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RosGos è il progetto solista del lombardo Maurizio Vaiani, di cui abbiamo già parlato 2 anni fa, perché con l’album precedente, “Circles“, questo Cocktail Bar lo elesse tra i migliori dischi dell’anno (copertina compresa). Complice una dark-wave molto innovativa e fascinosa che ci portò attraverso un viaggio psicoanalitico con echi danteschi, nei gorghi inesplorati dell’anima, attraverso un’oscurità la quale rappresentava quell’abisso che dobbiamo saper affrontare. Ora, lasciato il buio alle spalle, è uscito a riveder le stelle con questo “No Place”, il quale, se nella dicotomia può essere considerato un “non luogo”, in realtà è proprio il passo successivo della sua ricerca interiore.

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La solarità si percepisce immediatamente con una serie di pezzi bellissimi, nati sempre dalla new-wave di fondo, ma che poi si evolvono circosrivendo sonorità le quali chiamarle post-pop non è peccato, anzi, la capacità di superare i luoghi comuni con melodie avvincenti, dimostra ancora una volta una voglia di ricerca straordinaria, che rimane fedele alla tradizione italiana, ma nello stesso tempo va oltre per esplorare dinamiche nuove e accattivanti fra rock, space, noise e avanguardia.

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Siamo di fronte a una serie di fortissimi riverberi di luce, i quali possono anche far male se guardati direttamente, mentre come sappiamo esiste sempre un’ombra dietro ogni proiezione, la quale ci porta vicino alle figure di Mark Lanegan e Layne Staley, divinità maledette del nostro eroe, che cita giusto il tempo per farseli propri e poi lasciarli al loro destino. Il percorso generato da queste tracce è un altro viaggio che alterna si chiaroscuri, ma questa esposizione continua ai raggi del sole non è altro che il rendersi conto dei propri dolori e accettati come tali: cicatrici esposte fino a diventare disegni di una mappa, la quale, ci porterà la dove esiste il luogo non luogo identificato nel titolo e finalmente nella pace.

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Non è casuale che tutti i pezzi parlano di amori sofferti, cercati, voluti e a volte disperati, e altre volte splendidamente ritrovati, come se la contrapposizione uomo-donna identificasse un’intera esistenza, infatti, il video che accompagna il singolo rappresenta proprio questo: le conseguenze, le sofferenze e le bellezze del rapporto di coppia. Il tutto è circoscritto attraverso un simbolismo particolare che si accentua proprio nei legami fra maschile e femminile, e che si ripete in tutte le tracce come una preghiera dannata, la quale si affanna nel riproporre continuamente il desiderio di ritrovarsi dopo anni di dolori. Ma sopra tutto c’è la musica: stupenda, un’insieme di canzoni le quali scorrono via con vitalità e devozione, fino a farsi piacere in ogni loro passaggio.

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My Cure, il singolo dell’album è una melodia dolcissima che vive nel suo sovrapporsi di armonie. “Doll, dopo un inizio sferragliante si riapproprio della sua meraviglia nonostante la sofferenza del testo: “…ho provato l’odore delle tue paure / prima della caduta“. “Bleeding Souls“, è una carezza confessionale che scivola pian piano nell’oscurità. “Unexpressed Love“, è un gran pezzo con un folgorante inizio alla IggyPop, per poi vivere di vita propria nelle varie diramazioni del rock. “The Slide“, al contrario, dopo un incipit alla Paul Simon, si evolve in un deliquio che parla della solitudine dell’autore, così come “Among Your Dream“, delicata versione di un rapporto perduto. “Dance With Me” segue le stesse coordinate dei pezzi precedenti; mentre “Shelter” sogna suadente quell’amore che lo porterà alla salvezza e alla pace, con un finale lirico ammaliante. “No Place” si riappropria del rock in maniera seducente con una serie di ritmi e controritmi decisamente efficaci. Poi, “I Still Need You” ritorna nelle coordinate e nelle tematiche di un rapporto complicato: “…Siamo due naufraghi appesi allo stesso tronco galleggiante / e poi senza dolore restiamo ad innondare la Terra con le nostre colpe / Siano corpi impazziti / a riposo senza un’alba per ballare /  e poi senza gioia /  restiamo a illuminare la luna / con i nostri difetti / Il dolore è ovunque capisci?”. D’altronde, se un sentimento così completo vive di mille e mille sfaccettature, la retrospettiva della strumentazione lo innalza a elemento decisivo fino a trovare quel luogo o non luogo, ci ripetiamo, per sentirsi in pace con se stessi.

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Questo è un album che piace e rimane come un elemento incantato per come ci viene proposto: gioia e dolore che si equivalgono e forse, si annullano a vicenda, quasi a isolarsi per un instante (un millennio) di meditazione, perché, come ci dice l’artista stesso: nessuna parola rappresenta perfettamente il non-luogo in cui ci ritroviamo nella costante e definitiva sensazione di totale alienazione. Lo sappiamo tutti, la nostra quotidianità è sempre più complicata, ma alla fine la sensazione catartica che ci regala la musica, è in fondo quella leggerezza visualizzata nell’immagine della copertina, bellissima, e proprio per questo, da lasciarsi andare finché esisterà il vento.
Salute ragazzi!

il Barman del Club

10 Comments on “RosGos – No Place

  1. Grazie a te ho conosciuto la musica del nostro paese e devo dire che sono piacevolmente sorpreso. Nulla di trascendentale beninteso, millenni di cultura e storia fanno parte di ogni minima parte dell’essere nostro, sono pertanto diverse le nostre espressioni. Ma devo dire, non senza un certo piacere, che siamo davvero vicini, quasi da presso, alla buona musica del pianeta: quella che conta insomma, quella di autori ed esecutori riconosciuti grandi.

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