rock&psichedelia-a

La musica visionaria è un atto d’amore verso la pazzia e la pazzia diventa genialità verso la creazione. Non è casuale che moltissime opere d’arte sono generate da un’esplosione di sensi così com’è nato l’universo, e l’universo stesso si è evoluto in mezzo al caos per generare un’ordine fino a diventare bellezza. La musica ha dentro di sé tutte queste potenzialità e noi ci faremo trascinare nel gorgo infinito dove inizia e finisce il tempo, per immaginare e ascoltare una serie infinita di storie.

rock&psichedelia-ottimi album primi mesi 2023

Partiamo…

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Speck : Interkosmos – Split : The Metz Session

SPECK / INTERCOSMOS
Split – The Metz Session

Iniziamo subito col botto: due band austriache le quali si uniscono per una session da follia pura fatta di jam futuribili e incursioni nell’energia cosmica che unisce gioia a dinamismo. Il primo lato è degli Speck: un gruppo di ragazzi viennesi che interagiscono con le loro chitarre facendo esplodere uno space-kraut, il quale, si avvale di una progressione al cardiopalma fino a diventare materiale fuso che si sparge dappertutto, insieme ad una reazione nucleare senza interruzione. Il secondo lato è degli Intercosmos: sempre viennesi (anche se ibridati con degli spagnoli) e arroccati sopra una suite neopsichedelica, in cui, tutte le forme di un age-rock via via si modificano per cercare la trasformazione cosmica di tutto ciò che ci circonda. Anche in questo caso la progressione non ci lascia respirare giganteggiando fra le note fino a raggiungere la meraviglia, e come tale, farla diventare vitale. Un album veramente da godere fino all’ultimo solco. Voto 8

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Ashinoa – L’Orée

ASHINOA
L’Orée

Ashinoa è un lampada comune in Asia che produce una luce circolare con una melodia particolare, la quale serve per aiutare i defunti diretti nelle braccia del Budda. Evidentemente, questi ragazzi francesi la hanno adottata per interagire con la loro musica intrisa di echi orientaleggianti fra spiritualità oniriche ed esplosioni ritmiche tipiche dell’universo kraut. Non è casuale che le sonorità di quest’album iniziano proprio da questa base di partenza, ma poi scelgono una strada imprevista, fatta di un jazz spiazzante e un’industrial molto vicino a delle forme d’avanguardia, fino a riconciliarsi intorno a un immaginario cinematografico, fatto di citazioni e di impennate liriche. Poi, il viaggio continua per attraversare altri territori deragliando spesso oltre i confini dell’inconsueto, ma proprio per questo riesce a esplorare un ignoto senso di meraviglia che ci sentiamo addosso come un mantello pacificatore e affascinante. Voto 9

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Polymoon – Chrysalis

POLYMOON
Chrysalis

Ora andiamo in Finlandia, per assaporare il secondo lavoro di questa band ricchissima di spunti creativi e di variazioni illuminate da uno sfolgorio stupefacente, in cui, come nei colori nella copertina, tutte le note assumono delle alterazioni fosforescenti. Anche questi ragazzi interagiscono con un immaginario kraut, ma poi scelgono di aggiungere una variazione pop sempre più contaminata da immersioni psichedeliche, le quali, si allontanano dall’idea iniziale per diventare una miscellanea luminescente. La ritmica sale continuamente e si misura con delle fasi progressive che però non risultano derivative, anzi, la capacità di non lasciarsi andare negli oceani del passato, è sostanzialmente la loro carta migliore, fino a sfiorare un’originalità che in questi casi rischia di non esserlo. Quello che però balza subito all’orecchio, è una felicità di fondo che ci avvolge da qualsiasi lato e nell’avvicendarsi di tutte le tracce ci coinvolge continuamente e ininterrottamente. Voto 8,5

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Old Mine Universe – This Vast Array

OLD MINE UNIVERSE
This Vast Array

Nell’universo psichedelico esiste da sempre una contaminazione desert-rock, la quale, se ogni tanto diventa per ossessione un’esplosione stoner, con un po’ di creatività riesce a gestire un sound che spaziando fra passato e futuro, si rinnova continuamente. Questa band mista fra Canada e Sud America sembra che si fermi proprio a metà strada, cercando il loro posto fra i cactus dei territori polverosi statunitensi, riesumando il groove appannaggio di molti avventurieri e che ora questi ragazzi lo vogliono lasciare correre nel vento, inseguendo la vita. Tutto scorre e tutto ritorna fra delle inflessioni hard tipiche degli anni ’70, le quali a molti potrebbero far storcere il naso, nel senso di ribadire una mancanza di novità, eppure, la concentrazione di musicisti eccezionali e una serie di tracce per niente appesantite dal “già sentito”, riabilitano un genere con una serie di squarci pieni di novità, perché, come si dice: le canzoni ci sono e vanno ascoltate in tutto per tutto.  Voto 7

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Anatomy of Habit – Black Openings

ANATOMY OF HABIT
Black Openings

Questo gruppo proveniente da Chicago e capitanato da Mark Solotroff continua nella sua ricerca mista fra industrial, avant-garde e una forma di nu-metal con accenti post-rock o post-psichedelici se volgiamo, nel senso che andiamo oltre a tante cose. Quello che si respira immediatamente è una ritmica possente ed elaborata, a volte opprimente e a volte incuneata fra scorribande cupe e malsane, la quale delinea un paesaggio disturbato molto vicino alla figurazione di un romanzo straziante e iconoclasta. È come mettere insieme il folk apocalittico degli Swans con l’esaltazione più estrema dei King Crimson sperimentali, il che è tutto dire, trasfigurando un mondo vicino al collasso che annega nella sua stessa implosione. Non c’è tregua, non c’è redenzione, non c’è nessuna possibilità di emergere dalle acque putrescenti di queste città perdute, dove una civiltà capovolta non è riuscita a risorgere dalle sue ceneri, se non con la potenza della musica. Voto 8

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Hubris – The One Above

HUBRIS
The One Above

Questa che a tutti gli effetti è un’opera musicale divisa in quattro parti, è una suite decisamente elettricprog, a tal punto che gli amanti di questo genere ne saranno angelicati. Sostanzialmente, è una forma inversamente proporzionale di raccontare una storia, nel senso che, incuneandosi nell’allegoria della “caverna” di Platone, questo gruppo originario della Svizzera, vuole creare un’evoluzione circolare della storia. L’idea è quella della scelta, ovvero se è meglio iniziare dalla fine o dall’inizio? È meglio il buio o la luce? Noi chiaramente preferiamo la conoscenza, perché fondamentalmente è quello che emerge fra queste note, le quali, risultano vicine a un’eccellenza propriamente luminosa, senza nessun blocco di qualsiasi tipo. Tra l’altro, se l’ispirazione deriva dalle loro letture che hanno preso spunto dal monte Othrys dove Crono e i Titani lo usarono come base per la guerra contro gli Dei, allora, ogni mitologia non potrà che affascinarci. Voto 7

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Jack Harlom & The Dead Crow – Hail to the Underground

JACK HARLOM & THE DEAD CROW
Hall to the Underground

Quando un suono risulta dannatamente psichedelico, con una dose massiccia di blues sfocato di shoegaze con tanto punk sulle spalle, e si sente puzza di territorio australiano, come se quel continente facesse di tutto per incontrare gli appassionati di ogni parte del mondo, si può subito capire che le contaminazioni riflettono un underground originale, anche se, seguendo la trama di queste storie, si raccontano le vicende di Jack Harlom: fuorilegge tossico attraverso un western fittizio, al limite della sopravvivenza. Il restante susseguirsi di taglie è sostanzialmente un’appassionata rielaborazioni di cover e di altri pezzi che non risparmiano nessuno, talmente sono tante le passioni musicali che i nostri eroi buttano fra la ricostruzione di un’epica moderna, e su una serie di pezzi tutti vissuti al fulmicotone. Si corre, si corre, come se una fuga infinita ci riconducesse là dove iniziano tutte le leggende e come tali diventano reali. Voto 8 

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Fvzz Popvli – III

FVZZ POPVLI
III

Visto che si possono unire delle forme di punk-garage con una psichedelia sperimentale per una visione nuova della realtà, ricercare o fare semplicemente musica, è sempre un approccio legato al divertimento che questi ragazzi romani effettuano anche dal titolo di ledzeppelliana memoria: solo un numero, perché il resto bisogna ascoltarlo, punto. Inoltre, se band come Stooges, Motorhead, Ty Segall, Dead Boys o John Spencer hanno influenzato i nostri eroi, nulla toglie alla loro identità. Il fatto è che dall’inizio alla fine non sbagliano un colpo, imprimendo un atto di forza fra distorsioni ed equilibri, i quali, nella loro successione creano quella personalità necessaria per dare a un gruppo la propria figurazione fra il passato e il divenire, fra l’ossessione e l’estasi. Poi, se l’auto della copertina non è quella di “ritorno al futuro”, è perché anche in un parcheggio di periferia si può accendere la radio e metterla a tutto volume, semplicemente, per ascoltare qualcosa di forte, nel nostro presente. Voto 7,5

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Abanamat – Abanamat

ABANAMAT
Abanamat

Questa band berlinese dalle origini miste fra Siria e Russia, è l’esatta reincarnazione di un sound perfettamente a metà fra progressive e psichedelia, in cui una forma viscerale di oriental-rock, stempera non solo delle reminiscenze metal, ma anche un’essenza hard-stoner che ci fa sentire i suoi echi sparso dappertutto. Potremmo già fermarci qui, ma se cerchiamo d’interpretare l’esegesi che circonda queste tracce, troveremmo quella tradizione germanica di conservare l’essenza originaria della musica più dura, in cui, una ritmica selvaggia e reiterata, se ne frega dell’apporto ricercato verso l’innovazione. In questo caso, nonostante siano tutti pezzi strumentali, la forma classica s’impenna notevolmente fino ad acquisire una magnificenza tutta sua, non nel senso della spettacolarizzazione, ma nell’ampliare la forma canzone con una struttura ridondante fatta di violente stratificazioni liriche e di pause altrettanto melodrammatiche. Voto 7

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Beastly – Mayabunder

BEASTLY
Mayabunder

Si può unire funky a psichedelia, fusion a stoner? Evidentemente si, perché questa band francese è tutto un concentrato di ritmi e controritmi, in cui basso e batteria la fanno da padroni giganteggiando in ogni dove. Nonostante appaia inizialmente come un’esplosione metal, con l’impressione che poi tutto converga verso il punto di non ritorno, in realtà la situazione cambia radicalmente dirigendosi verso appunto un universo fatto di pulsazioni sempre più accentuate e di cadenze secche come il liquore più dry del mondo, asciutto quanto basta per farvi correre a cercare una birra ghiacciata, anzi, completamente gelata. Ma nel momento stesso che la vostra sete si sarà placata, ecco che l’atmosfera si trasforma di nuovo come una scenografia a tinte violente, pronte per catturarvi nella sua trasfigurazione esagerata. Ecco che, giunti a questo punto, sarete costretti a bere qualcosa di forte per riprendervi completamente. È il gioco degli opposti che funziona sempre. Voto 8,5

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Bene, dopo una scorpacciata di circa 40 album, quest’ultimo giro fatto per essere racchiuso nella forza del finale e nel suo colpo di scena che vi farà gridare di sorpresa, ci sediamo per godere ti tanta bellezza e tanta passione. Sorseggiamo qualcosa che ci piace, e da questo preciso momento la vita ci sorriderà…
Salute ragazzi!

il Barman del Club

22 Comments on “Rock & psichedelia – musica visionaria: alcuni ottimi album di questi primi mesi del 2023

  1. Sono lontani i tempi in cui bastava uno stroboscopio e un po’ di chitarra distorta per essere psichedelici. Alcuni di questi dischi sono assai interessanti, grazie, beviamo un ammazzafanga polverosa?

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  2. Che buffo non vedo il mio stupido pensiero forse lo stesso WordPress l,’ha ritenuto tale?
    Va bene detto cio’…che dire? Un ottimo ventaglio che offre molto.
    Ma tu sei così fantastico.
    Per il Margarita è ancora presto…per un abbraccio mai💕💕💕

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  3. Davvero un lavoro notevole, grande Antonio. Personalmente su tutti, almeno nell’ascolto della singola canzone dei tuoi link il mio favore va ai fvzz popvli, poi direi i Polymoon e i Beastly e quel loro groovosissimo funk alla Primus. Comunque tutte proposte sono molto interessanti, come sempre accade in questo magico club. Grazie! 🙂

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  4. Pingback: Best album 2023 – i migliori dischi del 2023 per l’Intonation Cocktail Club – Intonations Cocktail Club 432

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