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C’è la frase di una recensione che ho letto in rete dalla penna di Nicola Stufano sull’ultimo album di questo grande cantautore romagnolo che mi ha colpito, perché testualmente dice: “…Giorgio Canali ha sempre ragione, soprattutto quando ha torto…” Penso che sia calzante proprio in riguardo alla sua ultima fatica musicale, per non dire “poetica”, perché le sue canzoni sono senz’altro dei testi rivestiti dagli strumenti dei suoi fidi compagni.

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Allora, quando ha ragione e quando ha torto il nostro eroe? Innanzi tutto visto che ho scomodato la sua poetica, bisogna subito dire che questo Pericolo Giallo segue coerentemente i suoi ultimi due precedenti lavori discografici: “Undici canzoni di merda con la pioggia dentro” e “Venti“, album magnifici proprio in relazione a quella necessità di urlare le sue parole e le sue liriche. Va bene, c’è anche la musica, ma come diceva Jim Morrison, il rock è un bellissimo medium per spacciare poesie, ed è questo il punto: la sue poesie. Testi diretti senza inutili orpelli, declamati, cantati e suonati per un bisogno interiore di farsi sentire, soprattutto in questo momento particolare della nostra Storia. Perennemente incazzato, sempre in prima linea, con gioia e furore, barricadiero nelle viscere e resistente fino allo stremo: un poeta maledetto con la chitarra in mano, sociologicamente allusivo, dannatamente quotidiano, fortemente politico.

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Ed è da queste prospettive che nasce “Pericolo giallo“, proprio in relazione a quella paura che anni fa era stata iniettata nella gente comune, sempre in relazione alla paura del diverso, nell’alternanza di colori dipinti come se fossero un cromatismo differente dal nostro, e proprio per questo da temere. Chissà perché mi è venuto in mente il film “L’ultimo terrestre” del fumettiste Gipi, in cui, dopo un’accertata venuta degli alieni sulla Terra, nell’incipit del lungometraggio stesso, in una trasmissione radio un ascoltatore testualmente diceva: “…cavoli, prima sono arrivati i meridionali, poi gli extracomunitari ed ora anche gli alieni vengono a rubarci il lavoro! …” Chiaramente nell’ironia di fondo, Canali amplia la narrazione sopra uno spostamento, non tanto di destra del nostro paese, ma su un qualunquismo diffuso che può soltanto nuocere al nostro futuro, ricordando si la resistenza, ma su un livello superiore, fuori dai luoghi comuni, dove siamo solo noi gli artefici del nostro destino: come a ricordare che in passato ragazzi di vent’anni sono morti per un sogno di libertà, e proprio ora non bisogna abbassare la guardia, alzandosi da sedie e cellulari.

Link traccia d’ascolto
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Altre recensioni sempre in rete hanno scritto che il ragazzo di Predappio (si perché quasi per un scherzo del destino questo rocker unico nella sua coerenza, è nato nel paese di colui che non è proprio un suo amico, anzi… però io aggiungerei, visto che sono nato anch’io da quelle parti, e precisamente a Dovadola: luoghi che decantano le gesta di Silvio Corbari, uno dei capi partigiani più leggendari di quella guerra civile italiana, poi tradito e ucciso dai fascisti; dove spesso le zone di provenienza sono alla base della crescita di una persona) ecco, dicevamo, a proposito di tante recensioni, che Canali si è ripetuto per l’ennesima volta con un disco identico ai suoi precedenti. Ma come sempre gli scribazzini della domenica non hanno capito niente: perché? Semplicemente perché la poesia ha un valore assoluto, che va al di sopra delle mode e delle ricerche artistiche. Un artista vive intensamente la sua prospettiva e quando sente l’esigenza di urlare la sua verità, lo fa senza troppi giri di leccaculismo, mettendosi in primo piano davanti a tutti senza la minima paura, nonostante ama definirsi un “vecchio di merda”, e solo questo può bastare.

giorgio-canali-3Qualcuno potrebbe aggiungere che la ricerca musicala ha la sua importanza, ma se analizziamo il disco, esiste e vibra una potenza sonora dalla vivacità tutta sua, ricchissima di contenuti e di un rock cantautorale dall’impatto live solfureo e diretto, e bellissimo soprattutto per questo, talmente arriva al cuore. Giorgio Canali va amato così, canzone per canzone, traccia dopo traccia, senza la possibilità di appello, perché gli attributi si devono usare per strapazzare le corde delle chitarre e alzarsi ballando con le mani alzate: è questo il senso. Poi come sempre è l’ascolto ripetuto dei brani a diventare necessario: giusto il tempo per assaporare questi testi che giocano sull’assoggettazione che i governi di ogni luogo usano per costruire le paure irrazionali come strumento di manipolazione. Eppure alla fine non si evidenzia l’invettiva, ma la poesia pura, la voglia di sentirsi dentro le cause di ogni giorno, utilizzando il rock come strumento necessario, come vita che abbiamo dentro… e meno male che esiste. Sostanzialmente, l’ex CCCP, CSI, Per Grazia Ricevuta ed ora Rossofuoco dalle infinite collaborazioni, centra ancora il bersaglio, come sempre.

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Foto prese dal web

Questo disco va ascoltato per il gusto di unire cultura sociale e ribellione musicale, per sentirsi dentro quella vitalità che finalmente ti ricarica, come un’esplosione dove esiste non una distruzione, ma la voglia di rigenerarsi, continuamente. Sarà anche un vecchio di merda, avrà ragione anche quando ha torto, ma proprio per questo da amare, soprattutto dal vivo. “…poi vedrai ci sarà ancora / un pericolo rosso / un pericolo viola, verde, blu / e qualche nuovo panico in più / e se tutto qui va in malora è del pericolo nero…
Salute ragazzi! Venite tutti al bancone che offro io…

il Barman del Club

10 Comments on “Giorgio Canali & Rossofuoco – Pericolo Giallo

  1. Ennesimo disco che merita tantissimo, e la tua è una recensione davvero bellissima, anche se recensione mi sembra riduttivo, hai tracciato una splendida monografia, il percorso di un musicista e di un poeta, non solo su carta, che merita davvero, poi ha tutta la storia tracciata in faccia, è in cruda purezza e naturalezza.
    Dunque, mi siedo al bancone…

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