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Intonazioni Conseguenti e Intonations Cocktail Club 432

Il nome di questo spazio web e l’intestazione del locale stesso cui questo blog si riferisce, s’inoltrano a livello metaforico nella storia e nelle pulsioni autentiche della musica e delle espressività artistiche, e soprattutto, nelle nostre dimensioni e nelle nostre emozioni più nascoste, ma che esistono e vivono in noi sotto forma di energia, di vitalità, di bellezza e di equilibrio, anche se poi tutto sommato questo è un Cocktail Club, e come tale rimane, per divertirci.
Ma veniamo a noi…

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Come sappiamo le vibrazioni, o meglio ancora, le frequenze che emettono un suono vengono misurate in Hertz: unità riconosciuta internazionalmente e che rappresenta proprio il numero delle oscillazioni avvertite in un secondo. Ora, al di là della capacità dell’orecchio umano di percepire o meno certe frequenze, quello che interessa a noi è il concetto di come queste vibrazioni vengono emesse da uno strumento musicale e di come questo strumento deve essere accordato, per creare un insieme di melodie perfette nella loro esecuzione, senza stonature e senza esagerazioni fra suoni o troppo acuti o troppo gravi.

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Nella scala del pentagramma tutte le note si accordano seguendo l’intonazione del “la”, la quale va proprio messa in perfetta relazione con la frequenza programmata, e che a livello mondiale, attualmente, è riconosciuta sul valore di 440 Hz. Tutta la musica che ascoltiamo oggi, o perlomeno, quasi tutta, è regolata su questa intonazione, ma questo valore ha una storia molto lunga e complessa che non si ferma al semplice numero, e che s’inoltra all’interno di processi politici e sociologici, insieme all’evoluzione artistica avvenuta nel corso dei secoli.

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Se andiamo indietro nel tempo la frequenza base per l’accordatura, variava da paese a paese, con oscillazioni che andavano dai 380 fino ai 550 Hz, derivate anche dal tipo di esecuzioni e dalla tradizione stessa di un popolo. Poi, con il crescente imporsi della musica colta e del “bel canto” che oggi chiamiamo “musica classica” o “lirica”, fu necessario trovare la frequenza giusta proprio legata alla perfezione che un’intera orchestra doveva eseguire, e fu il governo francese a imporre la misura a 435 Hz.

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Chiaramente questa scelta non era casuale e si avvicinava all’intonazione giusta nell’estensione di un equilibrio armonico fra tutti gli strumenti. I dibattiti su questa scelta però non si fecero attendere e fu proprio il nostro Giuseppe Verdi ad aprire una diatriba molto intelligente fra convegni e discussioni varie, culminate con una lettera al governo italiano di allora, sulla necessità di spostare l’intonazione a 432 Hz. Ma perché Verdi portò avanti questa decisione spostando quasi a livello impercettibile una misura che non variava per nulla le tonalità di un’esecuzione sia a livello di vivacità, di dinamica, di fraseggio o di intensità?

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Giuseppe Verdi da grande studioso qual era sosteneva che questa variazione dava qualcosa di più vero e di più nobile alla musica, ma perché? E perché s’impegnò così tanto fino a mettere in discussione la sua stessa vita artistica per sostenere questa tesi?  Dovete sapere che se la nota “la” se viene accordata a 432 Hz, per conseguenza tonale la nota “do” (la prima sulla scala del pentagramma) essendo più grave suonerà a 256 Hz e se dividiamo questo numero sempre per 2 si arriverà alla misura di 8 e dei suoi multipli tutti relativi alle ottave del sistema musicale.

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Tra l’altro l’otto è anche il simbolo dell’infinito e se estendiamo questo concetto al respiro o all’equilibrio dell’universo e alla vibrazione di tutte le cose, comprese le forme di energia che accompagnano la nostra vita, capite che il discorso assume connotati circondati da un fascino di filosofia, di teologia, di esoterismo e di ragionamenti alternativi, che vanno oltre al semplice concetto di espressività creativa, anche perché gli accostamenti relativi alla “proporzione aurea” o “sezione aurea”, ovvero, alla proporzione matematica che sta al rapporto fra due lunghezze (o due volumi) diseguali, dove la maggiore di queste è medio proporzionale tra la minore e la somma delle due, è molto vicino ai concetti di cui sopra. Tenete presente che questa regola matematica, oltre ad essere presente in quasi tutte le forme della natura, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, è molto usata in campo artistico e soprattutto in campo musicale, giusto per chiudere il cerchio.

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Ma ritorniamo a noi e alla conseguente storia dell’accordatura, dicendo che il governo italiano non riuscì a far approvare le analisi di Verdi in campo europeo, anzi, capitò agli inizi del ‘900 che Inghilterra e Stati Uniti spostarono, per questioni commerciali, l’intonazione oltre i 435 Hz dei francesi, fino a quando nel 1939, proprio prima della seconda guerra mondiale, la Commissione Acustica della Radio di Berlino propose durante un congresso tenutosi a Londra, di utilizzare ufficialmente l’intonazione a 440 Hz; proposta portata avanti dall’allora ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels.

Frequenza
Il gossip ci dice che la proposta dei tedeschi era riferita al fatto che un’intonazione così alta procurava ai soldati una vibrazione più adatta alla virilità di cui un combattente doveva avere, mentre emissioni più basse adducevano a un rilassamento involontario, ma in realtà era la tradizione germanica basata sulla musica di Richard Wagner e a quell’idea del “superuomo” dopo aver stravolto gli scritti di Nietzsche, a voler per forza interagire per far adottare tale variazione.

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Dopo la guerra un altro congresso avvenuto in America negli anni ’50 non cambiò affatto questa teoria, anzi, su insistenza della Rockfeller Foundation si sottoscrisse a livello internazionale tale decisione, che poi fu ufficializzata nel 1971, nonostante le continue proteste di numerosi musicisti i quali chiesero  di riportare l’intonazione a quella “verdiana”. Vinsero come sempre i produttori del denaro, facendo nascere le congetture  intorno alle solite presunte cospirazioni della massoneria scomodando persino gli alieni.

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Chiaramente, come sempre succede, coloro che ritengono innaturale la scelta effettuata, hanno di conseguenza formato un movimento denominato “Rivoluzione Omega”, riferito appunto all’ultima lettera dell’alfabeto greco, la quale simboleggia oltre alle somiglianze con il numero otto e alle ottave musicali, quest’idea dell’infinito riferita alla fine e all’inizio di tutte le cose, sintetizzando la creazione, l’armonia e l’equilibrio tra le forme viventi.

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Tra l’altro, i promulgatori di queste teorie, s’inoltrano anche negli effetti curativi insiti nella musica, entrando a pieno titolo nelle filosofie orientali e tutti i benefici che il nostro corpo potrebbe assorbire nelle giuste proporzioni dell’equilibrio generato. Non è casuale che se ogni forma vivente ha una vibrazione, e il numero otto ricorre praticamente in ogni situazione accostandosi oltre alla composizione musicale, anche alle dinamiche del nostro vivere, diventa naturale creare una sinergia con la nostra parte spirituale, coniugando la perfezione della geometria e della bellezza, fino alla congiunzione fra materia e anima, opponendosi a tutte le negatività che può generare una disarmonia.

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Ora, siccome io non sono né un musicista né un esperto in materia, ma solamente un appassionato di musica che agisce in maniera istintiva all’emozione che mi provoca, mi sono addentrato dentro a questa storia perché so che sostanzialmente le accordature di oggi, variano anche per il genere di musica eseguito. Per esempio i Pink Floyd hanno accordato i loro strumenti a 432 Hz, mentre i Sex Pistols a 455; questo perché le vibrazioni dei loro album dovevano generare delle reazioni diverse ai loro ascoltatori. Ma anche nel mondo del rock le accordature sono diverse in base a dinamiche relative a un tipo di performance e a un tipo di strumento, anche se la base comune rimane a 440 Hz.

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Concludendo, se il nome del blog: “Intonazioni Conseguenti”, vuole proprio comprendere un ampio spettro di variazioni che però possono essere anche non solo musicali, la parola “conseguenti” si può allargare alla letteratura, al cinema e alle espressività artistiche di ogni genere e di cui parlo spesso. Rimane chiara l’insegna del locale: “Intonations Cocktail Club”, in cui il numero “432”, potrebbe essere inteso come un semplice numero civico.

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Ognuno di voi potrà decidere da che parte stare, ma quello che importa è quello che vorrete bere, perché alla fine questo è solo un semplice Bar, ed io un semplice Barman sempre a vostra disposizione. Questo è un piccolo Club dove la “parola” e la “musica” di sottofondo faranno da cornice alle vostre/nostre giornate, perché dopo tanta fatica un buon bicchiere è quello che ci vuole, e due chiacchiere con gli amici, sono un vero toccasana…

Salute ragazzi !

il Barman del Club

aperitivo al cocktail club

 

 

Link utili:

Link per ascoltare le differenze fra le due accordature

Link di approfondimento

Link di approfondimento-2

Link di chi considera questa teoria una bufala

Le teorie della “Rivoluzione Omega”

Bio-scienza e filosofia

Bibliografia:

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Altri esempi con tutorial:

Accordature acustiche

Accordature heavy-rock

 

 

32 Comments on “INTONAZIONI CONSEGUENTI

  1. Ciao carissimo, sì, conoscevo questa storia, contenta di leggerti nuovamente! Sono parecchi mesi che non mi bevo un cocktail! 😄

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  2. Chissà la frequenza tra noi 🙂 Comunque mi sono accordata sulle tue nuove intonazioni e sono contenta di rivederti. Per me la solita vodka liscia
    (la Kavka o la Beluga, l’occasione le merita), doppia e a temperatura ambiente.

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    • facciamo una Beluga, visto che la Siberia ci trasmette a livello immaginifico qualcosa di misterioso e d’inesplorato, tra la purezza e la contaminazione… Poi, per quanto riguarda le frequenze, le nostre, sono sempre quelle giuste per farci vivere in armonia con noi stessi 😉

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  3. articolo eccezionale, da approfondire con i link…nel frattempo, potrei avere un “cocktali d’amore”?

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      • Alludevo al cocktail di Stefania Rotolo e all’omonima trasmissione di RAI 2: secondo te, a quale cocktail corrisponde, Barman?

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        • beh se ti riferisci a quella trasmissione e in particolare modo a quel testo, direi un “Luxuria”, anche per l’ambiguità delle parole stesse, ma poi è sempre lo stesso: il divertimento di quegli anni era altra cosa…

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