Forse aveva proprio ragione Howe Gelb, dicendo che la fine del mondo non avverrà con una catastrofe planetaria ma, giorno per giorno, senza che nessuno se ne accorga. Poi  ci viene a mancare qualcosa che ci appartiene e all’ improvviso ci sentiamo più soli, più vuoti, più invisibili e persi. Il 21 agosto è morto Sergio Toppi. E’ vero, avevo detto che non volevo parlare più di morte, ma in questo 2012, “giorno dopo giorno”, vengono a mancare quelle persone che appartenevano alla mia vita, che erano, intorno e dentro alla mia vita, e che contribuivano a mantenerla più colorata, più vera. Sergio Toppi era un illustratore straordinario e un fumettista dal tratto unico e fuori dagli schemi, appartenente a quel gruppo di pochi che hanno fatto diventare questo prodotto di consumo in una vera opera d’arte, perché tale va considerata, perché dentro di sé raggruppa in una poetica d’insieme, l’immagine e la parola con tutta la sua musicalità e la sua rabbia, e nello stesso tempo può essere, a seconda di come la si vuole usare: passatempo o letteratura, consuetudine o gioia rivoluzionaria.

Io lo conobbi verso la fine degli anni ’70 quando, studente della Scuola d’Arte e appassionato di fumetti, visitando una mostra sull’ illustrazione, finalmente vidi di persona questo disegnatore che mi aveva colpito leggendo i giornali dell’ epoca, per il suo tratto artisticamente unico, l’ equilibrio delle inchiostrature e del bianconero, le inquadrature delle pagine, l’ originalità dell’ insieme; e poi le sceneggiature, le quali molte erano scritte da lui e che lasciavano senza fiato. Il mio entusiasmo di allora si fondeva con quella voglia di cambiare il mondo che, nell’ universo giovanile, si costruiva intorno ai propri eroi e ai propri slanci e così, divenne un mio modello e un mio ideale maestro che seguii nel corso degli anni. E quella scelta si rivelò per tutta la sua qualità, perché il processo di costruzione delle sue immagini, divenne via via arte vera a tutti gli effetti, anche se parliamo sempre di illustrazione. Potete se volete chiamarlo “artigiano”, io l’ho sempre considerato un “gigante”.

  Se andate in rete a gustarvi l’ infinita serie di immagini che ci ha lasciato in tutti questi anni della sua attività, vi troverete di fronte ad una lunghissima serie di tavole bellissime da gustare per la gioia degli occhi. Anche se il mio consiglio è quello di andarvi a comprare i suoi racconti illustrati, la sue storie magiche e reali al tempo stesso, le sue poetiche visioni.

Il tutto è un insieme di bellezza e illusione che rapisce e coinvolge una intera esistenza. Per questo motivo ha ragione l’ amico Howe: la fine del mondo avviene giorno per giorno con quello che lasciamo per strada e che non ritroviamo più. Per fortuna gli artisti lasciano ai posteri la loro opera immortale e senza tempo; almeno loro, non moriranno mai. Per noi che continuiamo  ad assimilare quel che rimane del mondo, ci rimane davanti l’ eterno dubbio: essere o non essere ? questo è il problema…

il Barman  del Club

13 Comments on “SERGIO TOPPI – la bellezza e l’ illusione

    • Anche a me piace il suo bianconero, ma se seguivo il mio istinto nel postare le sue tavole, avrei occupato tutto lo spazio del blog. Alla fine ho scelto a caso. Se invece vuoi ripassare, non c’è problema, io servo da bere a tutti gli amanti dell’ arte… ciao

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  1. In ogni tuo articolo sull’Arte rappresentativa nella scelta del momento , tu sai dare quel qualcosa in più che forse altri non donano ….lasci sgorgare la parte più chiara di te stesso…vitalità resa cheta …ricerca interiore che sfocia in altro canto… Non fermare questo tuo slancio …voce non più del deserto…ma rosa e oasi e acqua pura…grazie

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