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Chiaramente, la sinergia fra musica e buon bere non è mai mancata, soprattutto in questo blog nel corso di questi anni; per questo motivo, celebrare, o semplicemente parlare di alcuni ottimi album pubblicati in questi ultimi mesi del 2022, ci porterà al palato quel gusto particolare nell’assaporare il rock nella sua versione spumeggiante, fino all’ultimo goccio.
Partiamo… (anzi, beviamo) (!)

i migliori album ultimi mesi 2022

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Fantastic Negrito – White Jesus Black Problems

FANTASTIC NEGRITO
White Jesus Black Problems

Xavier Amin Dphrepaulezz in arte Fantastic Negrito, si è cimentato questa volta con un progetto molto interessante: un concept album dove si narra la storia di un suo avo, lo schiavo Courage che s’innamora della serva bianca Betty. Un amore ricambiato, ma osteggiato dalla società razziale dell’800 con tutte le problematiche che possiamo immaginare. La narrazione scivola magicamente attraverso un funky-soul calato a piene mani nella tradizione black, in cui fanno capolino echi relativi a Prince, Sly Stone, Parliament, senza dimenticare la lezione di John Lee Hooker o del blues e del gospel in generale. Un insieme di generi appartenenti alle generazione dei neri e come tale portati alla massima espressione dal nostro protagonista, giusto il tempo per coniugare realtà differenti che esistono ancora tutt’ora, nonostante sia passato più di un secolo. Un disco bellissimo, tutto d’ascoltare. Voto 9

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The Afghan Whigs – How Do You Burn?

THE AFGHAN WHIGS
How Do You Burn?

Sono anni ormai che la creatura di Greg Dulli ci ha regalato prodotti di eccellenza pura. Un rock sanguigno dall’impatto ritmico, spumeggiante e lirico, senza troppe distinzioni: tutto sangue e sudore sempre in primo piano, con la voglia di suonare. Poi, certo, non mancano le ballatone in classico stile americano, ma anche in questo caso, la vestizione si appropria piano piano del suo retroterra originario tornando a fremere di un impatto indie. L’occhio ammicca alla melodia quanto basta per farsi piacere, dilatando tutta la messinscena con tecnica e anima, riuscendo a giganteggiare tra le varie tracce con una serie di canzoni una più bella dell’altra. Siamo in una terra di mezzo dove la sperimentazione viene messa da parte, perché ogni pezzo deve vivere miscelando appunto la tradizione del roll con la piacevolezza dell’ascolto, senza troppi giri di parole. In fondo, alla domanda di come possiamo bruciare la risposta è scontata, perché la nostra passione ha sempre delle fiamme più alte di noi. Voto 8

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Viagra Boys - Cave World

VIAGRA BOYS
Cave World

Questo gruppo svedese, continua a stupire anche con la pubblicazione del loro terzo lavoro, e sembra che la loro vena creativa non si sia affievolita, anzi, l’impatto punk riesce ancora a stupire per tutta una serie di esplosioni ritmiche gradevolissime, insieme alle invettive contro il sistema e l’umanità tutta. Anzi, probabilmente le potenzialità delle chitarre si esprimono al massimo livello proprio nella voracità lirica, la quale, nonostante alcune semplicità tipiche del genere, le stesse passano in secondo piano per le metafore ironiche distribuite nelle varie tracce. Tra l’altro, superate le dinamiche di una tradizione appartenente solitamente al territorio britannico, questo sound diventa originale proprio per l’orchestrazione variegata che impreziosisce l’album in maniera efficace, fra corse e rifiatate. Voto 8

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Dropkick Murphys – This Guitar Still Kills Fascists

DROPKICK MURPHYS
This Guitar Still Kills Fascists
Lyrics of Woody Guthrie

Questa band del Massachusetts è sempre stata legata a un sound tipicamente irish e anche questa volta non si discosta più di tanto dalla sua tradizione, anche se l’impatto politico dei testi ha imposto probabilmente una ricerca più elaborata, in cui, la tradizione folk americana si arricchisce di soluzioni animate e trasversali. Inoltre, andando a pescare dentro il retroterra di un cantautore simbolico per l’immaginario statunitense, anche con una ricerca d’inediti da musicare con il consenso di Nora Guthrie, inno compreso, ogni traccia diventa particolare, proprio per la messa in opera di ambientazioni moderne. Il nostro presente viene vivisezionato radicalmente, pur con il tono scanzonato che solitamente ascoltiamo nelle ballate country o bluegrass, le quali in questo caso si sporcano di punk quanto basta per essere più vere possibili. E il risultato è dannatamente sincero. Voto 7,5

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Moin – Paste

MOIN
Paste

Atipici, originali, intriganti, misteriosi, vicini a un sound tipo Dry Cleaning ma più elaborato, più scuro, più drammatico se vogliamo, questo trio londinese ripercorre la dialettica che ha caratterizzato il nuovo corso britannico, fatto di testi elaborati all’infinito insieme a storie che ci appartengono fino all’esaurimento. In questo caso campionamenti dub, accordi appena pizzicati, divagazioni jazz-noise e un recitato che si sovrappone ad altre voci, costruiscono un’ambientazione molto particolare, tra fascino e improvvisazione, un po’ dark, un po’ house e un po’ sperimentale senza voler essere alternativo. Il risultato finale non è classificabile, ma si circoscrive insieme a un ascolto che incuriosisce ed evapora dentro le sue stesse note senza partitura, dove l’inizio e la fine sono la stessa cosa, ma rimangono dentro lasciando al fascino dell’insieme tutta la sua particolarità. Voto 8

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Kill Your Boyfriend – Voodoo

KILL YOUR BOYFRIEND
Voodoo

In questo lavoro ci troviamo all’interno di un film horror vero e proprio, in cui, una versione wave dal retrogusto in bianco e nero genera una continua serie di tensioni emotive. La ritmica è ossessiva, l’atmosfera è plumbea, la strumentazione segue maniacalmente tutta la liturgia demoniaca, fino ad una stratificazione sonora vicine alle configurazioni dei Suicide o alle implosioni dei Bauhaus. In realtà dentro queste tracce si ripercorre tutta la storia della musica, come se il risveglio dei morti viventi, portasse in primo piano una processione infinita di zombi, da Elvis in poi. Non tanto per riportare alla luce il cadavere del rock’n’roll, ma per esprimere una sequenza allucinogena fatta di una devastazione degenerativa. Poi, la pazzia sale fino alla soglia dell’apocalisse e il finale ve lo risparmio, perché il disco è d’ascoltare per intero. La sorpresa iniziale è che sono un gruppo italiano, trevigiani per la precisione, e il coraggio, come la bravura, non gli manca. Complimenti! Voto 9 

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The Cool Greenhouse - Sod's Toastie

THE COOL GREENHOUSE
Sod’s Toastie

In questa nuova ondata di post-punk, questi londinesi capitanati da Tom Greenhouse, si sono alzati al di sopra della media con uno stile ritmico e sincopato, fatto di brillanti intuizioni musicali e una dialettica dall’impatto singolare, anche se, nella storia della musica, non mancano queste divagazioni liriche. Bisogna dire che l’incedere tra poesia e spoken-word risulta intrigante e carico d’ironia e nello stesso tempo riesce a non essere monotono, soprattutto per le storie narrate e per la continua e reiterata struttura musicale, la quale supporta magicamente il leader del gruppo, seguendolo perfettamente. Chiaramente, tutta l’essenza è racchiusa dentro queste storie sempre divise fra sarcasmo e realtà, dove ogni trama potrebbe non solo vivere di luce propria in una rappresentazione teatrale, ma addirittura fondersi negli episodi di una serie TV. Voto 8

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Sarathy Korwar Kalak

SARATHY KORWAR
Kalak

La nuova scena del nu-jazz londinese ha ormai valorizzato questo talentoso percussionista americano di origini indiane, ma ormai inglese di adozione, il quale, giunto al terzo capitolo della sua ricerca, s’inoltra ancora di più nel mondo ancestrale africano, con un percorso etnico veramente particolare, denso di tribalismo e di mistero. La fase ritmica è alla base di tutto il disco, con una sintesi minimalista densa di partiture ambient e costruzioni elettroniche, fino a coniugare una sinfonia sempre a metà di un afro-beat bilanciato e preciso con la ritualità quasi maniacale del messaggio sonoro. Probabilmente, il retrogusto dell’album si vuole arricchire delle metafore legate proprio ad una danza mistica, eseguita e decantata con una convergenza tale da riunire tutti i popoli in una fratellanza spirituale, fino a fondersi del tutto. Voto 8

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comaneci - anguille

COMANECI
Anguille

Con questo nome si cela un’ensemble tutto italiano il quale potremmo definire “di ricerca”, nel senso che tutta la loro espressività è rivolta verso un sound particolare, anche di difficile catalogazione, nel senso che sembra dream-folk ma in realtà non lo è, perché un’impostazione elettroacustica si appropria della scena coniugando delle partiture pop, fino a distillarle facendole diventare sperimentali. Fondamentalmente, tutte le tracce s’identificano con la metafora del titolo, perché sembrano proprio delle anguille, la quali scivolano e scappano di mano, nello stesso momento dove credi di farle tue, e dove invece diventano altro perdendosi in un’acqua dalla limpidezza estrema. Ci si ritrova immersi in un liquido amniotico in cui esiste il miracolo della vita, e come tale lo sentiamo nostro fino alla visione dell’illuminazione. Voto 8

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PJ Harvey - b-sides demos rarites

PJ HARVEY
B – Sides, demos and Rarities

Concludiamo questo giro di bevute con una gigante della musica, quella ragazza del Dorset la quale nel corso di questi ultimi 25 anni, ci ha regalato album dalla bellezza sconvolgente, e che ultimamente ha ripubblicato smembrandoli dalla costruzione dei produttori, evidenziando quella sua propensione nel conservare le sue idee così com’erano nate. Diventa naturale far uscire questo cofanetto dove lei tira fuori dal cassetto tutto quello che negli anni era stato messo da parte, insieme a demo e rarità, e che in questa versione risultano scarnificate fino allo stremo: molto “dry” potremmo dire utilizzando una battuta, la quale con questo blog ci sta a pennello, anzi a bicchiere. Sta di fatto che traccia dopo traccia si rimane affascinati di come tutta una serie di canzoni, anche terribilmente asciutte come in questo caso, emergono con un fascino spiazzante, sottolineando tutta la sua bravura fino a rasentare il pathos. Tra l’altro, anche nell’ascoltare cover come “Highway 61 Revisited” di Bob Dylan e “Red Right Hand” di Nick Cave, si rimane senza fiato, talmente è alta tutta l’espressività, così come tutto il resto. Forse sono di parte essendo un fan di PJ, ma questo è un tesoro inestimabile che va assimilato a dosi come un liquore terribilmente secco, ma dal gusto pazzesco che ti farà innamorare. Avercene! Voto 10

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Bene, dopo un’ubriacatura psichedelica, siamo ritornati a diverse forme di rock, tra il classico e lo sperimentale, e proprio per questo dal fascino estremo, che in questo finale di 2022 potrà allietare le vostre giornate, e le vostre bevute…
Salute ragazzi!

il Barman delk Club

18 Comments on “ROCK DISSETANTE – Ottimi album pubblicati in questi ultimi mesi del 2022

  1. Finalmente ce l’ho fatta a sentirli tutti. Posso dirti che non ce ne è nessuno che non mi sia piaciuto?
    Ottime scelte, sul serio. Anche a me i Moin sono stati una bella scoperta. Però belli anche i Fantastic Negrito, ovviamente The Afghan Whings, Kill your Boyfriend, Sarathy Korwar e la bellissima PJ.

    E poi dicevano che il rock era finito.

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  2. Pingback: i migliori album del 2022 – per l’Intonation Cocktail Club 432 – Intonations Cocktail Club 432

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