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A volte lasciarsi andare fa bene, soprattutto in un’estate magra di uscite e di novità per niente eccezionali. Per questo motivo la ripubblicazione di questo “Twin Fantasy”, che potremmo definire un “remake” o meglio ancora un “remaster”, fortemente voluto da Will Toledo, il quale, con i suoi Car Seat Headrest, lo riporta in auge, con una vera e propria dichiarazione d’intenti definendolo uno dei suoi lavori più amati, scritto e autoprodotto all’età di 19 anni e ora rivisitato a 25 sotto l’etichetta della Matador.
Questo ragazzo è sostanzialmente quello che potremmo definire un genio precoce, e il tempo deciderà se come un novello Rimbaud sarà stato un artista che si è bruciato troppo in fretta, o a tutti gli effetti, potenzialmente, diventerà uno dei rocker di punta della nuova scena americana. Anche se ora questa domanda non ci interessa perché il futuro può aspettare. Il presente rappresenta la spontaneità miscelata dentro a un calderone di suoni, sempre a metà fra la freschezza dell’adolescenza e la consapevolezza dell’età adulta, giusto per riprendere le redini del rock’n’roll e riproporlo alla sua maniera: tutto in una volta, perché il tutto è già stato creato e, rimetterlo insieme, fa parte dei sogni di chi vuole crescere con la musica che ha sempre ascoltato.

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Sì… il rock’n’roll, e proprio per questo ci si stupisce come un ragazzotto dalla faccia pulita o dall’aspetto tipicamente da nerd, si sia lasciato affascinare dalla musica del diavolo in un epoca dove il rap sta spopolando nelle nuove generazioni. Ma anche questa seconda domanda non ci interessa, ci interessa quello che sia riuscito a fare con la sua chitarra e la sua creatività: una lunga serie di album autoprodotti nella sua cameretta, fino alla svolta del 2016, quando, scoperto dalla major sopracitata, gli viene costruita una band tutta per lui e si fa conoscere ai più con uno dei dischi più belli di quell’anno: “Teens of Denial”, già trattato in questo blog. Ecco perché tutto il suo retroterra passato non si poteva dimenticare, giusto per riproporre quel periodo della vita di ognuno dove la memoria rimane ancorata ai sogni più belli, o alle speranze che ti fanno sentire troppo presto un uomo, anche con le sue disillusioni. Non importa quello che verrà dopo, certi capitoli rimangono tatuati sulla pelle come una mappa in cui, ogni piccolo passo, sarà sempre lì a ricordarti la vastità del cielo che ti apparteneva, e la Terra, tutta sotto ai tuoi piedi.

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Tra l’altro, la curiosità è tutta racchiusa nel packaging con cui è stato confezionato questo  “Twin Fantasy”: due CD, di cui uno, è quello originario, con tutte le sue sbavature improvvisate, la sua irruenza spontanea della giovane età, la sua gioiosa approssimazione, il suo cantato sgraziato dove la voce, campionata, filtrata, registrata, si ripete ossessivamente in una sorta di new-new-wave (si può dire?) per essere strumento a sua volta nell’insieme generale; e il secondo, dove l’album è stato rivisitato e riarrangiato con le potenzialità di uno studio vero e proprio, in cui, acquistata la giusta maturazione artistica e la supervisione di un produttore capace, il tutto viene trasformato senza voler stravolgere il seme originario, ma la classe emerge nella completezza finale. Tocca poi a noi la scelta: se quella parte dove l’impeto e la strabordanza diventa efficace quanto basta per illuminare una tela disadorna riempita di colori spruzzati a getto continuo, o la stanza di un palcoscenico dove la finzione è talmente efficace da sembrare più autentica dell’originale. Forse, è il solito dilemma: meglio l’istinto o la ragione? Ma l’arte si sa, esiste proprio quando le domande sono più interessanti delle risposte, perché ognuno di noi esiste per avere dentro di sé la sua breve razionalità, o dall’altro lato della facciata, la sua infinita immaginazione.

2017 Coachella Valley Music And Arts Festival - Weekend 2 - Day 2

Sostanzialmente il disco è un “poema personale” dove tutta la storia è incentrata sul concetto di superamento dell’adolescenza attraverso le traversie dell’amore, in cui, l’innocenza si confonde con il dubbio di una sessualità fluida senza compromessi, dove accettazione, rifiuto, incuria, dubbi, frustrazione, riscatto, gioia e violenza, si alternano per dare voce ai ritmi e al suono elettrico degli strumenti che urlano per i protagonisti dei singoli frammenti. La musica supera quel confine che l’aveva relegata nelle cantine, come se questa improvvisa deflagrazione non appartenesse più a questi anni confusi, ma a un passato prossimo che sembrava lontano anni luce. Eppure questa rivitalizzazione emerge in maniera fantastica proprio dentro a un concept apparentemente autodistruttivo, ma che, traccia dopo traccia, diventa un manuale di sopravvivenza per sostituire la realtà dei fatti con la finzione costruita dentro a un atto unico nella commedia della vita.

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Dentro a questi due CD c’è un’enorme quantità d’idee, che un gruppo un po’ sgamato degli anni ’70 (ma anche ’90), ci avrebbe trovato materiale per almeno cinque LP, invece questo enfant prodige dell’indie-rock americano se ne frega totalmente delle costruzioni mentali di marketing, perché le sue storie sono quelle di un oggi fatto di continue contraddizioni, e lui le vuole raccontare alla sua maniera. Non importa se il minutaggio diventa anarchico e supera gli equilibri del mainstream più convenzionale: ogni impressione, ogni sfogo, ogni delicatezza e ogni rivolta, devono avere le loro evoluzione e si devono esprimere con le giuste alterazioni dell’emotività.

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L’alternanza delle melodie con le fughe schizofreniche e le continue riprese fra strofe e ritornelli con le conseguenti apoteosi sferraglianti della base ritmica, rappresentano, non tanto la passionalità che porta inevitabilmente alle angosce e alle esaltazioni di quell’età, ma la conseguente ribellione che trascina dietro di sé ogni aggettivo. Paradossalmente ogni incastro apparentemente folle alla fine converge dentro al nucleo che lo ha generato, giusto il tempo per ridare equilibrio alla composizione e concluderla alla grande. Non c’è ossessione, ma una tenacia intrisa con una vitalità impressionante.

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La bellezza esiste proprio perché dalle storie vere nascono dei personaggi, i quali si muovono a loro vota nella loro metamorfosi fra ciò che è stato e ciò che si vuole narrare, come se la fantasia fosse il veicolo giusto per esaltare ogni interrogativo. Faccia a faccia, dice il sottotitolo, giusto per favoleggiare quello specchio dove il tuo gemello parla più di te stesso e diventa lui stesso la voce narrante. Ecco perché gli attori sono girati al maschile, non per sottacere un’apparente omosessualità, o il disagio di interpretarla, ma perché l’altro che ti appartiene si configura come l’alter-ego con cui confessarsi o fare a pugni spaccando tutto. In realtà il nome echeggiato è quello di Wurtz, riferito alla disegnatrice Cate Wurtz, in arte Partydog, giusto per interpretare il disegno della copertina, dove nulla è casuale, eppure, la dinamica essenziale supera i rapporti espliciti delle parti solamente per raccontarsi.

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La deriva conseguente si rappresenta attraverso una teatralità violenta e disperata, la quale raggiunge risvolti talmente quotidiani da contrapporsi con l’epica declamata dagli strumenti. Fondamentalmente è una storia come tante, ma  è come la si racconta che si aggiungono tensione e coerenza strutturale, deviando la trama verso un’apoteosi poetica aggiunta al retrogusto filosofico del concetto guida: come ci poniamo di fronte all’altro se quest’ultimo è troppo diverso da noi stessi? Oppure, esiste l’anima gemella? Will Toledo riscrive il suo racconto navigando intorno a quello accaduto sei anni prima, giusto per riappropriarsi tutto quello che aveva perduto per sincero entusiasmo e il conseguente dramma emotivo. Inoltre se nella prima versione il protagonista (o la protagonista), viene chiamata per nome, ora le viene restituito l’anonimato, perché è giusto evocare quello spirito di completamento che l’ascoltatore deve avere per l’interpretazione. Fantasia insieme ad altra fantasia, è questo che conta. In fondo, anche una canzone può diventare letteratura.

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Tra l’altro i riferimenti e le citazioni sono veramente innumerevoli e iconoclasti, perché alternano i Pink Floyd di The Wall con Katherine Anne Porter; David Foster Wallace con i versi della Bibbia, giusto per evidenziare i grandi maestri che hanno già vissuto e che hanno già scritto, perché diciamocelo chiaro, scoprire la realtà insieme agli occhi di un’altra persona è una lezione di vita che può regalare anche finali amarissimi, ma efficaci per ogni scelta successiva, per ogni tipo di crescita.

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E’ facile capire a questo punto quanto Will Toledo stia diventando una figura di culto di tutto un sottobosco notoriamente relegato all’underground. Gli anni 2020 sono alle porte e la scena a stelle-e-strisce ha dannatamente bisogno di nuovi talenti per non implodere nella ripetizione mediocre della mancanza di novità. Non importa se qualcuno potrebbe aggiungere che questo tipo di realtà ha già avuto il suo tornaconto, quasi a rispondere che un’innovazione dev’essere per forza alternativa a tutti gli effetti, e non una variazione dell’usato. Ma se l’equazione formulata da questo spirito libero della Virginia era partita dalla piattaforma di Bandcamp fottendosene delle etichette (perché oggi esiste questa prerogativa) e il suo seguito si è moltiplicato a dismisura fino a raggiungere questi apogei creativi, sempre in crescendo, sempre più in alto (come potrebbe aggiungere qualcuno), allora, probabilmente possiamo concludere che il rock continua ad essere un mezzo dannatamente efficace per esprimere le pulsioni più vere, quelle che abbiamo vissuto tutti, e proprio per questo le sentiamo defluire fra le vene e le arterie della nostra ribellione interiore.

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tutte le foto sono tratte dal web

Possiamo solamente aggiungere che le storie della vita si possono scrivere proprio per essere lette da tutti quelli che hanno bisogno di sentirle, e non è una questione di semplice appagamento, ma della reazione che tutti gli amanti della buona musica sentono  come una necessità espressiva per identificarsi, o più semplicemente per gioire di tanta bellezza, qualunque essa sia, giusto il tempo per essere trascinati nel vortice delle nostre pazzie, anche quelle che nascondiamo solamente per farle esplodere in quel preciso momento dell’esaltazione, e poi ritorna tutto come prima, in attesa del prossimo accordo ripetuto fino allo sfinimento… “Non ho guardato il sole per così tanto tempo / avevo dimenticato quanto facesse male / lo spettacolo non è finito / continueranno ad andare avanti /… / Questa non è la fine / li vedremo di nuovo / ma questa è la fine della canzone / ed è solo una canzone / questa è la versione di me e te che può esistere al di fuori di ogni altra cosa / e se  è solo una fantasia / allora tutto può succedere…”
Si… tutto può succedere, anche di ricominciare da capo… “I nomi sono stati cambiati / e allora versane uno / chiunque tu sia…”
Chiaramente, in un bar come questo, io, ho versato da bere !

il Barman del Club

35 Comments on “CAR SEAT HEADREST – Twin Fantasy (Face to Face)

  1. Guarda, quando parli dei CSH è come entrare nel mondo della geometria non euclidea. Mi gira già la testa così, meglio che non beva niente (altrimenti divento petulante). Alla prossima.

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        • Sì, ma il fatto è che ascoltando il signor Toledo io mi sento in un mondo piano (piatto), da qui il mio smarrimento di fronte alle descrizioni del nostro barman. Cose tipo “ogni incastro apparentemente folle alla fine converge dentro al nucleo che lo ha generato, giusto il tempo per ridare equilibrio alla composizione e concluderla alla grande. Non c’è ossessione, ma una tenacia intrisa con una vitalità impressionante.” meritano secondo me cause migliori. Ma poi bevo qualcosa e via, mi sembra tutto vero. Ciao.

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          • beh direi che la prendi nel modo giusto, il guaio è che i nostri mezzi per percepire il mondo non sono ricchissimi, e ci inventiamo il tempo, le geometrie, e quant’altro possa renderlo più adatto ai nostri mezzi e alle nostre percezioni

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            • Inventarsi il tempo o le geometrie non è una gran impresa rispetto all’inventarmi il disco che sente il nostro barman e che io non riesco minimamente a percepire. Vorrei fermarmi a offrire un giro ma temo che il nostro barman oggi mi caccerà dal locale, come si usa con gli ubriaconi molesti. Salute a tutti.

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  2. Carissimo StaNman, io non butterò mai fuori dal mio locale nessun cliente, anzi, preferisco un sano dibattito ai “mi piace” “che bello” messi lì per puro passaggio. Volevo soltanto ribadire che quel “giro di parole” lo sottoscriverei ancora, perché quello che preferisco è proprio la genuinità anche adolescenziale di qualità, alla costruzione di marketing troppo edulcorata. Avendo portato in giro Giulia per concerti, in questi ultimi anni, ho constatato di persona la piattezza culturale, musicalmente parlando, dei giovani di oggi, troppo ancorati a una tipologia di rap lontano anni luce dal concetto hip hop degli esordi. Veramente sconcertante! Proprio in questi giorni a scuola hanno chiesto agli alunni della classe che frequenta Giulia che musica ascoltassero, ebbene, lei è stata l’unica a rispondere che preferiva il rock’n’roll, mentre tutti gli altri hanno risposto: rap. Anzi, alla sorpresa del professore che le ha chiesto chi erano i gruppi che riteneva validi, tutti i suoi compagni sentendo nomi per loro sconosciuti: Pink Floyd, Rolling Stone, Clash ecc. le hanno detto: “ma cosa cazzo ascolti”. (e stiamo parlando di 18enni). E’ vero che ogni generazione ha i propri idoli, ma la nostra riconosceva il valore di chi era passato prima. E sottolineo: fosse un rap valido, niente da dire, ma quello che ho sentito fatto da loro faceva ridere anche le galline del pollaio del mio vicino. Probabilmente questo mio esempio non c’entra niente, ma nel sentire un ragazzo come Will Toledo suonare con quell’entusiasmo e con quella capacità che ormai uno di quell’età non ha più (negli anni ’60 e ’70 era la norma lo so), io personalmente lo sprono a continuare perché ritengo che abbia delle potenzialità enormi, poi, come ho scritto, sarà il tempo ha dare il giudizio finale in un’epoca dove si consuma tutto troppo in fretta, a tal punto, che quel poco di buono che viene fatto, viene dimenticato come se niente fosse…
    Vabbè ora mi si è seccata la gola anche a me: cosa facciamo? Ci beviamo qualcosa insieme?

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  3. A rispondere punto per punto finirei quando mi arriva la pensione. Però io ricordo che solo chi davvero della musica aveva fatto una passione andava a cercarsi i precursori o i contemporanei più oscuri dei nomi da te citati, per gli altri ed erano la maggioranza il blues iniziava e finiva con i Rolling o Clapton o Hendrix. I Pink Floyd al massimo dovevano qualcosa ai Beatles e chi ascoltava disco figurati se sospettava l’universo funky. Conoscevo uno a cui piacevano molto gli Stray Cats ma tu credi che sia andato oltre? Tutto il rockabilly che gli serviva era quello, curiosità zero. Anni fa comunque la musica era più importante per i giovani, qui sono con te. Uno poteva essere un personaggio, per diventare famoso doveva esserlo anzi (eccezione? Molti gruppi prog. definiti appunto “gruppi senza volto”), ma mai completamente a scapito della proposta artistica, condizione se non sufficiente (per la fama) assolutamente necessaria.
    Ma mi sa che ci siamo persi Toledo qualche bicchiere fa. Beviamo.

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    • se pensi alla pensione quella te la scordi, di conseguenza c’è stato un punto di convergenza: quali sono e come si avvicinano i giovani alle proposte musicali di oggi? C’è molta sufficienza e pochissima memoria storica. Probabilmente è anche questa l’involuzione che ci vive intorno, almeno in Italia dove la “cultura musicale” è un paradigma di difficile comprensione: ci tocca andare nei buchi del culo per ascoltarne di valida. E qui ritorna in ballo Toledo che non si è perso perché se lo invitiamo a bere con noi, mi sa che ne sentiamo di belle… canzoni s’intende 🙂

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  4. Scusa, dimenticavo una cosa. Se per quei ragazzi i nomi da te citati (e sono nomi GROSSI, qui non è più questione di cultura musicale ma di cultura, si tratta di sapere in che mondo vivi) sono sconosciuti e perché probabilmente manco a casa ne hanno mai sentito parlare. Caro mio, la guerra è stata combattuta ieri e temo che l’abbiamo perduta. One for the road, grazie.

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    • giusta osservazione ma, teniamo duro lo stesso, perché da qualche parte, un partigiano lo troveremo sempre, e chissà se “hasta la victoria, siempre” è una frese perduta nel gorgo della Storia…

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  5. Dai, non voglio toglierti il piacere di ascoltare Toledo e se sei convinto che sia un grande che devo dirti, perché no?
    Però: non è un adolescente. Non è stato precoce (statisticamente) nel mettersi a fare musica (in questo settore poi).
    A me personalmente non piace la sua voce: spleen esistenziale o sciatteria?
    Comunque mi comunica un senso d’impotenza, di fiacchezza. Sai che magari non è così lontano dai ragazzi di cui parlavamo prima?
    Forse potrebbe essere più a suo agio in altre forme espressive (fumetto, letteratura, video), vederlo on stage mi ha fatto compassione (e non sto sfottendo). Bene, dal mondo del bastian contrario è tutto. Alla prossima.

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    • allora non hai sentito i ragazzi nominati 🙂 🙂 (ah ah ah) inoltre ritornando alla precocità, statisticamente, all’età di 19 anni aveva autoprodotto già 10 album (però forse hai ragione, Mozart a 6 anni componeva musica), comunque, nessun problema, evidentemente a te emoziona qualcos’altro e va bene anche così, non possiamo essere uguali, magari a me non piacerebbe per niente un artista che invece a te trascina in tutto per tutto, d’altronde Charles Hughes diceva che quando perdiamo il diritto di essere diversi, perdiamo anche il diritto di essere liberi. Poi, per quanto riguarda le “voci” del rock’n’roll potremmo aprire un post a parte e disquisire senza fine. Ma anche questa è un’altra storia, in fondo, citazione per citazione, Pablo Picasso un giorno disse di non giudicare sbagliato ciò che non conosci, bisogna soltanto cogliere l’occasione per comprendere…
      Alla prossima !

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  6. Senza voler entrare nel merito della qualità dell’offerta, dieci album autoprodotti, di per sé non devono impressionarci. Oggi sai benissimo che fai in fretta a registrare. Un tempo registravano su una cassetta gli accordi base con l’acustica e finivano con il perfezionare solo quelle che consideravano papabili per la casa discografica. Ma è risaputo che le canzoni composte erano molte, molte di più. Tanti sono gli artisti che hanno continuato a distribuire per anni nei loro dischi canzoni nate ai tempi della loro iniziale esplosione creativa. Questo, ripeto, lo dico a prescindere dall’artista in questione. Quanto all’età: Mozart, non mi ricordo di lui. In quale gruppo suonava? Però mi ricordo di Winwood, Buckley, Weller, Thompson, Morrison (Van più che Jim per questo discorso) Page…
    Questo ti dovevo. Per le emozioni la penso invece esattamente come te.
    Non volevo tornarci su, ma mi ci hai tirato dentro. Voi baristi, sapete sempre come seccare la gola ai clienti. Ciao.

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    • beh grazie, se mi fai dei nomi che sono già la Storia è troppo facile, mi sarei aspettato qualcosa tipo, Mothersbaugh, Blixa, E.Smith, D.Thomas o G.Kyser, ma non importa, quando due mondi escono dalla loro orbita, difficilmente ritornano da dove si erano incontrati (Spazio 1999 insegna). Comunque è vero, noi baristi sappiamo come far seccare la gola, anche quella profonda, giusto per cui mi piacerebbe chiederti se preferisci una Guinness o una Murphy, ma anche su questo punto, mi sa che non andremmo d’accordo, almeno, giusto per il gioco delle parti.
      Nessun problema… una “media” (almeno questa ci potrà unire) sia !!!!!

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  7. Grazie per la media. Però ho fatto quei nomi non per cattiveria ma perché tu avevi tirato in ballo il Mozart, allora ho pensato che qualcuno l’abbiamo avuto anche noi rocker, di giovanotti svegli.

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  8. Ho letto il bell’articolo e anche l’interessante discussione nei commenti. A me il signor Toledo piace (tra l’altro me lo facesti conoscere proprio tu tempo fa, non mi ricordo che commento feci a riguardo della sua voce), l’ho ascoltato più volte e anche stasera, e sono d’accordo con te sul fatto che non si trovano facilmente gruppi interessanti nel panorama underground musicale di oggi, e lui lo ascolto con piacere. Alcune canzoni sono proprio belle.
    Sono d’accordo con te anche sul generale appiattimento della ricerca musicale da parte dei nostri ragazzi, che spesso si trovano già impacchettata la musica che presto gli piacerà e difficilmente si sforzano di approfondire, di allargare gli orizzonti, di farsi insomma una cultura musicale. Non credo che noi in passato eravamo così, noi andavamo a cercarla la musica, volevamo capirla, entrare il più possibile nei mondi musicali che si aprivano davanti a noi .. non credo che sia la nostalgia a farni dire ciò e conosco bene i ragazzi, visto che lavoro con loro: uscendo da facili e dannose generalizzazioni, dispiace a me per prima dover constatare che la maggioranza dei ragazzi neanche in campo musicale riesce ad andare oltre ciò che gli propinano. Ma questo ormai ci è molto chiaro, ce lo siamo detto in tutte le salse; sarebbe interessante capire come risvegliare la curiosità e il desiderio della ricerca, lo stimolo ad andare oltre (che fortuna ha Giulia ad avere un papà come te!). E su questo mi sembra doveroso bere qualcosa di forte, perché qui ci si incammina su per un sentiero impervio 🙂 e l’ora non è adatta.
    Per niente a proposito, ti piace Tirzah?

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    • grazie per questo commento: è splendido, veramente; circoscrive a pieno titolo il problema e centra il punto della situazione. Io capisco l’amico StaNman, il quale non trova appigli con certe riproposizione musicali già sviluppate in un passato glorioso, ma quando sento un giovane come Toledo sviluppare, anche con delle approssimazioni, la sua passione con così tanta vitalità, non posso che emozionarmi, e mi fa piacere. Punto!
      Qualcosa di forte? non c’è problema, hai solo l’imbarazzo della scelta……
      Per Tirzah sì, è senz’altro una delle realtà più originali del momento, e il suo ultimo album l’ho preso in esame per una serie di recensioni che farò a breve, raggruppando in maniera sintetica gli album migliori del 2018, prima delle scelte finali.
      Per il momento… cin cin !!! 🙂

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