rock&italia-2023-a

Eccoci dentro le nostre sponde, per assaporare una decina di album veramente interessanti e dall’elevato spessore fatto di pregio e di professionalità, inconfondibile. Ogni proposta vi stupirà, anche per la varietà, la quale dimostra l’estensione che siamo capaci a proporre, e la valenza di ogni opera dall’altissimo substrato di contenuti, sempre in evoluzione.

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Partiamo…

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James Senese – Stiamo Cercando il Mondo

JAMES SENESE
Stiamo cercando il Mondo

Dopo la splendida avventura dei Napoli Centrale (a mio avviso una delle esperienze più interessanti avvenute in Italia) questo guru partenopeo non si è più fermato, trasformando la sua enorme carriera in un rapporto a 360° con le espressività artistiche, fra jazz, funk, rock, attività cinematografiche, ricerche etniche, produzioni e altro ancora. Il suo ultimo album solista risale al 2012 e si ripropone finalmente sulle scene con questo lavoro apparentemente “normale”, nel senso che non troviamo picchi di creatività entusiasmante, ma un complesso abbraccio alla musica napoletana con tutti i suoi risvolti e le sue influenze, fra dialetto, inglese e parti strumentali, le quali si alternano alle parti cantate con una sincerità tutta loro. Il suo sax scivola questa volta seguendo una fluido dolcemente modellato senza eccessive sperimentazioni, quasi a creare un contrasto con le tracce in cui, dove la voce trasmette testi sinceri sulla nostra attualità, abbiamo delle canzoni molto ritmiche, mentre invece le tracce strumentali sembrano accompagnarsi al loro abbandono per sognare qualche bellezza, sapendo che il mondo non cambierà mai. Voto 7

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Cigno – Nada! Nada! Nada!

CIGNO
Nada! Nada! Nada!

All’anagrafe Diego Cignitti, questo artista romano è entrato dirompente sulle scene con una ricerca d’avanguardia estremamente industrial, dove il noise diventa sperimentazione diffusa fino all’annichilimento, fra echi nu-metal e un cabaret elettronicamente estremo. Il nostro sarà anche un mondo deviato, ma in queste tracce ci troviamo nel gorgo malato di un’apparente disincanto nascosto nelle zone più buie del pianeta senza possibilità di uscita, dove non si salva nessuno come se il nichilismo fosse la sola religione esistente. Eppure, quello che emerge è lo spessore letterario: la valenza della parola che diventa lo specchio ideale in cui ritrovare un pensiero, una strada percorribile, qualcosa in cui credere. Nick Cave, Ettore Petrolini, Thomas Müntzer, Carmelo Bene, Jaz Coleman, Pier Paolo Pasolini, David Thomas, sono tutti personaggi che idealmente appaiono fra citazioni apparenti e idee ripercorse vicino all’estraniamento, giusto il tempo per celebrare un sabba intorno al rogo che si è appena acceso. “…Amici e colleghi  / Serpi come preti / Storie d’amore / e d’evirazione patriarcale / Giorgia Almirante / Vite vegane assassini di piante / Siete i prodotti e non il cliente / Pregate, pregate / Finché qualcuno vi serve…
È vero, non si salva nessuno! Voto 8

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The Niro – Un Mondo Perfetto

THE NIRO
Un Mondo Perfetto

Quando anni fa ascoltai casualmente questo cantautore romano all’anagrafe Davide Combusti, rimasi folgorato tanto da amare perdutamente il suo primo omonimo album, quando, cantando in inglese, sembrava la perfetta copia di Jeff Buckley. Non fu casuale la sua fortuna all’estero, dov’è più conosciuto, proprio per le sue qualità vocali e interpretative e per i suoi successivi lavori, sempre apprezzati dalla critica. Questo è il suo sesto disco dove si esibisce anche in italiano, variando uno stile che gli apparteneva e che ora sorprende anche con il nostro idioma, attraversando tematiche intimamente vissute e descritte con una poetica semplice e particolare. Il cantato riesce a giostrare intorno a delle ottime melodie, le quali rimangono subito in mente senza sembrare banali, anzi, la dolcezza e la bravura della sua voce riesce a rendere piacevole qualsiasi passaggio, fino ad armonizzare uno stupore positivo di cui abbiamo bisogno. Se poi il nostro è un mondo perfetto lo sapremo solo ascoltandolo e vivendo di musica. Giusto?! Voto 8

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Similou – Inferno Bizzarro

SIMILOU
Inferno Bizzarro

Ora cambiamo stile (mamma mia che bella copertina!) e inizierò con un aneddoto. Dei miei amici che sono più giovani di me, mi prendono sempre in giro perché dicevo loro che i tempi sono drasticamente cambiati e si capisce da una cosa importante – E loro: ma perché? E da che cosa? – Ma perché una volta anche i porno avevano la trama, non come adesso… (ah ah ah – risate bizzarre). Bene, una di queste pellicole firmata Joe D’Amato s’intitolava proprio “inferno bizzarro”. Probabilmente, questa mia introduzione sembrerebbe stramba, ma fino ad un certo punto, perché questo progetto creato da Vincenzo Marando, s’ispira proprio a quell’impianto popolare di serie B: film, libri, fumetti (e anche dischi), che l’autore ricerca sfacciatamente e su cui ci elabora sopra una colonna sonora ideale, la quale sembra la versione psichedelica di Captain Beefharth, fra blues scarnificati e sound-ambient, talmente capovolti, da creare appunto un non-luogo dove Satana è un joker che prende per il culo tutti, e a furia di loop assurdi, ci intontisce rubandoci l’anima (cavoli! almeno una sirena…) Tra l’altro pare che tutto questo s’ispira proprio all’estetica “exotica/tiki/library”, perché in fondo i modi oscuri nascosti dietro le tende o nelle bancarelle dell’usato sono sempre al nostro fianco, e non tanto inconsapevolmente. Insomma, un album talmente inclassificabile che incuriosisce non poco e proprio per questo da portare alla luce. D’altronde, meglio in inferno “bizzarro” che uno reale. Cosa ne dite? Voto 7,5

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Nelide Bandello – Bar Tritolo Milagro

NELIDE BANDELLO – BAR TRITOLO
Milagro

I territori del jazz sperimentale spesso sorprendono, soprattutto quando, alternando delle atmosfere più sospese, s’inoltrano dentro percorsi divisi tra progressive, psichedelia e variazioni in stile klezmer attraverso un rock ruvido segnato dalla carta vetrata. In realtà questo quartetto composto dal leader del progetto, il batterista Nelide Bandello, Enrico Terragnoli alla chitarra, Piero Bittolo Bon al sax e Giancarlo Bianchetti alla chitarra elettrica sette corde, ricompone quella formazione che diede alla luce quel gioiellino del 2014 intitolato appunto “Bar tritolo” e che ora si riprende proprio per la stessa formazione, portando su quel bancone tanta roba da bere, forte come allora, acida più di allora, alcolica sempre più di allora. Le tematiche spesso stridono, graffiando la pelle, ti fanno bere portando nello stomaco un fuoco che arde nell’esofago e non c’è speranza di spegnerlo, talmente è urticante, talmente è sulfureo. Poi ci sono delle pause salutari, ma sono solo delle illusioni, tutto il resto non lascia scampo, apre la soglia agli specialisti di questo genere e sbatte in faccia la porta a tutti gli altri, perché, per ubriacarsi con queste bevande bisogna essere degli intenditori, dei sovversivi, degli antieroi che non guardano in faccia a nessuno e proprio per questo si dissetano con la loro anarchia. Salute! Voto 8

Ascoltate solo la prima traccia “Artritolo”, è un consiglio, poi se siete coraggiosi, continuate…
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Brigan Liburia Trip

BRIGAN
Liburia Trip

Una volta ero in ferie vicino a Paestum, e il titolare dell’albergo dove soggiornavo mi ricordo che era proprio un tipo alternativo, infatti nel chiacchierare di musica mi disse che se in America avessero deportato i napoletani al posto dei negri, probabilmente ora ascolteremo le tamurriate invece dei blues. A pensarci bene, non aveva tutti i torti; non è casuale che il nostro territorio, oltre ad avere risvolti artistici, culturali, geografici e ambientali diversissimi, ha da sempre sviluppato un impianto musicale troppo spesso etichettato come folkloristico, perché al di là di questo aspetto esiste una creatività dalle tradizioni importantissime e dalla qualità enorme, in ogni borgo della nostra penisola. Ecco che questi ragazzi casertani: Francesco Di Cristofaro, Andrea Laudante e Gabriele Tinto s’inoltrano in una ricerca appassionata, insieme a tutta una serie di ospiti pazzeschi, trasformando una retroterra millenario, nella formula ideale per raccontarci delle storie nuove,  senza abbandonarsi alla facile trasformazione tra “popolare” e “modernizzazione”, perché fra queste tracce esiste la consapevolezza di creare un’avanguardia in cui il solo legame con il passato e con la loro terra è fatto dall’interpretazione delle loro origini, trasmutate per fare della musica nuova. Decostruiscono la tradizione per aggiungere elettronica agli strumenti arcaici e alle loro danze, generando un intreccio inevitabile con il presente, in cui nulla si ferma.
“Liburia” si riferisce al nome che avevano dato gli antichi abitanti di quella zona fertile che dal nord del napoletano si estendeva fino al Molise, dove si coltivava la canapa e il tabacco, e in “trip” ci andiamo noi, immergendosi nelle sonorità di quest’album dalla bellezza spiazzante, in cui le varie tracce sono una più bella e interessante dell’altra, e per tutto questo merita il massimo Voto 10 

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Rossella Seno – La Figlia Di Dio

ROSSELLA SENO
La Figlia di Dio

Questa attrice e cantante veneziana, pubblica un concept-album in cui inserisce tutti i problemi che assillano l’umanità da millenni, ma che rielabora con una serie di storie dolcissime e malinconiche in cui fanno capolino le figure di Piero Ciampi fino al primo De André. Non è casuale che il cardine portante di tutte le tracce è la capacità testuale di far diventare la narrazione poesia, e dalla poesia poter creare una melodia dolcissima. Chiaramente, ogni canzone ci canta proprio di tutte le difficoltà sociali e ambientali che vivono intorno a noi e che spesso fingiamo di non vedere, ma è il senso totale che ci affascina, per quella voglia di affermare la propria semplicità con un altissimo senso lirico.
Nel medioevo il poeta di corte era un personaggio stimato come artista e come autore di meraviglie, mentre i cantastorie erano dei menestrelli che raccontavano vicende di tutti i giorni solo per far ridere i regnanti. Ora la situazione si è ribaltata, nel senso che il cantautore ha ruolo nella società di una certa rilevanza, proprio per le potenzialità che ricopre la musica e per quello che dice quando c’è qualità, mentre il poeta è relegato nei salotti degli intellettuali o nella nicchia degli appassionati che liberano un attimo della loro intimità. Ecco che unire musica e poesia si avvale di quella capacità di andare oltre, facendoci pensare. Voto 8

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Paolo Benvegù – Solo Fiori

PAOLO BENVEGNÙ
Solo Fiori

Qualsiasi uscita di questo cantautore milanese è sempre un gioiellino, come questo EP che racchiude in meno di mezz’ora una serie di gemme, condite dalla bellezza che soltanto un artista di questa levatura riesce a dare. Tutto questo perché l’ex chitarrista degli Scisma ha la capacità di unire una melodia tipicamente italiana, con una originalità effervescente, nata proprio intorno a una poetica che fa del suo microcosmo qualcosa di universale, facendola diventare letteratura.  “Solo Fiori” è un atto d’amore verso la purezza e l’innocenza che dovremmo ritrovare, come se le nostre azioni fossero le stesse della nostra infanzia, e così dovrebbero restare, coltivando un’utopia che ci renderebbe più umani.
Anche in questo caso vi racconto un aneddoto: una delle sera di un’estate di anni fa, camminavo per le via della mia città: Como, dove si esibiscono solitamente dei cantanti che definisco “uno dei tanti”, ebbene, stavo passando sotto uno di questi palchi, con l’idea di andare oltre, ma improvvisamente ho sentito una canzone stupenda, e poi un’altra, e un’altra ancora; tutte di un’audacia e una singolarità che mi stupirono. Era proprio lui: Paolo Benvegù, perché ragazzi, la qualità è una dote che hanno pochi, e da allora l’ho sempre seguito, sempre ascoltato, come quest’ultima sua fatica, che si avvicina alla meraviglia.
Voto 9

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Emidio Clementi & Corrado Nuccini - Motel Chronicles

EMIDIO CLEMENTI & CORRADO NUCCINI
Motel Chronicles

Quest’altro gigante della musica italiana già conosciuto con i Massimo Volume insieme al suo compagno di avventura già Giardini di Mirò, hanno scelto una strada difficilissima e nello stesso tempo di una bellezza sconvolgente, perché, mettere in musica, o declamare delle poesie vere e proprie, senza nessuna paura, è di un coraggio veramente non da pochi che  avevamo ammirato in “Quattro Quartetti” e “Notturno Americano“.  Ora, scegliendo in questo caso un classico alternativo che viene riadattato nel viaggio visionario di Sam Shepard, pubblicato nel 1982 dalla City Lights di Ferlighetti, questo peregrinare nelle contraddizioni dell’America è sostanzialmente la consapevolezza di vivere dentro un’allucinazione ammaliante e conturbante dalle tinte fosche e ipnotiche, fra alterazioni cinematografiche e colonne sonore tipiche del jazz più decadente. Poi, se intorno a questa epica senza speranza si vive nella notte perenne, che rendono ancora più buie le paure percepite attraverso una scenografia dark-ambient, la musica stessa diventa una forma di accompagnamento essenziale, fino a diventare viva e pulsante, fra letteratura e storytelling, come un’illustrazione Pulp. Inoltre, la fusione minimalista che circonda queste parole, diventa via via il percorso esistenziale che si appropria del mito e lo cancella sotto le tenebre di un sogno perduto, tradotto in opera d’arte e proprio per questo vicino all’eccellenza. Voto 9,5

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Giöbia – Acid Disorder

GIÖBIA
Acid Disorder

Concludiamo questo terzo giro di aperitivi musicali con una delle band più conosciute all’estero che da noi, anche perché il genere psichedelico è un affare che non riguarda i nostri confini, troppo impegnati a vivere le sciocchezze di un’espressività disordinata, e sostanzialmente, diventa un ponte ideale con il prossimo post dove parlerò di scorribande lisergiche fino all’esaurimento. Sta di fatto che questi ragazzi hanno avuto una crescita esponenziale, pubblicando lavori pregevoli uno via l’altro e quest’ultimo testimonia la loro classe. Non è casuale che anche questa volta prendono il largo con una marcatissima impronta kraut, fra ritmiche tipo Amoon Düül II e visioni alla Tangerine Dream in cui lo space-rock si alterna a dimensioni ultraterrene fuse con l’universo circostante. Piacevolissimo all’ascolto, via via la tambureggiante progressione aumenta creando una cosmogonia sempre più coinvolgente, sfidando l’astronave degli Hawkwind con la spiritualità dello yoga di Ram Dass, giusto il tempo per unire tutti i mondi dell’immaginario che fecero a suo tempo i Samsara Blues Experiment, e che ora i nostri eroi innalzano in un olimpo tutto loro sempre più rockeggiante. Evidentemente, se l’origine della nostra specie è nata da un’esplosione che ha sparso dappertutto una materia oscura, questi artisti milanesi l’hanno finalmente  decodificata per regalarci un’idea di eternità che ci appartiene come figli delle stelle. Voto 9

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La qualità di questo giro dimostra che dentro i nostri confini, soprattutto nell’underground, ci sappiamo fare e proprio per questo meritiamo una bevuta senza fine, con tutti i cocktail che ci dona l’eccellenza e l’estro italiano, fatto di arte e bellezza, creatività e gioia, vitalità e furore, capacità e incanto, poesia. Sorseggiamoli con un brindisi…
Salute ragazzi !

il Barman del Club

23 Comments on “Rock & Italia – musica di casa nostra: alcuni ottimi album di questi primi mesi del 2023

    • Verissimo, ne terrò conto per uno dei prossimi post, e per il Te freddo non c’è problema, anzi, ti aggiungo un bel po’ di Gin, così la polvere e il fango, diventeranno un ricordo, almeno, finché l’acqua che ha invaso la tua, nostra, Romagna, non se n’é andata tutta (…)

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  1. Un minuto e otto secondi di A Rapid City è ho capito il tuo 9,5. Non vedo l’ora di sentirlo tutto con calma. Grazie per questa mole incredibile di qualità musicale e della qualità recensoria.
    P.S. Spira di Daniela Pes, cosa ne pensi?

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  2. Confesso la mia idiosincrasia con la musica italiana dovuta a preconcetti lontani. Ma oggi ho voluto seguire i tuoi consigli anche in questo campo. Ebbene: Giobia, Emidio Valenti, Benvegnù, Brigan; questi li ho veramente apprezzati e li ascolterò ancora. E a te grazie ancora che mi aiuti ad abbattere barriere. Un abbraccio.

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  3. Mentre il ghiaccio si modella tra alcool e il vetro stretto di questo bicchiere, i miei occhi di chiudono viaggiando tra queste note sconosciute. Grande! Grazie come sempre della tua condivisione…

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  4. Pingback: Best album 2023 – i migliori dischi del 2023 per l’Intonation Cocktail Club – Intonations Cocktail Club 432

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