i migliori album musicali del 2023 - 1

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gli album più belli del 2023 - 2

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gli album più belli del 2023 - 3

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Come ogni fine d’anno divertiamoci nel sentenziare quelli che per l’Intonation Cocktail Club sono i migliori album musicali del 2023, messi tutti a pari livello e in rigoroso ordine alfabetico. Chiaramente ho cercato come sempre di aprire a più svariati stili, com’è giusto che sia e, nonostante ho seguito come sempre i miei gusti personali, ho scavato nella miniera del rock e i suoi dintorni. Poi, essendo questo un locale d’intrattenimento, ognuno di loro sarà abbinato con il suo rispettivo cocktail.

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Best album 2023 – I migliori dischi del 2023
per l’Intonation Cocktail Club
AlgiersShook
BeastlyMayabunder
Bright MagnusJungle Corner
David Eugene Edwards – Hyacinth
Genn – Unum
GiöbiaAcid Disorder
Goat – Medicine
Gov’t Mule – Peace… Like A River
Hania Rani – Ghosts
Kelela – Raven
Lol Tolhurst, Budgie and Jacknife LeeLos Angeles
Martin Kholstedt – Feld
Palmer Generator – Ventre
PJ HarveyI Inside the Old Year Dying
Polymoon – Chrysalis
PretendersRelentless
Rain Parade – Last Rays of A Dying Sun
The Brian Jonestown MassacreThe Future is Your Past
The Necks – Travel
Yo La TengoThis Stupid World
i migliori dischi italiani del 2023
Brigan – Liburia Trip
Crispino, Lanciai, Basile & SabelliKobayashi
Daniela Pes
Spira
Marta Del Grandi – Selva
le migliori performance live del 2023
Iosonouncane Qui noi cadiamo verso il fondo gelido
Car Seat HeadrestFaces from the Masquerade / Live at Brooklyn Steel
il miglior disco di cover del 2023
Brad Mehldau – Play the Beatles / Mother Should Know 
la miglior raccolta d’inediti del 2023
Joni MitchellArchives Volume 3 Higlights the Asylum Years (1972 – 1975)

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E mentre vi faccio i miei migliori auguri analizziamo disco per disco…

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algiers-shook

Algiers
Shook

Caustici, ribelli, rivoluzionari… ormai sono anni che questo gruppo di Atlanta ci propone un hard-soul dall’impatto devastante, tutto costruito dall’irruenza del suo leader, il quale, supera le barricate per gettare in faccia a ognuno di noi la sua poetica lacerata, e anche quest’ultimo album con una serie di ospiti speciali lo conferma in maniera dinamitarda. Adrenalina pura!
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cuba-libre
Cuba Libre
(idee rivoluzionarie)

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Beastly – Mayabunder

Beastly
Mayabunder

Partendo da un’impronta metal, questo gruppo francese crea via via un funky martellante, senza un attimo di resa, in cui la ritmica non si ferma neanche per respirare. Tutti i pezzi ci trascinano in un gorgo di suoni impazziti dove ognuno di noi troverà il suo sfogo necessario. Abrasivo!
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negroni
Negroni
(atto di forza)

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Bright Magnus – Jungle Corner

Bright Magnus
Jungle Corner

Se il fantasma di un certo Miles aleggia fra queste tracce, insieme a un capolavoro come “On the Corner“, vuol dire che questo ensemble italiano ha classe da vendere, riuscendo a variegare una ricchezza di suoni talmente affascinanti da creare una fusion piacevolissima. Elogio alla bellezza! Conferma della musica!
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americano
Americano
(idee rubate)

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David Eugene Edwards – Hyacinth

David Eugene Edwards
Hyacinth

Lo sciamano del Colorado, dopo aver lasciato alle spalle progetti come 16 Hosepower e Wovenhand, si riappropria del suo nome per continuare a declamare sermoni e liriche dal retroterra biblico con la spiritualità dei nativi americani. Il suo folk apocalittico non lascia scampo: questo suo ultimo album è coinvolgente come tutti i suoi lavori precedenti, ed io rimango ammaliato ogni volta, completamente. Ipnotico!

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easy rider
Easy Rider
(voglia di libertà)

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Genn – Unum

Genn
Unum

Quando il post-punk sconfina nella psichedelia e in un rock sperimentale come nell’esordio di queste ragazze anglo-maltesi di stanza a Brighton, tutto il contesto si arricchisce dentro svariate possibilità fra avanguardia e ricerca stilistica, giusto il tempo nel riuscire ha fondere la claustrofobia di città asfittiche con la speranza di una redenzione ambientale, anche perché in latino il titolo significa unità. Bellissima anche la copertina. Molto brave!

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gin fizz
Gin Fizz
(idee fresche)

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Giöbia – Acid Disorder

Giöbia
Acid Disorder

Ormai questo gruppo milanese ha assunto un’aura internazionale riuscendo ogni volta a rigenerare uno space-rock ricco di fascino con una dose massiccia di psichedelia. In realtà la dicotomia del titolo lascia aperte tutte le porte per raggruppare altre soluzioni stilistiche, le quali generano un suono per niente caotico, anzi, la pulizia dell’insieme fa scaturire dei pezzi stratosferici fino all’esaltazione. Perfetto!
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green spritz
Green Spritz
(l’eterna giovinezza)

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Goat – Medicine

Goat
Medicine

Ogni uscita di questo collettivo svedese è sempre una sorpresa fonte di positività solare. La miscela di afro-beat, psych-folk e world-music, si ripropone ancora più viva di prima, riuscendo a trascinare l’ascoltatore in un mondo mitico, dal sud del mondo fino all’estremo nord. Abbracciatevi!
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screwdriver
Screwdriver
(lavori di cacciavite)

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Gov’t Mule – Peace… Like A River

Gov’t Mule
Peace… Like A River

I vecchi leoni sono più giovani di quando lo erano veramente e pubblicano un album inzuppato di quel southern-rock che li ha resi famosi. La gioia di vivere emerge fra queste tracce con tutte le contaminazioni che un genere così trascinante racchiude in sé, e si rilancia ulteriormente per farci godere un’ora di musica dalla professionalità e dalla qualità infinite. Caleidoscopico!
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tequila sunrise
Tequila Sunrise
(colpi di sole)

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hania-rani_ghosts

Hania Rani
Ghosts

Accordi minimali, presenze sospese, delicatezza senza fine: una serie di tracce che ci rilassano di fronte al vorticoso presente. Lei, che gioca con il suo mondo mitico, componendo insieme alle note del suo piano, la colonna sonora dell’esistenza. Saranno anche fantasmi ma, partendo dalla sua Polonia, questa bravissima interprete lì fa vivere insieme a noi, rendendoli reali. Magico!

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dark angel
Dark Angel
(oscure presenza)

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Kelela – Raven

Kelela
Raven

La carrieta di quest’artista di Washington nasce intorno a un soul-black molto raffinato, e anche in questo suo secondo album dimostra una classe innata, attraversata da poesia ed emozioni uniche, per come ce le propone. Ogni passaggio è una collana di perle originalissime che brillano di luce propria, e come tali sfavillano per la loro perfetta sfericita’. Dolcissimo!
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un calice di vino
un calice di vino
(per intenditori)

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Lol Tolhurst, Budgie and Jacknife Lee – Los Angeles

Lol Tolhurst, Budgie and Jacknife Lee
Los Angeles

Va bene, intorno a un post-punk acido e sulfureo, questi sovversivi prendono di petto il loro tsunami e lo traducono in musica come un piatto da consumarsi freddo. Ma non era la vendetta? Può darsi… eppure la reazione che porta alle soluzioni estreme, determina un sound corrosivo quanto basta per non dimenticarsi. La tempesta perfetta!
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grappa
Aguardiente
(parole di fuoco)

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Martin Kholstedt - Feld

Martin Kholstedt
Feld

Era da tempo che non mi capitava fra le mani una miscellanea  fra elettronica e kraut-rock  come in questo caso, generata da un artista tedesco degno della sua tradizione musicale. Un album poliedrico e ricchissimo di suoni, i quali superano il concetto stesso di genesi ritmica, per inoltrarsi nei labirinti di una quotidianità sempre più radicata in noi. Metropolitano!
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whitw russian
White Russian
(il grande Lebowski)

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Palmer Generator - Ventre

Palmer Generator
Ventre

La famiglia Palmieri è stata la sorpresa dell’anno solare in corso, perché attraverso un post-rock contaminato di fusion, blues e innovazioni varie, ci hanno deliziato con un lavoro di notevole interesse, soprattutto in relazione ad un’improvvisazione che risulta perfetta. Evidentemente, anche la genetica vuole dimostrare che buon sangue non mente, e se qualcuno ha detto che essere italiani è un limite, la nostra proverbiale fantasia dimostra l’esatto contrario. Avercene!
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sidecar
Sidecar
(l’accompagnatore sbronzo)

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pj-harvey-inside-old-year-Dying-cover

PJ Harvey
I Inside the Old Year Dying

Ormai la ragazza del Dorset qualsiasi cosa tocchi la trasforma in oro, come in questo progetto dove traduce in musica un suo poema mitico pubblicato l’anno scorso, e che ora diventa un album difficile ma sorprendente, canzone dopo canzone. Non c’è niente da fare, tutto l’impianto lirico diventa un progetto che fa di questa interprete, una delle più importanti a cavallo dei due secoli. Meditate gente… meditate!
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long island
Long Island Ice Tea
(la classe non è acqua)

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Polymoon – Chrysalis

Polymoon
Chrysalis

Dopo un esordio fulminante, questo gruppo finnico pubblica un secondo album altrettanto effervescente, in cui, un progressive variopinto si muove dentro a strutture psichedeliche particolari. Emergono delle suite altrettanto godevoli che scorrono intorno al loro cromatismo sonoro, evolvendosi fino al completamento delle loro capacità. Fosforescente!
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bronx
Bronx
(tutto d’un fiato)

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Pretenders – Relentless

Pretenders
Relentless

Un grande ritorno per un grande album, attraverso una manciata di canzoni sorprendenti, dalla bellezza toccante. Inoltre, quando si riesce a rimanere in equilibrio fra post-punk e pop, nella maniera con cui è stato pubblicato questo disco, vuol dire che la classe esiste ancora e non morirà mai. Vita oltre la vita!
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aperol spritz
Aperol Spritz
(per tutti i gusti)

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Rain Parade – Last Rays of A Dying Sun

Rain Parade
Last Rays of A Dying Sun

É incredibile come uno dei gruppi più alternativi del Paisley Underground, ritorna dopo quasi quarant’anni (al di là di qualche comparsata) e sfodera un lavoro pazzesco, intriso di psichedelia e rock sanguigno quanto basta per gridare al miracolo. Voce e chitarre si fondono fino a stridere, come se l’impatto lisergico si manifestasse giusto il tempo prima di fuggire e poi ritornare nelle coordinate che le avevano generate. Saranno anche gli ultimi raggi di un sole morente, ma di fronte a tanta lucentezza, la fine può aspettare in eterno. Viva!

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stinger
Stinger
(nascondigli segreti)

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The Brian Jonestown Massacre – The Future is Your Past

The Brian Jonestown Massacre
The Future is Your Past

Ancora rock e psichedelia sulle note di uno dei personaggi più alternativi della cultura musicale di oggi. Eppure la granitica evoluzione di queste canzoni ha una traccia che, partita da San Francisco nel 1990, non smette mai di stupire, proprio per la voglia di rigenerarsi ogni volta come quest’ennesimo capolavoro. Senza fine!
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horses neck
Horse’s Neck
(così non si uccidono neanche i cavalli)

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The Necks – Travel

The Necks
Travel

Esiste un jazz d’atmosfera che si manifesta intorno a una stilistica moderna,  ripetutamente protratta per inoltrarsi anche in altri territori. É il caso di questo trio australiano che si muove vicino a un’improvvisazione molto ricercata, anche se l’ossimoro non ci deve distrarre. Infatti la professionalità li ha ormai assunti nell’olimpo delle grandi firme, dopo trent’anni di carriera, e quest’ultima session lo sottolinea ripetutamente. Un sogno a occhi aperti!                                                     scheda completa

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mojito
Mojito
(un incantesimo)

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Yo La Tengo – This Stupid World

Yo La b
This Stupid World

Quando una band come questa originaria del New Jersey sfodera da quarant’anni una serie ininterrotta di grandi album, come quest’ultimo, beh… cos’altro aggiungere? Il loro indie-rock che alterna una variazione di pop impegnato attraversato da incursioni lisergiche, può soltanto affascinare, proprio perché nulla è lasciato al caso, ma si riflette dentro una bravura che sfiora la perfezione. Oltre l’apogeo!
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fernet & coke
Fernet & Coke
(punto di non ritorno)

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i migliori dischi italiani del 2023

Brigan – Liburia Trip

Brigan
Liburia Trip

L’Italia ha un territorio folkloristico unico al mondo, proprio per la sua varietà e la sua eterogeneità di fronte a una serie infinita di proposte millenarie. Ecco che la ricerca di questo ensemble casertano sceglie la tradizione più pura verso quelle terre che il lavoro li portava un tempo fino ai confini col Molise. Ma è quella musica a rimanere e come tale viene ripresa, magicamente, per un passato e una modernità che ci rappresenta. Bravi!
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campari shakerato
Campari Shakerato
(arte minima)

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Crispino, Lanciai, Basile & Sabelli – Kobayashi

Crispino, Lanciai, Basile & Sabelli
Kobayashi

Basta mettere insieme 4 amici al bar (perfetti come loro) per generare un album magnifico, tutto costruito sopra una continua serie di sovrapposizioni jazzistiche, le quali brillano insieme a una fusion più viva che mai, insieme a progressivepost-rock e impronte cinematografiche. Ma se come ci dicono gli autori, queste composizioni riflettono quattro prospettive differenti sulla musica che diventano una, allora, è proprio vero che in questo centro sonoro tutte le nostre emozioni diventano un calderone immaginifico. Bello, bello, bello!
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martini dry
Martini Dry
(agitato non mescolato)

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Daniela Pes – Spira

Daniela Pes
Spira

Questa ragazza della Gallura è una delle sorprese dell’anno, perché s’inventa una sorprendente ricerca etnica con sfaccettature vicine all’avanguardia, tra folk, elettronica e sperimentazioni. Attraverso un dialetto antichissimo insieme ad altri idiomi, struttura delle tracce particolarissime che si esaltano via via proprio per la loro originalità. Tutto questo sempre per dimostrare che la nostra penisola ha capacità enormi con una creatività fuori dal comune. Visionario!
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daiquiri
Daiquiri
(per chi suona la campana)

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Marta Del Grandi – Selva

Marta Del Grandi
Selva

Italiana e cittadina del mondo, avendo girato in molti paesi, questa ragazza dalle potenzialità enormi, ci regala in album dal sapore internazionale, proprio per la sua struttura che la fa paragonare a calibri molto più nominati di lei. Anche in questo caso un minimalismo che accarezza il folk per farlo diventare una forma di pop dall’impianto sperimentale, si trasforma in una serie di canzoni veramente da godere, nonostante la loro scarnificazione, ma proprio per questo uniche nel suo genere. Notevole!
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birra media
Una birra media
(finalmente un sorso)

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le migliori performance live del 2023

Iosonouncane – Qui noi cadiamo verso il fondo gelido

Iosonouncane
Qui noi cadiamo verso il fondo gelido

Jacopo Incani lo conosciamo, è sempre alla ricerca d’innovazioni continue, come il caso di questo live, scaturito dalla tournée di “Ira”, ma che è stato elaborato a tal punto, da generare tutta una serie di registrazioni inedite. Inoltre, se la sua vena creativa cerca ogni volta l’improvvisazione per inventarsi dei pezzi nuovi, tutto il contesto vive e vivrà di quell’entusiasmo che viene trasmesso all’ascoltatore, felice di apprendere una serie infinita di novità, diverse dal disco in cui sono nate. Tutto molto interessante!
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invisibile
Invisibile
(patibolo di velluto)

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Car Seat Headrest – Faces from the Masquerade : Live at Brooklyn Steel

Car Seat Headrest
Faces from the Masquerade
Live at Brooklyn Steel

Grande, grandissimo live da parte di una delle band più effervescenti del panorama americano. Willy Toledo e soci sfoderano una performance al cardiopalma, ricchissima di spunti innovativi dove il rock ritrova la sua vena originaria, pur rinnovandosi con l’esuberanza giovanile dei suoi interpreti. Ogni pezzo è una gioia per chi ama la buona musica, perché ritmica, chitarre sferraglianti insieme alla forza e alla bellissima novità delle varie esibizioni, riempiono un auditorium intero così come la vostra stanza. Imperdibile!

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whisky sour
Whisky Sour
(semplicemente aspro)

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il miglior disco di cover

Brad Mehldau – Your Mother Should Know Play the Beatles

Brad Mehldau
Play the Beatles
Your Mother Should Know 

Questa volta il celebre pianista di Jacksonville si cimenta con il gruppo per eccellenza, trasformando e reinterpretando il repertorio del celeberrimo quartetto di Liverpool, in una serie di standard molto affascinanti. Chiaramente, l’espressionismo che questo jazzista della Florida ci regala ad ogni sua esibizione, è proprio quel raffigurare la melodia partendo dalla  consapevolezza del tema originario, fino a farlo diventare qualcosa di nuovo intorno al suo gesto creativo. Ogni passaggio melodico cattura le molteplici sfumature, le quali pur essendo ridotte e scarnificate dalla radice pop, si rivestono mantenendo l’archetipo che le aveva fatte nascere. Delicatissimo!

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Bellini
(i soliti fighetti)

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la miglior raccolta d’inediti del 2023

Joni Mitchell – Archives Volume 3 Higlights the Asylum Years (1972 – 1975)

Joni Mitchell
Archives Volume 3 – (1972 – 1975)
Higlights the Asylum Years 

 

Lo so, lo so, per questa donna fatale io ho un’ammirazione che si perde nel tempo e  non posso farne a meno, perché intorno a lei esiste un mondo musicale infinitamente bello, da qualsiasi parte lo si guardi. Ecco che da quando ha aperto i suoi archivi, sono venuti alla luce una serie ininterrotta di tesori, soprattutto riguardanti le sue esibizioni dal vivo, come in questo caso, che contengono il periodo che va dall’album “Blue” fino a “The Hissing of Summer Laws”  sicuramente anni molto creativi, anche se i successivi saranno ancora migliori. Cari miei: è la classe che non di ferma mai. Cos’altro aggiungere? In attesa del prossimo cofanetto intanto qui ci si può perdere più di una volta. Genuflettetevi!

Link traccia d’ascolto

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old fashioned
Old Fashioned
(senza tempo)

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Chiaramente io cerco delle soluzioni alternative, spesso diverse (se non in alcuni casi) dai vari portali sparsi in rete, che in questi giorni pubblicano questo tipo di articoli. Anche perché a mio modesto avviso ci sono degli artisti che devono avere un primo piano meritato. Poi, lo sappiamo, ognuno di noi ha i suoi gusti ed è giusto così, ma all’Intonation Cocktail Club si vive di soluzioni originali, e proprio per questo brindo insieme a voi, augurandovi un anno nuovo pieno di musica meravigliosa.
Salute ragazzi !

il Barman del Club

22 Comments on “Best album 2023 – i migliori dischi del 2023 per l’Intonation Cocktail Club

  1. “ma all’Intonation Cocktail Club si vive di soluzioni originali” e grazie a te per questo! Che lavoro incredibile hai fatto! Io, personalmente, se dovessi decretare un mio vincitore personale direi Raven di Kelela. È uno di quei rari dischi che, nonostante differisca dai miei ascolti di una vita, mi affascina e mi culla in maniera sorprendente ogni volta e in alcuni momenti mi fa tornare lì. Difficile liberarsene. L’ho conosciuta, e ho conosciuto quindi questo disco qui, grazie a te. Salute, Barman! 🍷🙂

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  2. Che dire ! Fai un gran lavoro e tutto quello che ci proponi in queste pagine è una continua scoperta delle famigerate sette note ! Ci sono cose bellissime che proponi (Hania Rani) che approfondirò e altre cose che andrò a scoprire ma, nel mio immenso contenitore musicale (CD, LP, Musica Liquida) mi perdo da tempo e ritrovo sempre qualcosa di nuovo e inascoltato o ascoltato senza il giusto interesse. A tal proposito, ho trovato una piccola trasmissione su Radio RAI 3 chiamata L’idealista dove ogni giorno vengono proposte cinque ‘cose’ di ogni genere musicale esistente o esistito.
    Proprio lì ho conosciuto i C’mon Tigre, e proprio li mi sono innamorato dei loro suoni fino al punto d’aver comprato un vinile ricco di fotografie strettamente legate al contenuto del disco.

    E’ un mondo meraviglioso quello della Musica, e il tempo passato a percorrere questo cammino, sembra sempre insufficiente e penso di averne sempre più bisogno.
    Probabilmente a causa di una relatà soffocante che non da più aria alla vera essenza dell’uomo.

    Auguri !
    Ciao.
    Stefano.

    Piace a 1 persona

    • Ciao Stefano , anch’io ho apprezzato molto i C’mon Tigre perché riescono sempre a trovare soluzioni originali, inoltre, essendo un cultore della grafica, le loro copertine e il contenuto sono sempre meravigliosi. Per il mondo musicale poi, esiste una proposta talmente estesa che ascoltare tutto diventa difficile e gli appassionati come noi devono districarsi intorno alle proprie contaminazioni. Cercherò la trasmissione su RAI Radio 3 perché sembra intrigante e ti ringrazio della dritta.
      Ciao buone cose e buoni ascolti per un anno migliore… cin! 🥂

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  3. Sempre accurata la sinergia tra cocktail e musica: non frequento più i club da molti anni, ma apprezzo sempre un ottimo cocktail: essendo cresciuta a Torino, club e cocktail erano tutti meravigliosi. Buon inizio! Low

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