Sfrontati, irriverenti, fuori di testa, talmente geniali da segnare un confine tra pazzia e intelligenza, decidendo in qualsiasi momento da che parte stare; i Black Midi bissano il successo di due anni fa con un secondo album davvero sorprendente. Il loro sound si articola intorno a una deflagrazione schizofrenica che shakera funky, punk, cabaret, pop, rock e sperimentazione attraverso una forma teatrale in cui la musica diventa un medium per raccontare e raccontarsi, come se la provocazione, urticante e avvincente al tempo stesso, decidesse ogni volta di farsi piacere proprio per l’aspetto che genera inaspettatamente tragedia e ironia. Quello che colpisce è come riescono ad alternare melodie a ritmi vorticosi, attraverso una sceneggiatura che s’insegue ripetutamente e genera episodi sincopati fino all’eccesso, strutturando nello stesso tempo una trama coinvolgente senza un attimo di pausa. Eppure, quello che sembrerebbe un cocktail di psicofarmaci assunto come una dose eccessiva di anfetamine, si trasforma in realtà in una botta di vita che genera una fascinazione ininterrotta, proprio per l’aspetto per niente improvvisato, ma al contrario, per una genesi che rasenta la perfezione fino al mondo immaginato e completamente in sintonia intorno a loro protagonisti.
Non è casuale che la “Cavalcade” del titolo (generata dall’unione delle parole cavalry e parade) è proprio l’avvicendarsi di vari personaggi attraverso appunto una cavalcata folle, che ti travolge e ti conquista. Ognuno racconta la sua storia e poi fugge verso l’inverosimile, scomparendo e lasciando il posto al protagonista successivo in una sorta di carosello compulsivo. La parata in questione è proprio uno mezzo espressivo per dare un unione a tutti i protagonisti, anche se le storie non sono collegate fra di loro, ma si uniscono ossessivamente nell’amalgama di questa sfilata.
“…Tre bis di Oh Sonny Boy accompagnati solo dalla fisarmonica / Tre file di pallide brune proteggono loro dalla folla / Il sipario è un mosaico di imitazione vermiglio / e una lampadina rossa pende sopra il trono che è stato trovato / Questa è la scena su Main Street quando John Fifty arriva in città / Abbondano folle di ogni età, credo e genere / Il signor kitsch canta scenette che descrivono in dettaglio i peccati di ogni partecipante / La prima volta che i formichieri si perdono dietro le quinte / con vigore graffiano macchie rosse, sopraffatti dal loro re / In tutto il mondo non c’è scampo da questo baccano infernale…
“…Figli di Betlemme, venite tutti ragazzi e ragazze / Venite ad ascoltare queste mie parole eterne /
Non giudicare chi vedi da qualunque cosa possano dire / ma dai loro occhi rotondi, labbra, orecchie e curve / / Un uomo è il suo paese, il tuo paese sei tu / Tutto il male è preavvisato, tutto il bene si avvererà… / Queste parole si sentono in Main Street quando John Fifty arriva in città / Sì, queste sono le parole su Main Street quando John Fifty arriva in città / I gargarismi non-canzone si accalcano in frenesia / egli echi del suo canto ora cessano di essere uditi / Le brune non più pallide sono spezzate in due / e gettato sul muso dell’equipaggio dei formichieri / John Fifty è a brandelli, la sua soapbox usurpata / Le sue vesti strappate adornano i ceppi degli alberi della terra / Nessun attacco con un esercito durerà a lungo prima di lui / Alleva uomini che bramano la propria gloria sanguinaria / Quella era la scena in Main Street quando John Fifty arrivò in città / Sì, quella era la scena in Main Street quando John Fifty arrivò in città…”
Ma se la scena iniziale rappresenta proprio l’esaltazione e poi il linciaggio di uno pseudo-profeta prima osannato e poi ucciso, tutto ciò che segue è un racconto vorticoso che delinea a sprazzi le metafore dentro alle figure che si passano il testimone per farsi notare. Noi assistiamo al passaggio di un carnevale a volte divertente e altre volte violento, come se la vita diventasse all’improvviso un film dalle flashate multicolori. Ogni figura rappresenta quello che in ogni giorno assistiamo non solo guardando la televisione, ma semplicemente rasentando una quotidianità la quale mette in scena una moltitudine di individui difficili da collocare, tanto diventano imprevedibili nei loro percorsi apparentemente normali. Il problema è che fra queste tracce non esiste la normalità. Tutto si muove in maniera accelerata lasciando che sia la musica a dare un peso alle parole di un bardo presentatore che non si stanca di annunciare la follia dei primi piani.
Bisogna dire che questi ragazzi, tutti musicisti eccezionali, sono riusciti a ritagliarsi uno spazio nell’immaginario londinese a tal punto da rappresentarsi in opere artistiche diversissime. Non solo… tanto per dedicarsi alle loro passioni hanno pure inciso delle jam dove si divertono leggendo brani che vanno da Hemingway a Poe fino a Robert Tressell, giusto il tempo per generare con la loro cultura, spettacoli multimediali degni della loro fantasia. Ritornando comunque a questo album se le soluzioni art-rock riescono a miscelare noise e melodia, trasfigurando fusion, new wave e post-punk, nel loro sound eccessivo che alla fine ci coinvolge e ci travolge, ogni loro passaggio e ogni loro canzone si libera di tutti gli orpelli del passato per aprire finalmente una strada laterale con cui uscire dal labirinti dove si è persa l’innovazione degli anni duemila. Non importa se i Primus, Captain Beefheart, i Talking Heads, i Pere Ubu o le frippertronics del caro Robert fanno capolino e lasciano degli echi qua e là; questi Black Midi rappresentano una pulsione e una nuova scena dall’impatto dirompente che ha dato vigore all’evoluzione di una serie di band, le quali, stanno dando spettacolo sotto i cieli (o i Pub) della terra d’Albione.
Poi, lo sappiamo anche noi, quando la creatività emerge figurandosi in maniera esplosiva, generando drammi a ripetizione, la qualità è l’essenza che ci rimane dentro lasciandoci ancora una volta come un’icona, la bellezza dell’Arte.
Salute ragazzi!
il Barman del Club
⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
"Mi piace"Piace a 1 persona
😀
"Mi piace"Piace a 1 persona
convincente la tua recensione, me lo cerco
"Mi piace"Piace a 1 persona
Si, merita !
"Mi piace"Piace a 1 persona
Un bell’amalgama musicale, potente e dinamico.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Si, molto… Grazie come sempre di passare a dissetarti da queste parti!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Lo sai che il tuo è il mio locale preferito 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie cara: per una che “viene dal mare” è sempre aperto (!)
"Mi piace""Mi piace"
Mi sembrano un pochetto pesanti… proverò ad ascoltare. Grazie.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Beh… leggeri non sono di certo (quando c’è di mezzo la pazzia), però hanno un imprinting che acchiappa e coinvolge (!)
"Mi piace"Piace a 1 persona
Prendo nota come sempre, mi fido di te e di come scrivi.
Sempre di giovani inglesi, hai avuto occasione di ascoltare i Black Country new road?
"Mi piace"Piace a 1 persona
Si, e non mi dispiacciono: è uno degli album di questo 2021 che ho preso in considerazione, ma come sempre è il tempo che manca per delle recensioni di una certa ricerca. Vedrò più avanti cosa riuscirò a fare. Intanto un brindisi 😉 !!!!!
"Mi piace""Mi piace"
Bene!
Sai che leggerò con molto piacere.
"Mi piace""Mi piace"
Pingback: i migliori album del 2021 per l’Intonation Cocktail Club 432 – Intonations Cocktail Club 432