THE DREAM SYNDICATE - These Times

Solitamente l’estate mi porta sempre verso un certo tipo di musica, e se anche il rock con sfumature psichedeliche è sostanzialmente il genere che preferisco, in questa stagione calda questo desiderio raggiunge il suo apogeo e vengo sempre travolto da una lunga serie di allucinazioni lisergiche. A dire il vero i Dream Syndicate, essendo circoscritti all’interno di coordinate ben precise per come concepisco io la musica, sembrano più tranquilli, ma fanno al caso nostro per introdurre una lunga serie di gruppi adatti per alzare la canicola che ci circonda.

(photo by Matt Condon / @arcane93)
Live World Cafè – Philadelphia – foto Matt Condon

Dopo lo splendido ritorno sulle scene con How Did I Find Myself Here del 2017 (di cui ho già parlato in questo bar), si ripropongono con quest’ultimo lavoro intitolato These Times, giusto per rimarcare che “questi tempi” non sono poi così diversi da quelli della loro gioventù: “…siamo sempre stati fuori dal tempo e questo ci ha salvati”. Probabilmente se il Paisley Underground in quegli anni ’80 durò in America giusto il tempo per lasciare un urlo che qualcuno riuscì appena a udire: armati di una pistola scarica, dissero; la perseveranza di Steve Wynn nel continuare a vivere di musica, e nel far diventare la sua musica una lezione di sincerità con tutti i suoi alti e bassi, lo ha portato a rifondare la sua band con la voglia di allora. Come sempre, chi vive veramente delle sue passioni ha sempre ragione, ma sicuramente questo è un atto d’amore, autentico verso quello in cui ha sempre creduto: il rock’n’roll.

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Aver recuperato il vecchio compagno Dennis Duck alla batteria, con il bassista Mark Walton, è stato sicuramente un riconoscimento per il valore dato allora ed era giusto, proprio per il nome del gruppo, essere al completo, e poco importa se chitarristi come Karl Precoda o Paul Cutler si sono persi per strada, perché l’aggiunta odierna di Jason Victor ha dato maggior vigore alle potenzialità del suono chitarristico. Tre terzi sono sufficienti e noi siamo contenti così perché Kendra Smith l’abbiamo sentita e ricordata proprio con l’album precedente, omaggiata a dovere. Ma veniamo a noi…

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Quello che colpisce subito è la freschezza del suono e la bellezza delle composizioni, anche perché, solitamente, le reunion sono il classico tuffo nel passato, giusto per dare ai fans il contentino di un ritorno al fascino dei vent’anni e dell’adolescenza: niente di tutto questo. Il valore creativo è eccellente, e se anche l’album precedente era un gradino sopra di quest’ultimo, “These Times” è piacevolissimo all’ascolto perché inizia con tre tracce capolavoro: “The Way In”, “Put Some Miles On” e “Black Light”, in cui l’intreccio delle due chitarre si fa frenetico e devastante, nonostante siano incanalate all’interno di melodie ben definite e ben cantate dal leader: come prima più di prima, in perfetto stile Paisley. Poi, la quarta e la quinta non dicono un gran che, quasi dei riempitivi, ma la sesta: “Speedway” è un’epica cavalcata in cui la base ritmica si carica a dovere tutto il compito di reggere la corsa dei due chitarristi verso un’autostrada dove si può perdere anche il controllo del proprio mezzo, tanto, lo spartito, se mai ce ne fosse stato uno, ormai non serve dentro a tanta libertà.

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Le tracce restanti sono il giusto compendio a intromissioni elettroniche e fraseggi in cui l’estro di Chiris Cacavas (il quinto elemento) e la classe di Wynn riescono a tenere in piedi, sempre al centro di una shakerata in cui, punk, country, rock e psichedelia, non mancano mai. Forse, se il pezzo finale: Treading Water Underneath the Stars, fosse stato più movimentato, avrebbe avuto quell’impatto emotivo necessario per dare al disco un voto più alto, come spesso succede quando le aspettative di un ascoltatore, sono sempre legate a un finale epico per l’esaltazione massima possibile. Va bene, accontentiamoci, d’altronde la carriera solista del nostro eroe, con o senza sindacalisti, ha sempre dato risposte eccellenti, e la sua classe è qui a dimostrarlo. Non è casuale che il loro live al Magnolia di Milano è stato veramente tutto da gustare e la loro performance, generosa come sempre, sarà difficile da dimenticare.

THE DREAM SYNDICATE - These Times-live-milano
Live Magnolia – Milano – foto Rodolfo Sassano

Se in circolazione ci saranno sempre rocker come questi, possiamo stare tranquilli per il futuro di questo genere, perché i giovani avranno sempre da imparare di fronte a tanta professionalità, mentre i vecchietti avranno la loro pensione assicurata, coperti da tanta musica di qualità.

Salute ragazzi

il Barman del Club

17 Comments on “THE DREAM SYNDICATE – These Times

    • sicuramente il Live at Raji’s, favoloso, possibilmente in vinile, oppure se dovessi prendere la versione in CD, cerca quella senza le aggiunte postume, perché insieme ai parlati appesantiscono il tutto, cosa che nella versione in vinile hanno tagliato e hanno fatto bene, perché è tutto un suono ed è più funzionale. Pietra miliare.
      Poi è bello anche il penultimo: “How Did I Find Myself Here?”

      Belli anche altri album di Steve Wynn solista: “Kerosene Man”; “Fluorescent”; “Meeting in the Dark” (insieme ai membri dei Come), o “Here Come the Miracles” o “…tick …tick …tick”, insomma, di materiale ce né e ti puoi perdere…
      Buon ascolto !

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  1. L’estate vivacizza gli animi e questa musica tiene su di giri. Ho ascoltato il link d’ascolto e direi che non è niente male, anche le immagini vivacizzano la vita. Splendidi posti, queste strade piene di gente in cui la musica aleggia nell’aria venendo assimilata dall’io. Bellissimo post che è un piacere leggerlo, Antonio. Un caro saluto da Grazia!😊😀

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