Gli ultimi fermenti di un new-post-punk britannico, arricchito quanto basta di sperimentazioni e d’improvvisazioni, sta creando una scena molto interessante in cui tutta una serie di band che vanno dagli Idles ai Black Midi, dagli Squid ai Lice, dai Sleaford Mods agli Shame, dai Life fino ai cugini irlandesi della Girl Band, dei Fontaines D.C. o dei The Murder Capital, stanno infiammando i Pub e i locali delle loro città, con un sound particolarissimo, fatto di spoken-word e chitarre schizofreniche, riuscendo a coniugare la poesia urbana dei bassifondi con le lacerazioni sonore cresciute nel disagio o nell’espressività giovanile. È come se, dando un calcio alle inutili reminiscenze della “trap”, fosse ritornato ancora più irruento e pieno di rabbia il punk di una volta, centrifugato e sintetizzato nei testi e nella liricità di una nuova generazione di adolescenti, i quali, cresciuti fra emarginazione e impegno culturale, sono riusciti a esprimersi con un valore intellettuale sorprendente. Evidentemente, se il compianto Mark Edward Smith aveva già a suo tempo segnato una strada importante con i suoi The Fall, ora ci ritroviamo di fronte un’autostrada dove sfrecciano tutti i suoi epigoni, riappropriandosi del presente, fino a manipolarlo come una forma di creta vivente. I Balck Country, New Road fanno parte di questa squadra, alternativi quanto basta per emergere dal gruppo con la loro epica quotidiana, come se, consapevoli di essere nati negli anni zero, fossero proprio loro i protagonisti di questi nuovi anni venti.
Innanzitutto, quello che li contraddistingue è proprio l’eterogeneità dei suoi componenti, i quali, provenienti da esperienze diversissime, e continuando a esercitarle in altri ambiti, quando sono insieme riescono a fondersi dentro a sonorità particolarissima per quanto semplici. Non c’è solo punk e una voce recitante che strilla la sua oscura poesia, ma riecheggiano variopinte sonorità klezmer; influenze jazzistiche in stile new wave fino a diventare free; orchestrazioni che schiacciano l’occhiolino a una certa cultura pop, per poi finire in un vortice delirante; sax e violino che flirtano con le chitarre in uno strano innamoramento, fino a contorcersi in un orgasmo noise; controritmi inaspettati che alterano la messinscena in un’improvvisa deflagrazione prima che diventino post-rock; cadenze irruenti mascherate da dolcezza e dolcezza contraffatta come rumore puro. Insomma, tanta roba che diventa un sound tutto suo, dove, come anticipato, emerge la narrazione del vocalist insieme a un tessuto di parole dentro a cadenze quasi marziali, sincopate, attraversate da una sottotrama frammentata e alterata quanto basta da sembrare paradossale, come un flusso di coscienza legato alla letteratura postmoderna e riproposto in musica come se Philip Dick o James Ballard di fossero messi a cantare. Mamma mia!
Io consiglio l’album perché mette i brividi, ti trascina nell’apoteosi della sua apparente follia e ti restituisce con la consapevolezza che qualcosa sta succedendo. E in questo caso potremmo esclamare: finalmente! Non sto qui a sviscerare le sei tracce che oscillano tutte fra i sei e i dieci minuti, perché rischierei di ripetermi ossessivamente, trascinato in questo gorgo terribile e affascinante. Chiaramente, bisognerebbe leggere e seguire i testi proprio per inglobarsi con le parole stesse che, nei circuiti underground, sono già diventate un cult. Un po’ come succedeva nei romanzi di William Burroughs, in cui, al di là della storia, le sue frasi venivano estrapolate per l’originalità delle stesse. Poi, come sempre, sono canzoni, performance che assimilate live subiscono il fascino dell’insieme e come tali vanno intese, nella loro costruzione, nella loro rappresentazione, nella loro devastazione.
Link traccia d’ascolto
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Tra l’altro sono molto amici del Black Midi (citati anche in un testo),con i quali condividono un percorso comune e un’ammirazione reciproca, a tal punto che si sono esibiti spesso insieme registrando anche un album dal vivo con il nome Black Midi, New Road al The Wildmill a Brixton, il quale, dovrebbe essere pubblicato anche su disco. Speriamo (!) Anche perché, nonostante nella rete ci ritroviamo di tutto, un bel vinilone non sarebbe male (questione di collezione… questione di malattia). Comunque ritornando a noi, se nei loro testi ci ritroviamo citati, Scott Walker, Richard Hell, Kanye West e gli Slint, un motivo ci sarà, proprio ritornando al loro background culturale e a tutti i desideri che emergono tra un verso e l’altro, nonostante il lavoro di decostruzione letterario il quale, si riversa per avere un impatto da teatro dell’assurdo, riprendendo un vero e proprio melodramma e una deriva stilistica sempre in sospensione.
Foto prese dal web / Photos taken from the web
Nient’altro da dire, questi ragazzi stanno ormai creando una tendenza e uno sviluppo musicale dove sia la musica e sia le parole sono talmente in equilibrio fra di loro da non saper scegliere tra le due. Oppure come diceva Jim Morrison, il rock è uno stramaledetto modo per spacciare poesie.
“…Stanno arrivando tutti / immagino di essere un po’ in ritardo per la festa / Ora stanno arrivando tutti / immagino che avrei dovuto dire qualcos’altro / E ora stanno arrivando tutti / Ciò che abbiamo costruito deve cadere nelle fiamme crescenti…”
Ma se tutto deve crollare, allora, prepariamoci a bere, senza fine…
Salute ragazzi!
il Barman del Club
scusa se rispondo al tuo commento qui ma inavvertitamente ho cancellato il tuo commento. Totò è stato uno dei figli più illustri di Napoli e la sua poesia è un omaggio molto struggente al migliore amico dell’uomo. ciao e grazie. buona vita.
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Buona vita anche a te!
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Te li sei ascoltati eh?
A me piacciono molto, devo ricoscere, come sempre del resto, che i tuoi post sono molto approfonditi. Lo leggerò con calma, soprattuto per la parte dedicata ai testi, su cui non mi soffermato.
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Si è vero sono molto bravi e i testi sono particolari, un po’ come tutti quelli di queste bande che stanno infiammando Londra. Questi però mi piacciono particolarmente perché hanno una valenza poetica superiore, ricchissima di metafore e di sottintesi. Volevo postarli, ma avrei allungato troppo il brodo, d’altronde in rete si trovano senza fatica e un interessato se li può cercare senza problemi. Ciao, un salutone 😀
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Si, molto bravi concordo con te, sono quelli che mi hanno più convinto.
Avresti dovuto postarli invece: se interessa leggi tutto come faccio io! Sei una risorsa preziosa!
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Tante volte mi faccio delle autocritiche sulla lunghezza degli articoli, così come le traduzioni dei testi i quali arricchirebbero ulteriormente il post; nel senso: è meglio fare una retrospettiva che accontenti tutti i lettori, o una che si rivolga solamente ai veri appassionati? Purtroppo questa tendenza del mordi e fuggi sta indebolendo culturalmente ogni proposta artistica, e lascia sempre nel dubbio un eventuale recensore, sempre in equilibrio se basarsi sulla capacità di sintesi o sull’informazione dettagliata di un prodotto. In fondo, se analizziamo meglio la questione, è meglio una persone preparata che ti legge, invece che altri cento i quali fanno finta…
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È il tuo spazio web a te la scelta!
😉
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Vero… 🙂
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piatto ricco? Mi ci ficco, sto già scaricando!
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Bene… ne sarai ripagato (!)
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‘azz sto ascoltando il primo pezzo Instrumental, se è tutto così è robbba bbona (ricordano vagamente i migliori Strangolatori)
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dopo migliora… di brutto!
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mi dai una Union liscia por favor?
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Subito!!!
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Complimenti per il post molto articolato e sempre all’avanguardia sulle nuove band e sui loro stili entusiasmanti. Un caro saluto Antonio!😊🌱
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La vita ci da la possibilità di lasciarci andare dentro quello che amiamo di più, e a volte basta questo per darci quel poco di felicità che gratifica le nostre giornate, a volte complicate. Un caro saluto anche a te !
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E bello trovare nella vita qualcosa che ci dia soddisfazione e appagamento in ciò che ci è più congeniale.
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