Questa registrazione operata dal tecnico del suono Owsley Stanley, quando era al servizio dei Grateful Dead, e rimasterizzata dai suoi archivi con una purezza magistrale, rappresenta un autentico tuffo nel passato, in uno dei periodi più leggendari della storia del rock, in cui, la matrice blues dei suoi esordi, si era trasformata in una serie di cavalcate lisergiche, pronte a sfoderare tutte le sfumature di una vitalità senza fine.
Bisogna subito dire che questa performance avvenuta al Veterans Memorial Building di Santa Rosa, nel giugno del ’69, ha catturato Jorma Kaukonen e Jack Casady in uno stato di grazia, qualche mese prima che formassero gli Hot Tuna, e in un periodo di pausa dei Jefferson Airplane, nell’attesa della pubblicazione del celeberrimo “Volunteers”.
Chiaramente le esigenze dei due artisti di lasciarsi andare con la musica che amavano di più, pur continuando a collaborare con il gruppo di Grace Slick, li portò, oltre a formare la loro band parallela, ad esibirsi in una lunga serie di live come questo, dove, uscendo dalla forma canzone consueta, potevano dilagare con la libertà e l’anarchia che desideravano. Non è casuale che tutte le tracce di questo concerto rappresentano la fluidificante rappresentazione di quel periodo storico, in cui, di li a poco, l’evento di Woodstock, consacrò ai posteri. Sostanzialmente però, i nostri due eroi, rappresentano la purezza di chi ama la musica veramente, come se la fusione con l’anima più sincera, era qualcosa che avevano dentro, riuscendo a coniugare lavoro e passione in modo tale da esaltare forza e bellezza nello stesso tempo.
Jack Casady
In questo caso le esibizioni avvennero in California, come già accennato, a Santa Monica: sostanzialmente la patria di un movimento, il quale, dopo la “summer love”, si era abbandonato al sogno purtroppo rinchiuso in se stesso, sfogandosi nei trip psichedelici che tra LSD e tracimazioni chitarristiche, si ubriacò con un’infinità di note fino alla deflagrazione, o se vogliamo, all’implosione. E così, come altri del loro genere, Jorma e Jack diedero vita a un forsennato evolversi di fare rock’n’roll, fino alle vette del loro credere, come in questo caso, fottendosene di tutto e di tutti, senza mai fermarsi.
Jorma Kaukonen
“Before We Were Them” si compone di sette tracce, le quali vanno tutte dagli otto ai tredici minuti, quasi senza interruzioni. Al primo impatto, essendo purtroppo abituati alle registrazioni e alle pubblicazioni fin troppo edulcorate di oggigiorno, quasi tutte nate in laboratorio, queste sonorità secche e straripanti nello stesso tempo, fresche e dirette, acide e distorte, psichedeliche fino allo sfinimento, potrebbero sembrarvi fin troppo vintage, ma se vi abbandonate all’esecuzione completa chiudendo gli occhi, vi sentirete traspostati in quell’auditorium, pieno zeppo fricchettoni e di hippies di ogni genere, variegati intorno ad un sogno che di lì a poco andrà a morire, ma che rimarrà nell’immaginario collettivo per racchiudere quel periodo storico, come uno dei più creativi del ‘900.
Accompagnati da Joey Covington, poliedrico percussionista di indubbia fama, formano un power trio al fulmicotone, che scivola via senza fiato attraverso una jam elettrica che puzza di rock’n’roll e di blues distorti eseguiti con una voglia e un’energia da far venire i brividi. Tecnica e improvvisazione si alternano con un interscambio incredibile, rendendo fruibile tutte le esecuzioni e sottolinenando ancora una volta lo splendido affiatamento fra Casady e Kaukonen, come se il basso e la chitarra fossero una cosa sola, mentre la batteria costruisce la sua sequenza di ritmi senza una pausa. È tutto un inseguirsi e superarsi attraverso pezzi noti e inediti attraverso la loro gioia d’azione, la quale evidenzia ancora una volta che i grandi la musica devono avercela dentro, come una parte del loro corpo.
Qualcuno si chiederà se i due giovani di allora si sono persi dopo quella stagione incredibile: sbagliato! come ho già detto, non si sono mai fermati, anzi, rischiereste di trovarveli sotto casa ad improvvisare un concerto per il vostro condomino, con l’entusiasmo di due vecchietti arzilli e una vitalità che potrebbe sorprendervi per il loro divertimento.
ieri e oggi……..
In fondo, è proprio così, chi è capace a vivere la vita con la voglia di essere quello che si è veramente e mettere in pratica il proprio di sogno, come un nutrimento continuo, allora, può estendere la propria esistenza fino ai cent’anni con lo spirito dei venti. Proprio per questo vorrei invitarli nel mio bar per una bevuta come si deve, perché se la sono meritata, e come sempre, offro io… salute ragazzi!
il Barman del Club
grandiosi
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un’età dell’oro che non tornerà più
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specie per noi frutta matura
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vero,,, ma certe dinamiche capitano ogni cent’anni (!) 🙂
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Non c’è niente di meglio che tornare al 60/70 con il miglior Rock di tutti i tempi. quella era la musica che scuoteva il mondo e fino ad ora è valida. ottimo il tuo articolo Per goderselo
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il miglior rock di tutti i tempi, mai parole sono più azzeccate !
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Che meraviglia! Altro che musica vintage, questa è musica eterna, senza età 🙂
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come vorrei esser stato lì… mi tocca solo sognare (!)
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