I MIGLIORI DISCHI DEL 2019
per l’ Intonation Cocktail Club 432
BLACK MIDI – Schlagenheim
BLACK MOUNTAIN – Destroyer
BRITTANY HOWARD – Jaime
DHIDALAH – Threshold
FONTAINES D.C. – Dogrel
GARY CLARK Jr – This Land
HAWKWIND – All Aboard The Skylark
JAMBINAI – Onda
LANA DEL REY – Norma Fucking Rockwell!
MASSIMO VOLUME – Il Nuotatore
MDOU MOCTAR – Ilana (the creator)
PETER PERRETT – Human World
ROSALIE CUNNIGHAM – Rosalie Cunnigham
SACRI MONTI – Waiting Room for the Magic Hour
TEST DEPT – Disturbance
THE MURDER CAPITAL – When I Have Fears
THERE WILL BE BLOOD – Beyond
THE WHO – Who
TOOL – Inoculum
W.H. LUNG – Incidental Music
MIGLIOR RISTAMPA
CREDEENCE CLEARWATER REVIVAL – Live at Woodstock
MIGLIOR DISCO LIVE
FILARMONICA DELLA SCALA & RICCARDO CHAILLY – The Fellini Album
MIGLIOR PERFORMANCE
LA IGLESIA ATOMICA– The Jm Jones Kool-Acid Test vol. 1 & vol. 2
MIGLIOR DISCO DI COVER
AA/VV – Hellelujah: The Song of Leonard Cohen
Anche quest’anno ho scelto 20 album di buon livello più 4 particolari per una playlist interessante, con i soliti abbinamenti degni di questo locale. Chiaramente, come sempre sono le mie scelte e come tali vanno considerate, ma che s’inseriscono in quella comune partecipazione che allieta le giornate degli appassionati della musica. Un disco può piacere, un altro meno, ma quello che conta e che non si smetta mai di suonare e di ascoltare: un dono reciproco, il quale, nella sua molteplicità, non può mancare nelle nostre vite, come un buon bicchiere… Gustatevelo !!!
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BLACK MIDI
“Schlagenheim”
L’esordio straripante di questi ragazzi londinesi è una miscela forsennata di jazz, hardcore, post-punk e noise, come se questo sound dovesse per forza scorticare il ricordo dei Talking Heads, mettendoli poi sulla graticola per bruciarli vivi e innescare un processo di decostruzione sempre a metà, fra la narrazione teatrale dei Pere Ubu e l’esagerata sovrapposizione dei Primus. Il risultato è giustamente bilanciato con melodie perfettamente inserite nella trama di quest’opera prima, la quale non delude le aspettative, anzi, si trasforma continuamente, come se la metamorfosi delle sette note, si trovasse improvvisamente di fronte all’epilogo inarrestabile del futuro prossimo venturo. Hanno solo vent’anni, ma la sintesi che li coinvolge concentra un secolo di musica. Spettacolare (!)
cocktail abbinato
Invisibile
velvet gallows
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BLACK MOUNTAIN
“Destroyer”
Se le sonorità vintage del rock’n’roll si concentrassero intorno a una band che cerca la misura perfetta fra melodia ed esposizione musicale, allora, questi interpreti canadesi sono l’esempio perfetto di come si possa tradurre la forma-canzone, nell’impatto psichedelico che ne deriva. Tra l’altro se la cassa acustica della copertina, è visualizzata come un monolite giganteggiante intorno alle acque vorticose dell’evoluzione, potete capire l’importanza data ai decibel della loro cultura musicale. Alzate il volume allora… Energia pura (!)
cocktail abbinato
Americano
idee rubate
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BRITTANY HOWARD
“Jaime”
La leader degli Alabama Shakes pubblica un album solista e mette in evidenza tutte le sfumature della sua voce e del suo stile interpretativo, riuscendo a calarsi nelle atmosfere di un soul-jazz veramente originale. Messo da parte il suo furore agonistico si concentra quel tanto che basta per far emergere una poetica intimista e struggente legata non solo alle sue umili origini, ma anche al ricordo della sorella deceduta in tenera età, a cui il disco è dedicato. Il risultato si colora di un espressionismo veramente originale e trasforma la sua visione cromatica in un’esibizione da pelle d’oca. Ammirevole (!)
cocktail abbinato
Xantippe
la bisbetica domata
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DHIDALAH
“Threshold”
Provenienti da Tokyo, questi ragazzi al loro primo album, mettono insieme un mitragliante kraut-rock a tinte space che potrà sorprendere tutti gli adepti di questi generi musicali, registrando una performance intrisa di furore ed equilibrio nello stesso tempo. La martellante sequenza di ritmi genera, non solo un’incursione nei mondi già esplorati a suo tempo dagli Ashra Temple, ma sintetizza l’energia dei Neu! incontrando band sperimentali più vicine agli anni 2000 assorbendo via via echi hard e incursioni nel noise. E se il loro nome s’inoltra nelle leggende dei creatori dell’universo, il suono che ne consegue è l’esplosione perfetta della vita. Dirompente (!)
cocktail abbinato
Bronx
tutto d’un fiato
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FONTAINES D.C.
“Dogrel”
Dublino è diventato in questi ultimi anni un crogiolo di band emergenti veramente interessanti, e questi cinque ragazzi sono una delle più belle sorprese di quest’anno, perché, se l’energia di un post-punk vecchia maniera, viene costruito sopra una manciata di liriche dall’impatto sorprendente, la fusione di parole e musica risulta talmente efficace da lasciarci felicemente stupiti. Le canzoni ci sono, eccome, e noi con loro ci dimeniamo senza remissione. Ne ho già parlato e ne sentiremo parlare ancora per tanto tempo. Asfissiante (!)
cocktail abbinato
Una birra scura
finalmente un sorso
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GARY CLARK Jr
“This Land”
Rock, blues, soul & funky sono la miscela di questo cantautore texano di colore, il quale si muove attraverso una giustizia sociale, in cui s’incontrano razzismo, amore ed emarginazione con una serie di pezzi veramente penetranti. Non c’è nulla di innovativo, ma tutte le canzoni sono composte e suonate con una passione talmente vera da farti convincere che questo genere non potrà mai morire, anzi… Tenace (!)
cocktail abbinato
Negroni
atto di forza
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HAWKWIND
“All Aboard The Skylark”
Ormai sono più di 50 anni che l’astronave di questi pazzoidi viaggia avanti e indietro nel tempo, e pare che nulla possa fermarli, perché se ogni volta sfoderano questa attività percussiva, in cui uno space-rock martellante e viscerale continua a evolversi riformulando le dimensioni della loro musica originaria, così come ha detto qualcuno, bisognerebbe ibernarli per fargli rivivere anche gli anni 3000. E se il loro capitano: quel David Antony Brock apparirebbe immortale, potremmo veramente clonarlo per distribuire la sua genetica all’umanità, tanto, con un sound di questo genere, non ci sarà futuro che tenga. Infiniti (!)
cocktail abbinato
Green Spritz
l’eterna giovinezza
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JAMBINAI
“Onda”
Questo ensemble sud-coreano, genera una serie di suoni che potremmo pure etichettarli come una miscela di post-metal legato ad atmosfere orientali intrise di folk apocalittico, ma tutti questi termini sfoderano un sound devastante il quale diventa stile a sua volta e ti entra dentro coinvolgendoti fino allo svenimento. Anche di loro ne ho già parlato, e ne è valsa la pena. Esplosivo (!)
cocktail abbinato
Fernet & Coke
punto di non ritorno
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LANA DEL REY
“Norma Fucking Rockwell!”
Se il repertorio delle voci femminili da Joni Mitchell in poi, ha sempre fatto venire i brividi per la poesia che esprime, esistono figure che ti fanno innamorare già dalla prima nota. Questa modella e cantautrice newyorkese, dal viso semplice e bellissimo come la classica ragazza della porta accanto, si rigenera attraverso le atmosfere che l’hanno caratterizzata da sempre. Ci sarebbe da parlare molto intorno alla simbologia di questo album e allora non ci resta che ascoltarlo, intorno alla sua dolcezza e alla sua inquietudine. Nostalgico (!)
cocktail abbinato
Campari Shakerato
arte minima
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MASSIMO VOLUME
“Il Nuotatore”
Emidio Clementi è un poeta, e lo ha dimostrato proprio con una carriera al di sopra delle consuetudini, con il suo gruppo, con il suo essere vicino ad artisti particolari e con le sue performance, le quali sono a tutti gli effetti letteratura. Con questo suo ultimo lavoro, dimostra ancora una volta la sua bravura nel gestire una metrica libera e una liricità che s’insinua amara e drammatica nelle storie di oggi, dove il confine fra ciò che è reale e ciò che non si vede è come la terra separata dalle acque: devi essere capace a nuotare, altrimenti rimani solo a guardare. Coraggioso (!)
cocktail abbinato
Un Calice di vino
per intenditori
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MDOU MOCTAR
“Ilana (the creator)”
Nato in una sperduta cittadina del Niger, questo talentuoso chitarrista, esprime il classico stile del deserto, che in questi ultimi anni ha avuto una risonanza mondiale, con un virtuosismo e una capacità d’immedesimazione con gli stati emotivi che lo rendono unico. È impressionante come la rabbia e la desolazione emergono in questo disco, seguendo tutte le dinamiche di un sound trascinante ed evocativo fino all’immedesimazione con un territorio che non si può dimenticare facilmente.
Ipnotico (!)
cocktail abbinato
Mojito
un incantesimo
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PETER PERRETT
“Human World”
Questo cantautore inglese pubblica il suo secondo lavoro solista dopo una carriera con gli Only Ones, e stupisce per la qualità che riesce a rigenerare ogni volta. Con uno stile molto dylaniano e un’insieme di sfumatura fra il primo Lou Reed e la concretezza di Graham Parker, compone una manciata di canzoni che si continuano ad ascoltare, in cui, le melodie, perfettamente inserite nel contesto musicale, diventano “piacione” quanto basta da accompagnare qualsiasi momento della giornata. Godevole (!)
cocktail abbinato
Gin Fizz
idee fresche
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ROSALIE CUNNIGHAM
“Rosalie Cunnigham”
La capacità scenica dei Purson viene in questo caso ripresa dalla loro leader con un album solista dalla teatralità ludica, in cui, le atmosfere alla Kurt Weill e certe composizioni da film tipo spy-story ci conducono nei territori dove lo spessore immaginifico echeggia fantasioso. Il tessuto narrativo rimane incredibilmente a metà fra un’ironia di fondo e un andamento folkeggiante libero di stratificarsi intorno a ballate dall’aspetto solare con un retrogusto fantasy-noir. Leggiadro (!)
cocktail abbinato
Daiquiri
per chi suona la campana
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SACRI MONTI
“Waiting Room for the Magic Hour”
Questa band californiana riprende nel suo secondo lavoro le atmosfere sulfuree che hanno caratterizzato l’heavy-rock psichedelico dell’esordio, e continua nello sciolinare un torrenziale propulsore lisergico, con una manciata di tracce devastanti, in cui l’inseguirsi delle ritmiche è veramente senza sosta. Non ci sono pause, ma un’impossibile esagerazione che ci fa dimenare senza remissione. Delirante (!)
cocktail abbinato
Horses Nek
così non si uccidono neanche i cavalli
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TEST DEPT
“Disturbance”
Ne ho già parlato all’inizio di quest’anno, ma se un gruppo storico dell’industrial britannico ritorna sulle scene con un prodotto così convincente, è perché di cose da dire ne avevano da vendere. Ci si può anche sentire sconcertati, ma l’impatto emotivo dei significati nascosti dietro questa performance è una sceneggiatura horror che deve far riflettere. Sostanzialmente, parafrasando il titolo è proprio come la sua copertina. Disturbante (!)
cocktail abbinato
Knockout
un pugno nello stomaco
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THE MURDER CAPITAL
“When I Have Fears”
Ancora Dublino, ancora un esordio, ancora il post-punk, ma al contrario dell’altra formazione soprarecensita, questa ha una completezza che esce dall’effervescenza sopravvenuta dalla disinvoltura espressiva, nel senso che la lezione degli Idles è stata assimilata da questi ragazzi e l’hanno messa in pratica con un album straordinariamente teatrale. Sembra di assistere a un film metropolitano, dove tutti i protagonisti dall’aspetto un po’ dark e un po’ ingenuo, si mettono in scena per recitare nella vita vera. Melodrammatico (!)
cocktail abbinato
Whiskey Sour
semplicemente aspro
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THERE WILL BE BLOOD
“Beyond”
Io non so se ci sarà del sangue, ma questa band varesina merita la prima pagina proprio perché riesce a rimasticare quello stile chiamato “americana”, dandogli una dimensione in cui s’inseriscono tutti i ritmi del mondo. La loro passione merita un premio proprio per la professionalità e la bravura che sprigionano prima sul palco e poi su disco, come se la loro ricerca musicale fosse la sintesi di lunghi anni intrisi di sudore e di splendide esibizioni dal vivo. Tenaci (!)
cocktail abbinato
Aperol Spritz
per tutti i gusti
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THE WHO
“Who”
Esisteva un tempo in cui la Terra era popolata da giganti e la musica era eseguita dagli dei, i quali, la regalavano agli umani come se il nettare che fuoriusciva da quelle esibizioni fosse la genesi che dette origine a tutto quello che venne dopo. Ebbene, due di quegli esseri enormi, sono ritornati per tracciare ancora la strada che portava alla fonte dell’ambrosia. Se un girono dovessero fare anche a voi la classica domanda se preferite i Beatles o i Rolling Stones, non abbiate dubbi, dovete rispondere con un solo nome: The Who… Inesauribili (!)
cocktail abbinato
Old Fashioned
senza tempo
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TOOL
“Inoculum”
Definire l’ultimo album di questa band di Los Angeles un’opera prog-metal è sostanzialmente un eufemismo, perché questa “iniezione di paura” è qualcosa che va al di là delle dichiarazioni di generi e sottogeneri. Tutta la complessità narrativa è costruita intorno a una preparazione sonica ragguardevole, A noi non resta che ascoltare questa epica come un’epopea quotidiana, che ci attrae e ci appartiene. Mentre nel mondo regna la confusione, queste tracce si aprono e si evolvono intorno a un’eleganza circoscritta come la perfetta soluzione dell’estetica. Imponente (!)
cocktail abbinato
American Bridge
un ponte verso la leggenda
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W.H. LUNG
“Incidental Music”
Questa band di Manchester riesce a fondere una new wave con un synth-pop stratificato intorno a una messinscena groove costruita su un incedere ripetitivo, in cui, elettronica e shoegaze si prendono per mano fino all’esaurimento. La forza che s’insinua in tutto l’album è proprio la commistione che autogestisce non tanto la ballabilità dei ritmi, ma il superamento di una strada iniziata dai Talking Heads e poi proseguita dagli LCD Soundsystem , e il testimone, qualcuno, doveva pur prenderlo. Sincopato (!)
cocktail abbinato
Tequila Sunrise
colpi di sole
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MIGLIOR RISTAMPA
CREDEENCE CLEARWATER REVIVAL
“Live at Woodstock”
Le uscite di quest’anno relative al celeberrimo Festival di Woodstock del ’69 si sono ripetute fino all’inverosimile, ma quella che merita di essere ricordata in un album tutto suo è proprio quella di uno dei gruppi seminali della musica rock. John Fogerty e soci sono sempre all’altezza della loro fama e questa performance c’entra proprio come l’inizio e la fine di un’epopea irripetibile. Un inchino (!)
cocktail abbinato
October Revolution
ultimi incendi
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MIGLIOR DISCO LIVE
FILARMONICA DELLA SCALA & RICCARDO CHAILLY
“The Fellini Album”
Scegliere un disco live che potrebbe definirsi di musica classica, è la consacrazione di un autore che ha fatto la storia del cinema e in senso traslato della musica del ‘900. La Filarmonica della Scala di Milano, diretta da Riccardo Chailly, esegue tutte le melodie di Nino Rota composte per Fellini, come un nome da accomunare ai grandi maestri del passato, dentro a una dimensione eccezionale che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Eterno (!)
cocktail abbinato
Long Island Ice Thea
la classe non è acqua
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MIGLIOR PERFORMANCE
LA IGLESIA ATOMICA
“The Jm Jones Kool-Acid Test vol. 1 & vol. 2”
Questa band storica di Porto Rico ritorna sulle scene con una performance terrificante, immergendosi nell’esplosivo susseguirsi di un rock-psichedelico dove converge di tutto: space, hard-blues, funky, noise e divagazioni hendrixiane, come se l’avventura del rock fosse il calderone dov’è nata la vita, e come tale si continua a evolvere, fino alla configurazione di tutto l’universo. Epocale (!)
cocktail abbinato
Bloody Mary
idee sanguinarie
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MIGLIOR DISCO DI COVER
AA/VV
“Hellelujah: The Song of Leonard Cohen”
Probabilmente è troppo facile premiare una delle tante raccolte relativa alle cover eseguite sulle canzoni di questo grande cantautore e poeta, ma questa è composta proprio sulle migliori performance degli autori che hanno sfoderato un feeling particolare e, messi insieme, fanno veramente commuovere. Inarrivabile (!)
cocktail abbinato
Screwdriver
lavori di cacciavite
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e dopo questa retrospettiva sull’anno appena passato
vi auguro un 2020 pieno di aspettative musicali
BUON ANNO !!!
il Barman del club
Auguri per uno splendido 2020, Barman !!! 🙂
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e che la musica sia con voi !
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Grande selezione musicale … Non finisco mai di stupirmi di quante cose che non conosco che mi piacciono molto ! Buon Anno Barman ! 🙂
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Anche a te… Ma poi in fondo è sempre così, basta uscire dal proprio recinto per scoprire tutto un mondo che ci vive intorno, ed è vero, non finiamo mai di stupirci !
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Fantastica selezione. Buon anno!
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anche a te e speriamo di ascoltare sempre qualcosa di eccezionale !
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su molti titoli sono molto d’accordo, altri non li conosco ma riempirò le poche lacune: FKA Twigs – Magdalene; Joe Jackson – Fool; Giovanni Truppi – Poesia e civiltà; Mark Lanegan – Somebody’s knocking mi sembra che manchino, dai una cioccolata con panna e ce li ascoltiamo!
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va bene non mancherò…
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Grazie degli auguri da me…
Sto leggendo la tua lista, sempre interessante, me la devo studiare perche alcune non le ho ascoltate… La mia sarà più breve per il 2019, sebbene quest’anno ho comprato molti vinili ma degli anni passati.
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La tua è sempre originale e proprio per questo la leggo sempre con piacere. D’altronde ognuno di noi vive e prova emozioni su quello che sente più vicino. Si è felici anche così…
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Grazie Antonio, verissimo quello che mi scrivi, pensa che le poche parole del primo post del mio blog per il 2020, mi sono venute in mente ascoltando una canzone di Colin Newman dei Wire, da un suo album solista.
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Wow! come dicevo la bellezza nasce proprio dentro al nostro animo, anche se nascosto…
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Dunque dopo attenta lettura,ho molti nomi che dovrò ascoltare.
Posso dirti che nella mia lista ho inserito i Test Dept. convinto dal tuo post e i Fontaines che avevo scoperto su segnalazione di un amico.
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grandi nomi: scelta azzeccata !
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Tanta roba da cui pescare!
Per l’anno nuovo, opterò per una Guinness.
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mai scelta fu migliore….. Eccola: servita !!!
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Thanx! ❤
(E' stata l'unica birra che abbia mai apprezzato: prima ci fu la Corona alle medie, poi la Guinness post-superiori. Fine).
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Beh, a prescindere che per iniziare la Corona è sempre meglio dell’aranciata; senza dubbio la Guinness è un prodotto pregevole, per non dire unico, anche se spesso in Italia la spillano sempre male, ma piuttosto che niente va bene anche così. A parità di stout è molto buona anche la Murphy, anche se si fa sempre più fatica a trovarla perché non siamo un paese da birre scure. Di conseguenza non tradirmi, continua a berla con amore 🙂
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Aspetto questo tuo post a gloria ogni anno e puntualmente mi sembra di connettermi ad uno di quei futuristici terminali cognitivi di tanti film e fiction televisive di Sci-Fi, con cui in pochi secondi il proprio cervello viene invaso da cultura e nozioni, apprendendo in un istante il frutto di un grande lavoro di ascolto…
Grazie a te, scopro ogni anno il volto non ovvio della Luna, conosco i confini della sua parte non illuminata dal Sole ma non per questo meno bella, anzi, di certo la più preziosa.
Caro Barman, uomo dall’intelletto rinascimentale, ampio e generoso nei vari settori dell’arte ma vero guru in area musicale… Che bello leggerti…
Non ho dubbi: dal tuo digest, scelgo il melodramma della scena dublinese e con esso scelgo un Whiskey Sour…
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ottima scelta: semplice ed efficace, così come sono dovuti i ringraziamenti ai tuoi preziosissimi commenti, con cui dialogare è sempre un piacere. E poi come dico sempre, la cosa è reciproca, perché io stesso imparo tanto nel leggere i tuoi ottimi post riguardanti film o serie televisive non viste e ritornate nel mio carnet proprio dalle tue recensioni. Siccome Aldoux Huxley diceva che la maggior parte degli uomini ha una capacità quasi infinita di prendere le cose per scontate, mi sembra giusto cercare di superare questo modo di essere e invece vedere cosa c’è al di là di ogni apparenza. Il bello è proprio questo: immergersi nella passione che ti rende bella la vita, così come puoi apprendere con quella degli altri….
Salute ragazzo un altro anno ci attende !
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Carissimo Barman, non hai idea di quanto io davvero tenga in conto le tue analisi musicali…
Ma questa non vuole e non deve essere una gara a chi è più generoso dell’altro in complimenti, quanto un’attestato sincero di stima e rispetto.
Detto questo, concordo sul fatto che il piacere più grande è la soddisfazione di essersi reciprocamente arricchiti leggendoci l’un l’altro!
Grazie della stima.
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figurati
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Insomma sono arrivata all’inizio dell’opera (perché è veramente un’opera epica) e Gary Clark Jr con il suo Negroni mi hanno convinta più dei predenti. Per definire tutte le mie Preferenze o all’incirca 12 mesi del 2020…
Buon anno Carissimo barman🥂🥂🍾
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Cara Shera, speriamo bene… cin cin !
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Metà non li conosco. Provvedo subito
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buon ascolto: ce ne per tutti i gusti (!)
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Quanta roba mi sono persa del 2019… dovrò porre rimedio e comincerò dai Black Mountain! Per ripartire ho bisogno di energia!
Buon 2020 barman di fiducia 😉
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ottima scelta: energia assicurata… Buon 2020 anche a te !
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Ci sono tre dischi che non conoscevamo, grazie davvero! Ottima scelta!
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Quali?
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MDOU MOCTAR, ROSALIE CUNNIGHAM, BLACK MOUNTAIN
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belli…. stili diversi e tematiche diverse, sempre di qualità (!!!)
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Playlist assicurata, domani parto! Grazie e buon anno, sempre in forma.
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Buon anno e auguri di buon viaggio… e che arte&musica siano con te !!!!!!
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Here, where I sit, we are gaining on ‘Happy Hour’…it is nearly time for a drink.
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choose what you want…
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L’ultimo dei Tool non mi ha convinto per niente 😦
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nessun problema è questione di gusti: io lo sto consumando, ma probabilmente è derivato dal fatto che prima non li avevo seguiti con la giusta attenzione, e ora, sono arrivato ad apprezzarli tardi. Così è la vita… siccome solitamente mi tuffo nella psichedelia sfrenata, forse, un sano progressive suonato bene, mi ha affascinato. Una birra te la offro volentieri…
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Certo, i gusti non si discutono mai! Nel mio caso, dopo i 13 anni di attesa dopo il mitico 10000 days, mi sarei aspettato qualcosa più innovativo.
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probabilmente rappresenta quell’ibrido che si giustifica dicendo che è troppo metal per essere progressive, e troppo progressive per essere metal, e sicuramente i fan del gruppo avrebbero voluto, come dici tu, qualcosa di più sperimentale…
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