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Questo talentoso performer originario di Varese si è fatto conoscere tramite i social-network, acquisendo via via un enorme successo per la qualità delle sue esecuzioni e per l’uso particolarissimo della sua chitarra. Non è casuale che il suo incontro con il liutaio Davide Serracini è stato quel classico colpo di fulmine che poi lo ha portato a sperimentare tecniche diverse e sempre più nuove, utilizzando tre tipi di chitarre: una standard, una baritona e una 7 corde, fino a raggiungere tonalità simili fino a quelle dell’arpa o a quelle di un pianoforte, proprio per la particolare risonanza del suono. Fondamentalmente, la tecnica già portata avanti dallo statunitense Andy McKee, e da altri fingerstyle, è stata assimilata  da Luca Stricagnoli, per poi evolversi in maniera sorprendente.

Nel suo primo album, omonimo, c’è tutto il repertorio della sua tecnica, intinto in una serie di cover che l’hanno portato alla notorietà: s’inizia con  “Thunderstruck” degli AC/DC; per poi proseguire con il tema di “Braveheart”; “Conquest of Paradise” di Vangelis; “Paradise” dei Coldplay; “Seven Nation Army” degli White Stripes; il famoso brano di Trevor Jones “The Last of the Mohicans”; “Madness” e “Starlight” dei Muse; per poi concludere con due brani originali: “Us” e “The Future”, un preludio forse alla prosecuzione della carriera del nostro, anche perché il repertorio delle cover può servire la lancio emotivo per il grande pubblico. Personalmente avrei preferito una serie di pezzi più fuori dal comune, ma sono sicuro che questo è solamente un inizio promettente per qualcosa di più artistico perché la classe c’è, e sicuramente uscirà prepotentemente alla ribalta. Chiaramente, in una realtà come quella di oggi, dove si è conosciuti più all’estero che nel nostro paese, Luca ha posto le basi per un percorso che avrà sicuramente il suo palcoscenico nei vari festival dedicati alla chitarra classica, perché lo strumento acustico scelto trova sempre un pubblico di estimatori e di intenditori, ma nel variegato e affollato mondo della musica che ogni giorno insegue se stesso, la speranza è che questo talento non si limiterà a circoscriversi soltanto in un determinato settore.

Alla fine dei fatti il CD è godibilissimo, tra l’altro, la produzione di Stefano Barone lo ha impreziosito con quelle sonorità che lo fanno sì un disco da automobile, ma nello stesso tempo può diventare una colonna sonora per qualsiasi momento. Io preferisco vedere i video in questione, perché evidenziano ancor di più la manualità di Luca e il consiglio è proprio di andarlo a vedere dal vivo, sarà sicuramente un emozione

il Barman del Club

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18 Comments on “Luca Stricagnoli

    • magari…… Purtroppo no! E’ uno dei crucci della mia vita… Grazie di averlo pensato, io mi limito alla “chitarra del vento”, immedesimandomi con gli assolo dei vari artisti, immedesimandomi con loro. Consolazione? Può darsi. Ma come leggi sopra anche naufragare su queste “isole” è un divertimento, una necessità, una dolce pausa per ritornare a nuotare…

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