a-4

anonime e dimenticate

vivere è mancanza quieta,
segnata da lievi tratti di pianoforte,
una bava di vento
attraversa dolcemente rami
e foglie riemerse in primavera

è tutta silenzi l’attesa del libraio:
faccia arrivare presto
volumi altrimenti introvabili.
Olio per tirare avanti,
quando nulla procurerà sorrisi
oltre il pensiero di dover poter vivere,
lettere frequenti, lettere più rare
anonime e dimenticate,
rianimano fuochi devianti
non dicono, non si sa dove, quando

andare a capo spezzando
croste di pane, poi l’urlo:
chi ha talento scagli la prima pietra!
Seguono sorrisi grigio azzurrognoli,
i ciottoli rotolano a terra

a-5

in basso a destra

a qualcuno, sempre in basso a destra,
ha un’aria da fine impero, all’ultimo
sopravvive ammaccato: giù da terra
guarda e si nota parecchio tormento.
era così, anche durante l’occupazione,
innamorato delle maestrine, pronto
a fuggire al primo soffio d’aria cattiva,
diario nascosto, pantaloni cortissimi,
troppo per la sua età, e oggi
sembra dire, sono qui e non mi va
perché sono venuto male,
per tutta la vita mi rideranno dietro:
com’eri buffo! Sei tu in questa foto?

La virata in bianco e nero, insolente
scoloritura d’autore che, potendo,
nuoce ancor più, soprattutto in basso
a destra, dove i reietti irrigidiscono.
non parlano, non fanno domande,
specie quelle inutili, senza risposta
a destra dentro la busta della spesa,
a sinistra nel sacchetto dell’immondizia

a-1

Lucrezia

Spesso svago, specie quand’è sabato mattina.
E’ tutto un tramato di fuochi fatui e vetri.
Rimanere a letto diventa chiodi conficcati a tergo,
al netto di qualsiasi fantasia erotica smarrita
dentro altri tempi, altri spazi perduti.

Il cielo è sporco. L’aria è satura di umidità,
assieme a tante sciocchezze a un palmo dal cuore.
La vicina, mezzo nuda e inaccessibile,
esce a controllare i panni stesi: Arnold Layne
non è passato. Ci sono ancora tutti. Rientra.

Gli ossi di seppia stanno nella gabbia dei canarini.
Il siamese, notissimo e più grande poeta vivente,
sconosciuto ai più, continua a rimpinzarsi finché,
sconfitto dal suo stesso cibo, comincia a disquisire
riguardo libertà, uguaglianza, privilegi. E vomita.

Anche un cretino sa dell’impossibile convivenza
di uguaglianza e privilegi. Puoi pestare i piedi,
purché non siano quelli sbagliati.
Il gatto si getta a terra, sopraffatto dal desiderio
di giocare, farsi stropicciare, mordere, farla franca.

Ho conosciuto donne disposte a prendermi
per molto meno. Ferme all’ultima fatica di Baglioni,
tutto avviene per caso, nulla è lasciato al caso.
Lucrezia dorme ancora. Lasciatela sognare.
Non avrà mai un bambino.

a-6

Valerio

La verità è tutta in quel portare
con dignità il tuo pezzo di carne
in Croazia, sono certo non ti deluderà.
Leggere, scrivere, far di conto.
Disperati come pochi non sappiamo
se riusciremo a lasciarci dietro
un simulacro o una stele.

Tra poco, superato il disgusto
per tutto questo inutile far di conto,
non ci vedremo più: per te
un altro impiego, per me un’altra vita.
Stona l’orchestrina sul Titanic,
sembravano luci, erano soltanto stelle.
E non conosciamo la musica.

La costa di fronte è frastagliata,
l’acqua più pulita, arieggiata
senza una traccia di sabbia.
Qui siamo più opachi, sporchi,
delicatezza è un verbo sconosciuto.
Com’è difficile salvarsi, se tutto
è pronto a sommergere l’Atlantide.

Verità è sapersi voler bene.

a-1-1

forsennato amore

Tornarono dalla guerra solo pochi
con la testa insanguinata
e la spada arrugginita.

Amore su terre di nessuno confinato,
dentro il cuore del soldato sempre pronto
a farsi nebbia per salvare la sua vita,
rientrare tutto intero.
Amore sfinito di botte e impossibilità.

Amore bacia, senza braccia tinteggia
stanze livide altrimenti,
amore da operaia sempre in piedi,
tutto è in piedi, voluto, rifiutato,
segreto.

Forsennato amore ti sbilanci,
pieno di fango a ogni sconfitta.
Non oggetto ma colpisci, e sei in salita.

Amore non vuoi bene.
Storia ferita a rivederla ridere
del piatto quotidiano.

foto-18

di cancri e danaro

Dobbiamo riflettere: com’è stato possibile
passare dal nazismo alla solidarietà pelosa?
La strada è molto lineare,
più di quanto sembri:
fino a ieri, abbiamo fatto mangime per tonni
di tanti perdigiorno,
nessuno ha detto nulla, solo i lavoratori,
defraudati dei loro diritti, hanno mostrato
altruismo ben più dei ricchi paperoni,
barricati, nascosti e senza volto:
i loro portavoce
vengono eletti a suffragio universale
ogni tanto, lustro più o lustro meno.
Sei mesi di illusioni, cinque anni di amnesie,
nessuno pensa all’altruismo da operetta
come a un collutorio.
Sciacquo le gengive, l’alito è più buono,
meno batteri e sputo tutto nello scarico.
Il mondo è come nuovo!
Facilmente verrà il giorno
in cui molti dovranno sorseggiare la stessa acqua,
ma non saranno negri, gente di colore
per essere corretti: e quello stesso giorno
moriremo tutti, malati come siamo
di cancri e danaro.
Il mondo bianco non è riformabile.

a-9

motrici del cuore

tutti vorremmo
la nostra sedia elettrica
da cui sorridere
guardando attraverso

giustizia per vendetta,
i vostri verdetti mai
miglioreranno un uomo

il tempo dedicato alla paura
in realtà è perdita d’energie,
se ne potrebbe fare a meno
per meglio oliare
le motrici del cuore

non c’è scampo,
la prima luce del giorno
non è mai quella vera
nel tempo inspiegabile

a-7

per vivere

stanotte dormirò
senza paura del buio,
pensando di avere piedi puliti,
di piacerti
essere qualcosa non così
stanco,
senza nascondere
quei pomeriggi in cui nacqui,
le temperature basse,
piovosi
come quegli estranei
che si sfiorano, e qualcuno
lascia una traccia di
solitudine, ognuna
diversa dall’altra, che la
malinconia
ha un passo diverso, meno ancheggiante
con tutti quei violini suonati
all’unisono
da un’orchestra invisibile,
eppure il mondo
dentro te, con te,
diventa necessario
per vivere

a-10

Kylie Minogue

Le puttane si prendono a schiaffi tra loro,
non hanno molti denti ma li lavano spesso:
le parole più belle sono quelle pensate
dopo un buon risciacquo. I poeti, da bravi
cantastorie stanziali senza storie
ma con qualche problemino d’apparato,
terminano un’epoca, ma non iniziano
quella successiva, già morenti, settimini
o anche prima, sottopeso. L’odore è pessimo
misto sudore, inchiostri scaduti
tastiere sporche di auto erotismo, fard.
Diventano tutti Cuor di leone
per sfondare porte già spalancate.
Le puttane sanno di poter contare, se tutto
va bene, su qualche ora di cattività, dentro
case molto anonime senza nomi sui citofoni.
Molto correttamente applicano,
già da tempi non sospetti, la direttiva europea
di nessuna identità. Io sul mio
scriverò Kylie Minogue.

a-11

dimenticare tutto

Cosa raccontiamo. Smembrata la compagnia
dell’Anello, ognuno ha ripreso la propria strada
oltre Auschwitz, verso la nuova età dell’oro.
in fondo, servono guerre per arrivare alla Luna.
Le divergenze parallele porgono cordiali saluti.

Salgono docili le biciclette su treni e romanzi pieni
di zitelle, vocazioni negate in aste per baci sporchi
dentro case d’incontri e anime lontane, ardimentose
sciocche. Dimenticato del tutto il fumo dei camini
persi nel vento, nelle rose continuamente lisciate
di luce mai vista, nemmeno sentita, ma ovunque
presente, supplica di ogni giorno bene in evidenza.

Dove andiamo. Della mia uniforme conservo fregio,
mostrine, scarpe ancora disposte ad andare, ricordi
di vicinanze sbranate dal tempo, negozi di dischi
chiusi. Vecchia puttana ingiallita che non baciavi.

Dove siamo adesso. Saldi a una fermata, non si sa
di tante speranze quale sia stata la prima a morire,
l’ultima ancora in piedi, fuori a fumare senza timori
per l’arrivo di una nuova brutta stagione. Dove sarà
Dio. E’ rimasto ad Auschwitz a sbucciare zucche, a
scolpire ciottoli, perché i bambini non credano.

a-12

il bacio in gola

ciascuno insista
nel proprio dialetto fradicio;
qualcuno arricci le ciocche
tentando di riavviare la conversazione,
costasse l’espianto all’interlocutore

sui campi intorno,
sedili e vecchi inginocchiatoi
aspettano un altro natale
(che, poi, non si sa di quale destino)

sia stata o no benevolenza,
ho baciato in gola
umori scoscesi da lupa

Vietnam protest

molti

molti, sereni e tranquilli,
si sbattezzarono
pensando di essere liberi,
fu divertente, un esperimento sociale.
essere liberi migliorava l’aderenza.
a ogni terreno. pieni d’aria
indiscussi i fondamentali:
nasci, cresci, rapina, vattene a casa

Fiandre, Calvinisti, Ugonotti;
vegani, mistici indiani, danaro:
faranno lume ogni anno,
in pugno l’invitta fiaccola
della democrazia.
Marzo non verrà, maggio li troverà
incompiuti specie al mattino

liberi di cadere, essere pioggia,
l’ombrello non ancora inventato,
disumani, falliti, troppi.
ascari di qualsiasi banderuola,
ai morti anzitempo non furono
liquidate pensioni d’oro,
tutti gli altri non meritano assoluzione

(a tutti quelli col cuore a sinistra e il portafogli a destra)

a-16

in rosso

Gennaio è già dopo mezzanotte,
riposti i finimenti, scaricate le armi,
sepolte le vittime.

Qualcuno lamenta e promette gioie
da fine legislatura: ricordi tutte
le vecchie cose già viste assieme?

L’evo non si scuote di dosso,
non rotola nel gorgo di una fogna.
Bilanci e baci tutti chiusi.

L’aria è dura, bagnata.
L’uomo bianco insegue.

Abbiano bei modi invernali
i cani sciolti e il picco d’influenza,
l’amore beneaugurato, il saldo in rosso,
tanto che qualcuno
si penserà ancora comunista.

a-15

Romagna mia

questa terra odia i pedoni,
non è pretesto pensare si sia trattato
di un momento di distrazione di Dio
tra Arcangelo Corelli e buon lavoro:
augurio jattura non saprei,
perché così poco tempo per essere vivi?

Strano, una terra così generosa
invece di idilli partorisce iene
coi denti tutti uguali, case a schiera metano
agricoltura intensiva pesci morti ceramiche,
gente chiusa indocile apertamente ostile
falsa al rosso e al nero

mio padre diceva per proteggersi
in cinque anni si tira su un uomo,
giusto in tempo: ha portato dietro
i suoi occhi per non lasciarli qui;
tutti mentono passata l’età della ragione
questione di luci e opportunità

in scalmane abbaiano non mordono
anche qui, vite di soppiatto
le donne le gonne il resto sotto
mentre si prepara pioggia per le ferie

poesie di Flavio Almerighi

a-3tutte le foto sono tratte dal web

Qualcuno penserà ad uno scambio di favori, ma Flavio Almerighi, romagnolo di Faenza, è un poeta con la”P” maiuscola, un uomo che ha fatto della sua scrittura un punto di partenza senza limiti. Ama leggere e leggersi, all’interno della sua narrazione sempre intenta a raccontare i suoi stati d’animo, anche quelli meno visibili, per poi scioglierli o mimetizzarli insieme a tematiche sociali che ci appartengono. E’ tutto un fluire di sensazioni, di metafore nascoste, di riferimenti e allusioni che s’inseguono l’un l’altro, con una forza e un’ironia che ti seccano la gola. Per questo motivo prepariamo lo shaker con gli ingredienti giusti e ci serviamo un bel Martini Dry degno della sua fama.
il Barman del Club
P.S. se qualcuno di voi si trovasse a passare dalle parti di Como il venerdì 14 giugno, alle ore 21, potrà ascoltarlo presso il Gruppo Letterario Acàrya, dove presenterà il suo ultimo libro: “Isole” (Ensemble Edizioni).  Serata di gran classe garantita.

 

20 Comments on “FLAVIO ALMERIGHI – anonime e dimenticate

  1. Almerighi è un poeta che seguo da tempo e di cui ammiro molto ls scrittura, secca lucida netta eppure così piena di sentimento, un sentimento trattenuto e luminoso .. è vero, a volte le sue poesie mi ricordano lo sguardo sensibile e rigoroso di Antonioni. Grazie per questa tua personale raccolta..

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