Broncos! album omonimo

Iniziamo l’anno, tanto per fare un collegamento con l’ultimo post, visualizzando la bellissima copertina dell’artista Alessandra Altieri, la quale illustra l’album d’esordio di questa band di Eboli, i Broncos! composta da Emanuel Catalano alla chitarra elettrica, Ferdinando Farro al basso e Andrea Schiappapietra alla batteria. La loro miscela di garage, punk, hardcore e psichedelia, crea un’atmosfera vertiginosa che si arroventa coinvolgendo l’ascoltatore in quel calderone dove le ustioni diventano schegge sonore da cui non si può sfuggire, e più si brucia e più ci si diverte. Quando poi si è trascinati nell’epicentro di queste canzoni, le fiamme trasformano qualsiasi appassionato in un altro ipotetico incendiario,  il quale assiste estasiato all’infuocarsi di tutto ciò che lo circonda..

Broncos! band eboli - 2

Bisogna anticipare che questi tre “ragazzi” provengono da esperienze diverse e particolari, perché Andrea il batterista aveva militato con i Radsters (gruppo speed-punk di Napoli); Nando il bassista suonava nei Maybe i’m (una band molto tribale dall’impatto hard-blues con influenze afro-punk) e Manuel il chitarrista era nei Pale Flowers (un ensemble tipicamente garage). Tutto questo per generare con la loro unione un sound nuovo, caustico, feroce quanto basta per assimilare ogni variabile e trasformarla nella violenza impattante che riunisce tutte queste dinamiche, e le rielabora in maniera ancora più convincente.

Link tracce d’ascolto

Bisogna anche aggiungere che il retroterra dove sono cresciuti artisticamente questi musicisti, è quel calderone creativo relativo alla metà degli anni ’90, in cui finita la sbornia grunge, iniziavano a riaffiorare da una parte fenomeni post-punk con intromissioni hardcore, tipo Bad Religion; Blink-182; Dag Nastry; Biohazard,  e dall’altra il nascente nu-metal rap di band come i Limp Bizkit; Sick of It All; Korn; Rage Against the Machine. E nel mezzo un turbinio di realtà giovanili pronte ad assimilare tutte queste influenze, dimenandosi tra ossessioni lisergiche e violenze apparenti, all’interno di una società la quale, a cavallo dei due secoli, stava radicalmente cambiando.

Broncos! band eboli
foto di Alessandra Altieri

Poi, superate le soglie del 2000, la musica non si è più identificata in un movimento caratterizzante un impatto rivoluzionario, ma si è vestita di luce riflessa, caricandosi sulle spalle tutto il passato fino a riproporlo continuamente. Ma se la “retromania” può essere un splendido difetto, la creatività e la voglia di esprimersi con il furore degli strumenti è, e sarà sempre una magnifica ossessione, che non avrà mai fine. I Broncos lo sanno, masticano questa musica da anni, vivono la loro poetica con la ferocia e con  una ritmica impressionante, senza un attimo di pausa, come se il delirio lirico diventasse via via lo strumento ideale per un loro espressionismo lacerato, volutamente diretto e iconoclasta. Già dalle prime tracce: Alfredo; Finally Berlusconi is Dead; We Line, We Die!,  si è catapultati in un epicentro rock carico di tensione, in cui il cantato sempre diviso fra rappate e rabbia condivisa, segue perfettamente la ritmica forsennata.

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La stessa irruenza segue nelle tracce successive: Full Battery; Meta Sart; Humans, Predators! Perchè si trasformano in una serie di scoppi, come se camminassimo con una mitragliatrice ripetutamente innescata da proiettili punk mentre il ritmo si alza ulteriormente, facendo delle voci sovrapposte altrettante cartucce di spoken-word miste a un rap che si modifica in grida di rivolta, fra pause ed altrettante esplosioni. Poi, nella traccia successiva: The Big Tief, entriamo in un vortice di rock’n’roll che sintetizza 70 anni di musica in circa tre minuti di spasimi ad alto volume, fino al finale interamente strumentale di I’m Pro, un’apoteosi psichedelica che si trasforma in quell’epica necessaria per il nostro immaginario sempre diviso fra paradiso e inferno, come se un’apparente apocalisse si fermasse un attimo prima di diventarla, per conservare solo la sua bellezza. Una conclusione da brividi.

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I Broncos (che a me piace soprannominarli Brocosband!), entrano decisi all’inizio di questo nuovo anno, come una lama che non lascia scampo e ci fanno riflettere, ci coinvolgono, ci trasformano, ci ammaliano con la loro forza senza troppi fronzoli, semplicemente diretti, sostanzialmente arrabbiati, sicuramente presenti con la loro sicurezza per urlare al mondo tutta la nostra precarietà. É rock’n’roll, e la sua grandezza non morirà mai, finché vivrà la musica.

il Barman del Club

23 Comments on “Broncos! – album omonimo

  1. In alcuni brani sento un forte richiamo Punk alla Dead Kennedys, Germs, in “I’m pro” come dici tu c’è quella magica psichedelia, ho vibrato quasi come con quella dei Kyuss, in altri brani sento aleggiare i QOTSA e anche gli Idles un po’, da ascoltare con attenzione. Hai ragione, condivido con tutto quello che hai scritto e in particolare con il fatto che c’è all’interno un intreccio e sovrapposizioni di generi e influenze davvero evidente e ottimamente sfruttate. Molto bella anche la copertina.
    Grazie come sempre di distruibire così tanti contenuti/consigli interessanti. 🍻
    P.S.
    Hai nominato i Bad Religion, NO Control è stato un disco assolutamente fondamentale per me, un disco dell’89 che ancora oggi mi fa lo stesso medesimo effetto. Mi ha fatto piacere vederli citati 😊

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  2. figurati è sempre un piacere ricordare così tante band, perché ci immedesimiamo in quelle sonorità e ci esaltano. In fondo, se hai citato i Dead Kennedys, i Kyuss fino agli Idles, è perché questo splendido mondo musicale diventa sempre un mondo dove perdersi e ritrovarsi, insieme alle nostre gioie.

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  3. Eccolo il suggerimento del nostro barman con un margarita in mano si comincia col botto. Di nuovo buon anno tre grazie di questa energia che ci elargisci 😍

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  4. Mi piacciono tantissimo ( devo decidermi ad interessarmi finalmente dei gruppi nostrani, forse ho perso qualcosa ). Una piccola notazione un poco controcorrente visto i suddetti commenti : perdona la presunzione, ma per la copertina avrei fatto molto , ma molto meglio.

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  5. Ti chiedo scusa perchè sto forse incasinando la tua pagina dei commenti. Vorrei proporre un altro esempio totalmente differente, ma non riesco più a farlo, il primo deve essere stato un caso fortunato che non riesco più a ripetere. Posso solo pubblicarli da me dove potrai visionarli e farne l’uso che vuoi, poi li cancellerò.

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