Gruppo Letterario Acàrya - 1

Leggere è da sempre un concetto di civiltà, per tutta la cultura che un libro può trasmettere e può regalare, non solo per il nostro immaginario, ma per la nostra quotidianità sempre ricchissima di spunti narrativi, i quali, non possono che farci crescere ed evolvere. Detto questo volevo parlare di alcuni romanzi che ho letto ultimamente, come anche consiglio per le ferie, perché a mio modesto avviso nella loro visione alternativa, mi sono piaciuti molto e meritano di essere citati.

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UNTORI di Gennaro Ascione

Scritto con una prosa d’altri tempi che varia dalla poesia alla narrativa, tenendosi ovunque sopra un lirismo musicale dal fascino sorprendente e con un metro che alterna prosa a rima, questo romanzo del napoletano Gennaro Ascione, utilizzando una scrittura frizzante fra un lessico del ‘500 misto a dialetto, con inserti in latino, spagnolo e veneziano, rispecchia in tutto per tutto, il carattere gennaro ascione - untoridello scrittore eretico con un meltig-pot letterario dal fascino irresistibile. Ed è proprio la musicalità della lingua a fare da retroscena a tutta la storia che si svolge in una Napoli rinascimentale, in cui uno strano e misterioso morbo sconvolge la vita della città, e dove fra queste vie si muovono i due personaggi accusati di essere gli untori della situazione, processati in una chiesa sconsacrata adibita a tribunale, di fronte al giudizio popolare. La trasformazione della vicenda in uno specchio sulla nostra contemporaneità fra sarcasmo e disincanto è talmente efficace da creare un ponte ideale sulla successione dei tempi. Ma  è proprio l’ironia, tipicamente partenopea la matrice principale di questa sceneggiatura, alimentando via via una rappresentazione e teatrale che diventa parte integrante della messinscena, anche seguendo la tradizione recitativa di un luogo eclettico come questo. Ma se proprio il teatro diventa lo strumento per aprire un palcoscenico davanti alle nostre teste, tutte le maschere che si alternano all’interno di questa commedia umana, ci regalano uno spaccato dove convivono ricchi e poveri, in una scala sociale che li accomuna per poi separarli con le solite diatribe, in cui, proprio la satira, sarà il mezzo per denunciare ingiustizie e magagne politiche, sempre uguali, perennemente identiche come le conosciamo.
È tutto un susseguirsi di sorprese e di eventi caratterizzati da un’estesa canzone senza tempo, e declamata dalle note di un menestrello che ci fa divertire e pensare nello stesso tempo. In fondo, se veniamo assolti o condannati per tutto quello che possiamo fare, ci sarà sempre qualcuno che si laverà le mani come ragion di stato, e poi nulla più: a ognuno il proprio destino.

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LA FURIA di Alessandra Carnaroli

Alessandra Carnaroli la conoscevamo come poeta o poetessa, fate voi, al giorno d’oggi i termini si sovrappongono e questo è il suo primo romanzo. Devo subito dire che il suo esordio narrativo è veramente fulminante, attraverso una storia che ci racconta tante storie di una quotidianità sconcertante: storie di donne interconnesse fra di loro, che si allontanano e si sovrappongono, che alessandra carnaroli - la furiasi cercano e si dimenticano, che si amano e si odiano nelle dimensioni e nelle dinamiche del nostro presente a volte complicato. Tante scene in una scena sola, come se la rappresentazione di una quotidianità compromessa, fosse una sola lettura per abbreviare quella ricerca della verità continuamente lacerata dall’omissione, dalle tante parole messe sempre lì come consolazione. Fra queste pagine le protagoniste sono tutte femminili, anche se la femminilità diventa un termine vicino a un confine che ognuno di noi deciderà se attraversare o meno, perché gli uomini non fanno una bella figura: anche loro amano e odiano come tutti, ma la violenza domestica emerge dirompente come se fosse una cosa normale. Gli interni metropolitani nascondono spazi dove tutti vivono quel poco tempo che ci resta, ma loro, le protagoniste, accettano e si ribellano come se una danza grottesca le portasse in mezzo alla gente con la loro povertà e la loro ricchezza fatta di elettrodomestici e di fughe solitarie fino alla furia delle Erinni: una vendetta anche in questo caso sempre a metà fra l’ironia e la catastrofe quotidiana.
Scritto con una prosa a tratti urticante e a tratti divertente, questo romanzo si legge tutto d’un fiato, costretti a rincorrere le vita di tante persone che spesso ci appartengono, e proprio per questo talmente vicino a noi da farci sorridere. Ma la gioia è una prerogativa lasciata intravedere dall’accurato lirismo che si cela fra questa narrativa, originale quanto basta da creare una sorpresa dietro l’altra, come se la vita fosse delineata da una percentuale qualunque, e ognuna di loro pronta a fissarla in base alle poche o tante esigenze di una giornata.
Mi viene in mente la poesia di un mio amico che testualmente diceva: “…quando ci si abitua a un errore / questo diventa la normalità…” Ebbene, un refuso di stampa cambio la parola “errore” in “orrore“, e questo mio amico la lascio così, senza correggerla.

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LE FORZE DELLA TERRA di Jo Ann Beard

Questa scrittrice americana è diventata una specie di cult, perché inizialmente i suoi scritti erano rispediti dal mittente da tutti gli editori, ma poi, come spesso succede nella casualità della vita, un suo racconto: “Il quarto stato della materia“, pubblicato sul New Yorker ha acquisito subito un’aura di leggenda a tal punto da farla diventare ricercatissima, ma lei a quel punto non si è lasciata jo ann beard - le forze della naturacomprare, dilazionando con il contagocce ogni sua opera: un solo romanzo all’attivo, diversi saggi e appunto questo libro dove vengono messi insieme i suoi migliori racconti, compreso quello citato. Dentro queste pagine si respira un’America annoiata, fatta di giornate talmente uguali da respirare un Raymond Carver al femminile, perché le storie si avvitano su sé stesse attraverso una normalità solamente apparente, per poi divampare nell’episodio che destabilizza il tutto. Poi, anche di fronte alla tragedia, ogni cosa ritorna al suo posto come se non fosse avvenuto niente, precipitando in quella quotidianità che assorbe ogni cosa come un plasma, appunto. Ma se il quarto stato della materia ci protegge dalle radiazioni cosmiche salvandoci da qualsiasi eventuale catastrofe, cosa possono fare quegli scienziati che la studiano, inconsapevoli che la minaccia più grande è invece intorno a loro, uguale a loro?
La fisica quantistica non ci salva dalla nostra normalità, quella che divampa all’improvviso, come se le forze della Terra fossero tutte racchiuse in un momento di pazzia, o al contrario nella monotonia che ci uccide e ci appiattisce.
I protagonisti che si avvicendano fra queste pagine vivono la loro vita in una sorta di viaggio al contrario, perché se nell’immaginario statunitense esiste sempre il mito della frontiera, queste righe lo annullano, lo annichiliscono, lo impoveriscono fino al viaggio che si prolunga dentro sé stessi alternando gli opposti, confondendo il dramma con la monotonia: una strage a una serata con un nonno triste; un’invasione di scoiattoli con la messinpiega dei capelli; un perfezionista ossessivo con l’uomo degli astri; il rapporto con un bambolotto e le fans dei Beatles; insomma, se la natura è nata apposta per difenderci, noi facciamo di tutto per eliminarla, perché nello stesso tempo che ci sentiremo immortali, avremo raggiunto il punto di non ritorno.

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ORA CHE HO INCONTRATO TE di Rosario Pellecchia

Questo scrittore noto come conduttore radiofonico per Radio 105 e per il programma “105 Frieds” è giunto al suo terzo romanzo, facendo coesistere in quest’ultimo l’amore e la musica come una salvezza davvero universale. Il tutto inizia quando Lorenzo, un broker di New York appena licenziato, decide di farla finita salendo sul cornicione di uno dei tanti grattacieli che caratterizzano rosario pellecchia - ora che ho incontrato tequesta città, ma, attirato da una melodia tanto avvincente quanto unica, rinuncia al suo tentativo estremo per conoscere l’artefice di tanta bellezza. Ma se “First time I met the blues” di Buddy Guy sarà l’innesco della salvezza, il resto della narrazione sarà come un concerto live. Così incontra Zoe, una ragazza bella quanto brava, conducendo entrambi oltre quel colpo di fulmine che modificherà le loro vite: bravi ma altrettanto sfortunati; veri, ma tutti e due con la voglia del riscatto, soprattutto interiore. Inizia così un viaggio on the road nelle terre del blues insieme a tanta musica e tanta voglia di rinascita, proprio per esorcizzare il passato ma anche il presente con una serie di tappe a suon di note. Però come si sa, per vivere ci vogliono anche i soldi, e così facendo decidono di rubate la chitarra appartenuta a Robert Johnson, mitico buesman del delta, la cui leggenda narra che abbia fatto un patto col demonio per suonare in maniera eccelsa. Di conseguenza se il “maligno” ci mette lo zampino, come proseguirà l’avventura dei nostri protagonisti?
Questo è un  romanzo avvincente e divertentissimo dove la simbiosi fra due persone si miscela a tal punto da diventare una vera e propria canzone, anzi, la vostra play list preferita, o se volete, un vinile d’ascoltare tutto d’un fiato, traccia dopo traccia. In fondo, le storie di due persone diverse s’intrecciano e si completano, attraverso un crocevia (e proprio il caso di dirlo) di emozioni e di ribellioni magari giovanili, ma altrettanto sincere per farci godere insieme a loro e alla loro voglia di musica e di mettersi in gioco. Poi, lo sanno tutti gli amanti del blues, dentro queste battute si vuole superare il dolore con il desiderio della sua poesia, perché dalla sua semplicità nasce quella grande passione di sentirsi i migliori del mondo. Non importa se il sottofondo della tradizione lo sottolinea come sinonimo di tristezza, in realtà la colonna sonora di queste pagine ci accompagnerà all’interno di un lungo racconto in cui ognuno di noi avrebbe voluto farne parte, con una chitarra a tracolla, sognando la libertà.

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L’ARTE DI PRODURRE EFFETTO SENZA CAUSA di Lourenço Mutarelli

Sbaragliamo subito il campo, questo è un romanzo fantastico, uno di quei libri che lasciano il segno con la sua originalità e la sua forza, costruito intorno a una serie di dialoghi serratissimi, i quali durano anche intere pagine, fino a deragliare oltre la narrazione stessa e al di là della logica ricorrente, diventando a sua volta un’ipnosi di lettura talmente avvincente da confondere le idee lourenco muterellistesse che ci eravamo fatti sulla portata della scrittura. Complimenti a Casagrande per avere tradotto questo autore brasiliano davvero fulminante, conosciuto più come fumettista che come scrittore, il quale, emerge ora dalla scena underground in cui notoriamente si era collocato e che lascia trasparire tutta la sua esperienza nata nelle graphic novel rivelandosi efficace.
La storia narra di Jouior, il quale si  è rifugiato nella casa del padre per fuggire da una grottesca e umiliante rivelazione che lo ha costretto a lasciare moglie, figli e lavoro.  Ed è qui che inaspettatamente riceverà tramite posta una lunga serie di pacchetti indirizzati a lui e senza mittente, che contengono degli oscuri riferimenti a Wlilliam Burroughs. Inizia così un’ossessione verso questo scrittore che definire maledetto è pura ironia per la sua correlazione con il movimento della beat generazione e per tutta la suggestione che ha creato intorno a se stesso e alla sua follia, per quanto costruita. Jounior lentamente scivola nella paranoia e nella mancanza di reazione, assistito solamente dal suo genitore e da una giovane studentessa in subaffitto, i quali cercano loro malgrado di contenere la discesa agli inferi dell’improvvisato paziente, cercando con tutte le possibilità di farlo uscire da un delirio apparentemente inarrestabile. Lentamente il romanzo diventa l’apoteosi di un’afasia che destruttura il linguaggio non solo verbale, diventando una metafora della nostra modernità, e sulla frammentazione che ha disperso la nostra concezione di cultura, come se una frattura avesse alterato la tradizione letteraria, fino a diventare caos, non-sense, allucinazione grafica. Sostanzialmente, se per alcuni questo espediente è un interrogativo sul futuro del romanzo e sulla scrittura stessa, e per altri la rivelazione della crisi verbale dell’uomo contemporaneo legato proprio alla destrutturazione del linguaggio, potremmo sentenziare che fra queste righe esiste e si genera una visione performativa fra etica ed estetica, in cui, le parole ci gridano addosso per attivare tutti i sensori del nostro cervello, giusto il tempo per riportaci da dove eravamo partiti.

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FAME BLU di Viola Di Grado

Concludiamo questa carrellata di libri e consigli di lettura con un altro romanzo originalissimo di una scrittrice emergente, la quale si è rivelata una delle più penne più interessanti dell’ultimo decennio, proprio per una serie di pubblicazioni veramente particolari, pluripremiate e tradotti all’estero in diverse lingue. Questa sua ultima fatica racchiude la storia di due donne: un’italiana viola di grado - fame bluche si traferisce a Shanghai alla ricerca del fratello gemello che voleva aprire un ristorante in quella città, e una cinese che fugge dal suo passato. Le due protagoniste s’incontrano e finiscono per amarsi, proprio per quel bisogno di affetto che nasce dalla solitudine e dalla voglia di superare le barriere oltre il quale l’eros diventa qualcosa che consuma la personalità, annientandola.
Ambientato in questa megalopoli orientale dall’impatto totalizzante e dalla ferocia di un’illusione ricorrente fra passato e incessante modernità, fra assurde costruzioni che alterano il senso della vita e paesaggi dall’impatto post-apocalittico, la vita delle due protagoniste diventa via via un gorgo da cui non si riesce ad uscire, come se il sesso estremo risucchiasse ogni sensibilità trasformata nella dipendenza che lacera ogni possibilità di salvezza. Infatti, non esistono nomi fra queste pagine, come se la mancanza d’identità fosse qualcosa legata alla frammentazione della mente, in cui, la fluidità delle personalità rileggesse una filosofia buddista vicino alla molteplicità del nostro essere: l’ambiente circostante, dove ci si sente senza nome ma protetti oltre la vulnerabilità di cui siamo impauriti quando superiamo i confini. Non è casuale la frase di Octavio Paz presente nel libro dove si dice che amare è spogliarsi della nostra identità. Ma questa ricerca ossessiva è qualcosa che si comprende solo quando, la protagonista, persa l’altra metà di sé stessa legata alla morte dell’amato fratello, gemello tra l’altro, si sentisse inadeguata alla continuità, come se la sua pare migliore si fosse volatilizzata, perché di lei era rimasta soltanto la seconda parte sbagliata, ecco perché il resto andava distrutto con la relazione eccessiva in cui si era fatta attrarre. Inoltre, quando il mondo si nasconde è soltanto un espediente per carpire tutto ciò che ti appartiene, perché “essere compresi è una forma di prigionia: chi ti capisce in un certo senso ti ha in pugno“, lo dice l’autrice stessa, come se la mancanza di comprensione fosse una fuga dal dolore, lasciato in disparte. Fame blu, appunto, dove qualsiasi cose viene inghiottita.

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Bene, spero di avervi dato dei buoni consigli di lettura per le vostre ferie e il vostro bisogno di relax, perché in fondo un libro, è sempre un buon libro, e la vostra vita ne trarrà beneficio.
Salute ragazzi!

il Barman del Club

10 Comments on “Leggere e ancora leggere – alcune uscite interessanti del 2023

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