Eccoci dentro le nostre sponde, per assaporare una decina di album veramente interessanti e dall’elevato spessore fatto di pregio e di professionalità, inconfondibile. Ogni proposta vi stupirà, anche per la varietà, la quale dimostra l’estensione che siamo capaci a proporre, e la valenza di ogni opera dall’altissimo substrato di contenuti, sempre in evoluzione.
Partiamo…
La musica può avere mille sfumature, lo sappiamo tutti, e si sviluppa intorno a svariati generi, soprattutto in questi ultimi anni dove non c’è più una rivoluzione in atto, ma un ripetersi continuo di tutte le sperimentazioni passate, salvo qualche raro caso. Proprio per questo motivo entreremo in una carrellata di album diversi, fra classicismo e novità, giusto il tempo per assaporare delle ultime uscite che personalmente ritengo valide, anche se, ascoltare tutte le proposte che a vagonate vengono pubblicate mese per mese, è impossibile. Io metto nel piatto dei dischi adatti a questo locale, poi, se anche voi avete dei suggerimenti, li accetterò con piacere. Buon ascolto!
Partiamo…
Sostanzialmente quando si parla di musica liquida mi viene da sorridere, però, essendo questo un locale dove si beve, anche qualcosa di morbido va bene proprio per rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro. È chiaro che il rock proprio per sua definizione non può essere liquido e nemmeno morbido, ma tant’è, ormai con questa parola ci hanno affiancato qualsiasi aggettivo e qualsiasi derivazione tanto da farci accettare di tutto, nonostante sia chiaro che viaggeremo in un’altra dimensione: un po’ per scoprire dei mondi altri, e un po’ perché comodamente seduti con un ottimo cocktail queste note fanno al caso nostro, delicatamente per chiacchierare, delicatamente per la compagnia.
Partiamo…
Ci sono opere che si elevano sopra una narrazione classica o lineare, per andare al di là delle mode relative al momento, chiamiamole anche culturali, in cui un’editoria impegnata nell’inseguire la corrente mainstream vuole troppo spesso accontentare le voglie dei lettori comuni; e in questo caso possiamo citare i gialli, noir, thriller, spy-story e altro ancora. Poi, d’altro canto, esiste una nicchia di professionisti intelligenti come per esempio la Vallecchi , la quale, pubblica romanzi dallo spessore superiore, scegliendo come in questo caso delle storie altre, intrise di una modernità che ci fa pensare e appassionare, un po’ perché la sentiamo vicina a noi o al contrario perché viaggia intorno a mondi apparentemente distanti, ma che assimiliamo nella curiosità di aggregare le vicende di questi ultimi anni della nostra vita. Chiaramente il merito è dello scrittore Mario Maffi, il quale ci regala una vicenda bellissima che spazia inseguendo le epoche, facendole coincidere intorno a noi come se ci trovassimo fra i nostri amici più cari, in un presente dove i dialoghi e i contatti umani valgono di più di qualsiasi altra dimensione.
Mario Maffi lo conoscevamo come saggista d’eccezione, specializzato in cultura e letteratura angloamericana che ha insegnato per oltre quarant’anni alla Statale di Milano, e che ha ampliato nei suoi numerosi libri dallo straordinario spessore qualitativo. La cultura underground, New York, Londra e tutta una serie di scrittori ai margini d’America, sono stati i suoi luoghi e i suoi personaggi con cui ha costruito una saggistica dove storia e attualità si miscelavano sapientemente, per andare oltre le immagini che ci propongono quotidianamente le televisioni di tutto il mondo. Fra tutti potremmo citare “Mississippi – il grande fiume: un viaggio alle fonti dell’America“, in cui, un viaggio appunto, dalle sorgenti di questo fiume simbolo che divide in due gli Stati Uniti, fino alla sua foce, diventa una narrazione estesa di storia, sociologia, politica, antropologia, scienza, letteratura, musica, poesia; all’interno di una geografia culturale di grande respiro e di tematiche importanti intorno a questa grande nazione: grande nel senso della sua estensione. Infatti, come un accostamento simbolico, il tutto si riconduce al romanzo in questione, il primo romanzo di Maffi, perché, “Quel che resta del fiume“, vive proprio del suo passato per raccontare il presente, come una forma d’interpretazione della realtà sotto ogni forma. Tra l’altro, il titolo che fa il verso a quello più famoso di Kazuo Ishiguro “Quel che resta del giorno” (da cui è stato tratto un bel film con Anthony Hopkins) è a nostro avviso azzeccassimo, perché, se da una parte la metafora si riferisce a quel che resta del territorio dopo il passaggio dell’uragano Katrina (la maggior parte della vicenda si svolge vicino a New Orleans sulle sponde del Mississippi), in senso traslato si potrebbe leggere come “quel che resta dell’America”; non è casuale che si attraversano oltre sessant’anni di vicende americane: dalle marce contro la guerra del Vietnam di fine anni ’60, passando per le Torri Gemelle, il fallimento dei Lehman Brothers e appunto l’uragano Katrina, includendo anche situazioni minori ma non per questo da sottovalutare, come la situazione razziale e altro ancora.
Un problema alla linea di casa mi ha impedito di postare articoli in quest’ultimo periodo. Ne approfitto nel ripubblicare l’intervista “senza domande” che mi ha fatto Flavio Almerighi, e che ringrazio di cuore per la disponibilità e l’interesse verso la mia ultima raccolta. Avere la possibilità di esprimersi attraverso i propri scritti, oltre all’originalità della proposta, è un veicolo importante per la divulgazione della poesia. Grazie ancora Flavio e buona lettura…

L’amore necessita di un compagno di viaggio che sappia cogliere ogni sfumatura e possa condividerla. In realtà il vero viaggio è la condivisione e non se ne è scritto né se ne scriverà mai abbastanza. Amore vicino, lontano, raggiungibile, irraggiungibile, la cosa più dolorosa è non poter più comunicare. Antonio riesce a farlo con le sue poesie e tocca vertici lirici altissimi. Non mi dilungo oltre visto che l’intervista è molto corposa e stimolante, ma nel caso si voglia ordinare il volume basta scrivere ad acarya@acarya.it verrà spedito tramite corriere.
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- Quando si parla di risorgere (pg.14)
Se dobbiamo iniziare a raccontare e raccontarsi, spesso la vita offre delle coincidenze che non si riescono a decifrare, o meglio, si ha l’impressione che qualcosa accada perché debba accadere, come se delle forze invisibili facessero incontrare le anime per creare delle storie, delle sinergie particolari. È banale dire “cogli l’attimo”…
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Se questa sera qualcuno di voi abita nelle vicinanze di Como, presso il Centro Civico Comunale in Via Grandi 21 a Como, alle ore 21, il Gruppo Letterario Acàrya presenterà il romanzo di Mario Maffi “Quel che resta del fiume”. Vi aspettiamo…
Continua a leggere “Gruppo Letterario Acàrya – presentazione romanzo di Mario Maffi”
Al di là della bellissima copertina, questo compositore tedesco si ripropone ancora con il suo settimo album ufficiale, senza dimenticare i progetti paralleli o le numerose colonne sonore che l’hanno reso famoso, soprattutto negli ambienti artistici. Quello che potremmo chiamare come un alfiere della musica elettronica, in realtà, prosegue la tradizione dei “corrieri cosmici” che in terra teutonica continuano a nascere senza dimenticare le loro origini, proseguendo un viaggio oltre i confini che cerchiamo di misurare ogni volta. In realtà, è proprio la musica il medium necessario per esprimersi nelle coordinate perfette sempre in espansione, come la sua creatività eterogenea, la quale, si trasforma in un’esperienza sempre in divenire, sia sulle tracce e sia nei suoi spettacoli dal vivo, trasfigurati come delle vere e proprie performance del movimento.
Photo by Hengki Koentjoro
Giorno di festa
Abbiamo superato il confine
per gioire oltre i muri
delle nostre date soppresse
Anche il futuro
ha una storia da raccontare
Continua a leggere “Antonio Bianchetti – Giorno di festa e giorno di rinascite”
Come avrete già capito entrando in questo locale, qui si vive di cultura, soprattutto musicale. Diventa naturale abbellire le pareti con le cover degli album che meritano un posto d’onore perché, la musica, oltre ad essere ascoltata, va anche guardata. Tra l’altro, io che arrivo dalle generazioni precedenti proprio dove esisteva il “vinile”, e che sono stato studente di una delle Scuole d’Arte più interessanti come quella di Cantù; amante dell’estetica grafica relativa alla cultura pop e di altro ancora, vivere di queste cose non fa altro che gratificarmi ulteriormente.
Alla The Art Company in Como si è appena conclusa una mostra fotografica veramente particolare dell’artista Carlo Mauri, intitolata “In viaggio“, con tutta una serie di scatti eseguiti con macchina analogica e poi elaborati in collaborazione con uno stampatore professionale. La particolarità di queste foto è stata proprio quella di essere state eseguite in movimento, attraverso mezzi di trasporto come l’auto o il treno, giusto il tempo per realizzare quell’effetto “mosso” e senza curarsi degli eventuali riflessi che circondavano l’immagine, contaminata da finestrini, tende, macchie sui vetri o appannature varie.
Al di là della bellissima copertina, il quarto album di questa band di Atlanta, dimostra ancora una volta la capacità di rigenerarsi pur mantenendo la propria identità di stile, insieme all’originalità che li ha sempre caratterizzati. Tra l’altro, questa loro abilità nel riuscire ad ampliare un respiro di lotta impegnata senza ripetersi in un loop, il quale, alla lunga distanza poteva sembrare troppo scontato, innalza il loro valore artistico facendoli emergere come un gruppo di punta nel complesso mondo musicale di oggi. Inoltre, se aggiungiamo la partecipazione di una lunga serie di ospiti illustri, anche intelligentemente, che regalano all’album una sequenza di tensioni divise fra la rabbia e la forza esteriore dalla potenza inaudita, non possiamo che celebrare quello che sarà sicuramente uno degli album più belli dell’anno.
+ 08) Dark Angel – fantascienza oscura (film – serie tv – fumetti), 15) Aperol Spritz – per tutti i gusti
Graphic Novel di qualità – part.1 – Ultime uscite interessanti
In questo Cocktail Bar mi piacerebbe parlare di tutte le espressività artistiche (è sempre il tempo che manca), e in particolar modo delle graphic-novel, un po’ perché in gioventù li ho disegnati (era una delle mie passioni, e avrei voluto intraprendere questa professione) e un po’ perché questo modo di esprimersi contiene sia la parola e sia l’immagine: come a dire, il massimo della creatività possibile. Avendone lette molte in quest’ultimo anno, mi sembra giusto segnalarvi quelle che a mio modesto avviso sono al di sopra della media, con delle uscite eccezionali, tra l’altro anche premiate in vari riconoscimenti sparsi per il mondo, anche perché, al di fuori del nostro paese, dove vengono ancora ritenute solamente letture d’evasione, in altre nazioni sono a tutti gli effetti delle opere d’arte.
Partiamo…
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Anche di questo gruppo non avevo mai parlato, eppure, nella loro carriera iniziata dal 1990 in California, hanno seminato un’infinita serie di capolavori, capitanati dal guru Anton Newcombe. Fondamentalmente, se il nome vuole ibridare la figura di Brian Jones e il suicidio di massa avvenuto nel 1978 a Jonestown nella giungla della Guyana per mezzo del predicatore Jim Jones, tutto ciò viene riportato a una nuova forma di psichedelia mista a new-wave, giusto il tempo per farci innamorare di un percorso diverso e originale, fatto di passato e futuro. Poi, se in realtà il titolo di questo loro ultimo lavoro reagisce intorno a dinamiche diverse, riferite alla nostra quotidianità, soprattutto quella personale, bisogna ammettere che la frase il futuro è il tuo passato, è molto intrigante per tutta una serie di motivi.
Continua a leggere “The Brian Jonestown Massacre – The Future is Your Past”
Non avevo mai parlato di questo gruppo originario di Hoboken, piccola cittadina del New Jersey, anche se in un certo periodo della mia crescita artistica, l’ho amato molto, perché, ritengo album come “Ride the Tiger“; “I Can Hear The Heart Beating As One“; “I’m Not Afraid Of You And I Will Beat Your Ass“, imprescindibili per qualsiasi musicologo; anche se consiglio la raccolta “Prisoners of Love – A Smattering og Scintillating Senescent Songs 1985 / 2033“, veramente bella per chiunque voglia conoscere questa band dagli inizi fino alla sua maturazione. Diventa quasi naturale parlare del loro ultimo lavoro, il quale è riuscito a coniugare l’irruenza dei loro esordi con la quiete della loro maturità, mantenendosi sempre in equilibrio con le dinamiche di una carriera ormai quarantennale.
Io non sono nulla eppure tutto mi appartiene
Inizia con questa frase la raccolta poetica di Giancarmine Fiume intitolata “Reliquiario Carnale” (Fallone Editore), anticipata da una frase dei Pink Floyd: “…Per caso due sguardi separati si incontrano e io sono te, e quello che vedo sono io…” (da Echos). Fondamentalmente la poesia è un viaggio: interiore d’accordo, ma spesso è anche un’avventura che va oltre i confini dell’io, proprio per andare al di là degli orizzonti personali. Idealmente, tutto quello che succede intorno, dalla partenza all’arrivo, è sostanzialmente qualcosa che assimila e accomuna ogni tipo di paesaggio, come se la pelle fosse un lembo di terra da attraversare. Tutto diventa parte della stessa visione, fino a idealizzare la figura simbolo della donna come se fosse una liturgia: Sibilla è il nome della protagonista di questo libro, dalle molteplici sfaccettature, dai tanti significati, e intorno a lei nasce questo reliquiario carnale.
Lo spazio che il poeta deve attraversare, è qualcosa che ci appartiene, inconsapevolmente, perché la strada che percorriamo ogni giorno, in base alle nostre condizioni sensibili, cambia la sua prospettiva. Ecco che, continuamente, paesaggio e figura femminile si alternano nello sviluppo lirico della storia.
I versi di Giancarmine, raccontano e nello stesso tempo decantano innumerevoli stati d’animo. Non si stancano di alternare una continua metamorfosi fra persone e oggetti, fra protagonisti e panorami. Assistiamo a un gemellaggio fra sud e nord, come se il corpo dell’Italia diventasse il palcoscenico ideale della narrazione. Sempre il viaggio ricordate? E non ci si ferma, mai! Poi, man mano, la carne prende il sopravvento su tutte le cose, a tal punto da raggruppare la trama in una sorta di adorazione sacrilega. Ma se la poesia è il mezzo necessario per raccontarsi ancora una volta, qual è lo slancio dello scrittore nel volersi mettere a nudo, con tutte le sue pulsioni, con tutte le sue delusioni, con tutte le sue indecisioni? L’Arte si sa, ha da sempre una funzione catartica, proprio per elaborare una necessità che l’individuo avverte come una boccata d’aria, a volte intensa come una musica, a volte breve come una poesia. In fondo, Giancarmine Fiume lascia che sia tutta la messinscena a coinvolgerci definitivamente, come se l’amplesso delle parole fosse sempre lì ad aspettarci: “…Dovrei dirti che ti amo, / dovrei dirti che scompaio / per la prima volta.”
Continua a leggere “RELIQUIARIO CARNALE – di Giancarmine Fiume”
Ecco, come dicevo proprio l’altra volta, si rischia di scrivere della scomparsa di qualcuno ormai ogni giorno: musicisti, poeti, artisti e avventurieri che hanno fatto la storia, o almeno quella che ci ricordiamo noi della nostra generazione, sta ormai contando la dipartita continua di protagonisti dal fascino indiscusso, che non si possono dimenticare. Tom Verlaine è stato l’artefice di un momento unico, tanto caro a noi amanti di un certo tipo di rock e delle sue derivazioni. Sicuramente è rimasto nella nostra memoria per l’avventura dei Television, forse tanto breve quanto un sorso di birra, ma non per questo da dimenticare, perché quello che ha seminato ha prodotto innumerevoli frutti sopra tanti altri territori.
L’ECLISSI DEL ‘99
La gente alzava gli occhi
per aspettare un ultimo desiderio
come se l’evento
cambiasse qualcosa
intorno al progetto della vita
Mi ero (quasi) ripromesso di non scrivere più necrologi, anche perché vista l’età dei nostri grandi eroi, poteva capitarne uno ogni settimana. Però, visto lo spessore degli ultimi due scomparsi almeno due righe vanno scritte, non tanto perché bisogna accomunarsi ai tanti articoli sparsi per la rete in questi giorni, ma forse proprio perché una sottolineatura, una nota diversa, un elogio fuori dal coro, andrebbe recitata anche solo come poesia della musica, o come incarnazione della bellezza per tutto quello che Jeff & David sono riusciti a dare: per loro, per gli altri, ma anche come dono all’umanità.
Susy Zappa è una scrittrice Comasca ormai bretone di adozione, perché in quella terra magica non solo ci ha lasciato metà della sua anima, ma ella stessa ha trasferito parte della sua vita. Tra l’altro, proprio per un senso di appartenenza dentro quei luoghi si è identificata con il territorio diventando un frammento dello stesso, come se in una sua vita precedente fosse stata protagonista, nel bene e nel male, di vicende esaltanti o comuni, tali da essere ricordate per sempre nella sua memoria ancestrale. Ecco che la figura dei fari, i quali si ergono a sentinelle di quei mari tempestosi, diventano suo malgrado monoliti imprescindibili per essere raccontati.
Non è casuale che lei gli ha dedicato già due libri, in cui, se nel primo faceva una panoramica di quelli esistenti e nel secondo narrava la sua esperienza in solitaria proprio in uno di essi, ora, soffermarsi nel decantare la storia di uno dei più famosi, il tutto è diventata un’esigenza necessaria.
Considerando che Susy aveva anche scritto un libro all’isola di Sein, in cui proprio il faro di Ar-Men si erge al largo delle sue coste, nel mare d’Iroise, fra gli scogli della Chaussée nel dipartimento del Finistere, su Punte du Raz, praticamente sulla punta occidentale della Bretagna; ebbene, raccontare la sua storia leggendaria e particolare, era ed è stato come immergersi in quelle acque difficili e tormentate, uguale a una comunione fra le parti, tale da sentirsi nel corpo quelle vicende impossibili.
Ognuno di noi insegue e ripercorre il cammino di tante vite, ma è solo in una di esse, quella più importante o necessaria, che rimane e rimarrà nello spirito insito nei millenni, come quelle onde che non si fermano mai: instancabili, nel ripetere quel gesto per l’eternità.
Continua a leggere “Susy Zappa § Ar-Men un faro leggendario”
Dopo gli album passiamo alle copertine più belle che sono state pubblicate nel 2022, e devo dire al riguardo che ce ne sono state tantissime, a tal punto da avere difficoltà nel selezionarle componendo più tavole riepilogative confronto agli anni passati. Buon segno! Ora sarete inondati da un’infinità di colori e d’impaginazioni grafiche per la gioia degli occhi, e del vostro bisogno di vivere un’emozione fortissima vicino all’arte figurativa. Scegliete pure la copertina che preferite e brindate alla vita…
Continua a leggere “Best cover album 2022 – le copertine più belle dell’anno”
+ 01) Canned Heat – musica tossica (rock e dintorni), 02) Green Spritz – l’eterna giovinezza (gli album migliori dell’anno)
i migliori album del 2022 – per l’Intonation Cocktail Club 432
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Come ogni 31 dicembre vi regalo le mie personali scelte degli album più belli dell’anno, i quali, spaziano fra diversi generi, ma che, nel contesto, vogliono essere alternativi quanto basta per non essere allineati con le riviste del settore. È chiaro che certe sovrapposizioni coincidono, ma sono date dall’esistenza di band da cui non si può prescindere per lo spessore del disco pubblicato. Tra l’altro, ho voluto ampliare gli album italiani da uno a quattro, perché mi sembrava riduttivo sceglierne uno solo, inoltre, nella classifica di quelli internazionali ce ne sono ben altri quattro del nostro paese, perché a mio modesto avviso hanno uno spessore che travalica le nostre frontiere e meritavano di essere inseriti in un panorama mondiale. Chiaramente, come tradizione di questo locale, ogni album sarà abbinato al suo cocktail che lo identificherà.
Bene! Partiamo…
Continua a leggere “i migliori album del 2022 – per l’Intonation Cocktail Club 432”
Per farvi gli auguri di Natale ho scelto l’album di questa cantautrice americana pubblicato nel 1979. Bisogna dire che per diversi artisti registrare un disco natalizio era un vezzo che, prima a o poi, si sono presi quasi tutti, soprattutto negli Stati Uniti, ma questo di Emmylou Harris ha qualcosa di particolare, perché a mio avviso è riuscito a catturare certe sensazioni, legate proprio alla semplicità che deve avere questa festa, lontano dall’eccessiva commercializzazione che ormai circonda un periodo così particolare.
Continua a leggere “Emmylou Harris – Light of the Stable (the Christmas Album)”
Ritorniamo a parlare di musica bevendo alcuni ottimi album usciti in questi ultimi mesi del 2022, e che hanno come caratteristica una certa predilezione per la melodia, nel senso che la forma canzone crea suggestioni particolari, trasfigurando una versione di pop alternativo in una serie di canzoni molto belle d’ascoltare.
Continua a leggere “ROCK & MELODIA – Ottimi album pubblicati in questi ultimi mesi del 2022”
Chiaramente, la sinergia fra musica e buon bere non è mai mancata, soprattutto in questo blog nel corso di questi anni; per questo motivo, celebrare, o semplicemente parlare di alcuni ottimi album pubblicati in questi ultimi mesi del 2022, ci porterà al palato quel gusto particolare nell’assaporare il rock nella sua versione spumeggiante, fino all’ultimo goccio.
Partiamo… (anzi, beviamo) (!)
Continua a leggere “ROCK DISSETANTE – Ottimi album pubblicati in questi ultimi mesi del 2022”
Purtroppo ci ha appena lasciato a 93 anni uno dei più innovativi poeti e intellettuali contemporanei: il tedesco Hans Magnus Enzensberger; scrittore che ha fatto dell’ironia, dell’impegno sociale e della ricerca linguistica, uno dei suoi capisaldi stilistici.
Continua a leggere “Hans Magnus Enzensberger – Dopo il Titanic”
Grain of Sand – by Matt Klarvein
Riprendiamo l’ascolto di alcuni ottimi album usciti in questi ultimi mesi del 2022 vicini al genere psichedelico, i quali, non fanno altro che giganteggiare il viaggio lisergico che li genera, attraverso suoni dall’impatto acido e coinvolgente. Chiaramente nel mio cercare suoni “altri”, ho variegato la ricerca attraverso la multiculturalità di molti paesi, proprio per evidenziare diversi tipi di sound, accentuando la diversità delle loro origini, anche se, lo stile in questione, non fa altro che unirli attraverso un circuito uniforme nato proprio dalle influenze derivate dalla concentrazione di melodia e improvvisazione, attraverso tecnica e anima, quasi che la genesi world fosse il punto di partenza, per poi arrivare dove molti confluiscono evidenziando le loro influenze.
Partiamo…
+ 06) Campari Shakerato – arte minima (poesia – teatro), 12) Long Island Ice tea – la classe non è acqua (grandi artisti)
La più bella storia d’amore di Luis Sepulveda

L’ultimo suono del tuo addio,
mi disse che non sapevo nulla
e che era giunto
il tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, tra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
implorano la fame dell’udito.
Che le strade e la polvere
sono la ragione dei passi.
Che la strada più breve
fra due punti
è il cerchio che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un brano di Vivaldi.
Che i geni amabili
abitano le bottiglie del buon vino.
Con tutto questo già appreso
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante a scrivere
La Più Bella Storia d’Amore
ma…
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+ 01) Canned Heat – musica tossica (rock e dintorni), 12) Long Island Ice tea – la classe non è acqua (grandi artisti)
DREAM SYNDICATE – Live al Magnolia 2022 – Segrate / Milano
Domenica 16 ottobre 2022 al Circolo Magnolia di Segrate – Milano, si sono esibiti i Dream Syndicate con un live pazzesco. Steve Wynn e soci hanno dato vita a un’esibizione infuocata in cui, il delirio lisergico delle due chitarre, insieme alla tambureggiante sequenza della base ritmica, hanno raggiunto vette dalla bellezza sconvolgente. Pur essendo un gruppo che ho visto moltissime volte, mai come in questo concerto li avevo gustati così in palla, così pimpanti, così liberi di esprimersi, e in ogni pezzo hanno dato il meglio di loro stessi, superandosi. Gli alfieri del Paisley Underground sembra non siano mai invecchiati, anzi, erano più vivi e vitali di quando erano giovani.
Continua a leggere “DREAM SYNDICATE – Live al Magnolia 2022 – Segrate / Milano”
La poesia d’amore, si sa, è la più difficile, proprio perché si rischia di cadere nel già sentito o nello scontato, ma Luisa Trimarchi riesce in questi tre brevi componimenti ad uscire dalle solite banalità (e lo dice, lo sottolinea) costruendo delle immagini intense, fino a rimarcare la bellezza immergendosi in un lirismo autentico e fortemente innovativo, trascendendo le emozioni stesse.
Ormai possiamo affermare che i Black Midi hanno creato un genere: che sia burlesche-punk, avant-cabaret, new-teatrorock; aggiungete poi quello che volete voi, senza paura. Si sono inseriti nella nuova scena britannica con una potenzialità sorprendente e con una creatività fuori dal comune. È chiaro d’altronde che paragonarli ad altri gruppi sperimentali come i Pere Ubu, le Mothers of Invention di Frank Zappa, i Naked City, i Cardiacs o Captain Beefheart, i Residents o i Primus, non è reato, anzi, diventa naturale accostarli a un passato leggendario, il quale rimane marcato come una matrice per qualsiasi esempio d’innovazione. Bisogna però precisare che il loro spirito alza il sipario della modernità, introduce con una buona dose di coraggio una sceneggiatura nuova nelle musicalità di oggi, troppo avvitate su se stesse, e senza remissione alcuna si aprono generando uno stile tutto loro, fatto di scatti continui, canto-recitati, pause e ripartenze, apparente follia insieme a melodia, teatro appunto e interpretazione, la quale ingloba dentro di sé tanta roba: tanta, da sembrare una cosa sola.
Quando nel 2006 scoprii questo quintetto texano, dopo il loro album d’esordio, ebbi una esclamazione simile alla scoperta della ruota, perché, sentire tanta freschezza unita a una dose pazzesca di psichedelia talmente attuale per quel periodo, fu come lasciarsi andare finalmente a delle sonorità che aspettavo da decenni. Poi, da quella data ne è passato di acqua sotto i ponti: li ho visti dal vivo, hanno pubblicato altri album di notevole interesse, sono stati gli artefici del Levitation Festival contribuendo a uno dei ritrovi più effervescenti d’America, e inoltre, hanno dato l’imput perché altre band sperimentassero sulla strada dove loro avevano iniziato. Risulta di conseguenza, dopo ben cinque anni d’attesa, la voglia di sentirli con un nuovo lavoro denso di quel sound che li ha caratterizzati fortemente, soprattutto pensando a quella coerenza che non hanno mai abbandonato.
Continua a leggere “THE BLACK ANGELS – Widerness of Mirrors”
+ 01) Canned Heat – musica tossica (rock e dintorni), 13) Una birra media – finalmente un sorso (esperienze divertenti), 27) Pinacolada – Opera buffa
OSSI – Ossi
Allora, sbaragliamo subito il campo: dovete mettere insieme il Frank Zappa più irriverente, l’ironia tagliente degli Skiantos, certe evoluzioni divertenti di Elio e le Storie Tese, l’umorismo visivo e geniale dei Devo, insieme a una dose massiccia di psichedelia garage tipo King Gizzard & The Lizard Wizard, ed ecco che escono gli Ossi, progetto tutto italiano capitanato da Vittorio Nistri e Simone Tilli. Se poi a tutto questo aggiungiamo una fosforescente confezione che, nella versione in vinile, è tutta una gioia per gli occhi, soprattutto per gli amanti del fumetto che fa di questo lavoro un prodotto oltre che d’ascoltare, anche da sfogliare (28 pagine in tutto), non si fa altro che sottolineare di come certe idee sono veramente intriganti. Quello che colpisce però è la capacità d’inventarsi delle canzoni utilizzando fatti di cronaca quasi surrealisti, per poi rigirarli con un sarcasmo fuori dal comune e con quella voglia di raccontare delle storie che fanno sicuramente ridere, ma che nella contrapposizione con il reale non stridono affatto, anzi, si calano a piene mani nel nostro assurdo presente, facendolo diventare normale (!?) con il sorriso sulle labbra.
Evidentemente, la lezione dei Black Midi è servita a qualcosa, perché questo ensemble scozzese ci propone una versione estremizzata di quel post-punk, per farlo diventare “avant-garde”: la solita etichettatura nel circoscrivere un genere complesso dove coesistono una ridda di stili che raggruppano post-metal, post-prog, post-dark e post-tutto, fino all’esaurimento dei termini. In realtà questi ragazzi si assumono la responsabilità di pubblicare un album (questo è il loro secondo lavoro) dannatamente teatrale, ricchissimo di tensione emotiva e di ritmi impazziti, i quali, non fanno altro che estremizzare tutta la messinscena. Non è musica per cuori deboli, perché la riuscita dei vari momenti è talmente efficiente da trascinarsi dietro una scia di fascino che non lascia indifferenti: o lo ami o lo odi.
By Ben Grasso
Manuale didattico per una distruzione di massa
È sempre la solita storia dei fili
come se l’essere pronto e guidato
fosse un ricordo
rimasto negli asili
nei canili
nei fucili
pronti all’obbedienza
Continua a leggere “Manuale didattico per una distrazione di massa”
Questa ultima raccolta poetica di Luisa Trimarchi la potremmo definire come il libro dell’assenza, perché la metafora delle stanze vuote testimonia proprio questa condizione di vita. Non una solitudine dunque, ma qualcosa che manca, qualcosa che si perde. Qualcosa che prima c’era e che ora è svanita. Vedi per esempio la lirica iniziale: “Dedicato”, in cui un’aula probabilmente di scuola (l’autrice insegna al liceo) completamente senza le presenze di sempre (complici le restrizioni del Covid) ci lascia (o ci ha lasciato) perennemente in attesa. Inizia così un percorso dove le infinite stanze di una casa interiore continuano a lasciare solo la superficie delle pareti, come se le pareti stesse fossero dei muri silenti in cui nulla entra e nulla esce. Barriere senza speranza. Vengono a mancare tutte le condizioni necessarie per la nostra sopravvivenza: l’amore, l’amicizia, la condivisione, la partecipazione. Però, se questa musica del buio è una condizione necessaria per un attimo di meditazione, tutto il contesto è una metafora di quello che ci manca in questo momento, come se il poeta respirasse il disagio esistenziale di questa società moderna, messa al muro (qui la ripetizione è necessaria) da qualcosa che non riusciamo nemmeno a vedere. Una luce spenta che non siamo capaci di riaccendere. Certo, qualche intuizione di un qualcuno che esiste intorno a noi, ogni tanto di sente, si percepisce, ma l’essenza generale è proprio un’astrazione che non si riesce a figurare, se non nella sua incomunicabilità. Persino il sogno non ha un luogo, o la morte, chiusa anch’essa nella sua negazione. Anche i colori hanno la loro dimensione immaginifica ristretta: c’è solo il grigio, il nero, il rosso, e poi il nulla, come se le restanti sfumature cromatiche non esistessero più: cancellate da un percorso che implode nel suo stesso annichilimento.
Concludiamo con questi giri di aperitivi musicali, finendo nel vortice della psichedelia e in quel fluido immaginifica dove si miscelano gioia e pazzia, perché, lasciarsi andare attraverso un espressionismo che rievoca i viaggi lisergici nati negli anni ’60, non è tanto un emulare l’esperienza delle droghe come si faceva allora, ma esasperare fino alla bellezza una passione che si esalta attraverso le note di uno strumento. In questo caso il suono delle chitarre vibra generando un’improvvisazione che travalica ogni soluzione possibile, e quelli che ci riescono, pubblicano album notevoli come questi, carichi di spessore creativo.
Allacciate le cinture…
Esiste sempre una linea sottile fra il passato e il presente, soprattutto in campo artistico e soprattutto in campo musicale. Chiaramente non sempre le soluzioni raggiungono quella freschezza e quello spessore che un prodotto di questi tipo deve avere, eppure, sfruttando un retroterra spesso saccheggiato, c’è sempre qualcuno che riesce a superare le ovvietà per produrre un lavoro notevole. Proverò ad analizzare alcuni album usciti in questi primi mesi del 2022, i quali schiacciano sì l’occhiolino agli anni d’oro del rock, ma hanno un pregio importante: hanno le canzoni…
Continua a leggere “ROCK FRA VINTAGE E INNOVAZIONE – Buone uscite primi mesi 2022”
Anche dalle nostre parti si pubblica della buona musica, considerando che il nostro territorio è suscettibile a molte variazioni, accentuate da tutte le influenze che abbiamo intorno. La conseguenza è una molteplicità di stili che può accontentare chiunque, fra tradizione e contaminazione. Poi è chiaro, ognuno di noi può essere legato alla propria band di quartiere ma, alla fine, la qualità è sempre qualità e chi è bravo merita di essere citato. Quest’anno è iniziato molto bene e proprio per questo motivo proviamo ad analizzare alcuni ottimi album pubblicati in questi primi mesi…
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+ 01) Canned Heat – musica tossica (rock e dintorni), 12) Long Island Ice tea – la classe non è acqua (grandi artisti)
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