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Di questo trio francese proveniente da Tolosa, ne avevo appena parlato l’anno scorso, perché li avevo segnalati come miglior live dell’anno: un disco dal vivo assolutamente delirante e sconvolgente al tempo stesso, fatto di continue lacerazioni chitarristiche e altrettante vampate soniche dall’impatto devastante. Un album che consiglio a tutti gli appassionati di un hard-rock moderno con escursioni lisergiche, fitto di sperimentazioni. Ora invece danno alle stampe questo loro terza (quarta se consideriamo anche un progetto parallelo) fatica discografica: un’opera rock davvero esaltante dove si fondono post-metal, space, psichedelia, progressive e post-rock insieme a un retroterra garage e post-hardcore che li caratterizza nello stile e nella furia iconoclasta.

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Ci ritroviamo all’interno di un’epica moderna che nasce dalle ceneri di quella classica, perché “ILION” rappresenta il nome della parola in greco antico della città di Troia, e sostanzialmente sarebbe l’ideale seguito dell’album precedente: “UMMON”, perché se in questo disco si raccontava la vicenda omerica metaforizzata dalla loro immaginazione, quest’ultima pubblicazione vuole analizzare i sentimenti umani dopo la caduta e la loro rinascita attraverso la progressione del tempo, il quale esalta la storia attraverso la sua espressione mitica, e la continua ricaduta nelle fiamme dell’ossessione.

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Tutto il tessuto narrativo viene attraversato da un suono pesante che si alleggerisce (per modo di dire) da inserti che raccontano la storia, mentre il furore degli strumenti si riprende la scena appena in tempo, prima che la trama scivoli in un retroterra fantasy: qualche accenno c’è, ma fortunatamente il tutto si ricompone riappropriandosi delle dimensioni più realistiche e vicine a un suono effettivamente moderno e delirante.

Link traccia d’ascolto

Chiaramente, se la ricostruzione dell’umanità deve avvenire dopo una tale apocalisse, lentamente il corso dei millenni struttura un impatto sonico dove possono coesistere i Godspeed You! Black Emperor insieme ai Black Sabbath con gli echi dei Gong e qualche altra band di krautrock che si rispetti. Tutto questo per dare qualche indizio, anche se i nomi non vogliono dire niente, perché il sound di questi tre ragazzi si esalta come se fossero cento: infatti è tale la loro potenza esplosiva da stupire chiunque.

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Quello che continua a deflagrare è il furore reiterato all’infinito, quasi a ricordarci che ogni tipo di guerra, ogni tipo di violenza, ogni tipo di male continuamente riproposto nei solchi dell’umanità, non potrà essere declamato come un poema immortale, perché la nostra pazzia non ci fa ricordare niente. Di conseguenza dobbiamo imporci di leggerci dentro, oltre a tutti i classici che ci valorizzano l’esistenza e danno ogni volta ai posteri l’immagine della nostra evoluzione,  sia in senso negativo e sia in senso positivo.

Link performance live al KEXP

Tutte le tracce che mediamente vanno dagli 8 ai 12 minuti, seguono fedelmente il loro istinto creativo,  visualizzando e strutturando degli elementi con un immaginario fantascientifico, arrivando a creare delle suite fascinose e costruite in un crescendo continuo, dove, la quiete iniziale, viene ben presto avvolta dalla detonazione che stravolge tutto l’impianto immaginifico. Ogni momento lascia un ampio spazio alla strumentazione, mentre i testi sparsi con rabbia e meditazione, scivolano con il loro criptico significato e diventano a loro volta un’armonia e un suono.

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Foto prese dal web

Un album sicuramente piacevole, il quale riesce a mediare tra un equilibrio e continue irruzioni dalla potenza inaudita, ma che nel loro insieme si bilanciano notevolmente per qualsiasi tipo di ascolto. Come a dire: se l’anno inizia con questo tipo di qualità, ora della sua fine avremo sicuramente tanta musica di cui parlare.
Salute ragazzi!

il Barman del Club

14 Comments on “Slift – Ilion

  1. “ogni tipo di guerra, ogni tipo di violenza, ogni tipo di male continuamente riproposto nei solchi dell’umanità, non potrà essere declamato come un poema immortale, perché la nostra pazzia non ci fa ricordare niente.” Quanto hai ragione, amico mio.

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