musica liquida

Sostanzialmente quando si parla di musica liquida mi viene da sorridere, però, essendo questo un locale dove si beve, anche qualcosa di morbido va bene proprio per rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro. È chiaro che il rock proprio per sua definizione non può essere liquido e nemmeno morbido, ma tant’è, ormai con questa parola ci hanno affiancato qualsiasi aggettivo e qualsiasi derivazione tanto da farci accettare di tutto, nonostante sia chiaro che viaggeremo in un’altra dimensione: un po’ per scoprire dei mondi altri, e un po’ perché comodamente seduti con un ottimo cocktail queste note fanno al caso nostro, delicatamente per chiacchierare, delicatamente per la compagnia.

ultimi album interessanti 2023

Partiamo…

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The Necks – Travel

THE NECKS
Travel

Questo album è l’ideale inizio per un  percorso particolare, fatto di atmosfere rarefatte e retrospettive intimiste. Nati in Australia nel lontano 1986 come trio piano, basso e batteria, e con alle spalle una carriera di culto cresciuta nelle nicchie fumose dei club più esclusivi dell’underground musicale, sono praticamente emersi a livello conoscitivo proprio in questi ultimi anni, e continuano un percorso sempre a cavallo di vari generi, anche se una miscela di jazz-fusion-ambient è sostanzialmente la loro linea melodica, fatta di lunghe suite improvvisate e di sperimentazione appena accennata. Non è casuale, anche in quest’ultimo lavoro composto con quattro pezzi di circa 20 minuti l’uno, che ascoltiamo un’interminabile composizione, la quale si differenzia per ogni traccia attraverso un percorso legato al protagonismo dei vari strumenti che prendono la scena, anche se il piano è sempre il cardine della melodia, fra stratificazioni oniriche, passaggi eterei e vibrazioni emozionali. Non c’è fretta, ma un lungo impressionismo live estremamente delicato fino all’elevazione di qualsiasi bellezza. Voto 8

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Synne Saden – Unfold

SYNNE SADEN
Unfold

Indipendentemente dalle soluzioni pop d’avanguardia, quest’ultimo lavoro della cantante norvegese di Treungen nella contea di Telemark vicino al lago Nissser, emerge per la complessità delle tematiche trattate, le quali si esprimono intorno alle problematiche della sessualità e della violenza in cui troppo spesso le donne vengono emarginate da una classe politica compromessa. Con una narrazione in bilico fra motivazioni intime e personali ed esplosioni dirompenti, sempre contenute attraverso una rabbia abbracciata dalla sua femminilità come un esempio di forza e di coraggio, ogni traccia diventa un percorso articolato in cui le denunce si amalgamano con il fascino della strumentazione, mai banale, centellinando via via tutte le storie come attimi d’ascoltare e ricordare.  Simile come espressionismo alla genialità di Björk e alla visionarietà di Anna Von Hausswolf, tutte le canzoni si esprimono attraverso un tessuto lirico e poetico di forte intensità, in cui, qualità teatrali e interpretative elevano quest’artista al di sopra della media, facendo del suo spessore creativo, una delle sue valenze principali. Voto 9

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Throw Down Bones – Three

THROW DOWN BOHNES
Three

Probabilmente questo disco è un infiltrato, perché riuscire a coniugare psichedelia, noise, kraut, industrial, elettronica e dark-ambient, difficilmente potrebbe risultare piacevole per un ascoltatore distratto come quelli eventuali di questo articolo, però, la qualità che emerge fra queste tracce è notevolissima, riuscendo a far fluire non solo acqua, ma un liquido magmatico che ribolle di espressionismo e di fuoco interiore pazzesco. Sono in tre: Francesco Vanni, Marion Andrau e Raphael Mura, questo per dimostrare che anche da noi esistono professionisti eccellenti dalla qualità elevata e collaborazioni internazionali veramente interessanti. Non è casuale che i solchi di questo lavoro sono di un impatto devastante, contribuendo a generare macerie su macerie, paesaggi da post-apocalisse e rinascite dove però l’orizzonte è imploso nella sua stessa redenzione. Eppure, quando l’alternanza fra brutalità e dolcezza si avvita su se stessa per dare alla luce una nuova esplosione e un nuovo universo dove far rinascere altra vita, fra queste tracce rifiorisce qualcosa di magnifico, fino al delirio che ognuno di noi proverà nell’attraversare una serie infinita di genesi nuove, come atto finale per una creazione definitiva, vicino all’eccellenza. Voto 9,5

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LAKECIA BENJAMIN Phoenix

LAKECIA BENJAMIN
Phoenix

Dentro i codici di una musica decisamente black, questa splendida sassofonista riesce a far coincidere un jazz d’avanguardia con la forza espressiva della gente di colore tra fusion e funky, mettendo insieme alle sue note, personaggi eterogenei come l’attivista Angela Davis, la poetessa Sonia Sanchez e musicisti d’eccezione come Victor Gould, Josh Evans o Dianne Reeves insieme ad altri pregevoli interpreti. Tutto questo per dare sfogo alla consuetudine dei diritti civili sempre presenti nei conflitti etnico-culturali americani (e non solo), mentre la sua musica struttura tutta una serie di estasi urbane e di contrasti ininterrotti, facendo emergere una costruzione melodica sempre in ebollizione, fra dinamiche tipiche del jazz classico e soluzioni sperimentali. Alla fine tra recitati e sottofondi che alludono al mondo esterno sempre contro qualcosa, il sax della nostra protagonista si prende la scena, configurando tutte le forme della perfezione come risposta e come comunione con tutto ciò che ci circonda. Voto 8

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Paramore – This Is Why

PARAMORE
This Is Why

Provenienti da un passato synth-pop ed emo-rock, questo terzetto americano del Tennessee pubblica un nuovo album molto più post-punk, rinnovandosi nello stile e nel modo di esprimersi, risultando a mio avviso più convincenti proprio per una ricerca la quale, pur mantenendo certi influssi mainstream, sono risultati più equilibrati. Anche merito di qualche cambio di formazione, e sicuramente, anche per le interpretazioni della vocalist Hayley Williams, carismatica quanto basta per riuscire ad alternare impatto emotivo ed esibizione scenica, fra sussurri e grida. Anche i testi sono cresciuti, mettendosi dalla parte degli antieroi, come se la critica sociale fosse essenziale quanto basta per elargire un risarcimento alla dimensione più consona della nostra quotidianità, sempre più contaminata. Inoltre, l’album è piacevole quanto basta per riuscire ad alternare un pop impegnato, con la giusta irruenza che una valenza superiore dei rock o del punk richiede proprio per sottolineare una certa qualità del sound, fino alla trasmissione di un pensiero, il quale, potrebbe diventare lo specchio delle ultime generazioni. Voto 7,5

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Bill Laurance & Michael League – Where You Wish You Were

BILL LAURANCE & MICHAEL LEAGUE
Where You Wish You Were

Ritorniamo dentro sonorità più tranquille con questo duo che mette insieme il bassista degli Snarky Puppy: Michael League, il quale, in questo disco suona anche le chitarre sia acustica ed elettrica, entrambe fretless (senza le barrette trasversali per intenderci) e altri strumenti a corda, insieme al tastierista Bill Laurance. Ne esce un album dalla ricerca interessante, nato da un viaggio fra la Spagna e l’Italia, in cui si esplorano svariati territori partendo sempre da una riflessione jazzata, per poi divagare nelle atmosfere fra incanto e disincanto, quiete dentro ad altra quiete, chiedendosi se tali paesaggi rimarranno tali e cercando con la musica una risposta impressionistica per descriverli. Tra l’altro, se il gruppo di Michael è un collettivo artistico dalle disparate provenienze con ben 25 membri infarcito di funky e di groove sempre in ebollizione, in questo caso tutto rimane circoscritto in un elogio alla lentezza, giusto il tempo per assimilare le emozioni che tali paesaggi hanno coinvolto i due interpreti, fra meditazione e spiritualità, lasciando che il flusso di coscienza avvolga ogni movimento e ogni pensiero. Voto 7,5

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Kelela – Raven

KELELA
Raven

Quello che potremmo definire un album black che più black non si può, partendo dalla copertina, mette in luce le qualità di questa cantautrice statunitense (etiope di origine), intrisa di sonorità soul e di elettronica minimale. Tutto l’album si fonde attraverso una dolcezza e una poesia che lascia stupiti per quanto ogni nota musicale accarezza e massaggia l’ascoltatore, proprio come se un corso d’acqua modellasse i nostri visi e le nostre coscienze. Sembra quasi che una dance ipnotica diventasse l’estensione di un live vissuto in un club esclusivo, dove proprio intorno agli ascoltatori esistessero delle pareti-acquario e lei, la protagonista, si esibisse fingendosi in simbiosi con un ambiente liquido, fino a catturare attraverso un mantra sciamanico e sensuale tutti i presenti facendoli sentire appartenenti a quei fluidi onirici. Chiaramente, l’alternanza di episodi raffinati a momenti più oscuri, non fa altro che mettere in primo piano la metafora del titolo: quel corvo che nella simbologia mette in contatto il mondo reale con quello degli spiriti, e come tale, pronto per essere il tramite insieme alla musica, nel farci attraversare il confine della nostra conoscenza. Voto 8,5

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Karu – An Imaginary Journey

KARU
An Imaginary Journey

Karu è un progetto ideato dal contrabbassista e polistrumentista Alberto Brutti, e che sostanzialmente consiste nel superamento di un impoverimento artistico/culturale in cui la dimensione musicale si è lasciata coinvolgere ultimamente. Il nome parte da un significato tribale originario della Nuova Guinea, in cui un demone s’impossessa delle persone rendendole pazze e in casi estremi cannibali, e l’unico modo per accompagnare alla guarigione il malato è quello di circondarlo continuando a ballargli intorno, fino a scacciare la presenza maligna; anche se in lingua Swahili vuol dire “caos”, un personaggio mitologico che guarisce tramite la musica: significati opposti ma ambivalenti per il messaggio che trasmettono . È come voler ridare vitalità a un ambiente compromesso, cercando attraverso una ricerca d’avanguardia, sia il superamento dell’improvvisazione jazzistica e sia la tradizione etnica, cercando così di coniugare un’insiemistica di suoni che vogliono abbracciare tutte le variabili del mondo. Il risultato è un mantra che supera il concetto di world music per avventurarsi ben oltre le nostre consuetudini, esplorando un territorio primitivo e vergine nello stesso tempo, completando poi il tutto con la capacità dell’intelligenza per evolversi fino alle soglie di un altro millennio. Voto 8,5

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Crispino, Lanciai, Basile e Sabelli – Kobayashi

CRISPINO, LANCIAI, BASILE & SABELLI
Kobayashi

La bellezza del rapporto che c’è fra sigle cinematografiche ed esposizione musicale ha una radice antica, a tal punto che per la divisione degli incassi di un film il compositore ha un compenso importante. Tra l’altro, alcuni gruppi di casa nostra hanno riesplorato negli ultimi anni queste sonorità rendendole sublimi, soprattutto per la loro riscoperta e rivalutazione, tipo per esempio i Calibro 35 con i polizieschi degli anni ’70, i Silent Noise o gli Eterea Post Bong Band con la fantascienza sempre di quegli anni. Ecco che questo ensemble di strumentisti d’eccezione provenienti da una tradizione jazzistica: Luca Crispino (chitarra elettrica); Roberto Lanciai (sax baritono); Fabio Basile (basso a sei corde); Luigi Sabelli (batteria) compongono questo “Kobayashi” strutturando un percorso fra progressive e appunto musica della settima arte. È un po’ come mettere insieme i Gong con Charles Mingus, i Van Der Graaf Generator con John Zorn, passando per i Perigeo o i Lounge Lizard e via di questo passo, sperimentando un viaggio melodico affascinante denso d’intrecci melodici e di variabili inconsuete, dove il risultato è tutto legato alla piacevolezza dell’ascolto. Ci sono momenti vorticosi e altri più tranquilli, ma il senso dell’insieme è talmente perfetto da lasciarci vivi più che mai fra la terra e il cielo. Voto 9

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Iluiteq – Reflection From the Road

ILUITEQ
Reflection From The Road

Concludiamo questa prima retrospettiva sugli album migliori usciti in questo primo semestre del 2023 così come siamo partiti, è cioè con un disco talmente fluido da farci rilassare completamente. Iluiteq è un progetto di musica fra elettronica e space composto da Sergio Calzoni e Andrea Bellucci, due musicisti con già alle spalle progetti importanti della scena ambient come Red Sector A, Orghanon, Colloquio e Subterranean Source. L’idea parte dalla lettura del libro di Cormac McCarthy “The Road” (La strada) e dal suo scenario dispotico dove il duo immagina questo territorio devastato, drammaticamente futuribile, attraverso inquietudine e speranza seguendo una trama evocativa e visionaria, con tutta una serie di quadri che idealmente vogliono superare l’idea della catastrofe. Non è casuale che la progressione eterea delle suggestioni vive di orizzonti indefiniti e di atmosfere dilatate fino alla rarefazione, in cui, la trascendenza dell’esposizione, si lascia andare proprio immaginando panorami senza fine persi nel nostro stesso inconscio, e come tali, impossibili da capire se appartengono al sogno o alla realtà. “Niente è come sembra, niente è come appare, perché niente è reale“, diceva un cantautore di casa nostra. Voto 7,5

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Bene, terminato questo giro, fra quiete e sussulti, godiamoci ancora una volta il nostro meritato drink, e attraversiamo insieme alle nostre passioni la bellezza di un brindisi in compagnia.
Salute ragazzi !

il Barman del Club

27 Comments on “Rock Liquido – musica per rilassarsi: alcuni ottimi album di questo inizio di 2023

  1. Ciao, Antonio🌈💟 mammamia che ignoranza ho dentro 😅non conosco nemmeno un pezzo 😭
    Conosco però la tua bravura e la tua generosità descrittiva 🙏⭐
    Adesso linko le tracce🎼🎶🎵 grazie ❗❕
    Un daiquiri per me…lo adoro io🍸
    E alla tua salute 🥰💕♾️

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  2. Secondo me saresti in grado, con una tua recensione, di farmi ascoltare anche i…(non faccio nomi dai) cosa che non farei mai e poi mai. 😅
    Quindi, dopo questo complimento sincero, ti dico che andrò ad ascoltarmi con calma tutto quello che mi manca con la certezza che avrò sorprese bellissime.
    Crispino me lo hai fatto conoscere tu con l’album che hai recensito Le Quattro Verità con Gallo, Pighi e Zorzi, sono curioso di questo lavoro. Kelela la conosco, Raven è stupendo, lei mi affascina davvero parecchio, musicalmente e anche non.
    Grazie ancora, come sempre, per questo carico musicale davvero notevole, qualitativo e anche quantitativo…nel frattempo…vai col liquido…alcolico, che sorridiamo meglio! 😬

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  3. Ascoltato tutto in due giorni e una notte. Con questo tipo di musica ho sempre un po’ di difficoltà perché non rientra nelle mie sonorità. L’album di Crispino veramente bello, si riconferma -insieme agli altri del gruppo- un ottimo autore; e poi Karu, Lakecia, Throw Down Bohnes quello più intrigante.
    Comunque , lo sai, è sempre piacevole ascoltare ciò che proponi 🙂
    Grazie mille.

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  4. ” Tutti i gusti sono gusti”, disse colui che si puliva il culo a rivolverate, ma dopo averle ascoltate tutte, devo dire di averne trovata una che mi piace molto: Iluiteq – In danger. Mi pare così attuale, il video mi pare che renda presente la solitudine dell’uomo in un mondo che é al collasso. Poi non so, magari non c’ho capito niente, ma così mi ha fatto sentire. Abbi pazienza, carissimo, in fatto di musica non ci incontriamo da nessuna parte… Ma quando mi affaccio sul blog e vedo un tuo articolo, non posso fare a meno di leggerlo. Un abbraccio forte, da questa parte dell’Oceano.

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    • Figurati, spero solo che l’oceano non sia tumultuoso di questi tempi, visto anche quello che è successo da noi in Romagna, fra rovesci e cambi di stagione. Per i gusti poi lo sai anche te, ognuno naviga nelle sue acque e dipende sempre da come sappia nuotare in questi mari ultimamente affollati, fra mareggiate antiche o flussi nuovi. In fondo, come diceva un poeta, se in un libro intero ad un eventuale lettore, piace anche una sola poesia, quel poeta raggiunge il suo scopo. Siamo fatti così, anche se cerco sempre di analizzare diversi generi, proprio nel cercare di accontentare molti eventuali clienti. Poi, per concludere, permettimi una considerazione tipicamente maschile (anche se la tua battuta metaforizzava un’altra questione): un bel culo, è sempre un bel culo.
      Ciao carissima, fatti sentire che per me è sempre un piacere e salutami New York (se non sbaglio città), anzi, ogni tanto parlaci delle attività artistiche di quelle sponde soprattutto musicali, perché siamo tutti curiosi… Un brindisi, come sempre 😉🥂

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