampa. Chiaramente, la mia è una classifica trasversale, nel senso che non ho tenuto conto delle proposte della critica ufficiale, o del mercato discografico, perché nonostante ritorni importanti come quello dei The War on Drugs o dei The National si siano inseriti nelle liste annuali, io preferisco proposte meno pop e soprattutto più creative e più alternative, d’altro canto, album sperimentali come quello degli Yowie: “Synchromysticism”, sicuramente eccezionale e interessante, l’ho ritenuto troppo esagerato nella sua evoluzione, perché arrivare alle fine dell’ascolto è stato molto difficoltoso. Sostanzialmente, un disco dev’essere anche un piacere per le orecchie e per l’anima. Non è casuale che il secondo lavoro del britannico King Krule: “The OOZ”, premiato dalle riviste del settore, è stato secondo me sopravvalutato sulla scia del suo bellissimo esordio del 2013, che allora inserii nella mia lista di quell’anno. Ma si sa, i gusti sono sempre diversissimi, e ognuno di noi potrebbe stilare una sua classifica, sindacandola in ogni sua forma. Questa è la mia: tutti sullo stesso piano, senza distinzioni di podio, con gli abbinamenti necessari al mio locale e alla musica diffusa che ascolterete sempre fra queste mura. I miei clienti lo sanno…
Bona lettura e buon ascolto !
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GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR
“Luciferian Towers”
Se il post-rock o un new-progressive intelligente, si potesse incarnare in un nome, quello di questo ensemble canadese, è sicuramente la punta di diamante di questi ultimi anni, perché “Luciferian Towers” completa una trilogia eccezionale, fatta fra inferno, purgatorio e paradiso, in cui il disfacimento del mondo e la sua successiva rinascita, si coniuga fra un percorso sonoro fatto di sinfonie lacerate e ulteriori elevazioni. Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma per arrivare all’apogeo delle nostre sensazioni estreme, e la musica, in questo caso, è un bordone di suoni che trascina al di là della realtà conosciuta. Bellissimo !
cocktail abbinato
October Revolution
(ultimi incendi)
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THE DREAM SYNDICATE
“How Did I Find Myself Here?”
Mai una reunion si è identificata in un album così interessante ed efficace come questo; risulta pertanto superflua la domanda iniziale, perché se all’età di 57 anni, Steve Wynn ritrova i suoi fedeli sindacalisti così in forma, vuol dire che la meteora del Paisley Underground ha lasciato una scia che non si spegnerà mai, e l’eco di questa musica ci accompagnerà su ogni palco del mondo, in ogni età della vita. Forever young !
cocktail abbinato
Long Island Ice Tea
(la classe non è acqua)
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ALGIERS
“The Underside of Power”
Se la canzone politica o sociale che dir si voglia, esce dalle invettive dei rapper per sposare un rock sporcato da un hard-soul così diretto e viscerale, allora le tematiche che da sempre sono state l’ispirazione, non solo degli afroamericani, ma di ogni cultura oppressa, mai risulteranno così vicine a noi, perché, ogni rivoluzione, sia che avvenga ad Algeri o ad Atlanta (la città di questa band mista), possiede nell’espressività artistica quel grido di dolore insopprimibile in ogni latitudine. Alzate le barricate !
cocktail abbinato
Cuba Libre
(idee rivoluzionarie)
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ROBERT PLANT
“Carry Fire”
Lo spessore di un personaggio come Plant, è tutto racchiuso nella professionalità con cui ha proseguito la sua carriera dopo l’avventura dei celeberrimi dirigibili. Ogni album una performance degna del suo talento, ogni album un gioiellino da apprezzare, come quest’ultimo, che fa della dolcezza e dell’esposizione interiore il suo punto di forza intorno alla sua carismatica voce. Non c’è niente da fare, l’intelligenza appartiene a quelle persone che interagiscono con se stesse, colloquiando con l’essenza più autentica della loro grandezza, nella maniera più semplice del mondo, quasi a scomodare quel vecchio ritornello che diceva: “…gigante, pensaci tu”. Inossidabile !
cocktail abbinato
Martini Dry
(agitato non mescolato)
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CHUCK PROPHET
“Bobby Fuller Died For Your Sins Out Now”
Da un gigante a un altro, anche se le altezze sono a volte un percorso costruito sopra anni di elevato lavoro individuale, perché se l’avventura dei Green on Red, fra il 1983 e il 1992 è stata a mio avviso, una delle più riuscite di quel genere in quegli anni, ecco che uno dei suoi leader più carismatici, ci sorprende con questo lavoro di una bellezza sopraffina, come se il tempo si fosse improvvisamente reincarnato in quella miscela, dove, rock, blues. folk & country, riportarono in auge l’importanza di una tradizione mai finita. Questo è un album straordinario, fresco e solare come una giornata estiva da godersi dall’inizio alla fine, e le canzoni sono un insieme di bevande pronte a dissetare qualsiasi tipo di palato. Effervescente!
cocktail abbinato
Una Birra Media
(finalmente un sorso)
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NADINE SHAH
“Holiday Destination”
La carriera di questa interprete britannica mezza pakistana e mezza norvegese, giunta al terzo album, prosegue sfoderando un capolavoro dietro l’altro, con una ricerca musicale innovativa e uno stile personale finalmente diverso dai soliti cliché. Tra l’altro non è facile supportare testi estremamente sociali e politicizzati come i suoi, che le hanno portato molte critiche, con le novità della sua ricerca, soprattutto pensando alle delicate tematiche scelte, come quella attuale dei profughi siriani. Le sue origini miste diventano pertanto un punto di forza da cui non si può prescindere, e le vibrazioni delle sette note, evidenziano in questo caso, la potenza espressiva del messaggio che fa e farà delle canzoni, il mezzo più diretto per qualsiasi desiderio di protesta. Fin troppo sincera !
cocktail abbinato
Bad Breath
(fiato cattivo)
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LORDE
“Melodrama”
Al di là della stupenda copertina che in vinile è un vero e proprio quadro, i giri armonici di quest’artista neozelandese, ti catturano attraverso le sfumature di un cantato fascinoso e appassionato. L’intimità che si percepisce fra queste tracce, nonostante le sue confessioni personali, è talmente piena di colore, che sembra di osservare un film espressionista a tinte “fauves”, in cui lo stato d’animo dell’interprete si eleva a partecipazione emotiva per ognuno di noi. Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta è sempre un percorso che lascia una traccia importante nella vita di qualsiasi individuo, ed Ella Mariji Lani Yelich-O’Connor, in arte Lorde, ce lo racconta con la disinvoltura della sua innocenza. Sarà anche un disco pop, ma se i livelli sono questi, allora potremmo non finire mai di ascoltarli. Avercene !
cocktail abbinato
Aperol Spritz
(per tutti i gusti)
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MELANIE DE BIASIO
“Lilies”
Madre belga, padre italiano, voce bellissima, pochi fidati compari ad accompagnarla fra questa manciata di canzoni veramente intense; i testi dell’attivista e poeta olandese Gil Helmick e una classe innata nell’interpretazione, fanno di questo album, un gioiellino unico nel suo genere, perché se le sfumature jazz contribuiscono ad alzare la proposta qualitativa, la classe di lei emerge al di sopra della media in modo marcato. La poesia non ha mai fine quando le parole diventano il flauto della stessa interprete, pronto a sostituirsi come tocco vellutato ai gigli delicatamente offerti all’ascoltatore.
Una carezza !
cocktail abbinato
Mojito
(un incantesimo)
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EMIDIO CLEMENTI / CORRADO NUCCINI
“Quattro Quartetti”
Visto che abbiamo scomodato la poesia, il connubio fra la voce dei Massimo Volume e le musiche della chitarra dei Giardini di Mirò, sono la dimostrazione che la passione per una forma lirica di spettacolo, vive dentro all’intensità degli artisti veri, perché nel corso di questi ultimi anni Clementi & Nuccini hanno pubblicato prodotti pregevoli nella collaudata formula fra parola-accompagnamento-narrazione. Già in “Notturno Americano”, le liriche di Emanuel Carnevali diventavano potenza irriverente ed emozione pura. Ecco che la trasposizione fatta in questo progetto dal poema di Thomas Eliot: “Four Quartets”, risulta non tanto un’esposizione alta tratta dall’autore della Terra Desolata, ma la dimostrazione che si può godere anche con la forma più antica della nostra civiltà. Senza tempo !
cocktail abbinato
Un Calice di Vino
(per intenditori)
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DA CAPTAIN TRIPS
“Adventures in the Upside Down”
Se mai vi capitasse di fare un viaggio fra le pianure del piacentino e le montagne di Lecco, rischiereste d’incontrare l’insolito mezzo di trasporto con cui, sottosopra, questa italianissima band ha deciso di muoversi nell’affascinante universo della musica. Sostanzialmente questo progetto si muove fra un new-progressive e una psichedelia-space suonata a meraviglia e con una perfezione curata in ogni particolare, questo a dimostrare che degli ottimi professionisti, quando si mettono insieme, possono solo fare dei prodotti eccellenti, costruendo storie e momenti affascinati, considerando anche tutto il loro bagaglio culturale. Le illustrazioni del disegnatore di fantascienza Roberto Bonadimani, non sono solo un elemento aggiunto, ma una sinergia intelligente del loro pensare. Così come il nome dell’ensemble, il quale deriva dall’influenza che nel romanzo di Stephen King, “L’ombra dello Scorpione” stermina il genere umano, ma, con il “da” aggiunto, a detta di loro, è sostanzialmente un invito nella loro “osteria” psichedelica per degustare la loro musica… E allora, non possiamo che essere amici. Grandi !
cocktail abbinato
Bronx
(tutto d’un fiato)
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FLAT WORMS
“Flat Worms”
Ora ci vuole una botta di vita, e quest’album intinto di un garage con venature post-punk veramente soddisfacenti fa al caso nostro. Chiamarlo debutto è sbagliato, perché i componenti provengono da esperienze in band già collaudate come Sic Alps, Kevin Morby Band, Ty Segall Band, Dream Boys, Thee Oh Sees, e la miscellanea che ne esce è di una potenza adrenalinica esplosiva e dirompente che ti fa dimenare dall’inizio alla fine. Tutto è costruito con una freschezza sorprendente, essendo molto divertente d’ascoltare, come se questi tre californiani, fossero decisi a parlarci del mondo d’oggi, con quel sorrissetto beffardo e sornione che spunta sulle loro labbra. Autentici !
cocktail abbinato
Gin Fizz
(idee fresche)
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LCD SOUNDSYSTEM
“American Dream”
Io non so se il “sogno americano” sia continuamente uno stimolo per disgressioni senza fine sopra quello che gira intorno a quest’infinito marchio di fabbrica, certo è che il ritorno di James Murphy e soci continua imperterrito a riproporre magistralmente quei ritmi sovrapposti da elettronica, rock sincopato, new wave, synth pop e reminiscenze etnico-punk senza sosta. Il richiamo ai Talking Heads è inevitabile, ma i paragoni non si fermano a un solo nome, perché la storia si evolve ben oltre le semplici equiparazioni. Qui c’è dentro tanta roba! Tutti pensavano che il loro concerto del 2011 al Madison Square Garden fosse stato il canto del cigno di un’avventura breve quanto entusiasmante, ma la musica vince sempre, ed eccoli ancora fra noi, come prima più di prima. E il sogno?
cocktail abbinato
Americano
(idee rubate)
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GROUP DOUEH & CHEVEU
“Dakhla Sahara Session”
Non c’è niente da fare, quando la musica etnica coniuga oriente e occidente, nord e sud, con genialità di questo tipo, è uno spasso per chiunque. Intendiamoci, ora non ci stupiamo più con la bellezza della musica sahariana, ma la pubblicazione di queste session fra dei francesi filofunky-punk in cerca d’ispirazione tra le dune del deserto, e la famiglia del chitarrista Selmou Baamar, del Sahara Occidentale, a Dakhla per la precisione, è una testimonianza impressionante di come due tipi di culture radicalmente opposte, possano coesistere generando questa magnificenza. Da ascoltare tutto d’un fiato, dall’inizio alla fine. Un altro miracolo della musica che azzera le distanze. Fascino a raffica !
cocktail abbinato
Tequila Sunrise
(colpi di sole)
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TAMIKREST
“Kidal”
Kidal è una città del nord del Mali, dove convergono moltissime forze concentriche di ogni tipo, sia artistiche che politiche: crocevia di conflitti e di rivolte nel mezzo di questa terra riarsa, appartenente al popolo Tuareg; ed proprio al loro popolo che questi musicisti nomadi dedicano un album bellissimo, venato da testi sociali e malinconici, che si concentrano sulla difesa delle loro tradizioni. Flamenco e contaminazioni raï, melodie sporcate quanto basta da influenze blues’n’rock vicine ad un cantato tipico di queste zone, ridiventano un tappeto ipnotico dove stendere un’epica umile e testarda: dura come i sassi che la formano e persistente, come la sabbia che non fermerà mai nessuno. Autentico !
cocktail abbinato
Stinger
(nascondigli segreti)
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SAMSARA BLUES EXPERIMENT
“One With the Universe”
Se il genere hard-rock si è fatto prigioniero senza possibilità di rinnovarsi in un circuito chiuso, ecco che questo terzetto teutonico, lo riporta in primo piano, generando delle progressioni di suoni attraverso cavalcate che finalmente ritrovano un percorso originale. I territori saranno sempre gli stessi, ma gli itinerari vibrano attraverso proposte chitarristiche sperimentali quanto basta per essere al passo con i tempi. E’ chiaro che non è facile trovare dell’originalità dentro a un’apoteosi sonica che non vuole staccarsi dal glorioso passato, eppure, se l’evoluzione del blues continua ad essere un esperimento che si abbandona metaforicamente nel flusso del ciclo continuo della vita e della morte, lo “scorrere insieme” del nome in oggetto, è una dichiarazione d’intenti che non lascia dubbi. Continuata così ragazzi !
cocktail abbinato
Negroni
(atto di forza)
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MYTHIC SUNSHIP
“Land Between Rivers”
La forma psichedelica di questi giovani danesi, riesce a produrre delle suite palpitanti con un orecchio alla California e l’altro dentro a un krautrock sempre in movimento. Questo disco, infatti, più degli altri, si avvicina alla maestosità di un affresco sonico sviluppato sopra piani stratificati e sovrapposti di chitarre sempre più lacerate, lanciate in una scorribanda tanto prepotente quanto minuziosamente preparata. Il risultato finale è una sinfonia pazzesca che ti entra dentro e ti trasporta nel viaggio lisergico delle nostre visioni estreme. Se la colonna sonora della nostra vita fosse come questa, saremmo già in paradiso. Visionario !
cocktail abbinato
Horse’s Neck
(così non si uccidono neanche i cavalli)
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ROGER WATERS
“Is This the Life We Really Want?”
L’ex bassista dei Pink Floyd è da sempre stato influenzato dalle sue dinamiche personali, come se una perdita fosse alla base della sua ricerca lirica. Le guerre sono la dimostrazione più aberrante della degenerazione umana, ed ecco che il ritorno sulle scene del ragazzo che dalla contea del Surrey, continua a proporci quesiti importanti facendoci ragionare, risulta ancora una volta degno di essere ascoltato, soprattutto quando la musica raggiunge spessori qualitativi importanti, nonostante il suo codice stilistico non sia cambiato. Poi è chiaro, se un muro è caduto, altri sono stati innalzati per dimostrare ogni volta che gli errori del passato non servono a niente. È pertanto difficile rispondere alla domanda posta dal titolo, perché rischieremmo di litigare fra noi anche in questo caso. Allora ascoltiamo queste canzoni mai così vicine al nostro tempo. Attuale !
cocktail abbinato
Invisibile
(patibolo di velluto)
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DUKE GARWOOD
“Garden of Ashes”
Invece che Mark Lanegan, quest’anno il colpo vincente l’ha centrato uno dei suoi compari d’avventura, pubblicando il suo disco migliore, dove, mai come prima, le atmosfere notturne e intimistiche si sono aperte verso un orizzonte più ampio. Il deserto continua ad esistere dentro i camminamenti di un’anima inquieta, ma i territori che percorriamo ogni giorno, hanno la possibilità d’influenzarci anche soltanto con uno squarcio di luna conservato come un fiore. Solitario !
cocktail abbinato
Fernet & Coke
(punto di non ritorno)
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LAURA MARLING
“Semper Femina”
Qualcuno potrebbe supporre che ho un debole per quest’artista, perché ogni volta che pubblica un disco, le inserisco sempre nelle playlist di fine anno. Mi piace, lo ammetto, ma quello che mi ha colpito di più è la qualità e la brillantezza delle sue canzoni, fatte semplicemente con voce e chitarra, come se la tradizione di un folk d’altri tempi, si fosse reincarnata nella dolcissima voce di questa giovane inglese. Questo è un album più narrato che cantato, ma l’ispirazione viaggia sempre ad alti livelli, intorno al concetto di donna “varium et mutabile”, prima vista dall’ottica maschile, ma poi da quello del suo genere di appartenenza, aprendo il caleidoscopio di tutte le sue sfaccettature multicolori, per evidenziare ogni tipo di bellezza. Semper femina… naturalmente !
cocktail abbinato
Campari Shakerato
(arte minima)
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ZIMPEL & ZIOLEK
“Zimpel / Ziolek”
Waclaw Zimpel e Kuba Ziolek sono un duo polacco che si muove all’interno di una ricerca underground, la quale miscela jazz, etnica, new wave, ambient e tradizioni locali degne a essere integrate in questa forma di sperimentalismo senza paura. Ne esce una sinfonia moderna che riconcilia il caos con i suoni più puri della natura, riuscendo a costruire un ponte ideale per chi ricerca una musica autentica, legata a quelle persone che suonano proprio per il gusto di suonare. Poi come sempre succede, quando si riesce generare con una forma d’improvvisazione, che spazia dall’astrazione alla perfezione tecnica con la totale libertà d’espressione, queste lunghe progressioni immaginifiche, allora, possiamo solamente immergersi nei sogni ricorrenti che fuoriescono dalle sfumature di questi strumenti magici. Avvincente !
cocktail abbinato
Palombaro
(idee sommerse)
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I MIGLIORI LIVE DEL 2017
GIOBIA
“Live Freak Valley”
Sbaragliamo subito il campo, i Giobia sono una delle formazioni italiane più interessanti, proprio per quella commistione fra uno space-rock con influenze kraut e una psichedelia libera da ogni compromesso, non è casuale che hanno dovuto “emigrare” in Germania per trovare un’etichetta che li pubblicasse, e in questo caso sono stati catturati nell’esibizione tenutasi nel maggio del 2016 al Freak Valley Festival a Netphen-Deuz proprio in terra tedesca, con uno show lisergico di cui valeva la pena assistervi. Giusto premiarli… siete i migliori !
cocktail abbinato
Bouncing Bomb
(l’arsenale)
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KING CRIMSON
“Live in Chicago”
La creatura di Robert Fripp ha segnato un pezzo di storia del rock, ma ritrovarla con questa energia e questa vitalità, non può che sconvolgere gli animi di chi li ha seguiti per anni di continue rivoluzioni. Tra l’altro, riproporre un repertorio che va dal 1969 al 1974, con qualche aggiunta, senza la minima preoccupazione di sentirsi datati, è data dal fatto che la rilettura dei classici viene riscritta con una modernità sorprendente, e che in quel di Chicago raggiunge l’apogeo di una tournée a dir poco stellare. Un monumento !
cocktail abbinato
Old Fashioned
(senza tempo)
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MIGLIOR RISTAMPA
GERMAN OAK
“Down In The Bunker”
Per una giusta pace dei collezionisti di preziosità perdute o dei ricercatori di bootleg, viene finalmente dato alle stampe il materiale di questa sotterranea banda tedesca in pieno fenomeno krautrock, catturata (nel cofanetto contenente 3 CD) nei suoi momenti migliori, fra esibizioni live, materiale ufficiale recuperato e inediti di studio. Il titolo si riferisce al sotterraneo della seconda guerra, dove registravano i loro pezzi, e da cui è nata una leggenda malata, intrisa di fraintendimenti e lodi, per un esperimento demonizzato e feticizzato, e forse mai capito in pieno, probabilmente perché negli anni ’70, campionare la voce del führer era una provocazione troppo forte per chiunque. Sta di fatto che si faceva grande musica e come tale, se poi questi protagonisti hanno continuato le carriere in quel magnifico calderone di suoni, rimane una testimonianza che non andava perduta sottoterra. Complimenti alla Now-Again Records per il recupero di questo tesoro. Imperdibile !
cocktail abbinato
Daiquiri
(per chi suona la campana)
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MIGLIOR RISTAMPA INEDITA LIVE
JACO PASTORIUS
“Truth, Liberty & Soul… Live in NYC”
Anche se esisteva già del materiale di quella fenomenale tournée del 1982, come il Live at Budokan, per esempio, o vaie esibizioni visibili in rete, questa è la prima volta che si pubblica, nella sua interezza, questo mitico concerto, tenutosi alla Avery Fisher Hall nel giugno di quell’anno, con cui il nostro eroe mette in fila due ore di musica ad altissimi livelli, insieme ad intera orchestra jazz fra assoli, classici e cavalli di battaglia. Per gli amanti del genere è sicuramente un’esibizione pazzesca, ma per tutti i cultori della buona musica queste tracce sono l’esempio di come si possa esistere circondati da una interminabile serie di bellezze. Infinitamente grati !
cocktail abbinato
Mexican Sangrita
(viva vinile! capolavori da riscoprire)
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Bene ragazzi, dopo questa lungo e appassionato post intriso di alcol e musica, non posso che augurarvi un 2018 stacolmo di quelle autentiche emozioni che salvano la vita
ad ognuno di voi… e ricordate: lasciatevi andare, una volta di più
perché basta un attimo per salvare l’eternità
basta una “nota” di bellezza per un attimo di felicità
tanti auguri a tutti !!!!!
il Barman del Club
tutte le foto sono presa dal web
Ottimo! Avrei inserito anche gli U2 e tre italiani (Le luci della centrale elettrica, Brunori SAS e Claudio Lolli) più eventualmente Baustelle e Flavio Giurato!
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Io gli U2 li ho persi e cancellati ormai da tempo, mentre per gli italiani non male Vasco Brondi, Baustelle e Flavio Giurato….
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Mannaggia che lavorone e poi capita di leggerlo a una ignorante come me che sceglie per il Magnifico greyhound unito al frizzante Gin Fizz oppure Down in the bunker con un Daiquiri
Sherasonopessimapossofarcela…
Seguendo la leggerezza colorata di un Aperol Spritz o.. o…
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va bene, se ti trovi con un abbinamento, allora può darsi che incontrerai anche la tua musica giusta….
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Eccerto!!!
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Senza scherzare Speriamo che piova tanto perché le tracce me le hai date tutte molto interessanti.
Sh
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che piova?
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Certo perché così sono “costretta a stare a casa 😊
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Vada per il Long Island, che adoro😛
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perfetto… ottima scelta! merita l’ascolto giusto !
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Carissimo!
Bel post! Mi hai dato qualche nome nuovo da seguire… ti ho citato nella mia non classifica 2017 …
http://www.sullamaca.it/musica/la-mia-non-classifica-musicale-del-2017/
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onorato… grazie !
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Figurati, è un vero piacere leggerti!
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Stavolta l’ubracatura e’ assicurata !
Per me subito un
Old Fashioned
Poi un Invisibile
E a finire
Martini Dry
Happy new year dear Barman! 😊
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azzo! parti subito con roba forte !!!
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..tutta colpa tua.. 😄
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cin cin ! 🙂
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Nadine Shah, una grande!
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decisamente si !!!!!
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Questo post me lo devo rileggere e ascoltare con calma sdraiata sul divano, portatile accanto e qualcosa da bere che ancora devo scegliere… 😉 ma non sarà una tisana. 😀
Sei un pozzo di consigli.
Buon Anno, per il momento. Aspettami che mo’ torno.
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va bene 🙂
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Che bell’articolone!
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passione e tante altre cose… Grazie a te, serviti pure da bere !
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Grazie!!!
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Buon anno, barman. 🙂
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grazie cara anche a te… ho sempre un gran piacere nel risentirti !
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Lo e’ anche per me!
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auguri anche a te allora !!!!!
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Barman, ma se io ascolto tutta la tua musica del 2017… tu lo leggi il mio primo racconto del 2018? Un abbraccio, da questa parte del mondo. 😊
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certo…… volo !!!
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al solito, man, sei un grande. happy 18
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happy 18 !!!
Ormai questi anni 2000 sono maggiorenni, chissà se diventeranno più maturi (?)
Grazie come sempre della tua presenza…
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Poche cose rendono bello un inizio d’anno come un tuo articolo a consuntivo di un anno di musica!
Anch’io ho voluto copiare quest’anno il tuo stile nello scrivere la mia classifica dei migliori film del 2017, cercando di presentare non una mera graduatoria ma un vero buffet di portate aryistiche come fai sempre tu in campo musicale (tu hai poi questa pazzesca marcia in più dell’abbinamento tra il disco ed il buon bere, creando una sinfonia di piaceri sinesttici e che non si esauriscono in questo modo con il post, ma proseguono nella vita reale… fantastico!
Vuoi sapere la cosa più bella, Barman? Il tuo post annuale mi accompagna sempre per mesi e mesi, nelle ricerche sul web e dentro ai negozi di dischi (a Bologna, la mia città, ce ne sono un paio dove sembra che il tuo spirito aleggi tra gli espositori…).
Impaginazione impeccabile, grandi immagini, link per le tracce d’ascolto… anche la forma di questo articolo è magnifica: sei una certezza.
P.S. MELANIE DE BIASIO “Lilies” è già comprato! Vinile a 20 euro da Disco d’Oro… Amato subito!
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grande !!!
Vedo che alla fine, tra un consiglio e l’altro, quando convinco qualcuno a comprare un album dei miei preferiti ( e poi in vinile… bellissimo!!!) è sempre una gioia particolare, e che in fondo convince noi blogger che tutte le nostre fatiche non sono vane. Anch’io ho letto la scelta annuale dei tuoi film, e devo dire che mi inchino alla tua professionalità. Anche a me piacerebbe fare un articolo sui lungometraggi dell’anno, ma siccome con il mio lavoro, purtroppo ne posso vedere pochi, mi limito a gustarli con il contagocce, anche se poi, leggendo articoli come i tuoi, me li rivedo con calma a casa. Ultimamente, per esempio, ho visto un film del 2016 intitolato “ARQ” che mi è piaciuto tantissimo, così come le miniserie francese “La Mante”. Essendo poi appassionato di Black Mirror, ho atteso con ansia la sua 4 stagione, perché temevo una sua americanizzazione (vedi la voce Netflix), che però è avvenuta in parte (e penso di fare anche un post). Così mi rimane la musica, e ti saluto con immensa gioia.
Ora vai alle copertine……
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Sempre consigli da super esperto! I colori dei cocktails sono da bere!!!!
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si beve sempre a colori e ci si diverte… Salute a te dolce creatura !
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Siiiiiii!!!🎶🎶🎶🎶🎶🍹
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grazie per la condivisione… I need to pick up “Truth, Liberty and Soul…”
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non fermarti allora !!!!!
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🙂
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apperò … elenco ben dettagliato dove, accanto a nomi a me sconosciuti, ho il piacere di trovare nomi noti (gybe) ed album che rientrano in una mia ideale ‘top TEN’ (M. Debiasio, Nadine shah of course, e i 2 grandi vecchi… Roberto e Ruggiero… non vedo l’ora arrivi aprile 😉
Di mio, mi permetto di segnalare anche Hiss Spun di chelsea wolfe, Land animal (bent knee) e, soprattutto, il superlativo Ensen di Emel Mathlouthi.
(vado a bermi qualcosa ora…. ciao)
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cosa ci vuoi fare, come ho già anticipato, ognuno di noi potrebbe stilare la sua classifica completamente diversa da quello dell’altro, anche perché l’emotività di ognuno di noi si differisce proprio dalla verità di gusti che ci fanno felici. Io cerco sempre di alternare proposte ottime, con quelle più di nicchia, e magari altre scelte che nessuno si fila. Complimenti comunque per l tuoi gusti: Chelsea Wolfe, l’ho seguita dagli inizi ma non sono ancora riuscito ad entrare nella sua cifra stilistica, però devo ammettere che è una delle proposte alternative più particolari. I Bent Knee sono eccezionali, e colpevolmente sono io che non li ho considerati: vedrò di analizzare il loro sound, sicuramente innovativo. Anche Emel è una delle voci emergenti da tenere d’occhio, ma la conosco poco e, vista la tua insistenza, vedrò di non perdere altro terreno prima che diventi me scappi del tutto….
Ancora benvenuto e… serviti senza problemi, qui, come dice l’incipit, si beve di tutto !
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…azz cancella il “diventi” (forse pensavo alla parola “icona”)
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