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photo by Hengki Koentjoro

Queste liriche sono state estrapolate da un calendario del 2022 in edizione limitata della Helicon Edizioni, tutte interamente dedicate alla scomparsa del figlio di Maria Grazia Duval: poetessa straordinaria e amante della cultura a 360°, di cui ho avuto l’onore di avere una recensione sul mio ultimo libro, ma che in questo caso emergono in tuta la loro bellezza, sia per capacità musicale  e sia per spessore qualitativo veramente alto. Il dramma si trasforma in un’elegia di una delicatezza estrema, la quale si adagia attraverso un lentissimo blues dai contorni immaginifici e dalla sospensione che lasciano senza fiato, talmente siamo trasportati da queste onde sonore, come se fossero un soffio di fronte all’universo.

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Bucaneve

Silenzioso figlio, fiore d’inverno
tendo mani imperfette ai tuoi cristalli,
temo al mio tocco il tuo liquefarsi
così ti guardo appena, che m’abbagli.

Bianco su bianco, nato dalla neve
che al sonno freddo della vita porge
il suo tessuto d’innumerevoli stelle.

Memento

E come figlio e padre vidi insieme
calar dall’alto, cielo e legno,
piccolissimo seme ebbi nel grembo,
momento che di lacrima sangue e speme
luce si fece a luminar richiesta –
compenso e senso forse risposta
memento mori e vivi, minimo lembo.

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Golfo mistico

Al coro sentinella di cornacchie
grigie in veglia agli implumi
pare risposta il canto schiuma
della roggia vecchia sempiterna
sopra le grida di passati ragazzi,
memoria come nebbia a gocciar dai fossi
nell’angolo che orchestra il tempo andato –
rametti per fucile e qualche sasso
sotto le scarpe scalcagnate e fruste –
eco di ritorno, andante lento
a musicare la commedia
che a un feretro passante
sogni e salmi riprovi a rimediare.

Ma insieme

Sono io sopra di te che cerco
memorie sbriciolate fra le pieghe
e credo, credo parlarti
o sei tu là dove il dito irrimediabile
dice la sua fola e ripete
saremo aria insieme
saremo nulla, nulla ma insieme.

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Come sogni

È un cammino tentacolare
come sogni che si perdono
nel magma di nebbie d’ansia
di fruste di venti replicanti
di strade a salite e precipizi
e s’affaccia il volto di un tuo caro
che non è più lui o lo è ancora
e ti spetta saperlo e non lo sai
e non ha sosta il viaggio giudicante
non ha nome la meta fluttuante.

Pulvis

Appare a volte nel vento curioso
un polveroso raggio che taglia
ombre fuggevoli di stanza in stanza –

quella miriade di corpuscoli
che ti fu corpo un giorno fuggitiva
entrò nel cosmo a vela disciolta,
mare che a noi le braccia e l’onda chiude –

è allora che si sdoppia nel mio fondo
la calda terra, umido ricetto
ad inglobar di te l’anima sfatta.

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Ultima stanza

Un blando sonno
senza sogni
forse perduti –
foglie d’autunno
nello scricchiolio
di passi infantili
futuri o futuribili –
ma non è buia
quest’ultima stanza
se dalle mura mute
trapela viva
la luce dei suoi occhi
che la memoria incorona
e tacita rischiara
il gelo della lunga notte.

Poesie di Maria Grazia Duval 
(Helicon Edizioni)

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photo by Hengki Koentjoro

13 Comments on “Un figlio non muore mai – di Maria Grazia Duval

  1. Pingback: Gioielli Rubati 182: Lucilla Conforta Gori – Maria Grazia Duval – Gisella Canzian – Rosario “sarino” Bocchino – Elisa Falciori – Paolo Pera – Antonio Pibiri – Salvatore Leone. | almerighi

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