Mythic-Sunship-Wildfire

I Mythic Sunship sono un gruppo danese già attivo da diversi anni, il quale è riuscito a coniugare la forma psichedelica con una improvvisazione free decisamente trascinante, soprattutto dopo aver inserito nella formazione il sassofonista Søren Skov, sovrapponendo esplosioni sperimentali ad altre pulsioni sempre in continua successione. Quest’ultimo lavoro è la degna continuazione di quel capolavoro che è stato Another Shape of Psychedelic Music e del susseguente live Changing Shapes: due tasselli incastonati nella bellezza pura del caos e del disordine che diventano un monumento ineguagliabile dedicato al delirio. Poi, lo sappiamo tutti, la musica è un maledetto medium in cui il suo territorio si trasforma nell’esatta reincarnazione dell’inferno, per poi edificare il paradiso proprio da quest’esperienza dove le fiamme ci lanciano oltre le soglie del cielo. Se per un attimo ci sentiamo immortali, quest’illusione ci permette di configurare la vera essenza della gioia.

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Certo, ogni espressività artistica possiede tutte le valenze per quantificare all’infinito le nostre emozioni e questi ragazzi di Copenaghen centrano ogni volta il bersaglio. Fin dai loro esordi, quando su prodotti alternativi come le musicassette si sono calati in una forma di avanguardia legata soprattutto all’improvvisazione, e che hanno costantemente mantenuto come marchio di fabbrica, il loro sound è cresciuto disco dopo disco, strutturando un cammino fatto di tappe fondamentali fino a diventare gli alfieri di questo genere.

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Diventa sempre affascinante lasciarsi trasportare da queste chitarre, perché anche questa volta il furore di tutte le stratificazioni sonore è veramente inarrestabile, come se un jazz frenetico si fondesse con l’elettricità portata a livelli di eccessiva magnificenza. Diventa un ponte naturale che segna un’attraversamento da due fasi della nostra storia recente: un prima e un dopo, con tutte le sue derive che potrà contenere ma, a tutti gli effetti, estremizzate da un sound contenente una esagerata propensione verso le tonalità alte, via via schizzate oltre ogni limite.

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Potremmo anche parlare di ogni traccia, ma c’è talmente tanta libertà dentro questo calderone di suoni che diventa un esercizio di stile cercare un concetto di sintesi. Tutto inizia come un turbine inarrestabile e con la stessa veemenza finisce, portandosi dietro e all’interno di ogni pezzo questa loro forma libera d’interpretare rock e psichedelia, jazz e ritmiche fino all’esasperazione. Ordine e disordine risucchiate da una forza concentrica e dall’impatto caotico, poi incanalate in una struttura selvaggia che a sua volta esplode senza quietarsi mai e senza un attimo di pausa. Ma è proprio in questa orgia iconoclasta che si delineano le tematiche e le loro idee sempre in evoluzione fino a raggiungere un’epifania straordinaria la quale, dopo aver raggiunto il punto di non ritorno, si trasforma in boato dagli echi perennemente amplificati.

Link traccia d’ascolto
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Chiaramente, se i loro ideali maestri li potremmo circoscrivere in Ornette Coleman o John Coltrane (probabilmente parte del loro nome deriva da quel “Sun Ship” del grande sassofonista), o nella libera anarchia degli Hawkwind, o nelle intuizioni del Robert Fripp solista, o nel terrorismo sonoro di Matt Gustaffson, o meglio ancora in amici di viaggio come i Causa Sui, Kanaan e Papir, allora potremmo aggiungere che il loro stile è riuscito a prendere una via propria, trasformandosi in una sorta di fusion dagli accenti forsennati ed estremizzati proprio per estendersi nell’eccezionale libertà espressiva che li rappresenta. È difficile trovare delle pause in queste scorribande, perché l’attimo appena accennato di prendere fiato, rappresenta l’innesco per un’altra reazione a catena.

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Le foto sono prese dal web

Poi, lo diciamo sempre, se in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, allora, prendere parte a questo incendio selvaggio sarà come sentirsi trascinati proprio verso le soglie di un sole, dentro quella nave che un manipolo di coraggiosi aveva già preparato da tempo per un viaggio che supera le soglie dell’eccitazione. Anche bruciare, è una forma esagerata di estasi, e come tale, sarà nostra nel sentirci atomi impazziti per un’altra fusione di materia, per una nuova vita che ci rappresenti.
Lo so, lo so, vi ho fatto venire sete, ma questo è il mio mestiere: il mestiere di farvi bere, e farlo in compagnia è sempre la cosa migliore…
Salute ragazzi!

il Barman del Club

13 Comments on “Mythic Sunship – Wildfire

  1. Che energia! Ne avevo bisogno… Grazie delle tue preziosissime imbeccate. Sono un pigrone che riascolta sempre gli stessi dischi, sono incantato… I tuoi post, oltre a essere interessanti da leggere, sono per me delle ventate d’aria (sonora) nuova!

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