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Allora, sbaragliamo subito il campo: dovete mettere insieme il Frank Zappa più irriverente, l’ironia tagliente degli Skiantos, certe evoluzioni divertenti di Elio e le Storie Tese, l’umorismo visivo e geniale dei Devo, insieme a una dose massiccia di psichedelia garage tipo King Gizzard & The Lizard Wizard, ed ecco che escono gli Ossi, progetto tutto italiano capitanato da Vittorio Nistri e Simone Tilli. Se poi a tutto questo aggiungiamo una fosforescente confezione che, nella versione in vinile, è tutta una gioia per gli occhi, soprattutto per gli amanti del fumetto che fa di questo lavoro un prodotto oltre che d’ascoltare, anche da sfogliare (28 pagine in tutto), non si fa altro che sottolineare di come certe idee sono veramente intriganti.  Quello che colpisce però è la capacità d’inventarsi delle canzoni utilizzando fatti di cronaca quasi surrealisti, per poi rigirarli con un sarcasmo fuori dal comune e con quella voglia di raccontare delle storie che fanno sicuramente ridere, ma che nella contrapposizione con il reale non stridono affatto, anzi, si calano a piene mani nel nostro assurdo presente, facendolo diventare normale (!?) con il sorriso sulle labbra.

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Storie del nostro assurdo presente dicevamo, non è casuale che ogni pezzo, iniziando dai titoli, setaccia la nostra quotidianità con quel piglio da presa per il culo, riuscendo ad interagire con le proposte musicali perfettamente indicate con il testo: rock’n’roll, garage-rock, hard-blues, elettronica, campionamenti e acido lisergico, si mischiano in un caleidoscopio multicolore e una forte dose di ritmi e controritmi, giusto il tempo per iniettarci una siringata di allegra adrenalina che trasuda voglia di suonare, voglia di stupire, voglia di farci ragionare, divertendoci.

Vittorio Nistri e Simone Tilli-1

S’inizia con Ventriloquist Rock, una traccia che s’inoltra nel mondo obliquo della comunicazione, soprattutto quella politica e della sua degenerazione. Si continua con Ricariche, in cui riferendosi a un fatto di cronaca, si narra di adolescenti disinibite, la quali, in cambio di favori sessuali chiedevano ai loro coetanei la ricarica del loro cellulare. La terza traccia: Hasta la Sconfitta Siempre, non fa altro che sottolineare la perdita degli ideali di queste generazioni. Toy Boy, il quarto pezzo, non è altro che il racconto realmente accaduto con un retrogusto erotico, di una moglie che, per nascondere al marito l’acquisto di un oggetto sessuale, simulava un furto nel suo negozio; mentre Out Demons Out, cover dell’omonimo pezzo della Edgar Broughton Band, elenca ripetutamente tutte le contraddizioni della pandemia appena passata. La sesta traccia invece: Monk Time, altra cover, viene ribaltata narrando dell’intervista a quel parroco, il quale, dava la colpa di stupri e femminicidî alle donne e alla loro presunzione (così diceva lui).

Link traccia d’ascolto
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Si continua con Miss Tendopoli, una falsa terremotata che decantava la velocità della ricostruzione in quel dell’Aquila, solo per un tornaconto di followers. Naturalmente non possiamo pagarti, invece, non è altro che la raffigurazione dello sfruttamento selvaggio nel mondo del lavoro attuale. La nona traccia: Lei è Grunge lui Urban Cowboy, si riferisce in maniera impertinente agli influencer, mentre O’ Pisciaturu rigira sempre con ironia certe figure nostrane. Si continua con Per sollevare il morale del Capo, la quale non lascia scampo a nessun sottinteso, e infine, l’ultima traccia: Navarre, la storia di una ragazza che salva un lupo dall’ipotermia; un finale positivo, giusto il tempo per lasciare un pizzico di speranza a noi che ascoltiamo e che, dopo tanti supplizi, respiriamo quel poco di bellezza vicina alle persone per bene. Insomma, tante tematiche che si avvitano intorno a noi stessi, lasciandoci con quella bravura di non prendersi troppo sul serio e con un gioco di momenti, i quali, nostro malgrado, ci appartengono, continuamente.

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Con la partecipazione di ottimi elementi come Andrea Appino, Bruno Dorella, Carlo Sciannameo, Roberto Picralli e Dome La Muerte, tutto l’album sprizza di vitalità positiva, anche pensando all’ultima esperienza dei nostri due protagonisti con il progetto Deadburger Factory e l’album eccellente intitolato La Chiamata:  crogiolo di professionisti dallo spessore multiforme per un progetto pazzesco e dalla bellezza sconvolgente, che vi consiglio di cercare, ascoltare, comprare, perché quando la realtà nostrana pubblica esperimenti di questa qualità, è un qualcosa che non possiamo dimenticare facilmente: avant-rock e new wave d’incredibile sostanza, per una storia iniziata negli anni ’90 e che non si è mai fermata.

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Ritornando a questi Ossi: lividi, essenziali, duri, scarnificati, caustici e sfacciati, essenziali e taglienti, beffardi, si vede e si sente come l’esplosività della proposta musicale non si ferma solo alla superficie, ma continua a scavare , scavare, dappertutto. E non importa se i nostri eroi si sono voluti creare uno spazio ludico intorno mentre imbracciata la chitarra o il campionatore, scorrazzando nel loro giardino gioioso per coltivare divertissement a go go. L’esito è senz’altro piacevole, e intorno a questo piacere il godimento è anche nostro.

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Bene, dopo tutto questo scorrazzare che ne dite se ci facciamo una bella bevuta in compagnia. Una di quelle che lasciano il segno perché fatte come si deve, e poi ci riascoltiamo quest’album per intero, giusto il tempo per concludere con una bella risata e ricominciare a vivere felici.
Salute ragazzi!

il Barman del Club

12 Comments on “OSSI – Ossi

  1. Roberto Freak Antoni, prima che lasciasse gli Skiantos e poi questo mondo, era mio cliente, gli facevo le pratiche Enpals per i concerti: era u ap ersona squisita e avemmo tempo per parlare di musica, lui mi parlò dell’ispirazione ricevuta dal movimento dadaista, a un’attenta rilettura tutte queste band, compresi gli Ossi, hanno preso qualcosa da quel movimento, un temp osi chiamava rock demenziale, ora non so

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    • Beh… in quei tempi le etichette erano un modo per semplificare certe scelte musicali. Ora, non è che sia cambiato molto, anzi, la dicitura “rock demenziale” potrebbe starci ancora bene, però, personalmente, credo che viviamo all’interno di una libertà espressiva completamente nuova, al di là di certi parallelismi con il passato, e la libertà espressiva ha molteplici sfumature che escono dalla marcatura con un genere.

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    • personalmente sono un cultore del dadaismo (non a caso, nell’ultimo album della Deadburger Factory c’era un brano intitolato Manifesto Cannibale, in omaggio a Francis Picabia). E sicuramente nella musica degli Skiantos (troppo spesso liquidata sbrigativamente come “demenziale”) c’era uno spirito anarco-dadaista (e pure uno sguardo per certi versi affine a quello di Zappa e Cap Beefheart). Oggi però, almeno per Ossi, credo che sarebbe (ahinoi) più calzante il termine “rock neooralista”. Gli Ossi sono cantastorie (ancorchè psichedelici), e ogni loro canzone, nessuna esclusa, è ispirata a storie italiane al 100% vere. Demenziale non è più il rock, ma la realtà nella quale ci troviamo…

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      • Tutto vero, tra l’altro “Manifesto Cannibale” è veramente un gran pezzo che merita da solo l’acquisto dell’album, e i riferimenti al dadaismo sono speciali. Chissà perché mi è venuto in mente un album di Alan Vega intitolato “Cubist Blues”, e proprio per questo l’album degli Ossi potremmo chiamarlo Dada-Blues, per quella carica irriverente che scandaglia la realtà e poi la rigira come hai detto tu, nella nostra normalità, talmente è vera così com’è. Grazie del tuo intervento, mi onora, anzi, se vuoi da bere, siediti pure dietro al bancone che ci facciamo un bel brindisi in compagnia. Quando ci vuole, ci vuole… (!!!)

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  2. Ma è favoloso! Ho ascoltato i quattro link e non ho letto il tuo articolo, per non farmi “condizionare”. Ora che lo avrò ascoltato tutto ti dico. Al momento Favolosi cole ritmo, come il parlato e i vortici che creano. Grazie, Bro.

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  3. Bellissimo articolo con delle simpatiche immagini. Ho ascoltato le tracce d’ascolto e ho apprezzato le canzoni, le ho trovate simpatiche ed accattivanti. Anche l’articolo traccia molto bene le storie di questi artisti.
    Si vede che la musica è la tua passione perché ci metti tutto il tuo entusiasmo nel raccontarla. Ti auguro una serena serata Antonio e altrettanto serena domenica. Grazia!👨😀

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