immagine di Jane Thomas
Giunti a questo punto dell’anno facciamo un excursus sulle uscite musicali migliori (per quello che mi riguarda) nei vari ambiti del rock, e iniziamo con un giro psichedelico di aperitivi, fatto di classe, passione e sovraesposizione sonora, non solo per l’eccessiva espressività degli strumenti, ma per l’estensione e la coniugazione fra passato e futuro di un genere che non tramonta mai.
Iniziamo…
Psychedelic Source Records – “Sci-fi Safari Session”
Pond – “9”
Highbay – “II”
Clustersun – “Avalanche”
Sleeping Green – “Nola”
The Wild Century – “5”
Øresund Space Collective – “Relaxing in the Himalayas”
КombyИat ЯobotЯoИ – “-270° C”
Rostro del Sol – “Rostro del Sol”
Kraftvøid – “Kraftvøid”
***********
Psychedelic Source Records
“Sci-fi Safari Session”
Psychedelic Source Records è un’etichetta ungherese in cui la psichedelia è una sorta di pane quotidiano. Inoltre, se aggiungiamo blues, folk, melodie infarcite di acido lisergico senza un attimo di tregua insieme a cavalcate chitarristiche dove ti manca il respiro, cosa volete di più per voi che vi perderete negli spazi allucinogeni di un universo senza confini? Succede così che, di tanto in tanto, pubblicano delle vere marmellate trippy, con delle session fantasmagoriche e questa è una di quelle. Basta mettere insieme degli autentichi professionisti di questo genere come i bassisti: Dávid Strausz, Bence Ambrus e Ákos Debreczi; con i virtuosi delle sei corde come Gergely Szabó, Ákos Karancz e Bence Ambrus, insieme ai batteristi Krisztián Megyeri e Márton Kása, per ottenere una serie di pezzi infinitamente divertenti e assolutamente fuori di testa. Sarà anche un “safari nella fantascienza”, ma la caccia in quella che potremmo chiamare la nuova guida galattica per gli autostoppisti con la chitarra in mano, terminerà sicuramente in una festa collettiva: mangiare e bere incluso e… bondage, come premio finale! Meglio di così… Voto 8
***********
Pond
“9”
Accomunati un po’ dappertutto ai loro conterranei australiani dei Tame Impala, o ai King Lizzard and the Lizard Wizard, in realtà, a mio avviso questi ragazzi di Perth sono un gradino superiore ai loro compagni di viaggio. Il loro sound riesce ad accomunare delle reminiscenza “beat” contaminandole con un pop sperimentale in cui, il contorno psichedelico, oltre a schiacciare l’occhiolino a un David Bowie berlinese, non disdegna certe sonorità tipiche degli anni ’80. Il risultato è una piacevole messinscena dove, gli etno-ritmi tipicamente dance, sfruttano tutta l’elettronica quanto basta, per un groove dinamico e ipnotico al tempo stesso. Inoltre è talmente fatta bene l’alternanza dei pezzi, che l’ascolto si lascia andare a una trascinante sequenza di perfezionismi i quali non stancano mai, d’altronde, i nostri eroi, giunti ormai alla loro nona fatica sono dei musicisti e dei professionisti navigati, e si sente. Per cui state tranquilli, sedetevi con un bell’aperitivo e rilassatevi senza pensieri. Divertente! Voto 9
***********
Highbay
“II”
La copertina non lascia scampo: ancora una session, e ancora la Psychedelic Source Records, sempre più tossica, sempre più folle, sempre più recidiva. Questa registrazione effettuata con un trio composto da Krisa, Geri & Matyi in arte Highbay, quasi a omaggiare la costa alta della California, sfodera un’ora e mezza di vortici lisergici sostenuti con i droni continui di un bordone perso nel suo stesso ripetersi. Siamo di fronte a un’ossessione sonica conturbante e stordente, in cui, il concetto stesso di musica o di forma canzone, non ha significato alcuno. Praticamente è una sorta d’improvvisazione persa nell’idea di raggiungere un’apoteosi o un culmine che non avverrà mai, talmente è tutta racchiusa nell’avvitamento che riporta sempre al punto di partenza. Non vi lascio nemmeno il link della traccia d’ascolto, perché se volete, cercatevela, ma saranno cazzi vostri (!) A noi rimane la consapevolezza che il Peyote dato a dei musicisti, fa veramente dei brutti scherzi. Un delirio! Voto 7-
***********
Clustersun
“Avalanche”
Giunti a questo punto, scopriamo una band tutta italiana, catanese per la precisione, in cui il gusto psichedelico che la contraddistingue, sciolina uno shoegaze sorprendentemente variegato a tal punto da assimilare la lezione dei Black Angels insieme a quella dei Telescopes, come se l’irruzione di una potenza sonora controllata si fosse disintegrata in mille frammenti luminescenti. Non è casuale che durante tutto l’ascolto siamo annichiliti da una bellezza che non si distrugge, ma al contrario si arricchisce man mano che prende forma, come una cometa che attira nella sua scia innumerevoli particelle fino a diventare pentagramma. Il fatto è che questo trascinamento lascia brillare tutta una serie di canzoni eccellenti per uno degli album più belli di quest’anno, da tenere sicuramente in considerazione. Stellare! Voto 9
***********
Sleeping Green
“Nola”
Un altro viaggio lisergico è l’esordio discografico di questa band proveniente dalla Germania, la quale, s’inserisce a piene mani nella scena nordica dove pullulano le note di questo genere, fatto di sfuriate chitarrisctiche e cavalcate heavy-psych. L’immaginazione può fluttuare da paradisi ipnotici vissuti in un’atmosfera narcolettica, per poi dilatarsi nel viaggio cosmico dove coesistono stoner e rock’n’roll, trasfigurando il disegno di copertina come il proprio ambiente dove rilassarsi. Noi viviamo in un mondo dove l’ossessione della tecnologia sta diventando il pane quotidiano, ecco perché questi ragazzi si vogliono perdere nelle suite della loro musica, giganteggiando e accarezzando ogni cosa che si ritrovano accanto, come se la bellezza fosse proprio una stanza con degli strumenti per costruire un altro universo e un’altra genesi, anche se racchiusa nello spazio temporale di quattro canzoni. Vitale! Voto 7,5
***********
The Wild Century
“5”
Ora facciamo una capatina tra il Belgio e i Paesi Bassi, nella regione fiamminga che sconfina in Olanda, per incontrare questa band amante dei suoni d’oltreoceano, fino a raggiungere un mondo tipicamente anni’70, fatto di bellissime ballate intrise di melodie e rock’n’roll sanguigno. Le atmosfere alla Crosby, Still & Nash o alla Jefferson Airplane, si dilatano e si evolvono nelle tracce di quest’album, sicuramente derivativo, ma al tempo stesso molto emozionale e carico di ampio respiro, in cui, la perfezione delle sonorità e la bellezza di un mondo passato, ritorna inaspettatamente alla ribalta. Qualcuno potrebbe sottolineare che questo tipo di musica è già stata fatta e consumata alla grande, eppure, questi ragazzi hanno le canzoni, ottime direi, e ce le propongono non tanto per immaginare una macchina del tempo per un viaggio dove imperavano gli dei, ma per vivere un presente dove la passione è un premio alla loro (e nostra) volontà di sentirsi vicini a un sound da amare perdutamente. Avete ragione: qualcuno potrebbe obbiettare che questa era la musica di quando sono stato giovane, ma in realtà, non sono mai invecchiato. Splendido! Voto 8,5
Link traccia d’ascolto
Link traccia d’ascolto
***********
Øresund Space Collective
“Relaxing in the Himalayas”
Questa band è un collettivo di musicisti scandinavi: Svezia, Norvegia e Danimarca, i quali, provenienti da altri gruppi (Tangle Edge; Camper Van Beethoven; Sista Maj; Siena Root; Palace on Wheels; My Brother the Wind; Gösta Berlind Saga) ogni tanto si riuniscono per improvvisare delle jam space-rock, proprio per il gusto di suonare insieme, e poi, da queste registrazioni, pubblicano l’album in base alle suggestioni del momento. Questo è l’ultimo messo in rete e uscito proprio in questi giorni, il quale, parafrasando il titolo, s’inoltra in una performance dal retrogusto ancestrale, quasi mistico, lasciandosi andare dentro quelle sonorità dal gusto orientale, come se una forma di meditazione interiore fosse necessaria per una resurrezione del momento. Poi, lo sappiamo tutti, certi ritrovi sono necessari proprio per trovare quella pace che ci appartiene e che perdiamo nelle vicissitudini di ogni giorno; e un attimo, insieme agli amici, qualunque esso sia, ci fa ritrovare quello spazio che abbiamo perso. Cosa si fa per non morire dentro! Voto 7-
***********
КombyИat ЯobotЯoИ
“-270° C”
Epigoni di un kraut-rock perfettamente conseguente a gruppi storici come gli Amon Duul II o gli Ash Ra Tempel, questo ensemble proveniente da Kiel in terra tedesca, ridisegna un territorio cosmico appariscente, perfettamente in linea con le loro dissertazioni precedenti, e navigando nello stato fluido dove esiste solo l’etere o l’etereo. Non è casuale che i titoli delle tracce di quest’ultimo album si riferiscono ai nomi dei telescopi spaziali messi in orbita per esplorare l’infinito. Però non bisogna equivocare, fra questi viaggi onirici c’è molto ritmo, un po’ come fecero a suo tempo i Tangerine Dream con “Ricochet“, proprio per sintetizzare quel dinamismo insito nella voglia di non fermarsi di fronte all’ultima frontiera, come se la vitalità fosse il propellente necessario per superare qualsiasi tipo di confine, e la musica possiede queste qualità. Inarrestabile! Voto 7,5
***********
Rostro del Sol
“Rostro del Sol”
Un album interessante proviene questa volta dal Messico, inaspettatamente diremmo, perché non ascoltando abitualmente gruppi di quelle parti, siamo abituati ai soliti luoghi comuni legati alla musica mariachi e alle sue contaminazioni. In questo caso invece, nonostante tutto l’espressionismo molto solare che emerge fra queste tracce, ci ritroviamo nelle mani un sound che giostra navigando in una miscela psichedelica inzuppata di jazz-prog, in cui la matrice rock diventa il collante per tutte le composizioni. Anche la parte legata all’improvvisazione risulta molto piacevole, strutturata intorno al tema ricorrente delle divagazioni strumentali. La somma dello stile ci porta sempre intorno a una sperimentazione che si fece verso la fine degli anni’70, creando la fusion. Tutto è molto piacevole anche se molto derivativo, però, questi ragazzi ci danno dentro di brutto con passione e professionalità, senza farsi mancare niente, e il risultato finale è affascinante. Passato e presente che si rincontrano! Voto 8
***********
Kraftvøid
“Kraftvøid”
Pseudonimo del brasiliano Guzz Lima, questo kraftvøid è un’insieme psichedelico fatto di stoner e industrial quanto basta da generare una proposta particolare, la quale, se istintivamente qualcuno potrebbe accostarla a un post-metal dal retrogusto oscuro, in realtà è tutta una forma sperimentale che ricerca un suo stile e una sua dinamica per non essere etichettata. La chitarra è sostanzialmente pesante e perennemente accordata dentro un drone continuo, ma intorno o a lei coesistono continue melodie e un insieme di ritmi che ricordano un ascendente nordico europeo, per poi ritornare nelle profondità dell’Amazzonia, quella più misteriosa, carica di animismo e di essenze tribali, mentre la sua devastazione si rispecchia nelle ruspe cha la violentano. È un po’ come sentire i Black Sabbath insieme a un gruppo industrial-rock di vostro piacimento: scegliete voi, non importa. Quello che conta è la sua essenza primordiale, coniugata con i rumori che ci circondano e che ormai sono entrati nella nostra anima. La musica sviluppa la sua denuncia per diventare arte così come i millenni l’hanno sempre conosciuta: espressione dell’umanità per sublimarsi anche nell’epica negativa di una sala macchine perversa. Voto 8,5
***********
Questo giro psichedelico per il mondo ci porterà verso dinamiche più consone alle forme classiche del rock, giusto per allargare la proposta, e per dare dopo ogni post un’inquadratura più uniforme possibile su quello che succede intorno alle innumerevoli pubblicazioni di oggi. Intanto godetevi oltre alla musica il giusto e la meritata soddisfazione con il vostro cocktail preferito.
Sempre per servirvi…
il Barman del Club
Dopo un’intera giornata di ascolto dei tuoi dischi ti dico che mi sono piaciuti quasi tutti!!
Ora non ricordo bene i nomi (devo studiare ancora 😊) .. per esempio i primi due o tre, il messicano, l’ultimo, ti dirò meglio che l’ora è tarda, ma posso affermare con tutta sicurezza che mi hai fatto trascorrere una bella giornata con la tua musica. Grazie.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie a te che hai avuto la costanza di approfondire questi album, d’altronde, la musica psichedelica è un genere che deve piacere proprio per la sua propensione alla forma tipo jam session, magari lontana dalla forma-canzone, ma lo stesso affascinante per la sua malleabilità.
Grazie ancora e serviti pure da bere, il bar è tutto tuo 😉
"Mi piace"Piace a 1 persona
💕
"Mi piace""Mi piace"
tutto sommato la psichedelia è jazz dentro il rock, ricordi certe infinità dei Grateful Dead? Interessantissimi i Rostro del Sol, stasera li posto
"Mi piace"Piace a 1 persona
In un certo senso si: jazz e rock che si baciano e si lasciano come due amanti bizzarri e forse presuntuosi, ma la bellezza è anche questa, e la propensione alla vitalità si rappresenta anche con le passioni che vibrano e che si esaltano, nel loro fuoco che brucia e si riaccende di nuovo più colorato di prima!
"Mi piace"Piace a 1 persona
comunque quei ragazzuoli messicani sono cresciui a pane, Area e Van Der Graaf! La solita Union caro, grazie!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Subito mister … !!!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Stavo giusto cercando qualcosa di nuovo e ammetto di non conoscere nessuno di questi gruppi. Ora però me li sono segnati, li vado a cercare tutti e ti dico.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ok… tieni presente che questo sono legati allo stile della jam session, a parte qualcuno che invece ha tenuto fede alla forma canzone. Fondamentalmente è un genere che personalmente adoro. Poi, nei post successivi, cercherò di analizzare altri gruppi di altri generi, sempre intorno al concetto di rock’n’roll. Ciao buone cose (!)
"Mi piace"Piace a 1 persona
Intanto sto scaricando questi (però non lo dire a nessuno). Poi magari ti chiederò qualche consiglio su generi più specifici che mi interessano.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ok… 😉
"Mi piace""Mi piace"
Pingback: Bop C. Sketches – Rostro del Sol | almerighi
Pingback: i migliori album del 2021 per l’Intonation Cocktail Club 432 – Intonations Cocktail Club 432