Mi capita spesso di parlare di musicisti, scrittori, artisti, poeti e visionari. Parlo poco di calciatori. Non tanto perché non mi interessi il calcio, anzi… ma perché spesso nel mondo del football l’immaginazione ha poco spazio, se non nell’estro di scrittori come Osvaldo Soriano, Eduardo Galeano, Nick Hornby e pochi altri.
Proprio l’altro giorno è morto Ezio Vendrame, 72 anni, forse un nome poco noto ai più, ma intorno a questo personaggio si cela, non solo uno dei talenti più inespressi del mondo italiano del pallone, ma un anarchico irriverente, un guascone, un artista che pensava con i piedi e si divertiva con la testa, un poeta con la penna e le scarpette chiodate, un personaggio sempre in fuorigioco. Si… non giocava e giocava anche a calcio, ma se lo mandavi in tribuna, come testimonia il titolo del suo primo libro, lui godeva, godeva perché sostanzialmente gli interessava solo divertirsi, trombare e… appunto, scrivere poesie.
Il termine “genio e sregolatezza” a questo personaggio gli si addice con delle percentuali diverse, nel senso che in lui c’era una parte di genio, ma tanta, tanta sregolatezza. Quello che però lo differenziava con altri perdenti era la bontà d’animo, quella voglia di essere sempre positivo nei confronti della vita, quella bellezza di correre solamente per il piacere di farlo, anche se i veri avversari non erano quelli della squadra opposta, ma un mondo diverso che non ha mai accettato. “…Non sono mai entrato in una cabina elettorale. / Uscivo di casa per andare a votare / ma non trovavo mai la strada! ” Potremmo definirlo anche un ribelle, ma sempre con quel sorriso sarcastico sulle labbra, e soprattutto, senza nessun compromesso. “…I deboli su questa terra non sono mai rappresentati / … / per me vincere era un incidente di percorso / per altri una condanna…”
Definito il George Best italiano, paragonato a Mario Kempes, nacque a Casarsa Della Delizia ed esordì giovanissimo nell’Udinese, per poi far emergere il suo talento nel Lanerossi Vicenza, dove ebbe i suoi momenti di gloria. Arrivò anche al Napoli, ma il suo modo di concepire la vita non lo aiutò, in un ambiente dove l’esasperazione dei contenuti andava da tutt’altra parte. Ebbe anche una buona carriera da allenatore nelle giovanili del Pordenone, del Venezia e nel Casarsa, perché vedeva nei ragazzini non ancora rovinati dagli schemi ossessivi della quotidianità, quella purezza e quella libertà che aveva sempre sognato ma, se ne andò anche da quel mondo, dove l’invadenza dei genitori era talmente ossessiva, da fargli dire di voler allenare una squadra di orfani, per non ascoltare le continue parole degli adulti frustrati dai loro fallimenti e che riversavano sui figli le loro aspettative.
L’incontro che gli cambiò la vita lo ebbe con Piero Ciampi: un altro maledetto, il cantautore poeta in cui si riconosceva proprio per la sua libertà di fronte al presente e soprattutto per il valore letterario che esprimeva. Probabilmente è da quelle frequentazioni che sono nate le sue scritture, le sue congetture romanzate (ma non tanto) del calcio e della vita, le sue barzellette diventate storie di tutti i giorni, i suoi aneddoti, le sue poesie. “…Appartengo a una razza maledetta, / a una razza estinta, a una razza senza quartiere. / Vivo costante nell’ora dei coltelli, nella galassia dell’amore, nella pattumiera della morte. / Per questo vanto ancora il diritto di sognare. / Di tutto il resto, io me ne frego. / Ma oggi, nella disperazione galoppante che mi circonda, / il sangue s’appiccica a tutto quanto c’è di buono. / E così, nella miseria della mediocrità dei vostri trucchi e dei vostri maneggi, / i miei baci, uscendo dal boato del mio corpo, / si disperdono cadendo come foglie morte”.
Ascoltate questa intervista, lo conoscerete meglio e vi divertirete un sacco:
Così come quella volta che si fece interviste da Gianni Mura davanti alla tomba di Pasolini, proprio per evidenziare il fatto che un conto è la letteratura, e un conto è il calcio: sostanzialmente un gioco, e come tale va trattato, mentre il valore della poesia è qualcosa cha va al di là di qualsiasi nostra affermazione: “…almeno in questo cimitero avrebbe trovato la persona più viva del paese…”
“…Volevo crescere in fretta quand’ero bambino. / Perché, privo di angeli custodi, / la mia mortalità non commuoveva nessuno…” Cresciuto in un orfanotrofio, arrivò a dire di essere stato fortunato di avere avuto un’infanzia così difficile, perché ne è uscito temprato, senza dover chiedere niente a nessuno. Però, quel calcio con tutte le sue contraddizioni lo ha anche salvato, permettendogli di abusare della sua esistenza, di prenderla in giro, com’era sua natura, senza peli sulla lingua. Lo ha anche ammesso che è stato a suo modo un privilegiato, rivendicando i suoi meriti, perché se la torta se l’hanno divisa in tanti, con tutti i miliardi che giravano, anche una piccolissima parte, per i suoi meriti e demeriti, spettavano a lui, proprio per essere stato diverso a chi si era chinato, o per aver fatto divertire senza essere un buffone.
Una cosa è certa, quella generazione di calciatori a cui appartenevano vari Corso, Zigoni, Sollier, Baccalossi e altri, non ci sarà più. In un ambiente dove l’estrema robotizzazione dell’atleta ha rubato il campo all’arte e alla fantasia, gente come Vendrame non avrà più spazio.
“…E se anche campo / in questa giungla merdosa / mi sfamo del mio sangue a chiazze di luci / e di sogni / invocando al cielo ancora fiati dolci. / Poi in un ultimo lampo di emozione / spero di concludere la vita / con il batticuore del primo appuntamento / e lontano da stupire vetrine e luoghi comuni / forse / con un colpo di ala / sorridendo / tirerò le cuoia e… / vaffanculo!” E così è stato.
Aveva un solo difetto: era astemio… non si può essere perfetti !
Salute ragazzi…
il Barman del Club
Bellissimo questo tuo articolo. Ne ho letti in giro, sulla rete, ma questo parla al cuore e rende onore ad un Poeta. Grazie, Antonio, Buon Lunedì
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Buona settimana anche a te, e grazie della puntualizzazione perché era proprio quello che volevo sottolineare. Il valore della poesia supera in maniera fondamentale qualsiasi oggettivazione della realtà e Vendrame giocava a pallone con la sua anima.
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Degno amico di Piero Ciampi ,si è portato dietro il medesimo destino della dimenticanza ,ma questo, si sa,succede ai grandi .Ciao António a presto leggerci
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a presto…
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Non lo conosco una buona occasione per conoscerlo. Grazie.
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ascoltalo nel primo link……………..
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Ti segnalo quest’altro splendido articolo su Ezio Vendrame: https://nonsonoipocondriaco.wordpress.com/2020/04/06/ezio-vendrame/
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bellissimo grazie, evidentemente chi lo ha visto giocare nella squadra della propria città, dev’essere sicuramente stata un’emozione irripetibile. Ormai nel calcio di oggi non c’è più posto per talenti e artisti di questo genere. Grandissimo: le sue uscite televisive sono memorabili. Ti lascio il link di quella che è stata riproposta in tutte le salse. E’ la trasmissione in integrale, ma se mandi avanti il cursore lo sentirai parlare ed è proprio uno spasso
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Corro a vederlo! Colgo l’occasione per dirti che ho appena sfornato un nuovo post… spero che ti piaccia! 🙂
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Ok … arrivo (!)
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T’aspetto a gloria! 🙂
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😀
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guarda solo se il mio commento non si finito in spam: spesso mi capita
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sia
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Hai fatto benissimo a segnalarmelo, perché era andata proprio così: l’ho rimosso dallo spam, e ora corro a risponderti! 🙂
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figurati…
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appartiene come calciatore alla generazione di Meroni, talenti cristallini e sregolatezza
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paragone azzeccato !
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Lo conoscevo poco, grazie. Molto bello anche il video.
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bane
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Stupendo ritratto, grande barman! Ricorda molto Gigi Meroni – comasco, fra l’altro – la “farfalla granata” che, per una delle tante strane circostanze della vita, morì investito da Romero, l’allora presidente del “Torino”.
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il grande Gigi Meroni: una volta organizzammo in Biblioteca una bella serata dove intervennero anche Nando Dalla Chiesa e Valentino Mazzola come ospiti, più un giornalista che era tifoso del Torino ma ora mi sfugge il nome, proprio per omaggiare l’estro di quel grande calciatore, purtroppo vittima di un destino beffardo. E fu molto molto bello.
Volendo si potrebbero elencare le storie intorno al calcio e ne parleremmo per ore…
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Pingback: UNA VITA IN FUORIGIOCO – Ezio Vendrame — Intonations Cocktail Club 432 – Augusto Bandini
grazie della fiducia: contento che ti sia piaciuto !
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