Venerdì 14 giugno, presso la sede del Gruppo Letterario Acàrya di Como, per il ciclo “A colloquio con l’autore”, c’è stato un incontro con il poeta Flavio Almerighi, il quale ha presentato la sua ultima pubblicazione intitolata “Isole“. E’ stata una serata molto interessante, in cui, oltre alla lettura delle liriche del libro in questione e dei significati appartenenti al titolo stesso, c’è stato un bel dibattito sul fare poesia di oggi.
Essendo Flavio un blogger amico e una persona che ritengo valida, non tanto per la qualità dei suoi scritti, ma proprio per la competenza dei suoi trascorsi, per l’altruismo verso altri amici “di-versi”, oltre al suo spessore culturale; l’ho presentato agli amici dell’Acàrya con una metafora apparentemente godereccia, ma essenziale per entrare nella sua poetica. Inoltre, si parla di Romagna, e probabilmente, essendo nato anch’io da quelle parti, la loro cucina e il loro innato desiderio di divertimento, non si possono dimenticare facilmente. Ma veniamo a noi, non so se vi ricordate quella pubblicità simpatica dove c’era un attore brillante, il quale doveva preparare un sugo? Ebbene, non trovando nessun ingrediente per farlo, concludeva dicendo che per fare una buona pasta, l’importante era appunto la pasta, punto. E così, continuando con questo trend, se vogliamo gustare un piatto di bresaola della Valtellina, i puristi dicono che va mangiata così com’è, e non condita di olio, limone, rucola e scaglie di grana, perché quando un prodotto è di qualità, lo si sente nella sua purezza. Come il caffè per esempio che va bevuto amaro per assaporarlo in tutta la sua struttura, o il vino, senza l’abbuffata degli abbinamenti. Ecco, la poesia di Flavio è proprio la qualità intrinseca che contiene: asciutta, essenziale, pura, con tutta una serie retrogusti decisamente particolari, la cui la bellezza la si percepisce proprio dopo averla gustata, alla fine, attraverso quei pochi ingredienti con cui viene servita.
Purtroppo noi siamo abituati a tutta una serie di dolcificanti, conservanti, edulcoranti e aromi falsati chimicamente, che ci hanno allontanato dalla purezza delle cose buone: ce le hanno fatte dimenticare, fino al punto di farci perdere il gusto originario di una pietanza, di un frutto o di una verdura, omologandoci nella massa, oltre che in cucina, persino in letteratura. E’ anche il destino in cui si è imbattuta la poesia oggi: troppo artefatta artificialmente e troppo riprodotta, come se il supermercato delle idee lo si dovesse per forza ottenere con delle offerte speciali a ripetizione. Flavio Almerighi è abbastanza rigido in questo senso e ha ragione, perché non basta mettere in colonna delle parole per definirsi un artista della penna. La “parola” è un nostre bene primario e la sua evoluzione lirica dev’essere contenuta nel suo spessore originario, e non infarcita di arrangiamenti multicolori o di ingredienti che non c’entrano affatto con la sua degustazione, soprattutto pensando al fatto che il titolo di cuoco se lo stanno comprando un po’ tutti.
Il suo ultimo libro: metafora anch’esso dell’isolamento e della conservazione della parola, si sviluppa attraverso tre capitoli o tre “isole” fuori dal comune: Södra Boksjön; Bishop Rock e Ellesmere Island, le quali hanno tutte e tre delle particolarità essenziali: come quella di avere un confine che l’attraversa, o essere la più piccola del mondo, o ancora, pur essendo grandissima, avere il minor numero di abitanti. Ed è in queste isole che si viaggia all’interno della poesia di Flavio: terre semplici e al tempo stesso complesse, piccole eppure con un faro che le rappresenta, o una linea di demarcazione fra due fazioni: corpo e anima, pensiero e azione, vita propria. Non ci sono limiti, ma eventi intorno a loro in una continua successione, come se la difficoltà di viverci e di affrontarle, fosse proprio lo specchio di una società che le negasse a priori. Non è casuale che le composizioni di Almerighi sono spesso attraversate da tematiche sociali importanti, anche se lo specchio intimo delle sue retrospettive è proprio il mare che le circonda, e noi ci siamo immersi.
dopo la liberazione
Non ho di che vivere,
cosa sperare,
nell’unica certezza
del peggio a venire.
Il profitto ha ucciso il lavoro
e non fa prigionieri,
miete pollici
brucia i libri,
Pound non ha mai
ripreso conoscenza
per ogni vittima rimasta sola
sarà ghiaccio e silenzio,
ogni politica di riequilibrio
dichiarerà fallimento.
Oggi è ancora inverno
i corpi tragicamente nudi.
Pensavo non accadesse più
dopo la Liberazione.
domani c’è filosofia
Povertà di pensiero?
La Via Emilia è una striscia
di morti ammazzati
per tutte le stagioni.
Finita la milionesima rotonda
con buona pace dei sensi,
appalteranno due lampioni
per vederci meglio.
Eraclito siede ai bordi
ma niente scorre,
giusto un’isola pedonale
dove non si sbarca più.
La notte sarà calma.
Addormentiamoci così,
almeno per un po’,
domani c’è filosofia.
un’ora perduta
Presto comincerò
a dimenticare
ogni cosa resterà chiusa
in questa scatola
dai pochi capelli,
specie i ricordi
e quanto a forma,
allora tutto sarà imprendibile,
per questo affido alle correnti
una bottiglia vuota
era il mio vino migliore
lasciato a un’ora perduta
sappiate che c’ero
sappiate che so
che è questione di carne.
Sappiate che qui è stato
da sempre e per sempre,
anche quando sarò isola
dimenticata nella carne.
poesie di Flavio Almerighi – immagini tratte dal web
Ma se in passato un’altra isola è stata simbolo di un’epoca, forse mai finita, in questi territori si entra e si esce come se nulla fosse. Il vissuto del poeta diventa l’itinerario suo e nostro di una quotidianità apparente, in cui, tolta la patina che falsifica il presente, ci mette in evidenza quella realtà che abbiamo intorno, isole ulteriori senza capire perché, continuamente circondati, come avviene con la parola.
Nella postfazione al libro di Stefanie Golisch leggiamo: “…Non so se le poesie di Flavio Almerighi hanno bisogno di essere commentate. Penso di no, perché – e questo è il segreto della loro qualità – dicono esattamente quello che vogliono dire: nudo e crudo. Senza quella retorica alla quale una lingua bella e colta come l’italiano invita i suoi poeti e scrittori. Non è certo una novità che i tempi del bel pensare siano finiti da tempo e che la nostra epoca dell’abbondanza e della ridondanza ci chieda l’esatto contrario: dire meno, dire meno bene o addirittura non dirlo affatto…”
Di conseguenza, se anche la parola vive la sua crisi, cosa ci rimane? Forse, ritornando alla metafora iniziale, se riuscissimo a gustare ogni pietanza con l’essenzialità delle liriche di Flavio, allora, il pranzo sarà certamente un’altra cosa e come sempre, il bere lo porto io.
Salute ragazzi…
il Barman del Club
la poesia di Flavio è “asciutta” e ficcante, per questo è sempre una lettura piacevole… bella recensione `barman`e un saluto
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rispondo al saluto con piacere perché è proprio così
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Pingback: FLAVIO ALMERIGHI – Isole — Sourtoe Cocktail Club | CONSERVIAMO LA POESIA
Se non vivessi tanto lontana, verrei volentieri a uno di questi eventi dell’associazione… Non per le poesie in genere ma le Almerighisie hanno qualcosa che ogni volta mi ferma e, tra tante parole, estrapolo sempre qualcosa che mi ispira particolarmente.
A presto, barman.
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a presto
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Sono felice per Flavio e per voi… se fossimo più vicini geograficamente mannaggia.
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lo so lo so, le distanze sono sempre un problema, comunque è stata una bella serata, tra l’altro sono arrivati blogger da Varese e Bergamo, segno che Flavio è molto seguito. Tutto bene comunque, vedrai che prima o poi c’incontreremo.
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Che bella presentazione Barban
Il libro di poesie di Flavio credo attraverserà il mare, arriverà sull’isola dove la parola da sempre è (stata) sacra, semplice, diretta senza orpelli inutili.
Grazie
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grazie a te che sei sempre presente 🙂
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L’ha ribloggato su almerighie ha commentato:
A distanza di qualche settimana un sentito grazie al Barman e all’Associazione Acarya
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ricambiamo il grazie con piacere
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Una poesia senza fronzoli, come l’autore, una poesia che fa pensare con il cuore, senza far venire il mal di testa… complimenti per la stesura dell’articolo, e a Flavio per la qualità sempre elevata dei testi che dona.
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merito suo
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grazie davvero!
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Mi piace molto la poesia di Flavio, più volte testimoniata nel suo blog.
Queste sono anche le nostre “isole”, le parole ci possono unire o dividere ma la poesia ci racconta e ci canta.. ecco, questo è il mio sentimento dopo la lettura, la poesia di Flavio racconta e canta. Grazie, Flavio, e grazie anche a te, Barman.
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grazie anche a te te delle tue bellissime parole…
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