ci vediamo stasera

I rapporti di coppia sono alla base della nostra esistenza, interpretando e modificando tutti i nostri modi di vivere. Lo dimostra una letteratura sterminata che proprio sull’amore ha costruito la sua fortuna, facendo della parola il suo medium dove intingere l’ispirazione e colorare pagine e pagine di infiniti modi di essere. Ma questa è la nostra vita ed è giusto continuare a parlarne, trovando per ognuno di noi lo spazio necessario su come rappresentarlo.  I racconti di Paolo Beretta però non parlano d’amore, o perlomeno ne parlano in maniera trasversale, perché sono gli stati d’animo i protagonisti di queste pagine: sono le situazioni che narrano le vicende, lasciando al lettore la traccia per completare le caratteristiche degli attori.

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Ci vediamo stasera” (Terra d’Ulivi Edizioni), è un insieme di piccole storie che diventano quasi dei flash all’interno di situazioni particolari, in cui non importa la reale connessione di una trama essenziale: è tutta l’impressione che ci viene comunicata, lasciando quasi al fruitore il compito di capire e terminare il finale. I vari colpi di scena sono nascosti nelle pieghe dei vari capitoli, come se tutto dovesse rimanere sospeso in un attimo di esitazione. A volte è proprio l’assenza del finale stesso il reale colpo di scena. Ci si aspetta qualcosa, ma quel qualcosa è già accaduto, e rifarlo sarebbe un’inutile ripetizione per niente necessaria. Tutto è già compromesso prima dell’inizio vero e proprio, prima di un’eventuale soluzione. Esistono sempre due persone: un uomo e una donna, spesso in equilibrio fra due mondi, dove basta un oggetto a cambiare l’evoluzione della messinscena.

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Fra tutti c’è un racconto intitolato “Negative Space” in cui la distanza fra una coppia in crisi d’identità, viene rapita da un’installazione in una galleria d’arte, quasi non vista, ma è proprio questa inesistenza a prendere il sopravvento del palcoscenico in atto, come se quel niente fosse lo stato d’animo esistente. Ebbene, questi piccoli particolari che si ripetono nel libro ogni volta: una sedia, un test di gravidanza, un orologio, un quadro, un preservativo, una sala d’attesa o altro ancora, assumono l’importanza di prendersi il primo piano annullando ogni personalità esistente, sfumando via via le immagini fin lì costruite, dove anche il sesso sembra diventare un peso.
Paolo Beretta ci disegna delle storie semplici, che magari abbiamo vissuto anche noi, inconsapevolmente, ed è proprio da questa memoria che dobbiamo riemergere, raffigurando la nostra personalità all’interno di un malessere che, se anche non ci appartiene, in realtà è nascosto nelle pieghe del nostro inconscio, rispecchiato nelle vite degli altri.

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tutte le immagini sono prese dal web

In fondo, la vita è sempre un susseguirsi di piccoli episodi, ma come ci racconta la fisica quantistica, a volte il battito di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo. Il problema è che in questo caso, l’altra parte è la stanza accanto o la stessa persona con cui si convive, senza accorgersi che un attimo potrebbe diventare infinito.
L’autore in questo caso ha la capacità di annullare il tempo, di restringere una storia in quelle poche righe, le quali, nella circostanza del momento ci sfuggono di mano. Poi come se niente fosse, tutto ricomincia da capo, nell’eterno consumarsi di un bacio frettoloso o di una bevuta solitaria.
Alla prossima ragazzi…

il Barman del Club

ci vediamo stasera

23 Comments on “PAOLO BERETTA – Ci vediamo stasera

  1. Che bella recensione… Mi è piaciuto l’accostamento alla fisica quantistica (è il mio mondo…) l’energia di fatto muove tutto… E quel tutto può trasformarsi in niente, paradiso o inferno, luce e ombra, due facce della stessa medaglia. La tua analisi attenta arricchisce e stimola la mia curiosità alla lettura. “Ci vediamo stasera ” andrò a caccia del libro. Grazie e buona notte.

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  2. Carissimo Antonio, grazie infinite per la tua lettura.
    Sono particolarmente felice che tu abbia posto l’accento sulla sospensione temporale che traspare dai miei scritti, che nasce dall’osservazione del dettaglio, del gesto (che oserei definire “ispezione”; non a caso il sottotitolo di tanti di questi miei brevi racconti è proprio “anatomia dell’amore”), dalla percezione del singolo attimo nel continuo flusso della vita. Una cronaca spoglia, nuda, che tuttavia genera continui rimandi. E’ il tutto racchiuso nel piccolo, nell’infinitesimo. La vita sotto una lente di ingrandimento, fredda e per niente “colta”. Un osservatore che non ha strumenti, se non quello – forse – di saper ascoltare, di saper guardare, almeno a tratti, in qualche fortunato illuminato istante di consapevolezza.
    “Era finita? Si chiese Joe. Era questo che Sara stava cercando di dirgli? Rimase in silenzio. Lasciò che andasse avanti a parlare. Una folata di vento improvvisa agitò i fiori nei vasi e sollevò
    delle foglie in cortile. Sara parlava, il vento soffiava, le foglie frusciavano. Lui solo udiva il loro rumore.”
    Il lettore potrà restare forse deluso dall’asciuttezza e dall’essenzialità del mio stile. Il lettore potrà forse sentirsi “uncomfortable” nell’osservare brandelli di vita posati sul freddo tavolo autoptico, spietatamente defraudati di qualsiasi romantico rimando al sentimento, nel registrare brevi laconici appunti su di un taccuino di lavoro. Ma questo era (è ancora e forse sempre sarà) il mio intento nell’attraversare un vissuto, che, come giustamente hai rilevato, appartiene un po’ a tutti.
    Ancora un sentito grazie per la tua generosa attenzione.
    Paolo

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