La scena jazz-rock è da sempre stata un territorio dove incontrare sorprese inaspettate, che fluttuano fra la meraviglia e il fascino superbo di una professionalità indiscussa, soprattutto quando a queste doti si percepisce un sound valorizzato dall’anima di ogni componente, il quale va oltre sé stesso, superandosi nell’esecuzione. Ecco che il pianista indonesiano Dwiki Dharmawan insieme a dei compagni di viaggio straordinari, ci regala qualcosa che si unisce alle sue pubblicazioni precedenti, in cui, sperimentare altre strade lo ha identificato come una delle menti più interessanti del panorama jazzistico mondiale, soprattutto in relazione ai suoi sconfinamenti con gli altri generi perfettamente plasmati con la sua idea di musica e a quel desiderio di andare oltre le dimensioni consuete.
Da sinistra verso destra Dwiki Dharmawan, insieme al vocalist italiano Boris Savoldelli (con la maglietta degli Stooges), al chitarrista tedesco Markus Reuter, al produttore e ingegnere del suono Leonardo Pavkovic (anche lui con un t-shirt particolare che vuole il famoso bassista Tony Levin presidente 🙂 ) e al batterista israeliano Asaf Sirkis; hanno creato un progetto ambizioso racchiuso in due CD di oltre due ore e mezza di musica, certamente non facili al primo ascolto, anche con brani lunghissimi che superano abbondantemente i venti minuti l’uno, in 9 atti che compongono una vera e propria opera. La narrazione parla del pianeta Terra e del destino dei suoi abitanti insieme a un percorso di redenzione, il quale, attraverso i misfatti della Storia, le successive colpe vengono distillate dal rapporto che intercorre fra il Padre, la Madre e l’Uomo, le cui liriche sono state composte dal rocker Alessandro Ducoli, prendendo ispirazione dal poema latino epico-filosofico “De Rerum Natura” (“Sulla natura delle cose”) di Tito Lucrezio Caro e cantate quasi esclusivamente in italiano da Savoldelli. Inoltre le simmetrie che intercorrono con un concetto orientale della vita, diventano a loro volta una risultanza complementare con un pensiero di gruppo, perché sostanzialmente se l’intero progetto è attribuito al tastierista indonesiano, in realtà bisognerebbe sottolineare il lavoro di squadra che ha portato alla riuscita di tutto l’impianto compositivo, e come tale, variegato dalle visioni di ognuno.
“Hari Ketiga” significa il “il terzo giorno“, il quale identifica dopo due giorni di session, un terzo incontro per una rielaborazione definitiva; però, in senso traslato, potremmo aggiungere la metafora della genesi quando dio separò le acque dalla terra e dal cielo creando le piante e i fiori, entrando pienamente con l’ispirazione delle varie suite immaginate in chiave ecologista. Inoltre, se consideriamo il fatto che Gesù è risorto proprio il terzo giorno dopo la sua crocifissione, il cerchio si chiude all’interno di un’ispirazione epica veramente complessa, affascinante, strutturata per concepire la parabola di un universo che ci circonda: fuori e dentro di noi, in tutti i sensi. La musica diventa il medium per sostituirsi al creatore diventando ella stessa matrice di energia, o meglio ancora la materia oscura che ci ha dato origine. Diventano inevitabili i paragoni con il Teo Macero di Bitches Brew con Miles Davis, soprattutto per il lavoro in cabina di regia relativo alle sovraincisioni e al montaggio interamente registrato presso gli studi in Catalogna alla Casa Murada, regno del produttore Pavkovic e mago nel mettere insieme le varie improvvisazioni dei singoli. Però, parlare d’improvvisazione e riduttivo perché dentro queste tracce esiste un magma dove convergono fusion, post-rock, noise, etnica, space e avanguardia in egual misura dentro una professionalità sconfinata.
Link traccia d’ascolto
Link traccia d’ascolto
Addentrarsi in questo caleidoscopio di suoni diventa via via un incunearsi nei vari strati della materia, i quali, diversificandosi per raccontare tutta la messinscena, diventano spiazzanti per l’enormità del loro insieme. Sostanzialmente, bisogna immedesimarsi con tutte le intuizioni dei vari protagonisti, cercando di fluttuare nel proprio universo interiore e interagire completamente con l’epifania esplosiva che viene generata. Ogni passaggio, ogni sovrapposizione sonora, ogni spazio percettivo sembra a prima vista non avere una linea ben definita, ma non è così, tutto è registrato partendo da una forma impressionistica per poi raggiungere un espressionismo astratto cromaticamente bilanciato insieme agli spazi evolutivi dell’esistenza, identici alla loro musica.
Poi, come sempre, prende forma quella distorsione mentale che decide se amare od odiare opere di questo genere, ma quando si riesce ad essere completamente partecipi con l’idea di base e si seguono tutte le sue innumerevoli sfumature, tutto appare più chiaro, più nitido, anche nella follia dell’insieme. Quello che emerge dirompente ascoltando tutto il disco è proprio la voce di Boris, la quale diventando strumento a sua volta si esibisce in maniera completa con tutto il suo repertorio, fino a diventare parte integrante del progetto: una guida che ingloba Dante e Virgilio nello stesso tempo fino a evaporarsi nell’estensione multiforme di questo big bang. Inferno e Paradiso, quiete e violenza: d’altronde, è sempre da una forma di caos che si sviluppa e nasce l’amore.
Boris Savoldelli: foto prese dal web
Dwiki Dharmawan e l’ensemble che l’ha accompagnato non ci lasciano scampo: in un presente dove lo stesso caos ha risucchiato tutto il mondo dell’arte, è proprio da questa confusione che bisogna ripartire. Il processo è chiaramente complesso perché l’imput creativo deve spesso raggiungere il punto di non ritorno, proprio per andare oltre se vogliamo lasciarci il passato alla spalle e non continuare a trascinarcelo dietro come una zavorra, invece che ammirarlo come un’icona. Lo facciamo è vero, ma poi finiamo per immedesimarci nella sua immagine.
Tutte le foto sono tratte dalla rete
Chiaramente nessuno inventa niente, ma da ogni situazione di conflitto emerge sempre una ricostruzione nuova della realtà e come tale bisogna perseguirla. Ogni esperimento e sempre ben accetto se ci porta da un’altra parte, soprattuto quando prende forma nel fascino e nel mistero della bellezza.
Salute ragazzi !
il Barman del Club
Un abbraccio Antonio 🌹
"Mi piace"Piace a 1 persona
Abbraccio ricambiato 🙂
"Mi piace""Mi piace"
proverò a procurarmelo, il jazz (pure rock) è comunque felice improvvisazione
"Mi piace"Piace a 1 persona
Vero…
"Mi piace"Piace a 1 persona
Nice blog
"Mi piace"Piace a 1 persona
Thank’s
"Mi piace""Mi piace"