Quest’artista anglo-pakistana di Newcastle continua la sua battaglia personale e il suo impegno civile, utilizzando la musica come una denuncia senza mezzi termini. Partendo dalla stereotipata raffigurazione che vuole la donna come angelo del focolare (poi invece schiavizzata nelle quattro mura della cucina), elabora un discorso lirico dall’originalità sorprendente, pieno di colore e di sfumature, utilizzando un cromatismo sfaccettato che varia proprio in base al gusto di ogni composizione. La tavola è proprio la base di partenza, molto ironica, del suo mondo interiore dove viene servita una pietanza dietro l’altra attraverso una sequenza d’ingredienti sempre più speziati, agrodolci, piccanti, con l’intento di dialogare insieme all’interlocutore facendolo ragionare, perché nella convivialità escono via via tutte le problematiche che ci circondano.
Un pranzo, una cena, si sa, sono il momento ideale per iniziare una discussione intelligente, mischiando tutti gli argomenti possibili, mettendosi a confronto anche sorridendo, anche sbeffeggiando; tra l’altro, le sue origini miste: madre anglo-norvegese e padre pakistano, accomunate alla sua visione interiore, contribuiscono e interagiscono sorprendentemente ad alzare il tasso narrativo, fino alla riuscita dell’evento. Nadine Shah non è nuova a questi interventi perché giunta al suo quarto lavoro, si è dimostrata una cantautrice eccellente dalle sfaccettature mutevoli, costruite sopra un tessuto lirico e interpretativo mai banale, anzi, la sua ricerca musicale è una delle più originali di questi ultimi anni. Tutti i suoi album precedenti sono accentuati da un impegno civile che non ha guardato in faccia a nessuno, variando le tematiche senza paura di mettersi in discussione.
Anche questo “Kitchen Sink” cucina un insieme di tracce molto interessanti, le quali non spartiscono niente con l’orecchiabilità, ma s’inseriscono nei suoi ritmi e nelle sue melodie ibridate con diverse culture, riuscendo a confluire all’interno di una metamorfosi intelligente e fascinosa. Il sound non è etichettabile, anche se sono stati fatti numerosi tentativi con diversi artisti in circolazione, ma è la sua innovazione a renderla unica, a renderla diversa. Minimalismo folk, cadenze miste fra il marziale e l’orientale, una forma dark appena accennata e nascosta nella ritmica eccellente e ripetitiva, un blues industriale sporco di bassifondi e poi rigirato verso un’inflessione cameristica, che la sua voce, per niente esitante, accentua le cadenze, lasciando andare il racconto inglobato dalle note stesse, con un fluire continuo. Questo e altro ancora troviamo nelle canzoni di Nadine, riuscendo ogni volta a superarsi. Sorprende soprattutto come le sue passioni variegate da una cinematografia moderna e una teatralità spesso coinvolgente, vengono messe in evidenza senza esagerazioni, interpretando tutto il suo messaggio insieme a un’inflessione recitativa spesso modulata all’interno di una drammaturgia stratificata e disarmante, sempre in equilibrio sopra gli abissi della società. “…Ho perso tempo con la paranoia / non lasciare che un brutto pensiero ti distrugga / Sceglieranno una lotta solo per il gusto di farlo / ma lascialo mentire e loro si stancheranno…”
Link traccia d’ascolto
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Non è facile trovare tanta classe in circolazione, soprattutto nella continuità che ha dato ai suoi lavori, e in quest’ultimo, dove analizza tutte le sfaccettature, spesso urticanti, che circondano il ruolo della donna, attraverso un sessismo in circolazione da millenni. Le domande sono sempre le stesse: quando ti sposi? Quando fai un figlio? Quanti anni hai? Devi essere perfetta! “…e allora sceglimi da un menù per soddisfarti / e allora mettimi in tasca e portami al mercato”, perché la libertà non è solamente un’appropriazione maschilista, ma un’espressione che deve appartenere a tutto il genere umano, e non a uno solo. Alla fine il sarcasmo prende il sopravvento con le sottigliezze tipicamente femminili, che la metafora del titolo raffigurano proprio in quel lavello dove si perdono e dove nascono tutte queste storie. Storie di donne dicevamo, ma sempre al centro di un’attualità che non vuole raffigurarle utilizzando lo stesso razzismo variandolo al contrario, dove spesso cadono le qualunquiste. “…A volte mento, ma a volte ho ragione / A volte voglio finire tutto con la buonanotte…” La sua poesia attinge nelle dimensioni intime di un vissuto quotidiano, anche legato alla sua vita di artista vissuto in prima persona: “…Tutto quello che possiedo è nella mia valigia / Raccolgo nuovi vestiti per il nuovo posto / ma tutto quello che vedono è solo una strana faccia / di cui non possono tracciare l’eredità…” In fondo, lo stesso mondo del business ha regole molto complicate e molto vicine a un compromesso mai legale, mai sincero, e l’esserci in mezzo è una continua battaglia per la sopravvivenza.
Però vince la passione, quella voglia pazza di emergere solamente per urlare la propria arte e con essa, tutta la bellezza della musica per fare della propria creatività un inno alla vita. Nadine Shah ci ha dimostrato col tempo che lei è una professionista straordinaria, perfettamente radicata nel suo tempo, dove lottare è una necessita non tanto partigiana, ma orgogliosamente sventolata alla luce del sole per dare alle problematiche moderne, la visibilità di una bandiera. E noi siamo fieri di ascoltarla…
La immagini sono prese dall’art-work dell’album
Concludo immedesimandomi con la foto qui sopra, in cui il suo viso misto di ilarità e furbizia, ci fa innamorare quel tanto per interagire con lei, complici di una piacevole compagnia. E non importa se fino a un momento prima siamo stati il bersaglio delle sue moderazioni. La vita è fatta per dialogare, e cosa c’è di meglio nel farlo con un brindisi?
Salute ragazzi !
il Barman del Club
Niente male questa Signora ! Purtroppo conoscendo poco l’inglese, i testi sfuggono, ma la musica e l’atmosfera rimane intatta.
Meno male che con le tue recensioni si riesce a comprendere qualcosa di più.
Condivido quanto hai scritto: Notevole musicista !
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Bene: un’altro commensale per una bella chiacchierata… Intanto buona giornata !
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Prendo nota.
Gli ultimi due acquisti del 2020 sono stati Dylan e Matt Berninger, quest’ultimo piacevole e caldo. Dylan ti lascia senza parole ed in alcuni brani magnetico. Un sito web italiano ha tradotto tutto l’ultimo album.
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Quello di Dylan l’ho preso anch’io: bellissimo, ma ho avuto un timore reverenziale nel voler fare una recensione, e alla fine ho rinunciato, anche se volevo proprio soffermarmi nella fase letteraria, soprattutto pensando al Nobel di cui ero d’accordissimo. Vedremo…
Per il resto anch’io quest’anno ho comprato poco, centellinando gli acquisti e vedrò di recensire quello che mi è piaciuto. Anche Matt non è male per via del suo romanticismo di fondo, il quale rende le sue canzoni piacevoli all’ascolto; ma qualche altra uscita interessante c’è stata: non eccellenti ma buone (!)
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Mi piacerebbe leggere un tuo post, magari anche su una sola canzone
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Ok……
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Si, qualcosina… a parte Algiers e Fontaines chi hai preso? Grazie
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Te li servirò molto volentieri nei prossimi post… Cin !
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Ma dai, lascia perdere il timore reverenziale. Dylan è un gran vino e lo sappiamo e ci piace. Stappa la bottiglia e beviamolo, senza star lì a farne la storia tanto la sappiamo tutti e senza farne un trattato come è ormai triste prassi con Bob, tutti i recensori che rispolverano gli appunti del liceo (sai già a chi mi riferisco).
” La vita è fatta per dialogare, e cosa c’è di meglio nel farlo con un brindisi?” Appunto.
Quanto a Nadine, le foto del disco mi ricordano che è quasi ora di andare in cucina ma i frammenti dei testi che hai inserito saranno la mia ricerca del dopocena. Grazie barman.
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Allora ci vuole un digestivo… Prego, ti servo uno Stinger: ottimo per meditare (!!!)
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Ve bene per Dylan, lo preparerò proprio come una bella chiacchierata per la cena che meritiamo 😉
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conosco, nel suo piccolo è una grande
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Vero
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Grandissima Nadine Shah! Io la doro, da quando (grazie al tuo blog) l’ho scoperta 3 anni or sono con Holiday Destination. Un doppio ringraziamento a te quindi, ed un brindisi al suo nuovo album (lo sto ascoltando in queste ultime settimane e mi pare decisamente di buon livello… Trad la mia preferita fino ad ora)
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…e allora la postiamo
Sono felice che ti piaccia, perché la ritengo anch’io un’artista molto particolare. Quando ascoltai il suo primo album rimasi folgorato
Salute ragazzo !
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Grande barman! (e grazie per il ragazzo …)
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tranquillo… noi siamo tutti forever young 😉
Seriviti pure 😀
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