musica per quori solitari-2

Bernardo Bertolucci disse che la solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista, decidete voi a seconda delle situazioni da che parte stare.
La musica però è un pianeta diverso che riflette tutti i nostri stati d’animo, ed è giusto avere le priorità se ascoltarla da soli o in compagnia. D’altronde, come diciamo sempre, è una questione individuale dovuta a un particolare momento della nostra vita, o in maniera più semplice, ai desideri di una singola giornata.
Buon ascolto…

musica in pillole-2018-e

il viaggio continua…

Mark Lanegan & Duke Garwood – With Animals

Mark Lanegan & Duke Garwood – With Animals

Probabilmente, questi viaggi fra le desolazioni desertiche di due anime inquiete, sono lo specchio sporco di polvere che riflette le vicissitudini di questi due autori. Ma se la figura e la voce di Mark giganteggiano come un’ombra spettrale al di sopra di queste strade perdute, la chitarra di Duke, delinea il percorso proprio sopra la sabbia che altrimenti confonderebbe le mappe tracciate da tutta una serie di sogni, sempre in bilico se diventare incubi o ipnotiche preghiere. Non è casuale che tutta l’atmosfera si manifesta attraverso un paesaggio notturno popolato da sinistre presenze, animali strani, storie di fantasmi forse, ma la vita a volte si riappropria del passato come se il sangue si potesse rigenerare con una manciata di canzoni. Confessioni che il tempo vuole sentire e ascoltare sottovoce. Forse, attualmente, è questa la dimensione dove Lanegan diventa più vero, più puro, perché anche se l’angelo custode che l’accompagna ha le ali nere, non ci saranno discese che puzzano di zolfo ma,
lentissime meditazioni al cospetto di un cielo sempre più nuvoloso.
Sconsigliato a chi a paura del buio.

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black_smash

aperitivo abbinato
Black Smash

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Geir Sundstøl – Brødløs

Geir Sundstøl – Brødløs

Qualcuno ha detto che le giornate vissute nell’estremo nord, in cui l’uomo convive insieme alle forze della natura, sono un insieme di bellezze e di estreme solitudini, fra stagioni che alternano buio e luce, gioia di vivere e voglia di fuggire. Che dire se la musica esprime questi stati d’animo, soprattutto quando la matrice nasce da un amore che vuol mettere in comunione jazz e blues? La risposta si articola fra l’espressività di questo polistrumentista norvegese, il quale si colloca idealmente fra un immaginario americano innestato oltre il circolo polare artico. Non è casuale che il titolo del disco si riferisce al soprannome della località dove Geir è nato: testualmente “senza pane”, dato durante la seconda guerra mondiale per la scarsità di cibo, dai militari di un campo attrezzato in questo posto, ma che idealmente, in questo caso, viene traslato sulla malinconia di un presente perduto fra le nevi sempre più grigie. Personalmente lo accosterei ai “Worried Spirits” di Rainer, così come al “Paris-Texas” di Ry Cooder, perché, se le somiglianze e le interferenze s’interfacciano fra di loro, ognuno di noi si troverà sempre da solo ad avventurarsi in questi territori, magari perduto in maniera irreparabile, o al contrario felice di essere finalmente da solo,
lontano da una civiltà impazzita. Meditate gente, meditate.

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baccabianca

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Baccabianca

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Mark Knopfler – Down the Road Wherever-2

Mark Knopfler – Down the Road Wherever

 Sempre ricercando sonorità tipicamente americane, quest’anno avevo molte aspettative dal giovane Jonathan Wilson, emerso molto bene dopo i suoi primi dischi ma, è stata una delusione glaciale, perché il suo “Rare Birds”, infarcito da una produzione a dir poco nauseante, mi ha fatto scegliere la parte dei suoi detrattori. Allora ho ripiegato al grande vecchio, quel David Crosby, morto e resuscitato più volte ma, anche il suo “Here If You Listen”, nonostante la splendida voce e la bellezza delle melodie, viene rovinato da una lunga serie di cori e controcori continui, i quali, alla fine, lo rendono stucchevole. Ecco che a questo punto arriva inaspettata la sorpresa del leader degli acclamati Dire Straits, con un album onesto, il quale, non cambiando una virgola del suo stile, sempre a metà fra J.J. Calee la storia del blues, sottolinea con una linea retta la sua professionalità. Niente di nuovo chiaramente, anzi, come sempre succede, quando si ripercorrono le lunghe strade d’America legate al solito immaginario, si producono le solite cose ma, probabilmente, queste canzoni diventano la loro colonna sonora ideale. Musica facile, melodie piacione, sfumature suadenti, motivi orecchiabili, però, se l’idealizzazione on the road ha già fatto il suo tempo per noi europei, evidentemente, non lo sarà per gli avventurieri di questo continente. Mark proviene dalla terra d’Albione, ma il suo cuore è a stelle e strisce, come ha dire: appena vedi questi luoghi, rimarrai sicuramente senza fiato. Quante copertine ho già visto con queste iconografie, eppure, ritornano di continuo come se il DNA di queste latitudini si fosse proprio delineato con la forma di un’infinita serie di highway. Se le “strade blu” sono diventate un cult, un motivo ci sarà.
Scegliete voi se sognare o essere realisti.

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crodino twist

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Crodino Twist

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Marisa Anderson – Cloud Corner

Marisa Anderson – Cloud Corner

La tristezza a volte può diventare un pregiato angolo della propria stanza, dove convergono tutti gli stati d’animo possibili, spesso creativi, per interagire, non tanto con l’abisso, ma con il mondo scrutato attraverso una lente concava o convessa. Sostanzialmente la realtà non viene intravista deformata secondo i casi, ma essa stessa cambia la prospettiva del mondo, soprattutto pensando alle attitudini altruistiche di chi lo attraversa in maniera diversa. Ecco che la musicalità di quest’artista californiana, lontanissima dalla solarità della sua terra, dopo essersi immersa in un percorso continuo fra impegni civili, lotte sociali e opposizioni antimilitariste, pubblica una serie di album completamente strumentali, in cui, la tecnica del fingerpicking determina lo spessore qualitativo di tutte le tracce. Chissà se le vicende del mondo che la circondano l’ha fatta chiudere in se stessa, avvolgendosi nella poesia dei suoi sogni perduti. Se la melanconia abita qui, probabilmente, è vissuta come una sceneggiatura fantasy dai risvolti inquieti. Tristano conosce già il finale.

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lime on bit

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Lime on Bit

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Carla Bozulich – Quieter

Carla Bozulich – Quieter

Se la tristezza rimane sempre in bilico fra una delusione e una carezza, cosa dire quando invece regna la disperazione? La storia sia personale che artistica di questa musicista newyorkese, l’ho già trattata nella recensione di “Boy”, il suo ultimo album, e questo Quieter è una sorta di ombra parallela che l’accompagnava, perché racchiude tutta una serie di pezzi che rappresentano la sua parte oscura, dapprima scartati e poi rivisitati cercando la luce. Disco difficile, lo ammetto, ma è proprio questo il punto, se un continuo mantra sonoro viene inghiottito nel vortice del proprio abisso interiore, quante parole riusciranno a farlo ritornare in superficie? Impossibile dirlo, possiamo solamente cercare una traccia, un codice, un alfabeto per decifrare l’origine di tutte le sue paure. Non è casuale che la parte lirica del disco è solamente costruita da un’infinita serie di campionamenti asfissianti che inseguono le frasi declamate. È un’opera del non-suono in cui le variazioni liederistiche s’intrecciano con una recitazione a volte confessionale, a volte rassegnata e a volte perduta nei suoi stessi stati confusionali, dove si respira soltanto claustrofobia.
Se cercavamo il sole, lo abbiamo trovato nero.

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supreme

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Supreme

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Dead Can Dance – Dionysus

Dead Can Dance – Dionysus

Quando nel lontano 1994 ascoltai il live Toward the Within di questa coppia anglo-australiana, rimasi folgorato dalla fascinazione della loro ricerca musicale e dalla bellezza delle loro splendide voci. Probabilmente il loro canto del cigno. È vero, in seguito sono ritornati sulle scene nel 2005 e nel 2012 e questo ulteriore lavoro testimonia il senso di una passione legata comunque alle sonorità che hanno dato spessore al loro marchio, rimarcate dalla scelta del nuovo titolo, in cui, il culto di Dionisio parte dall’antica Grecia per approdare sulle sierre occidentali del Messico, dove le maschere degli Huichol (rappresentate nella figura della copertina) completano un percorso sempre in giro per il mondo, fra tradizione lirica e modernità correttamente modulata. La misura della loro ricerca, riesce come sempre a rigenerare tutta una serie di canti tribali, danze tipiche, ritmi etnici resi fruibili dall’accostamento intelligente fra sacro e profano, rendendoli attuali. Inoltre il senso trasversale dell’opera riesce a coniugare l’anima interiore del pianeta, con lo spessore intimo nato dalle tradizioni di ogni popolo, in cui, anche nei luoghi più sperduti, diventa gioia di vivere espressa dalla bellezza della musica. La metamorfosi fra ciò che muore e ciò che vive è tutta qui, e anche noi ci identifichiamo in essa.
Mesmerico.

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gin-mare_mojiterraneo

aperitivo abbinato
Mojiterraneo

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Esterina – Canzoni per esseri umani

Esterina – Canzoni per esseri umani

Questo ensemble toscano emerge nel panorama nazionale, con un album tipicamente italiano, nel senso che la tradizione melodica e il passato cantautorale sono alla base del loro sound. Tutte le tracce sono modulate intorno a dei bellissimi testi con sviluppi poetici interessanti, in  cui, i sentimenti più intimi, che vanno dall’amore alle esperienze più comuni della vita quotidiana, sono sempre a metà fra l’innocenza della speranza che li ha generati, e la consapevolezza che niente ci viene regalato. Anche la rabbia si stempera dolcemente dentro a un senso di rassegnazione, che non vuole dare la sensazione di un senso di resa, ma al contrario, è lasciata delicatamente appoggiata in un angolo della casa, come un vestito sopra una sedia, pronto per essere indossato. In fondo, quando la semplicità sceglie un percorso più complesso per delineare l’aspetto lirico che abbiamo intorno, non può che chiamarsi poesia, e come tale circoscrive il nostro cuore innamorato.
Vivo.

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rosemary_love

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Rosemary Love

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anna von hausswolff dead magic

Anna von Hausswolff – Dead Magic

Nata a Göteborg, quest’artista svedese si è imposta all’attenzione con il suo primo disco: “The Miraculous” del 2015, oltre all’utilizzo particolare della sua voce, anche per la messinscena di strumenti inconsueti, i quali, fondono innumerevoli scenari immaginifici fra antico e moderno.  Ancestrale, drammatica, pulsante, innovativa, oscura e vitale, trasmette tutto il suo esoterismo con un nuovo album incentrato sulla morte e sulla rinascita, come se l’eterna lotta fra il bene e il male, non fosse più la scontata tematica ripetuta da millenni ma, l’unica plausibile dimostrazione che la nostra stirpe vive e si evolve proprio da questo conflitto, altrimenti ci saremmo già estinti. La teatralità imponente viene bilanciata dallo spessore lirico tipico di queste latitudini, in cui, esistere continuamente al cospetto della natura estrema, fa sì che la lotta per la sopravvivenza si articola proprio tra silenzi e violenza.  Accostata per il dirompente magnetismo a Diamanda Galas, io personalmente la vedo ancora più efficace e nello stesso tempo, più fruibile. Non è casuale che il leader degli Swans, Michael Gira l’ha voluta ad aprire i suoi tour, e i fratelli Weaver dei Wolves In The Throne Room, le hanno chiesto di collaborare al loro ultimo lavoro. Inoltre, ha ricevuto i complimenti di Steve Von Till dei Neurosise di Kate Bush, come ha dire, due estremi musicali all’opposto, giusto per ritornare ancora tra il buio e la luce. Tra l’altro se consideriamo che sua sorella è una regista e il padre è un compositore appassionato i psicofonia (la tecnica che registra i suoni dei fenomeni paranormali), possiamo chiudere il cerchio in maniera perfetta. Sostanzialmente, in queste tracce è proprio la sua bravura a fare da collante fra la storia e il suono sempre in bilico sul confine dove coesistono, darkdrone-music, bordonistoner e una forma di neoclassicismo-noise veramente particolare. Il tutto trasformato in un’enfasi che via via sprigiona il suo potenziale e la sua ridondanza epica.
Chiudetevi in casa, è un consiglio.

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tonic martini

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Tonic Martini

 

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Goat Girl - Omonimo

Goat Girl – Goat Girl

Ora però abbiamo bisogno di tirarci su con qualcosa di veramente solare, e l’esordio di questo gruppo al femminile è proprio quello che ci vuole. Uscite allo scoperto dalla scena indipendente del Windmill di Brixton: il Pub divenuto l’epicentro delle sottoculture della capitale britannica, a tal punto che il compianto Mark E. Smith dei Fall, le volle come spalla per la sua ultima esibizione. La loro espressività è semplice, quanto originale: un post-punk senza fronzoli, arricchito con delle sfumature più attuali, con l’inserimento di accorgimenti pop e rock’n’roll  insieme a melodie avvolgenti. Testi diretti, espliciti, dove convergono tematiche sui rapporti con l’altro sesso e le loro stesse ragioni di genere con le contraddizioni del quotidiano post-brexit. Ma se  un manifesto generazionale, si rende esplicito cercando di rigenerare delle sonorità alla London Calling, per intenderci, cosa potrebbe portare di nuovo se il senso della ribellione è stato ormai stemperato dentro anni di edonismo senza remissione? Evidentemente il disagio giovanile ha delle situazioni concentriche, dove i corsi e i ricorsi storici, ritornano quando le tipologie della crisi si acuiscono in maniera irreparabile, e la musica fa sempre al caso nostro. Queste ragazze ci credono e non si fermano, facendo a spallate in un mondo maschilista con la loro dolcezza e la loro intelligenza. Un applauso !

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smoky fizz

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Smoky Fizz

 

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Micah P. Hinson – When I Shoot At You With Arrows, I Will Shoot To


Micah P. Hinson – When I Shoot at You With Arrows, I Will Shoot to Destroy You

La vita può essere un’umana dannazione, dove, la ricerca di un’ipotetica felicità è un viaggio senza fine, fra le desolate lande di un’anima inquieta che non trova la via d’uscita. Eppure, se il potere salvifico della musica lascia sempre una porta aperta, l’artista che la conosce prova ogni volta a entrare e uscire per redimersi o guarire. Lo sa anche questo storyteller di Memphis, in cui, una forma ricercata di folk, viene sublimato proprio per utilizzare la letteratura sotto forma di canzone. Ma se le sue ballate parlano di sangue, vendetta e perdono, l’immaginario selvaggio si può decodificare come una rielaborazione della Bibbia nelle sperdute praterie dell’ovest americano. Sembra quasi che il nostro eroe le canti dall’alto di un’altura, dove, a perdita d’occhio, gli orizzonti saranno più di uno a confondersi con il vento e la polvere. Non importa, qualcuno ci sarà sempre a raccogliere gli echi di queste rime e a riproporle di paese in paese. Le leggende nascono anche così. Probabilmente, il cammino sarà ancora lungo, ma la vitalità e la classe non hanno misure per fermarsi davanti a un guado difficoltoso, A volte, crescono anche le ali, immaginarie forse ma, la fantasia, ogni tanto,
prende veramente il potere.
Volare, cantava un autore di casa nostra, e aveva ragione.

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basilicum

aperitivo abbinato
Basilicum

 

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musica per quori solitari

Bene!
Abbiamo fatto una carrellata con tutta una serie di uscite di quest’anno, che non vogliono essere per forza le migliori, anche perché ascoltare tutto è impossibile. Godetevi allora quello che volete godere, e sorseggiate intanto quello che desiderate bere, perché sono sempre più ridotti i tempi dentro a questa frenesia che ci circonda. Un attimo di tregua è come una forma d’amore e un po’ di dolcezza è quello che ci vuole.
Salute ragazzi!

il Barman del Club

cocktail martini

26 Comments on “PILLOLE DI SALAME – musica per cuori solitari

  1. Ho ascoltato con vero piacere Anna von Hausswolff – Dead Magic
    Sarà che sono un pò ‘gotico’ anch’io, ma è una musica ed una rappresentazione decisamente affascinante anche se cupa e ossessiva.
    Direi che la speranza per nuovi ‘esperimenti’ musicali non mancano !

    Sempre grazie, per le tue innumerevoli segnalazioni !

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  2. Alcuni li ho sentiti nelle tracce li ha trovati un po’ inquietanti.
    Furtivamente ha parlato di gotici in effetti.
    Conosco poco e cmq andrò oltre le tracce.
    Stomaco in disordine per un po’ di nervosismo Dunque meglio non bere e prendermi la dolcezza È un po’ di relax.

    ciao Barman🌲🌲🌲🌷🌿

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  3. ps. Esterina gradevole.
    Sulla solitudine Direi che è una condizione che tendenzialmente non si sceglie però si può scegliere come viverla arricchendola di tanto altro.

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  4. Pingback: I MIGLIORI DISCHI DEL 2018 per il Sourtoe Cocktail Club – Sourtoe Cocktail Club

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