libri dell'estate

E’ vero, durante le ferie il tempo per la lettura è particolare, perché dipende sempre dai momenti di quiete, ma io, tra una camminata e una nuotata, nel momento del giusto riposo, cerco sempre un libro, diversificando le proposte: leggere e non, proprio per uno stacco ulteriore da tutto.
Allora vediamo com’è andata quest’anno con una piccola retrospettiva…

morti eccellenti

Bisogna premettere che agosto ci ha riservato delle dipartite eccellenti, dall’immensa Aretha Franklin al nostro Claudio Lolli, mentre ai più è sfuggita la morte dell’altro Claudio: quel Canali che fondò il gruppo prog “Biglietto per l’inferno”, e che poi, avendo scelto la strada della riservatezza mistica, divenne frate ritirandosi in un eremo toscano. La vita è anche questa: dai soul all’anima profonda della preghiera, per celebrare la liturgia delle passioni più vere. A furia di cercarci, speriamo di ritrovarci un giorno, e allora. perché non leggere qualcosa vicino alla fantascienza? L’ho sempre detto,
libro 1 è uno dei miei generi preferiti, soprattutto racconti che d’estate scivolano via in un baleno, però questo Viaggi nello spazio (Einaudi) mi ha deluso, eccome… A parte il racconto “Relazione su una stazione spaziale non identificata” di Ballard, bellissimo, ma che già conoscevo, il resto si è concentrato solamente sul nome altisonante degli altri autori presenti, ma non sulla qualità. E’ come se il curatore avesse scelto la firma di culto senza aver letto il contenuto, perché i restanti pezzi sono veramente deludenti.  Evidentemente materiale scritto in momenti non particolarmente creativi. A parte che non capisco come si possa mettere insieme Philp Dick con Salgari;  Matheson con libro11Voltaire; Sheckley con H.G.Wells; Bradbury con Vivenair. Non tanto per variegate il tutto, ma perché certe soluzioni stilistiche non stanno in piedi le une con le altre, snaturando le struttura dell’idea. La modernità letteraria bisogna sempre tenerla in primo piano, soprattutto quando un libro deve intraprendere strade nuove e non riciclare il vecchio passandolo per particolare… comunque colpa mia che l’ho comprato. Al curatore consiglio di leggere l’antologia della casa editrice Shake: “Strani attrattori” dove oltre al racconto di Ballard già citato, il resto della selezione è veramente coraggiosa, sorprendente fino all’ultima riga. Questo si che è d’acquistare !!!
libro 2Stesso discorso per la raccolta “Storie di fantasmi” dell’editore Elliot, in cui, riciclare la “Ligeia” di Poe o “Processo per omicidio” di Dickens, insieme ad altri autori tipo Kipling, Wells o Freeman, vuol dire non approfondire una tematica oltretutto particolare, dove le varie possibilità di concepire un’antologia originale ci potevano essere tutte.
Il libro me lo hanno prestato, però anche in questo caso, il curatore è da rinchiudere insieme ai fantasmi che aveva immaginato, perché è troppo facile editare un libro con la sola concezione di pubblicarlo per un pubblico estivo. Ormai i lettori incalliti non si accontentano di storie dozzinali o di capolavori riciclati all’inverosimile; la qualità sembra un genere in via d’estinzione, soprattutto legata a un mediocre lavoro di produzione, ormai ridotta al puro marketing manageriale.

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Qualità che invece ho ritrovato sorprendentemente nel libro “Il collezionista di bambole” della scrittrice americana Joyce Carol Oates (ilSaggiatore), in cui una selezione di racconti noir risulta veramente eccezionale. La bravura di quest’autrice è tutta concentrata, non tanto nel fatto di creare il classico “colpo di scena”, perché sostanzialmente lo si intuisce nel procedere alla lettura, ma in quello che succede “intorno” al colpo di scena, e a un finale aperto che  il fruitore completa con il sorriso sulle labbra, consapevole di aver assimilato qualcosa di particolare. I racconti “La grande madre”; “Equatoriale”; “Mistery, Inc.” e appunto “Il collezionista di bambole”, sono da incorniciare. Non giudicate la copertina del volume, veramente pessima (certi grafici sarebbero da sopprimere), il suo contenuto è qualcosa di veramente “nero”.
Da non perdere.

libro 3
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Stesso discorso per la raccolta dell’italiano Daniele Del Giudice. “Mania” (Einaudi), in cui un solo racconto: “L’orecchio assoluto”, vale il prezzo dell’acquisto, perché, un brano di musica perduto nell’etere, costituisce il movente per un omicidio senza assassino. Assolutamente fantastico, senza contare che i racconti susseguenti, tutti incentrati sulle nostre manie (appunto), diventano l’innesco che possono sconvolgere la mente, o il nostro destino improvviso, forma dei sentimenti più radicati e misteriosi, in cui la suspence diventa un tiro alla fune fra il lettore e lo scrittore. Consigliato.

libro 4
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Un paragrafo diverso meriterebbe il libro “Vinyl – storie di dischi che cambiano la vita”, (Morellini) perché essendo questo un blog dove notoriamente si parla di musica, meriterebbe un post tutto suo. Bellissima idea, in cui un disco particolare diventa lo spunto per un racconto personale dei vari autori (tutti italiani) che lo raccontano. Il problema però è che la maggior parte delle storie sono autobiografiche, nel senso che analizzano un particolare periodo storico della vita di ognuno, attraverso il proprio disco preferito, senza costruire una vicenda letteraria. Non è casuale che i racconti migliori sono quelli che invece fanno della fiction, inventato una storia a tutti gli effetti, come per esempio il racconto dell’ideatore della raccolta, Luca Martini (forse il meglio del lotto), anche se la bellezza del libro è tutta racchiusa nei titoli che prendono il nome dagli Lp che hanno fatto la storia del rock. Troppo bello!

libro 6

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Se invece vogliamo leggere un grande autore, il palestinese Mahmud Darwish, rappresenta con la sua “Trilogia palestinese” (Feltrinelli) una sintesi in cui, dramma e poesia convivono per essere testimonianza della tragedia e della bellezza di un popolo, e di una nazione sempre a cavallo fra la sua rinascita e la sua oppressione. L’ultimo racconto (tutto in forma di poema): “Il giocatore d’azzardo”, racchiude sinteticamente una storia che non vuole fermarsi di fronte  all’avvicinassi della morte. La vita non è una commessa, ma un credo tutto dedicato alla suo desiderio di libertà: “…Chi sono io per dirvi / quel che vi dico? / Non una pietra levigata dalle acque / per diventare volto / né una canna forata dai venti / per diventare flauto / … / Per mia fortuna dormo poco / così ascolto il mio corpo / e credo nel mio talento di scovare il dolore / e chiamare il medico dieci minuti prima di morire / dieci minuti mi bastano a restare vivo per caso / e ingannare il nulla // Chi sono io per ingannare il nulla? 

libro 7

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E così di poesia in poesia la raccolta di liriche “Chiodi” (Casagrande) dell’autrice della “Trilogia della città di K”: l’ungherese Agota Kristof, è stata per me una sorpresa, nel senso che non conoscendola come poetessa, l’ho letta con curiosità e l’ho apprezzata nonostante la durezza di tutti gli scritti. I chiodi non sono altro che tutte le ferite accumulate negli anni di un esilio, trascritto con l’asciuttezza e la freddezza di un qualcosa piantato senza remissione nella carne, o in senso più esteso, nella vita…

libro 5

Non c’è motivo di cambiare marciapiede

Nel crepuscolo che ha perso l’equilibrio
un uccello libero spicca un volo sghembo
a terra c’è solo il seminato
silenzio indicibile
e insopportabile
attesa

Ieri era tutto più bello il canto
tra le fronde degli alberi
tra i miei capelli il vento
tra le tue mani tese
il sole

Ora nevica sulle mie palpebre
il mio corpo
è pesante come roccia
e non c’è motivo di cambiare marciapiede
e no c’è motivo per
andare sulle montagne

 

Non morire

Non morire
non ancora
troppo presto il coltello
il veleno
troppo presto
Mi amo ancora
Amo le mie mani che fumano
che scrivono
Che tengono la sigaretta
La penna
Il bicchiere
Amo le mie mani che tremano
che puliscono nonostante tutto
che si muovono
La unghie vi crescono ancora
le mie mani
rimettono a posto gli occhiali
affinché io scriva

*****

libro 8

Concludiamo con la musica per risollevarci con un romanzo simpaticissimo: “Norwegian Blues” (Iperborea) del norvegese Levi Henriksen, in cui, un produttore discografico, stanco delle proposte attuali  che offre il mercato, dopo una notte di sbronze, costretto ad andare al battesimo del figlio di un amico, ascolta in chiesa il canto celestiale di un trio di fratelli ormai ottuagenari, che negli anni ’60 intrapresero un viaggio on the road per le strade d’America fra gospel e blues, diventando una leggenda. E’ un colpo di fulmine, e decide di scommettere ancora su di loro come ultimo scopo della sua vita, convincendoli a ritornare sulle scene, chiedendosi il perché del loro esilio volontario. Tutto si trasforma in un divertentissimo incedere di tentativi di riprodurre la poesia della loro musica, entrando nei segreti delle loro personalità, perché è proprio la musica la trama di queste pagine, dove si scopre che la gioia è veramente qualcosa di personale, legata anche alle proprie disillusioni senza essere banali. “A volte il successo più grande sta nel fallire piuttosto che ripetere sempre lo stesso successo…” Ma in fondo, qual’è la cosa più bella, cercare di entrare nelle dimensioni della sincerità autentica, piuttosto che falsificare le proprie emozioni? Anche se il titolo originale si potrebbe tradurre nel “canto dell’arpa”, Norwegian Blues, è un libro che ci fa entrare nelle stanze delle nostre passioni, utilizzando humor e capacità letterarie, perché se la felicità è solamente a un passo da noi, cercare di percorrere chilometri non avrebbe senso.
Godevolissimo

bevande estive 3

Va bene ragazzi, servitevi da bere come avete sempre fatto, perché se le nostre giornate si accontentano di un sorso di umanità, allora, avete trovato il Bar che fa per voi…
Forever young !

il Barman  del Club

bevande estive 2

 

33 Comments on “EXT – Piccola retrospettiva di libri letti in ferie

  1. Norwegian Blues è insieme divertente e commovente, mi è piaciuto molto, come i racconti neri di Joyce Carol Oates, un must per chi ama il genere noir. Per il resto, tutti libri che non conosco e quello che ha attirato subito la mia attenzione è “Mania” di Daniele Del Giudice e me lo segno in lista.
    Grazie mille come sempre per i tuoi consigli, davvero eterogenei (almeno per me che per le letture rimango quasi sempre fedele al genere noir, thriller e affini).

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  2. Sotto l’ombrellone ho prima letto ELYSIUM di Jennifer Marie Brissett che ho trovato stupendo ho poi tentato di rileggere Il codice dell’Anima del prof. Hillman, questo perché un libro che non si legge due volte non merita di essere letto nemmeno la prima volta. Ero entusiasta quando lo lessi alla prima pubblicazione in Italia, (tanto da consigliarlo a destra e a manca dandomi tante arie e a regalarne addirittura tre copie. Stavolta però mi ha un poco deluso: sarà l’età, non so, ma non sono molto d’accordo col prof. Hillman. Alle volte sembra scivolare un poco nel misticismo e nel paranormale e certi argomenti mi ricordano i discorsi che facevamo da bambini; quando a sera, stanchi dai giochi seduti vicini vicini ci raccontavamo strane storie di fantasmi e di fatti non spiegabili.
    E’ una ricchezza avere a che fare con te Barman e ancora grazie per il commento sul mio “CITY”.

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    • figurati… fai delle foto che sono straordinarie e non lo dico per adularti, basta solo guardarle. La classe la si vede a prima vista. Questo succede anche per i libri, nonostante si rientra nei discorsi da te accennati: lo stato d’animo; certe passioni personali, i propri gusti e in fondo anche l’età; io per esempio amai tantissimo da giovane “Quelli di Anarres” di Ursula Le Guin, ma poi riletto in età più avanzata, iniziai ad avere dei dubbi, ma in fondo, è giusto che sia così. Lo stesso discorso per Hillman e le sue deduzioni con cui concordo con quello che dici: probabilmente affascina l’innocenza degli adolescenti, come altri di quel genere. mentre di Esylium ne ho sentito parlarne, ma non l’ho ancora letto, ero indeciso, ma visto il tuo giudizio, scioglierò questo dubbio in tempi brevi…

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  3. io sono stato molto più parco in letture: “Il tribunale delle Anime” di Donato Carrisi; un saggio di storia dell’Istria e un paio di libri di poesia, quello di Agota me lo debbo ancora procurare

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  4. Bella lista!
    “Vinyl – storie di dischi che cambiano la vita” Mi ispira parecchio, anche perché ho scritto anch’io parecchi post su questo argomento. Li ho chiamati “album vissuti”.

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