Per chi ama le sonorità “kraut” inzuppate di psichedelia con una venatura melodica tanto per non farvi mancare niente, questo è il disco che fa al caso vostro. Dannatamente ritmici, fottutamente coinvolgenti, follemente estroversi, questo ensemble losangelino nato da un progetto del solista Bert Hoover si è poi allargato a una vera e propria band, completando un progetto che via via ha preso corpo aggiungendo sempre più elementi alla struttura di base composta da tre persone. Non è casuale che il nome, pronunciato Hoover Three, originariamente stilizzato in Hoover III, si è poi variegato in Hooveriii, quasi a valorizzarlo come un acuto in tutto il loro contesto musicale.
Questo loro primo lavoro, riprodotto prima su musicassetta ed ora su LP, riesce a far interagire delle sonorità europee con quelle americane, soprattutto con quelle della costa californiana che riecheggiano nel dinamismo delle chitarre, cariche di fluttuazioni alte e di variazioni lisergiche. Sta di fatto però che l’hanno composto in Germania, proprio per la loro passione verso certi suoni legati ai Corrieri Cosmici, e precisamente a Furth nel nord della Baviera, rinchiusi in un bunker adibito a sala prove, dove hanno creato tutti i brani.
Il risultato è come dicevo sorprendentemente piacevole, perché sono riusciti a bilanciare in maniera perfezionistica una capacità di suono che alla fine s’identifica con uno stile particolare, in cui, anche la voce, s’incastra molto bene dentro questa scioltezza compositiva, vitale e frizzante. Tra l’altro quello che colpisce è proprio l’unità dentro questa varietà, non tanto per giocare con le parole, ma per completarsi con un importante detto conosciuto a livello artistico e in questo caso perfettamente messo in pratica da questi validi ragazzi.
L’album si apre con “Cindy” dove un incedere quasi marziale inizia ad aprire le danze per quello che succederà dopo, trascinati da un coro e da una chitarra che eseguono la traccia melodica quasi fosse un incipit necessario. Ma è con “Control“, il secondo pezzo, che inizia la vera essenza del disco, tutto strutturato come ho già anticipato da un vocalismo orecchiabile mentre una chitarra acida fa da sfondo a tutta la scena. L’essenza kraut emerge e si miscela con le tracce susseguenti: “Hang em’ high” e “Shooting Star” sempre in equilibrio tra il delirio lisergico e i ritmi tribali che lo accompagnano, a volte forsennati e a volte lenti, interagendo alla Black Angels per intenderci, un insieme di suoni perfettamente in sincrono, fino a trasferirsi nella visionarietà dei Devo.
Il lato B inizia con “We’re Both Lawyars“, in cui è proprio la sezione ritmica a condurre un pezzo strumentale, psichedelico quanto basta prima di un’accelerazione che trascina le chitarre nel loro vortice in fiamme. Ma è con le ultime due tracce “Erasure” e “Gone” che l’album passa a un livello superiore, in cui, la commistione fra tutte le vibrazioni ascoltate in terra tedesca e rigenerate nel suolo americano si fondono per interagire fra di loro, partorendo un incedere sincopato quanto basta per andare in giostra. Sta di fatto che il pezzo di chiusura emerge con tutto il suo spessore, proseguendo nella sua unità di stile, fatto di compostezza formale e retrogusto schizoide. Non è casuale che dopo un’intro vocale le chitarre vorrebbero divagare alla loro maniera ma si fermano al momento giusto, prima che un sax subentri generando un’apoteosi simile a quella che chiude “fun house – l.a. blues” degli Stooges. Forse non siamo a quei livelli, ma il termine di paragone serve per coinvolgerci e portarci nei territori delle idee qui esposte, come un cavallo che vorrebbe galoppare a perdifiato, ma le briglie lo fermano al momento giusto.
Fondamentalmente questi ragazzi sono partiti con il piede giusto e hanno la possibilità di continuare nella loro evoluzione, sicuramente interessante quanto basta per farsi piacere e apprezzare. Saranno anche eccentrici, ma se non si divertono a vent’anni quando lo dovranno fare?
Poi, è anche vero che il divertimento non ha età, e allora godiamoci tutti i suoni del mondo accompagnati da una bella birra che vi offro volentieri.
Alla prossima ragazzi!
il Barman del Club
tra le influenze hai dimenticato i power rangers (non nomino i Chrome per non bestemmiare). Comunque grazie per la birra. Ciao.
"Mi piace""Mi piace"
…non siamo in chiesa, e comunque se vuoi puoi anche aggiungere Qui Quo Qua e Topolino, tanto ormai, l’attualità è talmente varia da confondersi da sola 😉
"Mi piace"Piace a 1 persona
No, il topo e i paperi mi sfuggono, invece rilevo atmosfere beatlesiane (Barrettiane? No, proprio beatlesiane). L’attualità sarà anche varia, ma ahimè, quanto poco attuale. Ci vediamo al Cavern Club, è arrivato un gruppetto da Amburgo, dicono siano bravi. Stasera una grappa, grazie.
"Mi piace""Mi piace"
Ormai certi posti fanno parte della storia e i musei sono aperti solo a determinate ore. Io preferisco un Pub come tanti con della birra buona e della musica che mi da un po’ di piacere, come questa. Poi, se l’attualità non è attuale è solo un problema di come le persone la vedono: gli illusi pensano che ci siano delle rivoluzioni a tutte le ore, ma in realtà, tante vuole, è meglio una splendida normalità
"Mi piace"Piace a 1 persona
?
"Mi piace""Mi piace"
“…tante volte…”
"Mi piace""Mi piace"
me lo cerco, convincente
"Mi piace"Piace a 1 persona
Non è male, soprattutto piacevole (!)
"Mi piace"Piace a 1 persona
Beh, anche bravi.
"Mi piace"Piace a 1 persona
🙂 Certo, si gustano volentieri…
"Mi piace"Piace a 1 persona
Sì 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona